lunedì 9 luglio 2007

L'intervento sul Bilancio consuntivo del Comune di Bologna

Consiglio comunale di Bologna
Data Seduta: 22/06/2007

Argomento:
O.D.G. N. 140 - APPROVAZIONE DEL CONTO CONSUNTIVO DELL'ESERCIZIO 2006 DEL| COMUNE.
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Consigliere Davide FERRARI,
Grazie, signor Presidente. Ho seguito l'iter di presentazione del conto consuntivo. Questa mattina abbiamo avuto ulteriore occasione, nella Seconda Commissione, la Commissione Bilancio, riguardante in particolare l'utilizzo delle risorse avanzate, che mi pare abbia chiarito, abbia permesso un chiarimento utile, mettendo in rilievo la congruità di una scelta di impegno di risorse che sono non disponibili ciclicamente nelle nostre casse, rivolgendole anche, in maniera rilevante, all'accantonamento per la copertura dell'eventuale obbligato pagamento che ci deriva dalla nota vicenda Seabo.
Mi pare, e non è quindi la mia una risposta all'onorevole Galletti, il quale, un esperto di grande valore, ha avanzato una strategia completamente diversa; mi limito, però, a dire che mi è sembrato, come Consigliere, nel partecipare oggi ai lavori della Commissione, che sia emersa l'assoluta limpidezza di questa scelta. Avrei, ad occhio, qualche dubbio su una scelta totalmente opposta, che peraltro non è emersa in Commissione, quale, per esempio, quella di un immediato versamento, però - ripeto - non mi sento in grado, come dire?, di avere degli strumenti così forti per dire un no.
Sto al dato politico: ho avuto un confronto, quest'altra proposta non era emersa e il confronto ha permesso in Commissione di chiarire la giustezza della scelta che l'Assessore ha dichiarato e che poi i tecnici, in particolar il dottor Bigi, hanno argomentato.
Penso, quindi, che, con tutta serenità, possiamo predisporci a dare un giudizio favorevole su quella scelta.
Poi, ripeto, il dibattito è sempre benvenuto, anche all'ultimo istante e, ripeto, una voce esperta si ascolta sempre volentieri.
Ma noi qui dobbiamo esprimere un nostro giudizio e sugli strumenti consiliari che ci sono stati dati mi pare che possiamo non avere ragionevoli dubbi nell'esprimere un giudizio positivo.
Questo sul punto che ho sentito qui risollevato.
Ma più in generale, invece, per quanto riguarda il consuntivo, il rendiconto per l'esercizio 2006, mi limito ad alcune considerazioni, se volete più di ordine politico.
La prima considerazione è questa: c'è una forte continuità nell'impegno ai servizi, spesa sociale, e anche per interventi che orientino da un lato la qualità della vita, allargandone le possibilità, e dall'altro anche l'ammodernamento economico della città, che è così caratteristica di Bologna e che io trovo totalmente confermata al momento del risultato materiale che qui siamo chiamati a giudicare. Guardate, lo dico anche ad alcuni colleghi della nostra maggioranza: guardate che questo non è mica scontato. Non è scontato.
Io mi trovo a fare un'esperienza professionale che mi consente di verificare lo stato del dibattito all'interno degli enti locali, anche nella nostra Regione e anche in qualche modo di mettere qualche volta allo specchio i Sindaci ed i principali dirigenti dei Comuni e delle Province della nostra Regione e di avvertire così il senso non più solo di uno scricchiolio, ma di qualcosa di più, cioè del farsi strada della convinzione di una impossibilità pratica ad operare su scelte di indirizzo generali e fondamentali, su una visione complessiva della comunità che ci si trova ad amministrare.
È molto forte, è molto diffuso questo senso di impotenza e noto che sulle grandi partite, ultima tutta la vicenda della pianificazione strutturale, urbanistica, ma anche sulle partite dei nodi di sviluppo di eccellenza, dove pure abbiamo ritardi, è vero, sulla partita del rapporto pubblico e privato, ebbene, proprio su questi temi, cioè sul compromesso oggi possibile nella gestione tra intervento sociale ed intervento pubblico, io vedo, ricevo richieste, costantemente il Comune di Bologna è considerato un punto di riferimento.
Eppure ogni giorno a seguire il dibattito consiliare, e spesso anche la stampa, apparirebbero soltanto problemi e difficoltà; sembrerebbe di essere rappresentanti noi consiglieri di una città in rivolta e disorientata, senza alcuna scelta amministrativa coerente.
Quale il perché di questa distanza, da dove origina? Bisogna chiederselo, perché è un problema politico rilevante.
Dobbiamo forse pensare così: chi sta peggio guarda chi sta un po' meno peggio, cos'altro potrebbe fare? Mentre i cittadini, esigenti per lunga pratica di eccellenza, sono immediatamente più critici, percepiscono sulla loro pelle le difficoltà.
Io penso sarebbe una visione un po' ingenerosa.
Io credo che dobbiamo fare uno sforzo per mettere in rilievo le costanti, le invarianti della scelta che il Comune di Bologna ha fatto nelle sue varie stagioni su come intendere il ruolo dell'ente locale.
