venerdì 14 maggio 2010

E’ la fine del mondo?

Il Vulcano, in Islanda, non smette di scagliare migliaia di tonnellate di polveri. Gli aerei lo sanno e non volano più.

Dallo Yucatan al Mississippi onde nere raggiungono le coste. E’ una catastrofe mai vista, lo dicono i colpevoli, i petrolieri.

C’è un’aria da fine del mondo. Non è bastato a rassicurarci lo smarrimento del virus suino. Nessuno sa più dov’è, eppure anche la H1N1 doveva annientare l’intera umanità. “Sì, ma se mutasse?” E l’ansia torna a riagguantarci.

La crisi mangia uno stato al giorno, ammesso che, nella globalizzazione, ancora esistano gli stati.

Se chiedete ad un giovane se ha fiducia nel futuro che lo attende, se è sobrio, reagirà male.

Insomma a forza di rinunciare a cambiarlo, il mondo, a forza di pensare che tutto va bene, siamo arrivati a temere di essere giunti all’ultima stazione.

Effettivamente è difficile essere ottimisti, non solo perché le cose vanno male ma perché ci sentiamo impotenti a raddrizzarne il corso. E’ notte, suona l’allarme e non sappiamo dov’è l’interruttore per accendere la luce e vedere cosa sta succedendo.

Ho l’impressione che nemmeno le Tv, e i media addormentati dal gossip di regime, con le loro mille piccole pornografie, riescano, più a distrarci. La gente non cambia canale, è vero, tanto sono tutti più o meno uguali. Spegne e va sul PC o ai Videogiochi.

Anche Dio non si sente tanto bene, per parafrasare una vecchia battuta di Woody Allen. I suoi ministri sono attanagliati dagli scandali e questo -naturalmente- non porta verso eresie piene di fede ma aumenta la generale sfiducia, il senso di incredulità.

Non so se mentre Roma cadeva nella barbarie, o nell’anno Mille, si sia vissuto un clima simile. Forse. Ma certo le generazioni presenti non sono sicure di non essere fra le ultime. Ne parliamo ancora poco. Sorridiamo a denti stretti. I più colti si rinfrancano ironizzando sulle infinite apocalissi di acqua calda di Voyager: “Se li si dice della profezia dei Maya vuol dire che stiamo al sicuro e non succederà nulla”.

Eppure è ragionevole pensare che i pericoli che ci sovrastano siano più o meno dello stesso ordine di quelli che abbiamo avuto in passato. Ragionevole? Ma chi ha più voglia di ragionare? A me pare resti un solo antidoto. Guardiamo i nostri figli, o i nipoti. Quelli più piccoli. Stringiamogli le manine e attraversiamo la strada. Non abbiamo il diritto di opprimerli con il nostro pessimismo pieno di viltà e rancore. No, non ne abbiamo il diritto.

Quotidiani E Polis, 13 Maggio 2010