giovedì 29 aprile 2010

L'Italia? Meglio un Cubo di Rubik.

Ecco una buona notizia. Due politici locali hanno chiesto formalmente che l'Emilia-Romagna non esista più. Vogliono la Romagna e vogliono l'Emilia. Di una Regione si potrebbe farne due con immediati vantaggi, un altra quarantina di consiglieri regionali a 6000 euro al mese, un altra decina di Assessori e naturalmente un altra poltrona di Presidente o, come si dice oggi, di Governatore.
Ma ci sarebbero altri motivi per spaccare, per scindere, per abbandonare gli uni e gli altri a diversi destini. Per gli Emiliani, finalmente, non si avrebbe più il fastidioso equivoco che vede suonare "Romagna mia" in TV ogni volta che scorrono gli inni regionali. Senza contare che i Romagnoli sono più terroni, parlano a voce alta e, si dice, hanno più successo con le donne e quindi meglio non averli vicini.
Per la Romagna: finalmente Bologna non sarebbe "capitale" e Ravenna potrebbe tornare ai fasti che la videro ospite del trono degli ultimi imperatori romani, probabilmente i celtici piacentini ed i francesizzanti parmensi andrebbero, per stizza, in vacanza a Baden Baden o a Vichy, liberando posti sotto l'ombrellone a Bellaria, per le tedeschine e le svedesine.
E via elencando, i vantaggi non si contano.
D'altra parte l'Italia, si sa, è tutta un'invenzione. La settimana scorsa, in treno, alla mia ex moglie , che è di Roma e vive a Bologna, un viaggiatore, bislacco come il Signor Veneranda, dopo aver chiarito di non essere toscano, perche di Massa e Carrara e quindi di un "Ducato" indipendente, ha chiesto "e Lei, di quale Ducato è?'".
L'imbarazzata risposta è stata: "sono dello Stato Pontificio". Il duchista viaggiatore è parso molto soddisfatto. Dalla Lega, al Nord, ai filo Borboni è tutto uno spaccare.
Forse bisognerebbe pensare anche a Stati, divisi sì, ma a geometria variabile. Se anche si è di Santa Maria Capua Vetere, ad esempio, vicino a Caserta, mentre si giura nella lingua di Totò baciando la bandiera de "O' Re", per la sanità si potrebbe avere il diritto ad un passaporto del Ducato di Modena, e per le tasse ad uno del Principato vescovile di Trento o addirittura di quello di Brixen, Alto Adige.
Sarà un problema, in famiglia, visto i bilanci in rosso di questi tempi, comprare i costumi regionali di tante patrie e far frequentare tutti i corsi di dialetto che qualcuno già vuole obbligatori.
Insomma un'Italia, cancellata, spaccata e magari ricombinata come un "Cubo di Rubik". Lo sappiamo l'Italia è sempre stata uno scherzo. E se mio nonno ha preso la febbre spagnola per combattere in trincea per quest'Italia, chi se frega, tanto qualche storico revisionista che ci spiega che aveva ragione l'Austria di Cecco Beppe, al secolo l'Imperatore Franz Joseph, si troverà sempre.
Si, dell'Italia se ne fregano in tanti.Un po' l'avevamo capito.

Davide Ferrari

QUOTIDIANO EPOLIS