domenica 16 maggio 2010

Bologna. PD. Elezioni Sindaco. troppi nomi e una musica lunga da suonare.

Siamo vivi. A Bologna, dopo la caduta rovinosa di Flavio Delbono, il Pd ha trovato la forza di avviare un congresso che, pare molto probabile, eviterà Babele e schizzi di maionese impazzita. E' addirittura sorprendente, visti tempi.
Pare che non siano tutti contenti. Infatti, in parallelo, vediamo protagonismi confusi sulla partita più importante, quella per il Sindaco della città.
Da un lato proliferano proposte “civiche”, che sprecano un tema molto interessante, sbrodolando qua e la’, con troppe velleità e leggerezze.
Dall’altro, dopo la vicenda gonfiata della "candidatura" Guazzaloca, si fanno vociferare altri nomi e cognomi. Il parco dei papabili si allarga ormai a tutti i presenti alle prime del Comunale, quando si svolgono.
Si stravolge, così, un problema verissimo.
Quello di non fare mai più da soli. Bisogna aprire, discutere, interessare la città. La città "bassa", che ha problemi gravissimi e crescenti, e anche, certamente, la città "alta", le classi dirigenti.
Ma, verso l’” alto”, bisogna guardare a chi davvero dirige qualcosa, a chi rappresenta interessi reali e produttivi, e , magari, anche a chi fa ricerca, a chi assicura la tenuta culturale, universitaria e formativa di Bologna. Senza dimenticare mai che Bologna è fatta di organizzazioni,sindacali, categoriali, professionali. Cè una scacchiera, non solo qualche torre, qualche briscolone.
Di una cosa sono sicuro, non basterà un nome, qualunque sia, a risolvere il problema. Meglio cominciare, allora, a verificare assieme, politica e società, se si può mettere "nero su bianco" una lista, breve ma sensata, di obiettivi, di cose da fare, le più urgenti per fronteggiare crisi e declino.
Un'agenda, ne ha parlato Raffaele Donini, di priorità condivise da consegnare al candidato o ai candidati che limpidamente chiederanno il mandato di correre.
Pochi punti, chiari, alcuni obiettivi che tutta la città senta propri.
Non una intera strategia, quella spetterà al confronto elettorale determinarla, e dovrà avere un colore, non essere bipartisan, e dovrà affrontare i problemi più vicini alla gente, quello che abbiamo “sotto casa” . Se i ruoli si confondono, se la politica non fa la sua parte, ho l’impressione che i cosiddetti “poteri forti” , o almeno i migliori fra loro, potrebbero voler rimanere poco appassionati al destino del Comune, molto più di quanto non si pensi.
Partiamo dalle priorità, “facciamo città”. C’è molto da fare, c’è una musica lunga da suonare.

Bologna, l'Unità 16 Maggio 2010