venerdì 19 marzo 2010

Almeno parliamone.

Segnali di fumo
Di Davide Ferrari

Vicino casa mia abita una signora di origine moldava. In un Quartiere periferico di Bologna, vissuto da tanti anziani, la nuova concittadina, piano piano, si è conquistata popolarità ed amicizia. E' un po' una sindaco di strada, o meglio di ballatoio. Aiuta, consiglia, rappresenta. Ha una parola utile su tutto e per tutti.
La incontro la mattina prestissimo. Per lei l'ora è consueta, per me un po' meno.
Dopo qualche frase di circostanza mi dice, fra il sorriso e il pianto, che dal Primo Aprile è out, fuori, licenziata, senza lavoro. Non c'è altro da dire. Passa un'ora il mio telefonino riceve un messaggio ANSA. "Arrestato a Bologna. Rapinava le farmacie. Aveva perso il lavoro da qualche mese". Su Facebook il figlio di una mia vecchia Colf, mi raggiunge, parla d'altro, per un po',in chat, poi: "Sono a casa senza lavoro. Che farò? Chissà".
E' un onda che cresce, giorno dopo giorno, ma a differenza dello Tsunami non si ritira, continua a salire, insidia le famiglie, qui, non nell'Italia dei più poveri.
A Bologna la crisi è stata rallentata da una politica della Regione molto attenta che ha permesso di evitare migliaia di licenziamenti, ma ora, mentre il Governo non se la sente di aumentare i fondi per rinnovare le Cassa Integrazione, arrivano, dal terziario, dall'artigianato, e anche dal manifatturiero le notizie di chiusure, o di drastiche riduzioni.
E' strano ma se ne parla poco.
Non solo da parte dei politici ai quali diamo tutte le colpe, ma anche fra la gente.
Ci stiamo comportando, quasi tutti, scusate la metafora angosciante, come fanno gli anziani. Hanno paura di morire, ma non ne parlano, per non inquietare i figli distratti, per non disturbare i nipoti e perché tanto non c'è rimedio.
Per la crisi è la stessa cosa. I potenti non ne parlano per non far pensare troppo a come siamo messi, i telequiz continuano a distribuire miliardi, i “gratta e vinci” promettono sistemazioni e turismo a vita, e le vittime stanno zitte, ancora, perché non sanno cosa chiedere e a chi. Ma almeno una cosa bisogna fare, e si può fare.
Bisogna cominciare a vedere la realtà, smetterla di far finta di niente. Ci vorranno interventi pubblici di grande dimensione, probabilmente tutte le stupidaggini di questi anni sul privato che risolve tutto dovranno essere dimenticate. Ma anche nell’economia di ogni giorno si può fare qualcosa di diverso. Ufficio per ufficio, fabbrica per fabbrica bisogna evitare licenziamenti magari riducendo il lavoro di ognuno per poterlo redistribuire. E poi, e poi, e poi…

Il Bologna, Quotidiano E Polis