giovedì 10 giugno 2010

PD: DIVENTA DAVVERO QUELLO CHE SEI

A fine Congresso del PD di Bologna, un contributo congressuale.
Sulla vita dei circoli.
Un'altra punto di vista per parlare di partecipazione e di vita democratica nel PD.
E' un tema da far vivere dopo il Congresso, con poche parole, una scelta, il fare.



PD: DIVENTA DAVVERO QUELLO CHE SEI
Il partito ed i Circoli.
Poche parole, una scelta, il fare

I Circoli, le unità di base del nostro partito sono la prima linea, dove si avvertono prima i segnali: la crisi di credibilità della politica, la disaffezione, la flessione del numero degli aderenti e dei più impegnati fra loro e la difficoltà nel miscelare le culture e le esperienze, molto diverse, che erano giunte e sono nel PD.
Occuparsi dei Circoli, definirne con precisione e realismo il ruolo, sostenerne l’azione ogni giorno non è un compito burocratico o dei soli uffici organizzativi, deve essere un impegno prioritario delle leadership, delle principali figure responsabili, nazionali e locali.
Perchè questo avvenga bisogna compiere una chiara scelta politica: volere un partito di uomini e di donne, diffuso e radicato, basato sul confronto e la discussione, sull’agire insieme e non un partito di pura opinione, elitario , che viva solo di momenti elettorali interni e troppo ripetuti.
Com’è assodato comunemente non c’è contrasto fra un partito popolare, con sedi stabili e vive e un partito capace di fare campagne, di uscire nelle strade con gazebo e banchetti.
C’è invece un profondo contrasto fra un partito basato sui Circoli, sui Forum, sulle reti territoriali, ed un partito che vive di staff personali e di decisioni sempre più demandate a pochi e soli, e semplicemente trasmesse ai circoli.
Intervenire con, su e per i Circoli non è dunque una ovvietà su cui facilmente si trova un vasto accordo, ma la coerente conseguenza di una decisione importante, ancora tutta da compiere,che chiarisca una parte rilevante dell’identità del PD: quella di costruire un moderno partito fatto da centinaia di migliaia di persone, un partito opera collettiva, “vissuto”, “abitato”, capace di innovazione politica ,di costruire un’opinione consapevole ed anche fare opinione proprio perché robusto e credibile per i suoi caratteri ampi e popolari, proprio perché robusto e credibile per i suoi caratteri ampi e popolari.

Un PD che abbia radici è una necessità anche per motivi che vanno oltre l’interesse
di partito, è una parte importante di una risposta ai fenomeni di depoliticizzazione e di “cittadinanza passiva”, ai quali occorre reagire assumendosi la responsabilità di promuovere capacità e responsabilità diffuse di ricerca intellettuale, di allargamento delle conoscenze civili, di un impegno che affronti la crisi della politica che è anche crisi della democrazia e dei suoi strumenti. In fondo il ruolo che ai partiti affida la Costituzione. Senza riaffermarlo in forme nuove, accanto a nuove soggettività, è imprescindibile per difendere lo spirito della Costituzioni ed i diritti che afferma.

