sabato 24 novembre 2007

L'Isola dei senza vergogna.

L'Italia che viviamo
di Davide Ferrari

Confesso: ho guardato spesso, negli anni scorsi l'Isola dei famosi. E quest'anno, più distratto, ho recentemente recuperato vedendomi, intera, una sua lunga puntata.
Ho letto poi una serie di servizi su "Di più TV" sull'argomento. Sono documentatissimo.
Tutti sanno che i realities sono quel che sono, ma qui si esagera.
Il Malgioglio dichiara che Manuela Villa vincerà perchè il padre Claudio dal cielo la sostiene per tacitare il suo complesso di colpa.
Sembra infatti che non volle riconoscerla.
Ma, se nei cieli hanno tanto potere, quanto lavoro dovrebbe avere il nonno di Osama Bin Laden? Perchè non interviene?
C'è poi un tizio, uno dei "non famosi", credo, dall'eloquio alla Toni Ucci e dalle parole particolarmente maligne.
Dallo studio una tizia spiega che Lui fa così perchè ha il difetto tipico della "romanità": è un "rosicone", accusa.
La romanità, dice proprio così.
Ed io che credevo che quel termine indicasse la civiltà dell'antica Roma.
Come sono arretrato!
Appare e scompare una sorta di zombie.
E' un ex palestrato, ci informa Platinette, che di sex simbol se ne intende.
Ora è macilento. Il suo volto scavato sembra quello di Mc queen-Papillon, prigioniero alla Cayenna.
Per fortuna quest'anno non c'è Maria Giovanna Elmi, giunta in passato, per la dieta isolana, alla rassomiglianza con le ottuagenarie streghe navajos che perseguitano spesso Tex Willer.
Il reality dove non si magna è davvero terribile.
Eppure per farlo sono disposti a tutto e piangono quando finalmente ci arrivano, tornando alla celebrità, come Ferrini.
Cecchi Paone forse è gay ma è antipatico lo stesso. Lo hanno eliminato senza pietà. Non c'è ancora un' "Isola dei boriosi".
Gli altri non li conosco, li vedo strisciare nel fango e parlare di cocco.
Non c'è un motivo per guardare, eppure si guarda.
Abatantuono , in un recente film -tristissimo e bello- di Pupi Avati ha impersonato un attore cinquantenne, stanco e malandato, che racconta alle figlie un suo tentativo di suicidio.
Fra le motivazioni quella di essere stato indotto ad umiliarsi fino a partecipare ad un reality ambientato nelle fogne.
La realtà supera l'iperbole del film. L'isola è ancor più sporchiccia e la Ventura, un tempo brava e vivace ragazzina, ora mostra la crudeltà di una guida turistica per viaggi in torpedone. Ha l'insistente spietatezza della coppia De Filippis-Costanzo, presi ambidue.
Eppur guardiamo.
Cosa ci attira? La mancanza di alternative non basta. La solitudine è una scusa, vera ma banale.
In realtà guardiamo perchè godiamo a non farci i c.... nostri.
I vicini ce lo impediscono con il loro mutismo, i colleghi di lavoro non comunicano, almeno quelli dell'Isola non hanno più segreti per noi.
Gli autori, per dir così, di questi programmi insistono a provocare negli schiavi dorati che sono nelle loro mani, come "i naufraghi", occasioni "curiose" di competizione e degradazione.
Sbagliano, il reality più amato sarebbe quello che ci mostrasse persone normalissime, in ognuna delle loro normali attività, purchè fossero davvero tutte.
Ricordate il film "Truman show"? Ci ha già dato la rotta.
Il mega reality lì descritto inseguiva un uomo dalla nascita, facendolo vivere in un mondo posticcio, perchè il pubblico potesse tenerlo in pugno, guardarlo in ogni suo istante di vita.
Forse avremo realities con meno bellone e atleti in disarmo ma in cambio ci verrà prossimamente denudata l'esistenza integrale di un protagonista, un uomo o una donna, senza più alcun diritto e senza altro scopo oltre quello di essere da noi osservato, come un giocattolo. Senza più alcuna umanità.
Senza vergogna.
Si può ancora dire? Si può ancora indignarsi, anche contro noi stessi, spettatori colpevoli? Sì, si deve.