martedì 3 marzo 2009

PER. Il progresso d'Italia n° 3 (quinta uscita)

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L' editoriale della rivista.
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Cambiare linea.



Walter Veltroni si è dimesso.Dario Franceschini è stato eletto segretario del PD.
Il nostro giornale ha un'impronta fin dall'origine unitaria e propositiva.
Ci interessano, sempre -anche in un momento come questo- i contenuti più che le persone, i loro pregi ed i loro errori.Ciò detto, se ringraziamo Veltroni per la battaglia che ha dato per la nascita del Partito Democratico, senza risparmio, non siamo d'accordo con il metodo che ha scelto per lasciare la direzione.A pochi mesi dal voto, senza promuovere un chiarimento di linea politica ed una verifica.
Purtroppo è stata una costante del PD, fino ad ora, evitare una discussione vera sull'indirizzo politico.I motivi sono tanti ma, non possiamo tacerlo, anche il metodo seguito dalla leadership è stato fra questi.
Ora non si può continuare così.Vi sono ragioni oggettive, esterne, culturali e sociali, a motivo della grave crisi di tutte le Sinistre, di ogni grado e colore.
Una crisi che in Italia perdura ed anzi cresce, nonostante si aprano scenari mondiali del tutto nuovi, il crollo del liberismo e l'elezione di Obama, innanzitutto.Siamo nati anche per tentare un'indagine su questa crisi, un approfondimento.Un eccessivo ottimismo non ci convinceva: ne' al tempo del Lingotto e delle Primarie, ne' al momento della prova elettorale.Nemmeno oggi.
Ma, per attrezzarsi ad una fase così difficile bisogna compiere due scelte, che rappresentano un vero cambiamento di rotta.
In primo luogo bisogna riorganizzare e condurre l'opposizione, in Parlamento e nel Paese, con serenita', certo, senza rissosità, ma con decisione.
Questa non è e non sarà la legislatura delle riforme condivise. E' il mandato di una Destra che vuole affermare, su ogni terreno, sensibili arretramenti nel campo dei diritti sociali ed individuali.In secondo luogo bisogna orientarsi alla ricostruzione di uno schieramento, di una nuova alleanza, oggi di opposizione, domani di governo.
Non è facile.
Scegliere alleanze invece che continuare nell'impossibile solitudine è urgente e necessario ma non è di per se taumaturgico.Lo dimostra la vicenda elettorale di Soru in Sardegna.Non sarà breve percorrere un cammino di ricostruzione di una cultura e di una pratica con tratti davvero unitari e credibili.Occorre guardare alla società civile, al mondo del lavoro, delle professioni, degli specialismi, della cultura ed al loro associarsi, ancor prima che alle forme partito-così fragili, che abbiamo più o meno vicine.Nondimeno deve cessare l'equivoco che il Pd basti a se stesso in nome del principio maggioritario.E' stata una necessità correre da soli, dopo la fine del Governo di Romano Prodi, oggi però giustamente rivalutato.Non può essere una linea politica per l'oggi.Prima ce ne accorgiamo meglio sarà.
Se queste due scelte verranno compiute si sarà delineato un campo, cose da fare, iniziative da prendere per il Pd ed il suo corpo attivo.Sarà possibile anche discutere di tutte le questioni di contenuto, dalla collocazione internazionale, al rapporto con le diverse forze sindacali, alla laicità, alla scuola, all'indipendenza della magistratura.Su ognuna di queste non è impossibile trovare una proposta nuova che permetta all'amalgama PD di fare passi in avanti.Ma senza queste due scelte primarie e prioritarie anche il confronto di merito può divenire impossibile, o almeno inane, divisorio. O troppo acceso o compromissorio.Basta pensare alla tragica vicenda di Eluana Englaro, dove si è visto assieme il silenzio del Partito e l'attivismo-maggioritario- dei suoi membri per un'ipotesi del tutto laica e di altri per un'ipotesi irrimediabilmente opposta.No, così non si può andare avanti.Non tutto è nelle nostre mani.Ma quello che possiamo decidere dobbiamo deciderlo.Ripartire con il Partito Democratico.Cambiare il Partito Democratico.Scegliendo di fare opposizione e di riaprire il gioco delle alleanze.Attenzione: la nostra crisi può segnare un momento grave per la tenuta dell'intero sistema democratico.
Non c'è un minuto da perdere.

Davide Ferrari

Marzo 2009