Si stava meglio quando si stava peggio? Eravamo più forti prima della nostra esperienza in corso, almeno dal punto di vista organizzativo? La domanda circola, per le difficoltà presenti ed anche per la memoria di un patrimonio pluridecennale che non va smarrito, ma la risposta deve essere negativa. No, abbiamo oggi più forze e più qualificate di ieri. Il PD è costituito anche e rilevantemente da generazioni nuove, da membri di un ventaglio ampio di ceti sociali e professioni.
Si deve e si può invertire il processo in corso di allontanamento delle nuove presenze, i tanti che si erano registrati come fondatori che lasciano con o senza polemica, con o senza distacco elettorale. Si può, facendo leva sulle competenze potenziali di tanti iscritti e sulle iniziative positive che spontaneamente esistono. Sono loro i tramiti, il nuovo che può riconoscere e coinvolgere il nuovo, per recuperare ed estendere i contatti, riaprire la nostra attività alla società reale.
I compiti di direzione, e di rappresentanza, nei circoli, sono oggi, infatti, in molte realtà assicurati da persone di generazioni più recenti, ma non sempre a questo corrisponde un impegno preciso per la modifica profonda dell’iniziativa dei Circoli che resta legata, prevalentemente a modalità paraelettorali. Si evidenzia un restringimento dell’attività nella società che amplifica i fenomeni di distacco dal territorio già presenti nei gruppi dirigenti.
Le Feste sono, in questo contesto, ancora quasi ovunque l’unico momento dove si allargano le responsabilità condivise, si hanno impegni e mete da realizzare e si apre un dialogo con il territorio.
Tuttavia la grande ricchezza delle Feste segnala, nel rimanere quasi unica, tutt’intero il problema della mancanza di altre iniziative, nel corso dell’anno, di una mancata riforma capace di coinvolgere il partito nell’interezza delle forze e delle potenzialità che erano apparse al momento della sua costituzione.
Questo PD originario viene spesso evocato solo ideologicamente, mentre è mancata la costruzione di un partito organizzato capace di interpretarlo.
Non c’è uno spirito originario da riproporre a prescindere dall’evoluzione del quadro politico e sociale, c’è invece una vera e propria cultura moderna dell’organizzazione da incontrare e rendere cosa viva.

Cosa deve fare un Circolo oggi

Un Circolo è chiamato a svolgere tre funzioni fondamentali:
1)Essere Luogo politico, unità di base, elemento capace di promuovere discussione, formazione e decisione sulla situazione politica, sede di espressione di volontà su programmi, dirigenti e sede di votazione sulla candidature e sugli incarichi.

2)Essere comunità in azione, nel praticare una socializzazione effettiva e non ricreativa, nel diventare elemento importante nella vita di chi sceglie un impegno costante e rilevante e accogliente anche per chi sceglie un adesione più leggera, in termini di tempo, fino all’occasionalità. Lavorare insieme, dunque, imparando e trasmettendo ciò che si è appreso, unendo generazioni diverse, dai giovanissimi agli anziani e soprattutto , in una profonda osmosi con l’ambiente nel quale si opera raccogliendo stabilmente, oltre agli iscritti, i contributi di chi non vuole appartenere ma vuole associarsi a idee, a fatti da realizzare. Il circolo deve diventare un riferimento delle attività sociali e culturali presenti sul territorio,offrirsi anche come sede fisica per chi opera per il miglioramento della città e dei paesi.

3) Produrre una progettualità autonoma, non solo esecutiva e/o per campagne impostate centralmente.
Il Circolo deve essere in grado di produrre non solo pareri su fatti nazionali o comunque generali, ma di elaborare proposte riguardanti il proprio territorio, punti di progetto ampi e anche punti riguardanti singole urgenze, precisamente individuate e essere in grado di portare avanti le proprie proposte, fino a determinare cambiamenti concreti e riconoscibili nel territorio.
Ad ogni funzione devono corrispondere poteri decisionali, chiari e non velleitari, ma reali.
Per svolgere bene ognuna delle tre funzioni è necessario avere sedi adeguate, sufficientemente vaste, non solo uffici, e dotate di una serie di strumenti comunicativi moderni e fruibili.

Circoli telematici, sì, ma in tutti i circoli ci vuole una attività telematica

I circoli telematici, dove gli iscritti siano uniti via Web, su piattaforme autonome oppure mediante l’utilizzo di siti già esistenti, sono strumenti utili, anzi necessari, che devono però passare velocemente da prototipi a modalità effettive, con la capacità di promuovere forme di adesione parziale, o evento per evento, sul modello di Facebook ad esempio, di mettere in campo vere iniziative e di garantirsi un autofinanziamento.
Il primo passo da compiere è quello di verificare con attenzione ed ampliare le esperienze già in essere. Ma, se ci vogliono i Circoli esclusivamente presenti in web, tutti i circoli devono sempre più avere una propria vita in tete che si svolga su tutte e tre le funzioni che abbiamo sopra indicato.

