mercoledì 9 novembre 2011

Il Principe ed i 133 valletti.

Il Principe ereditario a vita Carlo d’Inghilterra è un uomo dalle molti virtù. Peccato che mai a nessuno sia riuscito di ricordarne una.
E’passato alla storia fin da giovanissimo per l’assenza di vocazioni e per l’impossibilità di portarne alla luce i talenti, anche ai più esperti precettori. Da tempo non capitava di sapere qualcosa di nuovo su di lui, almeno in Italia. Al massimo possiamo ricordare qualche comparsata involontaria a “Striscia la notizia”, che da lustri insiste sul tormentone sulle attrattive della Parker Bowles. E’ la nuova generazione a tenere banco, quella dei figli, più belli tutti di lui grazie alla tenerezza di Diana.
Squarcia la dimenticanza una inchiesta effettuata in Albione sulle spese personali di Carlo. Sono cospicue. Pare che i valletti addetti alla sua persona siano 133, appena meno numerosi delle “giacche rosse” di una compagnia di Wellington. Ad uno è affidata la cura dei lacci delle sue scarpe. Questo attendente, cui i mocassini debbono sembrare quello che è la Gelmini per i precari della scuola, ogni qualvolta il Principe si toglie i calzari, o qualcuno glieli sfila graziosamente, immediatamente provvede a stirarne le stringhe, per dedizione al vecchio Infante. Eppure l’eleganza non è mai stata il punto di forza della famiglia reale. I loro cappelli Montgolfier, i completi equini, le giacche da caccia alla volpe indossate in Polinesia, tutto il quadro è apparso sempre improponibile agli occhi di noi latini, educati dalla leggerezza delle Fontana.
E’ che noi non si guardava in basso, non ci si avvedeva del fulgore dei lacci, della metallica piega che consente loro di fendere l’aria con il minimo di attrito, real contributo al risparmio energetico e alla lotta per il cambiamento del clima.
E gli altri 132 valletti cosa faranno tutto il giorno? Le duecento camice di Charles censite a Buckingam Palace saranno impegnative, tuttavia il senso di uno spreco c’è. Si potrebbe pagare il debito della Grecia con i loro stipendi, pare. Al confronto impallidiscono le cifre della casta politica italiana. Il Principe Scilipoti, il funambolo della poltrona, torna ad essere un signor nessuno. Forse però siamo ingiusti con noi stessi. Può darsi che l’Italia sia ancora avanti. Chi sa che i capelli in fibra ottica del nostro Silvio non valgano di più dei fili stracotti di amido che chiudono le scarpe di Carlo?

"Mala Lingua"
rubrica
di Davide Ferrari
"Sardegna quotidiano"
9 XI 2011