sabato 1 giugno 2013

Un' astensione che non si può archiviare.

Dal referendum bolognese alle elezioni amministrative, l'astensione è stata protagonista.
Passati alcuni giorni si può, si deve, andare oltre le prime interpretazioni, pur legittime.
E' vero: referendum poco votato equivale a referendum sbagliato o, almeno, caricato di attese esagerate ed estranee alla realtà, molto circostanziata del quesito. La “carica” ha motivato ma ha anche molto allontanato.
Tuttavia deve riflettere anche chi questo referendum non ha voluto.
La lontananza e la non appartenenza di tanti, su un punto come la scuola deve preoccupare, anche se facilitata da un “aut-aut” referendario poco sostenibile.
Abbraccia non soltanto i “blocchi politici”, ma anche identità di grandissima rilevanza, come l'insieme ecclesiale.
Non esprimersi, esprime. Molte cose e non positive.
Lo si è visto alle amministrative. Sono un risultato “strategico” per la democrazia le belle affermazioni del PD, nel momento più difficile. Danno però al PD in primo luogo la responsabilità di opporsi alla mancanza di speranza, di parlare a chi si dichiara con il “non voto”. Separarsi dal quadro “dato” della politica potrebbe essere precedente a scelte critiche. La ripresa di fenomeni contestativi estremi sembra dietro l'angolo, anche se ancora poco se ne parla. Anche la crisi di Grillo, meritata, va
considerata con attenzione. Vediamo ora che il consenso ricevuto alle politiche era parte di un problema che cresce e si trasforma, tornando al “No” assoluto del “non voto”. Quali le scelte di domani di questo “popolo separato” dalla partecipazione? Come agirvi? Come riunire la nostra società civile? Sono le vere domande. Ora è il tempo di rispondere. 

L'Unità E-R, 1 Giugno 2013