giovedì 1 dicembre 2011

Lucio Magri

L.M

"Il comunismo, la cosa facile
che è difficile fare".
Mi chiedo chi guidava
l'auto, la Svizzera mi
sembra così lontana,
oppure il freddo
di un areo. Poi fumava
di continuo, come,
dove non si può più,
avrà nascosto la sigaretta,
dietro al trench, dove
può bruciare le dita?
C'era una madre, una
donna a dire "Attento"?
Avrà avuto paura
all'atterraggio? E uno,
due,ci dicono, tre forse
avanti, indietro
a morire e ritorno
e riprovare. Attenti
qui è il dolore, qui
non vale interpretare,
dire di sapere la
sconfitta, "non aveva
ruolo più" scrive una
piccola belva di cortile.
Attenti qui è il vento
e il sole nemico,
l'irreparabile che è
già avvenuto, la terra
già cambiata a noi
per sempre, che muore
tagliandoci il viso
nera come le acque
a muro sul Giappone.
"Per il comunismo,
non per meno".
Non eravamo meglio
di quest'ultimo
funzionario commis,
sento i suoi passi
in sede del partito,
mentre scrivo,
che ha occhi, naso, bocca
chiusi come si chiude
la porta del bagno,
chiusi, è normale,
non sa, non è di
alcun senso raccontare
di Magri a lui.
Non eravamo meglio.
Perchè avremmo dovuto?
Senza passato, senza
il setaccio di una storia vera
senza l'ignoto oggi,
nascosto in un computer,
nello scomparto
di una raccolta di rifiuti.
Senza storia e senza presente
dunque, questo siamo.
Non ha attenuanti il
buio, lo sparire non
ha freni. La piccola nipote,
penso, non poteva guardare
a lui, farsi guardare?
Ma perchè deve bastare l'altro
se non c'è niente da dire.
Amendola, Lama
hanno saputo morire,
morire sapranno,
lo impareranno, i figli, di noi,
le donne e gli uomini
della rivolta, lontana,
che ricomincia, a Damasco,
sulla montagna di coca,
forse anche qui
dove muore e
solo muore l'Europa.
Il passato, il presente
li abbiamo lasciati
fuori dalla vita, noi,
adesso non li abbiamo
scarpe per camminare,
zattere della medusa,
bandiere. Non c'è
nemmeno da piangere
non lo sappiamo
fare e ridere non sappiamo.
Nemmeno il funerale
vuoi, per togliere
l'ultima necessaria
bugia, non ce
la lasci dire. Non vuoi
essere esempio, nulla.
E alla stazione,
al ponte della strada,
all'ascensore bianco
argento d'ospedale,
avrai visto queste cose, solo,
nell'andata e nel ritorno
una, due, tre volte:
c'era qualcuno che parlava forte?
C'era un po' di vita,
chi ti mandava al diavolo
-per lui eri fare un lavoro,
una fatica? Questo spero
come un sollievo.
L'albero unico dalla
finestra della morte
è sollievo vedere.
E poi le mani
di chi copre il viso,
di chi firma l'atto
di chi conta i soldi
del biglietto.
Un'infinito, pare
infinito il tempo
ad una vita sola,
un'infinito proseguire
che consola.

Davide Ferrari