giovedì 7 febbraio 2008

Aldini Valeriani: l'intervento in Consiglio.

O.D.G. APPROVAZIONE DELLO SCHEMA DI CONVENZIONE TRA IL COMUNE DI BOLOGNA ED IL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE PER LA DISCIPLINA DEL REGIME TRANSITORIO COLLEGATO ALLA STATALIZZAZIONE DEGLI ISTITUTI ALDINI VALERIANI E SIRANI.

Consigliere FERRARI
PARTITO DEMOCRATICO

Signor Presidente, colleghi,

ho ascoltato con interesse sia la relazione, sia i due primi interventi, interventi che mi hanno immediatamente preceduto, quello del Professore Carlo Monaco e quello dell'Onorevole Raisi.
Interventi dei quali ho apprezzato la veemenza, segno di passione verso questa istituzione formativa, una passione che fa onore a chi la dimostra, certo tanta passione non abbiamo registrato nei lunghi mesi nei quali l'Amministrazione Comunale è stata lasciata completamente sola di fronte alle necessità di una costruzione di un consenso nella società, come si suol dire, che è Bologna, e cioè nelle istituzioni del privato sociale, nel mondo delle imprese, nello stesso mondo degli ordini professionali.
Una solitudine che non è stata colmata nemmeno, lo voglio ricordare, sarà l'unica polemica che farò, nemmeno dall'aiuto che è mancato di alcuni colleghi che sono stati protagonisti di assemblee con i lavoratori di questi istituti, e poi pur avendo responsabilità, o avendole avute poco tempo fa in importantissime associazioni del mondo produttivo bolognese, almeno a memoria, forse sbaglierò, non hanno mosso un dito per affrontare il problema della sostanza finanziaria che dalla società doveva giungere agli istituti, per permettere una soluzione più innovativa, più forte, più ancora valorizzante la tradizione e la realtà di queste scuole.
Non importa, anche se tardivo - lo dico a Monaco e a Raisi - il loro interesse fa loro soltanto onore, cercherò di interloquire con questo interesse trovandomi però, a differenza di quanto loro hanno fatto, almeno così a me pare, provandomi a parlare dell'oggetto concreto di cui stiamo discutendo, che mi pare - viceversa - un po' sfuggito fino ad ora. Innanzitutto è bene ricordare che noi ci occupiamo di scuole superiori, sono le uniche scuole superiori a Bologna colleghi? Come più o meno era quando dei fonti importanti le hanno fatto nascere?
Le scuole dello Stato sono reietti appendici della burocrazia di Viale Trastevere, o sono scuole della repubblica che ogni giorno vediamo qua, in queste strutture, nelle persone dei loro dirigenti con un'interlocuzione costante con gli enti locali, il Comune e la Provincia?
In quale Italia viviamo, in quella che ancora ci appare nella lapide sui muri di Via Santo Stefano, che segnalano ancora oggi il primo Istituto Professionale fatto dalla Provincia a fine secolo, secolo ottocento, o nell'Italia dell'autonomia scolastica dell'anno 2008?
Monaco è disattento, ma se un onorevole può avere qualche disattenzione, Professore Monaco, lei no, lei non posso credere non conosca i profondi cambiamenti che sono avvenuti anche dal punto di vista istituzionale nella scuola pubblica italiana, non posso credere che lei non li conosca.
Allora è evidente che la questione dell'ente gestore, e di chi promuove la scolarizzazione non si può porre oggi come lo si poneva 50, o addirittura 150 anni fa.
Leggevo, lei lo conosce bene perché ricordo che ne parlavamo insieme, un recente articolo su argomenti umani, di Giorgio Franchi, uno dei più importanti esperti di formazione professionale e di istruzione tecnica superiore, che dice due cose molto giuste.
Prima di tutto ricorda che in questi anni vanno a scuola, in qualche modo, dai 14 ai 18 anni più del 90% dei ragazzi e delle ragazze italiane, quindi non c'è più il tema della promozione della presenza in un deserto istituzionale di scuole, il tema è quello della garanzia della qualità, della garanzia del successo formativo, della lotta all'emarginazione. Franchi ricorda un'altra cosa, io mi permetto di addebitarmi, ricorda quegli opinionisti che invece parlano di scuola come se fosse ancora la scuola dei loro tempi, quando andava nelle superiori il 40, 45%, anni '50, non è così.
Questo quadro che io ho richiamato con una certa energia, ma non me ne scuso, perché chi si occupa di scuola è veramente - alle volte - avvilito dal fatto che è un tema che perlopiù non suscita l'interesse di chi è più potente, magari nel mondo politico, quando un avvenimento direttamente di schieramento lo riconsegna all'attenzione vede un fiorire di opinioni, che tutte sono, da chi le esprime considerate degne di nota, tale e quale soltanto la discussione su chi deve essere l'allenatore della squadra di calcio della Nazione Italiana, tema che si sa, appassiona i più.
Non è così, siamo tutti pregati, tutti, di parlare di scuola sulla base della realtà concreta, questo per rispetto alla scuola, agli studenti, agli insegnanti, ai lavoratori e ai genitori.
Questa premessa mi serve - colleghi - per definire un altro tema che è più attuale, viale forse dire la mia premessa che il Comune non deve mantenere nessun intervento diretto nella scuola?
Vuol forse dire che siccome c'è già chi ci pensa alla parte scolastica vera e propria, noi possiamo non interessarci di una storia che è stata così importante, e soprattutto anche così ricca di investimenti, di esperienze anche di personale, io non penso.
Io dico sempre che se noi ci trovassimo un'altra città, magari - ma senza vena di razzismo - una città meridionale, dove non c'è nessuna tradizione di intervento gestionale degli EE.LL, non c'è nessun problema di rapporto con l'intervento del Comune nel campo scolastico, come intervento diretto, cioè come intervento erogatore di servizio informativo, a nessuno si diceva, di destra o di sinistra, io credo che nemmeno ad un Dirigente della Quarta internazionale verrebbe in mente in un Paese, una città così, a fronte degli ITIS, di fondare un Istituto Tecnico Superiore di un Comune.
