lunedì 12 luglio 2010

Nerone.

Sciopero. Tutti zitti, la penna sul tavolo. I giornalisti ed i giornali veri. Contro la “legge bavaglio”, quella che per impedire la pubblicazione delle intercettazioni del telefono di Berlusconi vuole bloccare “tutto il cucuzzaro”, tutta la libertà di stampa. I giornali di Silvio, Pier Silvio e Paolo, invece, pronti alle edicole a cercare qualche cliente. Dover tacere un giorno perché non si sia costretti a farlo per sempre è stata, immagino, una scelta difficile. I giornalisti, però, hanno fatto la propria parte. “Attilio, ora tocca a noi” ci dico. “Dobbiamo parlare e riparlare, con tutti. Scrivere e postare. Subito, adesso”. Ci guardiamo intorno. A Bologna si andava con la “caparela” a discutere in Piazza, ma, prima sono sparite le capparelle poi anche la voglia di parlare di politica. Oggi i capannelli li fanno quasi solo le donne, le badanti coraggiose in orario di pausa. Si stringono e parlano. Potrebbero raccontarci molto di paesi dove, prima e dopo il Muro, se un giornalista fa il suo mestiere gli sparano. Attilio ci prova. “E’ moldava, capisce l’Italiano. Gli parlo del Duce e di Lui. Lassù hanno combattuto i tedeschi!”. “Conosce Nerone?” attacca, dalla lontana. “Sa -lei sorride- è da poco che lavoro qui”.



"Il contrario"
rubrica di Davide Ferrari
L'Unità, Emilia-Romagna
Sabato 10 Luglio 2010