giovedì 4 dicembre 2008

Bologna, proprio così. I ciabattini di S. Stefano.

Via Santo Stefano è tutta di portici.
Tutti camminiamo sempre sotto quelli che sono sul lato sinistro, venendo dalle torri.
Se escludiamo il tratto finale, sporco e bellissimo, del Conservatorio delle Vergini, che oggi conserva il Quartiere, e l'arco del Baraccano, tutto il lato destro è, per lunghi tratti, quasi deserto.
Non è sempre stato così.Se proviamo a camminarci, sotto i nostri piedi sentiremo ogni tanto delle lastre di ferro. Le lastre scendono fino in strada, piegate ad angolo retto lungo il muro che sorregge il rialzo del portico.
Sembrano chiudere delle vecchie cantine o chissà...Ma io ricordo bene.
Sono nato nel '58 e , ancora nei primi anni '60 ho visto a cosa servivano quelle lastre.
Ogni giorno venivano alzate, fissate aperte con un'asta di legno o ferro, e diventavano il tetto di un bizzarro capanno.
Dentro il buco che si rivelava dopo l'apertura, in un banchetto circondato da scansie grezze con chiodi e lucidi da scarpe, prendeva posto un ciabattino.
Si', c'era un ciabattino in ogni abituro, con il suo "negozio" semiaperto sulla strada, al suo posto di lavoro, dove poteva stare solo seduto.
Ero un bimbo,mia nonna il mio Virgilio. Mi portava di cantone in cantone, di negozio in negozio.Per tutto ciò che vedevamo insieme aveva un versetto o una filastrocca intera da declamare.
Ma quelli non li considerava molto. Aveva un calzolaio personale, un uomo massiccio, con una enorme ciste a palla, alla base della nuca, che operava allo Sterlino.
Un tipo professionale.
Quelli del Santo Stefano forse erano per i più poveri e furono, probabilmente i primi, a cedere alla concorrenza delle macchine automatiche.Forse erano quelli che mettevano "i cicchetti", le toppe di cuoio a chiudere i buchi dell'uso, per chi non si poteva permettere di far cambiare tutta la suola.
Oggi sappiamo che le colle portano il cancro ma io ero contento di quell'odore, così come quasi tutti i bambini si inebriano dell'aroma delle benzine nei distributori.
Quando, qualche anno dopo, via Santo Stefano mi divenne quotidiana per la frequenza delle vecchie Scuole medie Rolandino, alla confluenza della Fondazza e di via Dante, i ciabattini erano scomparsi.
Un giorno passai sopra i loro caveau, sono una quindicina da San Giuliano a Cervellati, e con il tacco provai a battere sopra ogni lastra. Sentivo il rumore del vuoto, quasi fantasticavo di verificare se mai qualcuno fosse rimasto chiuso lì dentro.
Negli anni ho provato a chiedere a molti se ricordano i ciabattini.
E' strano. Ho chiesto ad architetti e vecchine, a fanatici bulgnis e fornai. Niente. Quasi nessuno sembrava ricordare. Chi assentiva mi diceva: "ma erano qui prima della guerra!".
Invece no. Io so che quella vita senza alzarsi mai, quel lavoro da corte medievale, ho fatto in tempo a vederlo.
Si è avuto gran fretta di archiviare la nostra storia di antichi, e di poveracci, anche a Bologna, come in tutta l'Italia del boom economico.
Ma quel bimbo ancora ricorda.

davideferrari@yahoo.com