Circoli tematici e “centri di iniziativa tematici” promossi dai Circoli territoriali

Il Pd di Bologna ha avviato e curato la nascita e l’attività di circoli nei luoghi di lavoro e di un circolo in un settore lavorativo importante come la scuola. Sono esperienze importanti che , insieme ai Forum già contribuiscono alla elaborazione programmatica ed anche alla ripresa del contatto e della capacità di rappresentanza del PD.
I circoli tematici vanno irrobustiti curando che la loro attività sia conosciuta in tutto il territorio dell’Unione e che la scelta di iscriversi e di dare attività al loro interno sia nota a tutti gli iscritti e a chi vuole iscriversi.
Nondimeno è opportuno che i Circoli territoriali si articolino in centri di iniziativa a tema e che anche al loro interno vivano esperienze aperte legate a problemi concreti della condizione lavorativa e della vita sociale.

I progetti pilota. Il contributo alla prossima campagna elettorale a Bologna
La qualificazione delle attività nuove ed anche di quelle tradizionali, o essenziali, dei Circoli non può essere promossa solo dall’alto ma può essere favorita da una pratica frequente di scambio di esperienze, a rete, fra diversi Circoli, anche con la promozione di proprie campagne di iniziativa e momenti di verifica e formazione.
Sarebbero particolarmente utili progetti pilota che, a partire da esperienze più forti possano trainare altre situazioni.
La vicinanza della Campagna elettorale per il Sindaco a Bologna deve suggerire l’attivazione rapida di progetti pilota su scuola, lavoro, sicurezza, viabilità, sanità, sicurezza sociale che potrebbero diventare una parte significativa di una campagna elettorale “dal basso”, meno propagandistica e quindi più convincente e coinvolgente.

Un circolo, la rete, la “leggerezza”

Il PD a Bologna è una vasta organizzazione, ha bisogno di istanze di coordinamento e di decisioni che intervengano sull’attualità e la linea.
Non servono quindi Circoli isolati, monadici e proprio per questo ancor più impoveriti, però ogni Circolo deve avere l’autonomia sufficiente per promuovere e garantire partecipazione politica diretta ed anche di eccellenza. La polemica contro l’accusa volgare di essere “una agenzia di mediocri” si può rovesciare con la realizzazione di un agire a rete e non a piramide, dove sia naturale incontrare elaborazioni e pratiche di punta anche, e forse di più, in un nodo della rete orizzontale, come il Circolo. Un partito strutturato, ma a rete risponde, con la pratica di innovazioni libere, suscitate in più luoghi alla necessità di “leggerezza”. Non ci convince un partito leggero, dove non si partecipa, ma è chiaro che bisogna ricercare modi e momenti per partecipare con leggerezza , superando la pesantezza e la direttività , altre facce di un partito elitario.

Organismi di Unione snelli e coinvolgimento vasto

Sono varie le proposte per ridurre il numero dei componenti della Direzione e dell’Esecutivo, presenti in quasi tutti i contributi congressuali, ed in particolare nelle mozioni congressuali presentate dai candidati a segretario.
Il tema è sentito.
Il nostro Congresso di Unione deciderà un significativo snellimento degli organismi di Direzione e di Esecutivo.
Bisogna tuttavia che la richiesta di semplicità ed efficacia degli organismi si unisca alla creazione di più momenti e sedi di informazione e discussione. Un partito vasto come il PD, qui a Bologna, potrebbe non avere automatico giovamento da una riduzione degli organismi ed anzi veder ridotta la loro funzione di collettore di più persone depositarie di esperienze e soprattutto di rapporti sociali, se questa funzione, che d’altra parte non è propria di per sè di un organismo dirigente, non sia svolta da altre sedi, in un raccordo molto più forte Unione-Circoli
Avanziamo tre proposte:
1)L’assemblea dei circoli di tutta l’Unione, di informazione, dibattito e lancio di iniziative esterne;
2)i focus permanenti per la qualità, luoghi, incontri dove sperimentare, confrontare e diffondere le buone pratiche;
3) la formazione permanente, nella consapevolezza della necessità di una formazione costante e mirata, fatta di brevi sessioni, pratica, specifica, almeno per alcune “funzioni obiettivo” fondamentali, come i segretari, i tesorieri , i responsabili Feste e dibattiti di Circolo, ma anche per i promotori di gruppi di giovani, e per le promotrici di gruppi di donne, e di Centri di iniziativa.

