sabato 30 aprile 2011

Piazza de Martiri, Bologna.

Seduti in un circolo vuoto,

“sono tre, dai andiamo”

e le pietre della fontana.

“Hai visto le pietre?

Sono il colore che ho visto

in montagna, sono

figure del Messico

atzeco “-“O almeno..”

“Chissà quale inutile

pensiero le ha messe

lì” in una piazza rotonda

che nessuno incontra

per caso. Noi siamo

a fare del bene, senza

troppo avvicinare.

Vi derivano, gli oggetti

del bene, e guardano

le pietre, attraverso

il vetro verde della birra,

e ridono. Litigano

per ogni escremento

per ogni soldo perduto

Sono, e niente altro,

ogni gesto e parola

è senza importanza,

il valore, la forza

di merce non è più

nelle mani, “E sono persone”

dici, come si invita a

ballare, come si fanno

cose leggere. E loro

muoiono, senza movimento

scivolando, rotolando

come una plastica abbandonata.



Per ricordare la morte di Ranbir.

giovedì 28 aprile 2011

Guerra

Nota personale. L'aumento del coinvolgimento militare dell'Italia nella guerra contro la Libia di Gheddafi richiede una chiarezza, su chi si va a fare vincere, su tempi e limiti e scopi dell'azione, sulla direzione delle operazioni, che oggi è assente. La confusione del governo è figlia dell'ambigua politica estera di Berlusconi, tesa all'amicizia verso tutti i sistemi degradati e dittatoriali a noi contermini. Ma l'assenza di strategia pesa su tutti i paesi trascinati in una guerra che già si profila come una pericolosa avventura in un quadro mediterraneo in profondo mutamento e del quale ancora nessuno possiede una analisi.

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sabato 16 aprile 2011

Provare.

Report. Bologna è una città come tutte le altre. Certo, con grandissime risorse, ma grandi risorse hanno anche le altre città. Ha molti anziani che ancora votano a Sinistra, e che -non sempre- fanno la differenza. Possiede un patrimonio molto, molto, intaccato ma vivo di operatori pubblici, negli Enti Locali, nella sanità, nella scuola, e ancora una rete di volontariato laico, oltre a quello cattolico che invece è quasi l'unico in altre città, eredità indebolita ma sopravvivente di un passato glorioso. La classe dirigente politica e ANCOR PIU' non politica ha progressivamente perso qualità. Il PD ha molte pecche, moltissime, ma è stratosfericamente meglio della congerie dei Loro. Loro, politici-antipolitici, di mezza tacca, innocenti di mestiere. Si considerano sempre senza responsabilità su nulla e di nulla, e -segno della crisi- tengono ogni tanto banco e vorrebbero tenerlo sempre. Bisogna risalire. Se si potrà non lo so, l'epoca è aspra, ma si deve provare. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli. Punto.


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Il saluto di Cancellieri.

Cancellieri al saluto. Rivolgiamo a Lei, al funzionario di esperienza e di capacità, un ringraziamento. Dovuto, ma non formale. Il suo ruolo, per volontà iniziale di Maroni, è durato un periodo molto lungo, tanto da allargarne compiti e visibilità. Ha dovuto rappresentare il Comune, in ambiti di inevitabile contenuto politico. Ha dovuto prendere decisioni, dai cantieri, al bilancio, alle nomine. La correttezza nel metodo non è mai venuta meno. Frutto di una alta professionalità. Nel merito, le cose che non convincono sono state indotte dai tagli tremontiani. Li, nel rispondere, si è sentita la limitatezza delle opzioni di chi Sindaco non era.
Qui sta il problema. Una campagna mediatica, a volte persino fastidiosa nel suo insistere, ha, fin dal primo momento, voluto presentare Cancellieri per quel che non poteva essere: un’icona dell’antipolitica. “Governa meglio dei politici”, si diceva. E si intendeva: meglio Lei del progetto pubblico, della partecipazione, financo del voto dei cittadini.
E invece non è così. Sui Nidi bisogna scegliere, o si chiude. Sulle infrastrutture realizzare, con energia. I troppi salari flessibili sono un laccio che stringe la vita delle famiglie e impedisce il futuro ai giovani. Un Comune non può più molto, ma molto deve fare. Credo che Cancellieri, donna di Istituzioni e di savoir faire l’abbia capito. Non so se subito, certo prima di chi, fra i sedicenti supporters, “andava mettendo i manifesti”, come direbbe Totò.

L'Unità Emilia-Romagna 16 Aprile 2011

sabato 9 aprile 2011

Dov'è Gesu'.

Il Crocifisso: toglierlo d'autorità dalle pareti pubbliche dove adesso c'è, è atto che suscita offese e rancori, di scarso buon senso; al contempo, metterlo a forza, per legge di maggioranza, può voler dire opprimere, non testimoniare la propria fede.

Non a caso, sull'argomento, si affannano le crociate degli “atei devoti”, proprio mentre spariscono la morale di una buona vita, il rispetto della persona, e tanti eccetera. Poteva mancare la Lega dei Bossi, che cerca ogni oppressione, ogni discordia da incendiare, come altri la trifola, come l'acqua la bacchetta del rabdomante?

Certo no. Infatti i leghisti hanno chiesto Crocifissi in tutti gli “immobili”, sic, della Regione Emilia-Romagna. Si vedrà. In ogni caso Gesù non pare avere molto tempo per appassionarsi all'iniziativa. In questi giorni è in ogni madre che ruba il bambino alla guerra, su ogni barca della Sirte, in ogni vestito bagnato crollato a Lampedusa.



"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
sull'Unità Emilia-Romagna
Sabato 9 Aprile 2011

sabato 2 aprile 2011

Doppiopetto

Manes. Prima nome plurale di minori dei romani dell'oltretomba, ora, al singolare, leghista, candidato a Bologna tutti i berlusconi. Meglio non brindare. Il degrado delle opinioni è tale che la cattiveria e il pressapoco possono fare danni gravi, anche da noi. I media “moderati”, impauriti da un PD rimasto senza avversari, già fanno girare la manovella dell'organetto. “Bernardini? Un simpatico giovanotto in doppiopetto, si può votare senza complessi”. Ma sdoganare il male porta al male. L'intolleranza quando più ci vuole dialogo, il disprezzo per la scuola e la cultura quando più c'è bisogno di idee, l'invidia sociale contro l'innovazione, mentre il lavoro è sotto il tallone della competizione, il populismo contro il rispetto dei cittadini, quando di senso civico abbiamo necessità. Manes scrive sui manifesti: “Finalmente con me torna Bologna”. No con lui, uomo di Arcore e di Ponte di Legno, la città sarebbe uccisa, vinta. Un'altra rovina nei campi di quest'Italia impaurita, deragliata.

"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
sull'Unità Emilia-Romagna
2 Aprile 2011