Non penso che verrebbe in mente a nessuno, ma siamo a Bologna, dove abbiamo invece una storia di cui dobbiamo rendere conto con passione e spirito di servizio.
Questo per dire che definire sinistra quella comunalista, e destra quella statalista è ridicolo innanzitutto perché la scuola di stato non è più statalista, secondo è proprio ridicolo in radice, e l'esempio che ho fatto in un'altra ipotetica città mi pare lo metta in evidenza con assoluta chiarezza.
Che cosa dobbiamo fare? Mi rivolgo anche all'Assessore, perché io non è che sia senza preoccupazioni sulle nostre scelte e sul nostro futuro, le ho, preoccupazioni però che cercano di dare un contributo, magari modesto, per fare avanzare le qualità delle nostre scelte, non per lucrare su facili, quanti - lo dico colleghi del centrodestra - anche modesti consensi, modesti.
Cosa bisogna fare? Io credo che bisogna innanzitutto, e qui Assessore ancora non lo vedo, vedo lo spirito e non vedo l'idea, so che lei ha le capacità per lavorarci, mi permetto di tornare a suggerirvelo, bisogna salvaguardare i marchi, lo dico nel senso moderno del termine.
Il marchio Albini, o il marchio, qualora finalmente lo proponessimo, delle scuole dell'infanzia di Bologna, non è senza valore, ha un enorme valore, e se si vuole andare in sostanza, perché questo è, ad un corollario di servizi paraformativi che ruoti attorno al servizio però di tutto il sistema scolastico bolognese, delle scuole che invece come tali diventano scuole, come già sono altre, gestite dalla Repubblica, io penso che un marchio ed una direzione unica di questo corollario di servizi, aiuterebbe molto.
Anche perché io penso anche ad investimenti che oggi non siamo stati capaci di determinare, ma non impossibili della società economica bolognese regionale per il rilancio di queste attività.
Guardi è una cosa importante questa, perché io lo devo registrare, ho avvertito un timore, ho avvertito una preoccupazione, non sarà che questo tipo di costruzione, di proposta sia propedeutica anche all'abbandono dei servizi paraformativi?
Io li chiamo così, in senso letterale, non sarà che non ce ne cureremo, non sarà che ci sarà un'incuria un domani, una difficoltà di curare con l'attenzione necessaria lo sviluppo di queste realtà? Lo sportello, il museo e quant'altro.
Siccome io non ci credo, credo che un segnale diverso potrebbe essere proprio quello di ricondurre a forte unità, l'unità che un marchio simbolizza e valorizza.
Ripeto, Messina avrebbe altri problemi, noi abbiamo questo problema, il primo problema lì sarebbe fare una consulta delle scuole autonome, quello è il primo problema, in una città che ha necessità di verificare la rete delle scuole, qui abbiamo un problema in più, e cioè cosa produciamo sul marchio della qualità della formazione che già esiste, è un problema diverso che abbiamo qui, idem dicasi per le scuole dell'infanzia.
Io ho già proposto varie volte Assessore, ed insisto, decidiamo che cosa tenere, niente? Il 50%? Quello che c'è oggi? Io un'idea l'avrei, ed è lontano dal niente.
Costruiamo un sistema integrato non solo attraverso la nostra responsabilità, ma anche con strutture, direzioni didattiche forti, investimenti anche di personalità, ed un marchio.
Stabilizzare più che si può il personale, so che c'è un impegno in essere, ma alle volte i lavoratori criticano:” ma come-affermano- ci dite che fate un grande sforzo e poi i numeri sono poche decine”, è vero, ma queste poche decine già sorgono la possibilità di assunzioni di tutto il Comune, questo si deve sapere, ma io penso che anche sulla scuola dell'infanzia bisogna avere un progetto, un progetto anche nella quantità, allora, marchi, servizi paraformativi, corollario, statizzazione.
Vado al dunque, non mi sfuggono le preoccupazioni di parte del mondo docente, noto che nell'accordo del febbraio 2007, che lei Assessore ha opportunamente citato, già troviamo alcune indicazioni che sono molto importanti, non soltanto verso la stabilizzazione del personale, ma anche perché in qualche modo io credo che oggi debba essere messo nero su bianco, i lavoratori che sono impegnati negli istituti formativi mantengano la loro definizione, il loro contratto, il loro contratto integrativo, ed anche quegli accordi ancora più seguenti che fanno parte del complesso delle normative che reggono il loro rapporto di lavoro con l'Amministrazione Comunale.
Credo che questo sia molto importante, anche se vorrei fare un chiarimento, siccome chi parla, scusate le autocitazioni, ha avuto l'occasione, c'è qui un testimone, di andare in campagna elettorale all'Aldini e Sirani e di dire che il Comune non poteva reggere la mole di investimento che era a bilancio, in campagna elettorale, bene io vorrei dire una cosa anche sulla questione dei docenti.
E cioè, sento dire che le esperienze passate di riconversione di personale sono state, nella scuola bolognese, molto drammatiche, sono state certamente difficilissime, però attenzione, se si fa riferimento - ad esempio - agli ex tempopienisti, Assessore e colleghi, la difficoltà è nata non da vicende legate direttamente al rapporto di lavoro, ma al fatto che questa riconversione, tranne per coloro che restavano nelle scuole, per esempio per l'handicap, era una riconversione dal punto di vista anche del ruolo di lavoratore, cioè non svolgevano più, pur mantenendosi come insegnanti, un'attività paragonabile all'attività docente tradizionale, alla loro attività.
Cioè in sostanza si sono dovuti prendere alcune centinaia di lavoratori e fargli fare un altro lavoro, è qui il nocciolo della questione.

