venerdì 31 luglio 2009

Segnali di fumo

di Davide Ferrari




Arriva la suina kamikaze.

Cominciamo a preoccurparci. La suina non è come l'aviaria che, fino ad ora, ha fatto startunire solo i cormorani.

No, stavolta arriva. Nata in Messico, forse, ha varcato oceani e frontiere. L'Inghilterra sembra quella più presa di mira. Anche Cherie Blair la sta affrontando. Basta aspettare e forse colpirà anche il Principe Carlo. Un bel guaio, se si pensa che sta inseguendo l'immortalità della madre per diventare Re. E' pericolosa? Sembra di sì. Anzi se nelle passate ondate di allarme si è esagerato, oggi abbiamo la sensazione che non ci dicano tutto.

Per esempio: la mascherina serve? E lavarsi le mani frequentemente con l'amuchina? E usare le chewing gum disiffentanti anti-alito, è vero che fa barriera?

L'Italia è in prima fila nella battaglia contro il virus. Il governo ha già deciso una vaccinazione in due turni, elencando scrupolosamente chi dovrà andare nel primo turno: malati, a rischio, donne in cinta e postini Mentre nel secondo, con attesa più lunga, sanissimi, tuffatori e pompieri. E tutto questo quando ancora il vaccino non c'è e non si sa quando ci sarà. Un po' come ingaggiare una guerra preventiva, ma senza fucili. Uno sport di antica tradizione, in Italia.

Un illustre clinico italiano ha annunciato che il virus attuale è il gemello della spagnola e quindi chi ha avuto la terribile polmonite prima del 1918 può stare tranquillo, è immune. Potrà festeggiare i centoventi anni in un ospizio oltremanica, oppure se coniugato, celebrare le nozze di Uranio (scattano dopo 80 anni di matrimonio) mangiando carne di porco, senza lavarsi le mani. Un barista, alla stazione, mi ha confessato di averla già avuta, complici i tanti turisti inglesi. Lui, dice, ha sempre performances altissime, invece per dieci giorni tutto un indolere. "Ma- mi insinua- questa febbre l'ha costruita Osama, per mettere in ginocchio Obama. Se è così i maialotti messicani sono stati dei kamikaze.

Io non mi preoccupo. Al bar mi siedo sempre fuori, lontano dal contatto degli altri. E li scruto per capire chi è il contagiato. Certo gli sguardi intensi sono a rischio. Ho già conquistato due britanniche del '21 e un 'americana del '19. Peccato però per quest'ultima. Se era solo un poco più matura poteva essere immune e la nostra storia poteva volare libera. E' proprio vero che la felicità non è di questo mondo.








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Segnali di fumo

di Davide Ferrari




Anche Grillo.




Grillo a Bologna ha molti proseliti. Lo ha sancito il voto per il Comune. Il buon successo della sua lista locale ha frenato anche Di Pietro, che qui vivacchia, non trionfa.

E non finisce qui. Il tentativo di Grillo di candidarsi alle Primarie del PD, dopo Bersani, Franceschini e Marino, qui ha avuto un'eco ancora maggiore.

Già le nuove Primarie. Ancora primarie. Da quando non si riesce a vincere le secondarie, cioè quelle vere, è tutto un affaccendarsi di sfide per la leadership, tutto un appellarsi all’elettorato. Tutta una Primaria, insomma. Certo se Grillo voleva partecipare, provocando-suvvia questa è la parola giusta, anche se tanto vecchia- vuol dire che fanno gola le centinaia di migliaia di persone che, in ogni modo, saranno coinvolte. E cio’ fa onore al PD, il partito che le coinvolge, per quanto acciaccato.

Ma nessuno sembra riflettere oltre il proprio interesse. I leader, forse, e certamente gli outsider acquistano visibilità, ma l’immagine e la sostanza del partito si faranno più solidi, attraenti, credibili? Quando si presentò Prodi, ed anche alla fondazione del PD, con Veltroni, le Primarie non risolvettero i problemi ma furono comunque una cosa buona e utile. Diedero forza, sollecitarono altro impegno, non solo un voto. Oggi non so dire se saranno un bene.

In una situazione difficile nella vita quotidiana delle persone, crisi nelle tasche e lontananza nei cuori, sembra rischioso ripetere troppe volte la chiamata alle urne del popolo di centrosinistra senza aver fatto passi in avanti sulla linea politica.

Lo scontro per la Segreteria, impostato così, senza un dibattito chiarificatore, sarà di aiuto, un indice di maturità, oppure segnerà un altro ravvoltolarsi all’interno, una sorta di gigantesca prova di incomunicabilità con l’Italia proprio mentre si comunica ai tanti che sono già propri ?

Mentre restiamo nel dubbio (e chi lo risolve?) “Anch’io voglio candidarmi” mi dichiara un amico del bar. Camicia a fiori e saldali ai piedi, fin dall’inizio di Maggio, età attempata ma parola forte; quasi gridata. “Ma io voglio essere eletto portinaio della sede nazionale. Secondo me , in guardiola, lì, non c’è più nessuno. La porta è sempre aperta e nessuno ti chiede niente. E’ così. Se no come è sgattaiolata dentro la Binetti? E Pannella che l’hanno riacciuffato che era già al terzo piano?” Figurarsi del Grillo, che mi dirà. “Lui di là, noi di qua. Altro che portineria, il muro di Gaza ci vorrebbe”.

Articoli pubblicati nel mese di Luglio 2009 da "Ilbologna", quotidiano Epolis.