sabato 30 gennaio 2010

Dopo Delbono.

Le dimissioni di Flavio Delbono ci devono costringere a ragionare. Fatto inedito, vengono però dopo un decennio che, in modi diversi e di differente drammaticità, disegna tuttavia un quadro, che va visto sino in fondo, di progressiva difficoltà del Centrosinistra di rappresentare, esso solo, la parte maggiore della città.
Nell'ultimo decennio abbiamo avuto: un Sindaco che non si è ricandidato,poi una sconfitta elettorale, poi l'affermazione di Cofferati, seguita però da una gestione complessa e conflittuale, il suo abbandonare Bologna, poi la vittoria, al secondo turno, di Delbono e ora le sue dimissioni.
Un incalzare di avvenimenti, un tempo senza tregue nel quale, anche a Sinistra, solo a momenti alterni, si è potuto dare spazio a progettualità e qualità.
Anche il giudizio su chi ha retto il partito in questi anni deve partire dai dati obiettivi di questa difficilissima realtà. Altrimenti la critica sarà puro posizionamento di potere.
Ora, dopo Delbono, anche se il tempo è poco, non si può pensare di andare al voto senza una riflessione sui limiti della nostra stessa rappresentatività.
Ho letto le dichiarazioni di Giorgio Guazzaloca. Chiede una fase nuova, una vasta unità di intenti. Si rende, mi pare, lui stesso conto che non è riproponibile la sua esperienza, storicamente -e con irreparabile errore- collocata in alleanze a destra. Ma il punto che mi interessa porre è questo: non si può fare una fotografia della società, simile a quella che hanno fatto in questi anni le liste civiche, dalle sue fino a Grillo, dove baldanzose e forti energie erano dipinte all'attacco di una classe politica asfittica.
Anche la società ha vissuto difficoltà crescenti e non appare in grado di produrre -da sola- autonome vie per fare ripartire Bologna. La risposta ai bisogni della città non si potrà avere giocando la partita politici contro civili.
Ci vuole piuttosto un’alleanza. Alcuni piccoli passi, da fare subito, darebbero il segnale che si è capito qualcosa, che si vuole andare nella direzione giusta.

1)Sentire la voce della città, a cominciare dalle categorie economiche e sociali, dal mondo dello studio, dall'associazionismo. Farsi sentire, in questi momenti, coinvolgere, sarà la miglior prova di quel senso di responsabilità che, abbiamo detto tutti deve essere il carattere più forte del PD. Il PD confermerà il suo grande ruolo se non penserà di essere "tutto", di bastare a se stesso.

2) Rivolgere la nostra iniziativa a tutte le forze democratiche. Se anche non fosse possibile creare, in questa fase politica, una coalizione più larga, per tanti e noti motivi, non sarà senza lasciti positivi confrontarsi anche fuori dal nostro mondo.

3) Selezionare alcuni, pochi e chiari, punti di programma che abbiano consenso in città e, su questa base trovare una squadra di "realizzatori" che siano disposti a giocare la propria esperienza.

Tanti vogliono farci litigare solo su due cose:
il nome del candidato e la data delle Primarie.
Ma, la Puglia lo dimostra, le primarie devono farsi con un quadro certo, e io dico più largo, almeno socialmente, di coalizione, che potrebbe apparire chiaro con la formazione di un vasto comitato che le indica.
E a nessun candidato, fosse anche Zaratustra, può essere messa sulle spalle la responsabilità di fare, tutto da solo, quei passi che prima indicavo.
E' importante invece scegliere subito la strada dell'apertura. Chi per primo darà un segnale in questo senso farà un salto nella credibilità e si segnalerà, ne sono convinto, alla nostra attenzione e a quella di Bologna.

Davide Ferrari