sabato 26 gennaio 2013

CIE. Il coraggio del Sindaco.

Il Sindaco di Bologna oggi va al CIE. Si vede che i cosiddetti “politici” non sono tutti uguali. Chiunque conosce un po' il mestiere sa che un bravo politicante deve fuggire i problemi, temerli come una brutta influenza, lavarsene le mani con l'amuchina, mai affrontarli. E gli stranieri portano ricchezza, checché se ne dica, ma problemi, tanti. Merola al contrario “entra”, non aggira. Vedrete le reazioni. La più diffusa sarà chiedergli di occuparsi di “noi”, non degli altri. E invece siamo nella stessa barca. Una città deve sapere anche come vivono, quali diritti e doveri hanno, tutti i suoi abitanti. Anche i clandestini rinchiusi in base a norme di dubbia legittimità democratica ed ancor più dubbia efficacia. Sotto l'onda, sempre lunghissima, della necessità di arginare il fenomeno si è arrivati per gradi a realizzare una catena di luoghi a rischio, appaltati come un servizio, al massimo ribasso dei costi. Un'infezione. Il Sindaco dirà. A noi spetta richiamare l'opinione pubblica alla consapevolezza. Non ci si separa dalla globalizzazione e dalle sue maledizioni, separando i destini. I salvati di qua, i sommersi là, oggi nei CIE. Non saranno lager ma la strada della regolazione dei flussi, del governo dell'integrazione, della prevenzione della clandestinità passa altrove. Fra i reclusi ci sono incalliti, dalla vita e dalle cattive intenzioni, disperati, donne identiche per professione e volontà a tante loro colleghe badanti che sono fuori, nelle nostre case. Spesso hanno già lavorato, qui. Altri sono fratelli e sorelle di chi vive con noi. Mettere un punto e ricominciare. Sull'immigrazione è, ancora una volta, necessario.

"Il contrario"
Rubrica di Davide Ferrari
L'Unità 26 I 2013