Dobbiamo metterlo maggiormente in rilievo.
D'altra parte, almeno per quanto riguarda le aziende partecipate, una vicenda importante, che va inserita in questo quadro di interventismo positivo e non ideologico dell'ente locale rispetto alla società, ho udito poco fa il consigliere Galletti, parlo dell'onorevole Galletti, parlare di fierezza, di attenzione che deve prevenire a prescindere dalla parte politica.
Benissimo, io dico, allarghiamo il discorso e mettiamo tutti assieme, se è possibile, con più nettezza in rilievo le costanti fondamentali delle scelte che questo Comune ha compiuto e compie.
Certo, gli strumenti si modificano, ma il senso è quello di un intervento costante nella società civile bolognese, nel corpo della comunità bolognese per garantire una nuova stagione di sviluppo equilibrato, di programmazione, di riferimento certo flessibile, certo interpretativo delle istanze autonome della società, ma pure di riferimento al mantenimento di punti di coesione sociale, eguaglianza nelle opportunità, in sostanza l'identità di questa città.
Voglio fare un esempio. Ho assistito a due recenti Commissioni. Una sui servizi nido, laddove una scelta, sicuramente discutibile, fatta però per ridurre gli esborsi finanziari e in qualche modo mettere a registro il tema delle supplenze, delle sostituzioni, è stata presentata, devo dire non da tutti i genitori, da tutti i plessi presenti, come il segno di un abbandono.
Poi guardiamo le cifre al consuntivo e vediamo l'impegno per l'infanzia, è un impegno straordinario, che vede ancora questa realtà fra i punti di più forte esposizione che abbiamo nel continente, e questo a fronte - lo sappiamo - di riduzioni progressive dell'intervento disponibile di risorse disponibili per gli enti locali, che è andato maturando nell'ultimo decennio soprattutto. Allora qual è il punto? Il punto è che anche gli elementi di frizione qualitativa dovrebbero essere messi di rilievo, che è sacrosanto mettere in rilievo quando ci sono. Io, per esempio, sto all'esempio, ritengo un po' discutibile che ogni giorno, ogni mattina bisogna fare un conto per programmare le supplenze. Penso che bisognerebbe passare da un dato, come dire?, di pura disponibilità ad un dato, per esempio, di medietà, piuttosto che quello di riconteggio quotidiano.
Certamente è solo un esempio. Però anche gli elementi di frizione tra ciò che si vuole e ciò che si ha dovrebbe essere nostro comune interesse riportarli in progetto per salvare il nucleo fondamentale, che è quello che vede l'identità di un ente locale forte che si preoccupa della città, che sceglie di continuare ad intervenire, che non si ritira dai problemi della sua comunità. E guardate che il punto dell'accettare il ritiro è quello di cui discutono dirigenti di Comuni importanti anche nella nostra realtà, Sindaci di Comuni importanti anche nella nostra realtà, a fronte delle difficoltà sociali, istituzionali e finanziarie.
Per questo si guarda ancora a Bologna. Per questo si guarda ancora a Bologna e si guarderà a questo consuntivo, tecnicamente, ma anche politicamente, e non solo perché da lontano l'erba del vicino sembra più verde, ma perché ci cercheranno risposte, se ne troveranno di giuste, altre da rivedere ma comunque importanti.
A quella domanda, cioè,”possiamo ancora essere una forza in campo per lo sviluppo del Paese?”, che si pone una classe dirigente vasta, quella dei responsabili degli Enti Locali, che ha ancora in mano una carta decisiva per riprendere il cammino in Italia, ma che sappiamo con quali difficoltà si confronta.
Ho visto anche in questo medesimo frangente, Sindaci del centrodestra, anche di realtà importanti, realtà civiche del centrodestra, che si pongono le medesime domande.
Io credo che questo sia un elemento da rilevare.
Altro esempio: abbiamo fatto proprio ieri, una Commissione sul nodo del sistema Adini-Valeriani. Io sento a questo proposito forte l'urgenza dell'ora.
Abbiamo ascoltato delle parole chiare dell'assessore regionale, che ha presentato la strategia dei poli di eccellenza, un sistema che, senza scardinare l'unitarietà dell'istruzione secondaria superiore, riprende con forza, unendo risorse statali, tradizione degli enti locali, e orientamento della Regione, le vocazioni ad essere più direttamente al servizio del mondo produttivo di alcuni poli di eccellenza del sistema educativo.Bene.
È sul come farlo che noi dobbiamo interrogarci, lavorare e prendere, e verificare, ma è importante che comunque si sia mantenuto, fino all'oggi, e ne troviamo precisa evidenza e anche onerosa evidenza, in questo Conto consuntivo, un impegno del Comune di Bologna per salvaguardare un'esperienza che oggi va traghettata verso un altro tipo di strutturazione gestionale, che è stata ed è oggi un servizio per un'area economica istituzionale molto più vasta. Sarebbe stato interessante, nel momento in cui il Comune di Bologna conferma questo impegno e cerca di spingere, spesso troppo solo, per una modifica gestionale che renda compatibile con il mantenimento in vita dei servizi educativi, di orientamento e di formazione professionale, irrilevabili, sarebbe interesse di tutta la città portare su questa discussione, chiamare a raccolta le energie economiche.
