sabato 24 marzo 2018

L'intervento di Napolitano alla prima seduta del Senato, una interpretazione.

L"intervento iniziale di Giorgio Napolitano, nella prima seduta del Senato, di contenuto e tutto politico, poteva sembrare un ruggito d'abitudine, una zampata di un leone ormai davvero avanzatissimo nell'età.
Così poteva apparire in particolare la parte dove si esprime un giudizio severo sul Pd e, attenzione, imdirettamente su tutti quelli che hanno governato nel passato recente ed hanno perso. Una severità  che poteva risultare giusta, per molti, ma moralistica , addirittura un cedimento ai sentimenti personali. Non è così o per lo meno non è solo così, in quel discorso c'è ben altro.
Perchè è importante capirlo? Non solo per deferenza  verso la persona ma perché un attore rimane che potrebbe avere idee molto simili a quelle di Napolitano e provare a realizzarle concretamente: il Presidente Mattarella. Allora veniamo al punto, anzi ai punti. Provo ad enumerarli: il primo in assoluto è quello affermato in conclusione. 
1) occorre dare ruolo a chi ha vinto.
È un riconoscimento MEDIATO, meglio AFFIANCATO dalla funzione del Capo dello Stato.
2) Chi ha vinto comunque è il "nuovo", no a considerazioni di illegittimità qualora fossero avanzate dal vecchio, Pd ed anche Forza Italia, nei confronti, in particolare del M5stelle.
3) Quindi si vada verso un governo a guida 5stelle con però un ruolo forte e diretto di Mattarella. Forse si può sviluppare il ragionamento. Potrebbe voler prefigurare un ruolo decisivo nella scelta dei ministri, prerogativa che è del Presidente della Repubblica, per esempio quello dell'economia, decisivo nei rapporti con l'estero e come garanzia verso mercati e creditori del debito.. 4) Il Pd dunque deve tacere e basta? Non credo Napolitano lo pensi, anche se Renzi così ha inteso, rispondendo con la battuta ormai nota, ("starò zitto per due anni") piuttosto non contrasti con giochi di sponda con Forza Italia, poco possibili e comunque non comprensibili dalla pubblica opinione, la formazione di un governo Di Maio.In sostanza se forse si poteva associare un ruolo più diretto al Pd, soprattutto se più distante da chi ha avuto la guida negli anni di governo, in questa situazione di transizione, ancora molto incerta, non ci si dimostri all'opposizione del voto ma caratterizzati dal rispetto del Parlamento eletto, numeri compresi. Questo rispetto è richiesto in realtà da Napolitano, più di quanto sembri, a chi ha vinto : niente terze Repubbliche, regime parlamentare come da Costituzione.
Un discorso realista, nel solco della tradizione togliattiana, di grande interesse e di obbligatoria riflessione, per tutti. Anche perchè altre parole, al medesimo livello, non abbiamo ancora udito. I punti più deboli sono quelli di sempre , di Napolitano. Una mancata citazione delle proprie responsabilità, magari a difesa e rivendicazione dell'insieme dei risultati, la velatura "istituzionale" dell'identità di sinistra, cui si aggiunge, a mio parere, il sottacere del tema del razzismo. D'altra parte il ribadito rigetto del fascismo e la citazione negli elementi che hanno condotto all'esito del voto, della sofferenza dei ceti impoveriti non sono oggi un "minimo" ma, temo, una eccezione positiva nel silenzio dei più.