venerdì 31 luglio 2009

Estate divisa

Ero bambino. Anni '60. Vite d' Estate, in Adriatico. Vite separate, profondamente. I ricchi nelle ville retrolungomare. Quelli che Fortebraccio chiamava: "Le famiglie antepateche".I benestanti in lunga villeggiatura, tempi e luoghi graduati secondo il censo. Divisi anche gli altri.Quelli in crescita affittavano le loro case appena costruite per pagare i mutui, ritirandosi nei seminterrati o nelle mansarde. Poi venivano i dannati: nugoli di bambini, anche in Agosto lavoro e ritmi uguali a quelli di ogni giorno. Solo la Domenica avvicinava. Arrivavano in spiaggia quasi tutti. I "poveri" si stendevano senza pagare l'ombrellone nell'ultimo lembo libero, quasi nel bagnasciuga. Le loro donne indossavano biancheria truccata da costumi. Gli uomini tenevano i pantaloni lunghi, anche sulla rena, riavvoltolati sotto il ginocchio. Alla sera tutti via. Rossi come più potevano.
Poi sono arrivati gli anni dell'eguaglianza a portata di mano. Almeno apparentemente. I consumi crescevano nonostante le crisi petrolifere, le contestazioni generali portavano libertà, non credete a chi oggi dice il contrario. I poveri erano di meno e comunque sembrava tutto più in parità, almeno ad un giovane come me.
Si sa, dopo poco :"Alta si levò la sconfitta", come scrisse Ingrao in una poesia In altre parole, anno dopo anno, le distanze, almeno dalla fine degli anni '80, sono riprese a crescere, le differenze sociali sono tornate ad essere il metro di misura. Le libertà si sono tramutate in licenze, talvolta anche in violenza. E in questi oggi, i passaggi continui dei vu cumprà stagionali, inseguiti dai poliziotti, i disoccupati allo struscio e i bollettini di guerra della cassa integrazione e delle mobilità, anche a Bologna, rendono il tempo precario, anche nel riposo.
Sappiamo che la nostra Estate, proprio la nostra, non sarà condivisa. Ci sarà insidiata, se siamo in difficoltà, o invidiata, se siamo fra i meglio messi.
Non è solo un ritorno all'antico. Sembra un tempo nuovo, di poche attese, di tante cose che vorremmo dire ma temiamo siano inattuali. Dentro le riteniamo. E pesano.


"Il Bologna",31 Luglio 2009