È da qui che giunge storicamente, diciamo storicamente, oggi qualcuno ha detto l'anno 2000, in realtà è cominciata nell'85 quella vicenda, ma in sostanza è da qui che è venuto il nocciolo delle difficoltà di quell'operazione di riconversione.
Ma oggi la situazione è del tutto diversa, allora io quello di cui mi preoccuperei, se fossi un docente coinvolto, è questo, e cioè, può sembrare paradossale, ma come mi integrerò nella scuola della Repubblica, non come mi difenderò, questo è il punto di fondo, perché altrimenti ne andrebbe della mia professionalità.
È difficile, sarebbe un discorso lungo da fare, forse addirittura impopolare, ma è questo il punto da affrontare, e il Comune può fare qualcosa per aiutare la riflessione, può fare qualche cosa.
Per esempio un monitoraggio delle professionalità sarebbe utilissimo, non burocratico, non solo basato sui mansionari o sulle annualità, ma sulle qualità davvero percepibili, rilevabili, rintracciabili sui percorsi professionali che questi lavoratori.
Io credo che questo sia un punto essenziale. Allora garanzie certamente! Personalmente ritengo che le organizzazioni sindacali, confederali stiano facendo uno sforzo di straordinario valore non da oggi, prima di proposta, addirittura di anticipazione; ed oggi per evitare che questa proposta marci su scartamenti ridotti, ma che abbia gambe per andare avanti, assieme al lavoro di tutela, proprio con questa ispirazione che condivido, lavorare ancora sul progetto e sulla valorizzazione conseguente delle professionalità. Io mi fermo qua. Devo dire che siamo andati anche oggi, io e il collega Panzacchi in questo istituto, non è il momento della mozione degli affetti, però, chiunque abbia un minimo di concezione della democrazia, della nostra Repubblica, come basata sul lavoro, e spero che accomuni tutti, non solo il Centro Sinistra ma anche il Centro Destra, perché no?!, tutte le volte che va lì capisce che c'è qualcosa di più! Mi scuseranno i colleghi di altre scuole, rispetto a quello che troviamo altrove. C'è qualcosa di più! C'è qualcosa che ha consentito, ma ancora consente, non come si dice adesso: frase francamente riprovevole di aiutare il più umile o il più bisognoso; riprovevole in campo politico, no! C'è un istituto, ci sono istituti che hanno permesso la promozione umana e sociale nel lavoro che è cosa ben diversa dal garantire il sostegno agli umili. È una cosa ben diversa e assai più rilevante. Io credo che questa cosa che è avvertibile in una grande scuola tecnica, che ha costruito, poi, gran parte dei quadri intermedi che hanno permesso lo sviluppo delle piccole e medie aziende, ma che ancora adesso ha in questo campo una funzione rilevante. Insomma, chiami la nostra attenzione, al di là anche del settore scuola dove l'Assessore Virgilio si impegna molto, si è impegnata su questa vicenda, ma richiama anche un interesse dell'Amministrazione Comunale più complessiva, è una carta nostra; così come è una carta tutta la questione del rapporto tra società e scuola tecnica e scuola del lavoro, è una carta importante. Una volta quando si iniziava a far politica i primi documenti che si leggevano riguardavano questi temi. Oggi io cedo che un giovane potrebbe arrivare alla pensione, un giovane democratico impegnato, senza mai trovare l'occasione di leggere un documento su queste tematiche; ma non va bene! Perché qui c'è il cuore della nostra società, e questo cuore va ritrovato e va riconsiderato.