Quanti Circoli servono

Non crediamo che sia razionale adeguare via via al ribasso il numero dei Circoli, fotografando le difficoltà invece di lottare per superarle, non è positiva una rarefazione della presenza organizzata e democratica del partito.
Nondimeno lo stesso andamento dei congressi ha messo in evidenza difficoltà di partecipazione al dibattito ed anche alle votazioni e realtà talvolta ridotte quasi a puri titoli. Ed è vero che serve una massa critica sufficiente per far vivere politicamente ed organizzativamente un Circolo.
La vicenda di questi due anni ha dimostrato però che non consiste soltanto nel numero degli iscritti la forza di un Circolo.
E’ urgente una verifica circa la consistenza e la dislocazione attuale dei Circoli, oggi molto disomogenea.
Bisogna rileggere e talvolta ridisegnare la mappa territoriale del partito, con molta attenzione, senza peraltro impegnare il partito nel territorio a un nuovo round di discussione snervante,favorendo ciò che già è maturato dall'esperienza e dalla riglessione "in loco", intervenendo per rivivificare situazioni difficili ma che si ritengano strategiche, promuovere nuovi Circoli o sezioni di Circoli esistenti dove territori vasti siano privi di presenze, ed invece accorpare, in altre differenti occasioni,favorendo, tra l’altro, il principio dell’aderenza al territorio anche nelle scelte, comunque libere, del Circolo nel quale partecipare.

Un nuovo standard da raggiungere.

In sostanza tutte le nostre riflessioni e proposte indicano l’obiettivo di un nuovo standard, qualitativo e non solo quantitativo.
Fondamentale è praticare un rapporto sano e quotidiano fra Unione e Circoli, fatto di interscambio, cura, con meno circolari, meno trasmissioni dall’alto in basso, ed anche di un uso corretto e veramente moderno dei mezzi di comunicazione.
Un centralismo malinteso e burocratico, una vita da ufficio del partito contribuisce a produrre balcanizzazione e correntismo personalistico e non di ispirazione ideale e politica.
Una federalità bene intesa potrebbe invece dare nuova unione.
In sostanza volere un indirizzo rivolto alla crescita quantitativa e qualitativa dei Circoli vuol dire richiamare un principio generale, che riassumiamo in una frase,

PD: DIVENTA QUELLO CHE SEI.

Primi firmatari:
Anna Rosa Almiropulo
Antonio Accattato
Antonia Babini
Davide Barbieri
Susanna Bottazzi
Maria Busi
Nino Campisi
Rocco Cardamone
Otello Ciavatti
Giancarla Codrignani
Aniello D’Auria
Rosanna Facchini
Davide Ferrari
Giorgio Festi
Vittorio Franchi
Gianni Ghiselli
Luca Grasselli
Antonio Iannone
Massimo Meliconi
Giacomo Petralia
Gregorio Scalise
Paolo Staffiere
Laura Renzoni Governatori
Fabrizio Tosi
Micol Tuzi
Daniela Zoboli
Luigi O. Zurlo


Per adesioni e/o suggerimenti
si può scrivere a

Annarosa Almiropulo
aalmi@libero.it

Per chi è su Facebook:
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