sabato 11 maggio 2013

Non fare finta di niente.



Il PD prova a ripartire. E' necessario farlo. Non lo si può fare senza la spinta
dei tanti che in questi giorni stanno testimoniando non solo “disagio” o dissenso
ma precise opinioni e volontà.
Dove ci sono, anche a Bologna, nei Circoli, a dimissioni, ad autosospensioni, ad assemblee permanenti degli iscritti non seguono i pianti e gli abbandoni.
C'è voglia di esserci. Senza Berlusconi , però.
“Il partito”, il suo corpo, sa benissimo che la maggioranza che regge questo governo non è e non sarà mai un'alleanza.
Limiti di tempo e azioni, poche ma buone, questo si chiede sia il Governo di Enrico Letta.
D'altra parte non deve sfuggire un altro movimento di opinione che sottotraccia ha accolto la formazione dell'esecutivo. Nella gente comune, questa volta, non nei militanti.
L'Italia è stanca, il lavoro ed il reddito mancano in milioni di famiglie.
“Un governo ci voleva, per forza”. Ci sentiamo dire anche questo, se abbiamo orecchie aperte.
Il PD non può non vedere il dramma del paese per occuparsi del suo “dramma”, del suo dibattito interno. Sarebbe un altro errore dopo i pasticci e le faide registrate nell'elezione del Presidente della Repubblica. La gente protesta ma prima ancora interroga, attende qualche risposta. Forse anche per questo, pare, viene alle Feste più di prima, nonostante il “clima”.
Insomma è un quiz senza risposte conosciute. Non resta che fare un passo alla volta. Il nuovo segretario, intanto, il Congresso, subito. E, subito, qualche colpo battuto dal Governo. Solo una cosa sappiamo: non si può fare finta di niente, lasciar assorbire dalla routine di una normalità che non esiste. Se si pensa:”Passerà anche questa”, si prepara il disastro.

"Il contrario", rubrica di .Davide Ferrari
L'Unità E-R