sabato 3 luglio 2010

Bologna. Sindaco Serve calma

Il contrario
Di Davide Ferrari


A Bologna siamo abituati, in politica, a qualche “doppio cognome” allegrotto, a nobiltà esibite senza ombra di cautela.
Come dimenticare la contesa fra Zechini D’Aulerio e Rocco di Torrepadula su chi di loro fosse il padre della proposta di reimpiantare sul crescentone l’equestre Vittorio Emanuele, in esilio ai Giardini Margherita?
Ma Lorenzo Sassoli de’ Bianchi non è un qualunque patrizio, è un protagonista della vita della città. Sarebbe stato un buon candidato a Sindaco. Si è ritirato, forse perché non convinto del percorso, del passaggio al vaglio delle primarie. Ancor più perché esposto, mi pare senza sua colpa, troppo presto.
E’ vero siamo già in Estate, ma qui sono scivolati sugli inchiostri giornalisti che credono di essere sempre in Agosto. Il mese nel quale -tanto vere notizie non ci sono- viene preso per oro colato anche l’orario della fine del mondo scolpito in caratteri maya su una piadina dissepolta a Faenza.
Tutto diventa vero e quasi tutto viene pubblicato. Con i danni che ne conseguono. Così una pseudonotizia di troppo, un fischio che sembrava una soffiata, un giro di walzer su un nome onorato come quello di Sassoli è costato un passo indietro. Non è un bene. Adesso bisogna andare avanti. Come si dice.
Programma, priorità, ascolto della città, primarie. Primarie, sì anche quelle. Non ci salveranno da sole, ma vanno fatte con serenità. Sempre. Non a singhiozzo, una volta sì ed una volta no. Se no è peggio.
Prima c’hanno detto che erano obbligatorie, anzi dovevano essere “ vere”, solo urne, schede e “vinca il migliore”. Adesso ci dicono che mettere queste stesse urne davanti ad un possibile candidato è stata una leggerezza imperdonabile. Insomma se la fanno e se la dicono, come capita al bar ai tifosi degli azzurri. Tanto nessuno paga dazio. Tanto nessuno fa gol.
Ma qui la partita è la città. Bisogna segnare. Meglio giocare con calma. Una calma operosa e vicina, avvertibile. Non conterà di più il dirigente di partito che si rivelasse più ciarliero. Ne il giornale che esca un’ora prima.
La politica deve convincere, altrimenti non interessa a nessuno, né all’elettore, né al lettore. E qualcuno -come si vede-si rifiuta persino di farla.

L'Unità Emilia-Romagna
3 Luglio 2010