sabato 21 febbraio 2009

Giacomo, vorrei tornare indietro e tifarti ancora. Di più.

"Chi ha giocato Italia-Corea non gioca più". Avevo 8 anni nel '66, quando si compì il disastro. Era estate. La mia famiglia mi aveva portato a Tellaro, splendida, che scende al mare con vicoli e storia dura di porto e pescatori. Giocavo e correvo tutto il giorno.Come non ho più fatto.
Il 19 Luglio, alla vittoria del bravo Pak Doo Ik, alla nostra sconfitta, si fece un grande silenzio. Nei bar durò giorni. Abbassarono le voci i tifosi ed anche le donne. Perfino i ragazzini come me capirono che era successo qualcosa che avremmo ricordato. Questo mi torna in mente,oggi, e poco altro. E poi quella frase. Non so dire chi la pronunciò, qualche tempo dopo. Forse Fulvio Bernardini, oppure Herrera. O Gianni Brera. In realtà ad altri fu perdonato, ad Albertosi, a Sandro Mazzola. Bulgarelli non ebbe altre occasioni. Il Bologna aveva vinto il suo scudetto due anni prima. Nella Nazionale portata in Inghilterra da Edmondo Fabbri i rossoblu' erano importanti. E importantissimo era Giacomo Bulgarelli. Si infortuno'. Fu innocente. Ma non giocò mai più in Nazionale."Perhaps the biggest upset ever in the World Cup History !" E' il commento inglese ad un video, su quella partita, su YouTube.
"Forse il più grande ribaltamento della storia della Coppa del Mondo". Un ribaltamento, un evento che rovescia la realtà, l'impossibile che accade. E' questo il senso di "upset" in questa scritta. E Bulgarelli era il capo di quella Nazionale. Al suo talento, oscurato dalla mala sorte, si avvicendarono altri leaders, altre glorie. A rendere ancor più insuperabile il suo esilio concorse la Nazionale del Messico, quasi vincente, di quattro anni dopo. Alla storia,come eroi di tutti, passarono Rivera, Mazzola, Riva, non Bulgarelli.
Eppure era forte. Quando ci ha lasciato, qualche giorno fa, la notizia è stata registrata da quasi tutta la grande stampa. Si sono aperte le porte del confino in questa sua Bologna, il piccolo regno che gli era rimasto, sempre. La sua fama è tornata ad allargarsi.
Il calcio italiano, ed anche la nostra società- o almeno chi la informa- si sono ricordati che Giacomo era un campione nazionale, una stella. Ancora una volta ai vivi non è data rivincita. La morte sola fa riiniziare la partita.
Davvero ci vorrebbe un'altra vita, dopo, e non per correre nei paradisi o fuggire per gli inferni. Ma per capire che ognuno è più di quello che gli altri gli dicono ogni giorno di essere. Vale per i grandi e per i piccolissimi, per tutti noi. Solo che, in morte dei grandi, tutti ce ne accorgiamo. Giacomo non sapevo bene chi eri nell'estate del '66 ma stavo con te. Vorrei tornare indietro per poterti tifare, ancora, di più. E così farti vincere.

"Il Bologna" Quotidiano Epolis
21 Febbraio 2009