Qui, nel nostro Cvonsiglio comunale, siedono importanti dirigenti di settori della vita economica associata bolognese, li ho visti interessati, ma poi, quando siamo andati al punto, la polemica è rimasta ferma.
Non abbiamo visto uno sforzo coeso della società bolognese per reagire, per considerare, appunto, come cosa propria la gestione comune delle fasi di passaggio, senza nessuna dismissione degli obiettivi di qualità, da una gestione di diretto intervento ad una gestione istituzionale differente.
E’ un tema che ritroviamo in tutti i campi.
Mi sembra che sia qualcosa che non riguarda solo i tecnici.
Invece troppo spesso, nel nostro dibattito ci si ferma alle polemiche. Qualcuno, più a sinistra, assume la rappresentanza del personale in transito, qualcunaltro, più di destra, se è bravo, guarda le cedole di borsa, di Hera per esempio, come vanno, e se non è bravo si disinteressa del tutto.
Ma è possibile che noi ci fermiamo qui, è possibile che il nostro dibattito si fermi qui?
Io penso di no. Io credo che, essendo noi cittadini e avendo noi goduto della fortuna di essere cittadini di Bologna, una città così innervata dall'intervento pubblico, positivo, in una stagione come questa - che non è aperta da oggi – segnata della totale trasformazione degli strumenti per garantire una nuova fase all'indirizzo pubblico della nostra società, insomma, dobbiamo sentirci tutti impegnati a verificare le scelte e garantire i migliori risultati.
Io penso a processi di aggregazione della rappresentanza delle imprese, che hanno una rilevanza politica, con i quali a me piacerebbe interloquire anche in altra sede. L’unificazione della rappresentanza, per esempio, delle imprese bolognesi di Confindustria e API, che mi sembra un momento importante, che io mi auguro possa garantire all'ente locale un'interlocuzione coerente, forte.
Spesso parliamo delle fondazioni bancarie un po' come di casse, ma c'è da elaborare una progettualità di lungo periodo comunque, che, appunto, smobilizzi quelle risorse che d'altra parte sono anch'esse, in tutto e per tutto, non solo per obbligo di spesa, ma come frutto del risparmio sociale, risorse pubbliche.
Poi c'è da ripensare a un ruolo rinnovato, ma sempre molto importante della rappresentanza dei lavoratori, che sempre più unisca nell'identità confederale l'elemento del lavoro all'elemento dell'essere consumatori, unione che deve portare al concetto dei pieni diritti di cittadinanza, e quindi ad un sempre maggiore interesse per la progettualità, per la definizione di uno schema che ci consenta un futuro di intervento pubblico che sia garanzia democratica nella nostra vita sociale. Insomma, queste le grandi questioni che io ho accennato in maniera generica, senza dubbio, ma con profonda convinzione, e mi auguro che abbiamo anche altyre occasioni per riprenderle.
Visto che non sempre, purtroppo, sono validi allo scopo i momenti del consuntivo e questo è molto grave, perché così dovrebbe essere, mentre di solito invece quel po' di interesse che ancora c'è sul contenuto si concentra, chissà perché, nei momenti del bilancio preventivo.
Un momento molto importante, lo comprendo bene, perché momento nel quale la rappresentanza che, in quanto rappresentanza, è rappresentanza di qualcosa, di interessi di persone in carne e ossa, si esercita talvolta persino da parte di ogni consigliere nel verificare se c'è questa o quella posta di investimento, questa o quella posta di bilancio.
Ma, tuttavia, dovrebbe esssere il momento della conclusione, del giudizio da dare su un anno di attività, che dovrebbe spingere ad un esercizio maggiore del ruolo dei consiglieri.
Io ho richiamato, il dovere di studiare e valutare cosa si sta facendo, con serietà, conti alla mano, in forma interrogativa, in forma metodologica, però consiste proprio in questo la nostra capacità di esprimere una rappresentanza di interessi generali.
Infine mi sento, da consigliere, mi pare esprimendo una opinione condivisa dal Consiglio, così è sempre stato, di dichiarare un ringraziamento ai nostri dirigenti, a tutti i lavoratori degli apparati coinvolti, che rappresentano sempre una sicurezza nella mutevolezza spesso degli orientamenti, almeno di quelli sociali, una garanzia per tutto il nostro comune e per la sua identità e figurazione anche verso i cittadini.
Ecco, sarebbe bello, insomma, che noi sapessimo portare - concludo - a maggiore evidenza i punti di fondo, di identità, e su quelli chiamare a nuova appartenenza la nostra società bolognese. Ci sarebbe spazio ugualmente per ciascuno, per ogni parte politica di disegnarsi con le forme più acuminate, le tendenze più esplicite, ma all'interno del medesimo senso di comunità. Credo che un consuntivo a questo debba servire, perché si richiama al senso generale del lavoro che è stato svolto.