martedì 9 dicembre 2008

La destra in Consiglio con le magliette nere.La risposta di Davide.

Consigliere FERRARI

Abbiamo imparato poco fa, da tanti interventi, che viviamo in una città angosciata, piena di rovine, perché con tutto il rispetto delle città che sono ai primi posti della classifica di Italia Oggi, io penso che soltanto Vukovar potrebbe ambire a staccarsi all’ultimo posto e a essere così penalizzata nei loro confronti.
Quindi, immagino che l’idea che Bologna dà agli altri, non solo a questi ricercatori la cui buona fede per me è indiscussa, ma forse anche a noi stessa è quella di una città rovinata, nel senso letterale del termine, cioè una città dove le rovine ingombrano le strade, dove dalle finestre si buttano i materassi, in sostanza una città senza destino, senza speranza, senza economia, peccato è che questa sia la città dove si continua a consumare di più in Italia e si continua a consumare di più in Italia perché nonostante gravissimi segnali di crisi anche da noi, è la città dove si guadagna di più perché si lavora di più, si produce di più, si producono cose più utili e che reggono meglio alla sfida internazionale.
Bologna è una città che è al centro di una Regione che ha uno dei maggiori livelli di qualità della vita fra quanti sono presenti in tutta Europa, che è più avanti della famosa regione Renana, a cui fanno riferimento sempre gli economisti.
Io lo so che i bolognesi non se ne rendono più tanto conto. È vero c’è una responsabilità anche dei politici. Non credo che i bolognesi si sentano Malabrocca, né tanto meno è vero che Malabrocca avesse un gregario. Al Giro c'era una sola maglia nera. Siccome qui ne ho viste due, vale a dire che oltre a Malabrocca abbiamo visto anche il suo gregario, rilevo che al contrario al Giro il gregario della maglia nera non era previsto.
Al di là delle battute c’è una responsabilità anche nostra, è vero, nel non controbattere abbastanza questo senso indistinto che ci vede essere figli diseredati di una stagione di giganti, lo ha detto perfino Tommasini, che a giganti come Renzo Imbeni, Renato Zangari, Giuseppe Dozza, non può certo sentirsi molto vicino.
Io qualcuno di loro ho conosciuto e ancora li conosco, erano e sono senza altro grandi personalità, ma devo dire che conosco, nella Bologna di oggi, delle personalità rilevanti, rilevanti. Non conosco solo dei quaquaraqua o dei falliti, o dei rancorosi tuuti dediti alla sola nza che la storia giri strada del tutto, in modo che venga anche la loro ora, no, conosco anche delle personalità interessanti in tutti i campi, in tutti i campi, citerò un’altra volta per non suscitare né gelosie, né invidie, né pseudo curiosità.
Ma voglio dire che una parte, una piccola parte, certamente, ci sono tanti luoghi, di una città che si dà da fare, l’abbiamo vista in queste plurime inaugurazioni, sia quelle più riservate che quella più pubblica dell’ex cinema Ambasciatori.
Io ricordo qualcosa di queste nome, lo ricordo, ricordo discussioni di anni, ricordo progetti un po’ rocamboleschi, tutti molto ritagliati sull’idea che senza un piccolo commercio, visto però in modo vecchio, un po’ esausto, il centro di Bologna sarebbe morto, invece è vivo e rinasce se ci sono investitoli sufficientemente capaci con il know how, la forza, la volontà di fare cultura, tali da segnare il loro territorio con qualcosa che ha un senso in questa città e altrove. Mi piacerebbe dirlo al collega Onorevole Raisi, che con altri progetti si è allungo dilettato, poi però siamo arrivati a questo, che ha aperto qualche giorno fa, qualche giorno fa, di cui siamo qui a parlare.
Io non voglio fare cose di piaggerie, i giornali l’hanno fatto, in parte anche una piccola concorrenza verso alcuni dei nomi citati, quindi non mi interessa certo riprenderli. Certo è che siamo in presenza di una iniziativa importante, che fa giustizia di polemiche piccolissime e che dovrebbe dare il senso anche a tanti altri soggetti che ci sono, così come abbiamo salutato per esempio alcune iniziative importanti di agio o per esempio salutiamo la grande partecipazione della città alla colletta alimentare, ma perché non vediamo che la grande partecipazione della città a un progetto culturale e imprenditoriale forte, ha segnato queste giornate, perché non farlo?
Ma a cosa serve cercare di imitare Malabrocca, cerchiamo di inseguire Fausto Coppi, che forse è più difficile, ma è più utile.