venerdì 10 dicembre 2010

Nidi, infanzia, Bologna. Una via possibile.

Le famiglie di Bologna contano molto sui servizi educativi della città, a partire dal nido e sulle scuole dell’infanzia.
La prima notizia che la politica deve dare alla città non è “privatizziamo” o “non privatizziamo” ma un progetto per assicurare qualità e quantità.
Bisogna dare vita ad una “Istituzione” autonoma che, come a Reggio e in molte altre città dell’Emilia garantisca un governo ed una direzione pedagogica alte ad un sistema integrato di servizi e scuole a guida pubblica.
Si confonde troppo il welfare con le scuole, sono due cose diverse e la responsabilità di educare richiede, anche e soprattutto nelle primissime età, una grande attenzione ed un ruolo pubblico.
I nidi sono moltissimi in città ma non bastano, anzi la domanda tende a crescere.
Il Comune non può rispondere a tutti, soprattutto con le risorse tagliate dalle leggi finanziarie.
Occorre razionalizzare la spesa e si può fare. Bologna deve mantenere la sua quota ampia di nidi a gestione comunale come metro e misura della qualità di un sistema più ampio, non solo fatto di gestori diversi ma anche di servizi diversi, a diverso orario e flessibilità.
Nuovi nidi a minor costo possono essere istituiti non solo con project financing e gestioni private ma anche con l’aumento di impegno di amministrazioni pubbliche ed imprese, in accordo con il Comune, per il fabbisogno dei propri dipendenti ma con strutture aperte anche al territorio e non ghetti.
Pubblico e privato sociale devono crescere entrambi ed insieme, questo non è un mercato. Affidarsi solo al privato sociale, pezzo a pezzo, senza un piano e senza strumenti, non solo di controllo, ma di programmazione sarebbe un grave errore.
Avremmo, per i nostri bambini, una coperta più larga è vero ma piena di buchi.
Le scuole dell’infanzia sono scuole e, a Bologna, da molti anni sono scuole per tutti.
Il Comune ne trattenga una quota strategica, non solo perché non può fare altrimenti ma perché vuole, potrebbe essere il 50 per cento, e garantisca loro un progetto ed una sicurezza di personale che oggi sono in forse.
Chieda allo Stato di assumersi maggiori responsabilità sia finanziando le scuole paritarie comunali sia gestendone in proprio in un numero maggiore di quello che oggi fa. Si va al federalismno?Allora questi conti vanno fatti altrimenti lo stato beffa Bologna.
In alcuni comuni si è andati ad una gestione del privato-sociale anche di piccole scuole comunali.
Bologna può tenere una linea più attenta al carattere di scuola delle “materne”, tanto più che il privato già copre circa un terzo dell’offerta con convenzioni che vanno proseguite ma sempre con una attento e continuo lavoro sulla qualità.
Infine le tariffe: attenzione al ceto medio. Se lo si tartassa i servizi diventeranno un limbo per chi non può permettersi altro e addio modello emiliano, equità e promozione sociale

Davide Ferrari
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10 dicembre 2010