lunedì 1 ottobre 2012

Costi della politica. Una risposta definitiva.

Il contrario
Davide Ferrari



135.000 persone in Emilia-Romagna non hanno i soldi per comprare il cibo necessario, in un’Italia dove si ritiene trendy bandire un  concorso per l’unemployee of the year, il disoccupato dell’anno. Non c’è da stupire se i “costi della politica” suscitano sdegno e rivolta.
C’è chi ci marcia. Quest’ultima campagna, iniziata per la polvere alzata dalle tuniche svolazzanti negli immondi festini  del Lazio, non vorremmo finisca con ulteriori tagli alla sanità ed al sociale. In Emilia-Romagna si fa meglio e con meno. Si sono già aboliti i vitalizi, si riduce, si assicura una trasparenza prima, probabilmente, insufficiente. Non può passare l’idea che ogni cambiamento in meglio valga soltanto come ammissione di ritardi precedenti. L’Emilia-Romagna prosegua nel cambiamento.  Tuttavia l’impressione è di essere sotto un bombardamento. Le indagini in corso sono raggiunte da altre, dichiaratamente di “ricerca”. Come a dire:”cerchiamo e troveremo”. Serve, in tutta Italia, una drastica risoluzione del problema. Vogliamo essere chiari. Sarà anche giusto mettere in rete gli scontrini del bar, ma-ecco un'idea!- bisogna  decidere che gli stipendi politici, tutti, non superino una quota similare a quella di un normale salario medio dirigenziale, benefit compresi. Chi prende meno non cresca. Per gli altri : scendere. Neanche un Euro in più. Non è giusto che una elezione assicuri il benessere a vita. Ci vuole un patto con i cittadini, basato su una cifra credibile, fissata una volta per tutte, da far loro spendere in cambio di una politica dedita ed efficiente. I demagoghi non ci staranno mai, gli altri siamo sicuri direbbero di sì.
L'Unità E-R, 29 Settembre 2012