lunedì 30 aprile 2007

Si va? Si va nell’Ulivo

LA BOLOGNA CHE VOGLIAMO

Si sono svolti, nello scorso fine settimana, i Congressi nazionali dei DS e della Margherita. La grande partecipazione al Congresso nazionale dei DS, al quale sono stato presente all’interno di una delegazione dell’ “Associazione della Sinistra per il Partito Democratico”, indica che, nonostante le difficoltà, ci sono le forze per andare avanti, portare a compimento il progetto di un nuovo e unito Partito dell’Ulivo.
Era appena finita la relazione del Segretario Piero Fassino, che una frecciata mi raggiungeva.
Mi ha fatto un po’ male. Cosa? Una battutaccia rivoltami-a denti stretti- da un parlamentare con il quale ho condiviso molti anni di battaglie nella Sinistra del partito. Mi ha detto: “Come mai Fassino non ti cita?” Voleva dire: perchè non cita la nostra associazione, i “Sinistri” che ci stanno, che vogliono impegnarsi nel nuovo partito. “Ha citato tutti, persino Sc......o, e te non ti ha citato!”
Hai! Hai! Superata la malignità, ho riflettuto. Certo chi non segue Mussi, chi non vuole la responsabilità di fare un nuovo partitino, l’ennesimo, non può però sfuggire dal dubbio- che so essere di molti- circa il carattere del nuovo grande partito. Sarà ancora una forza di sinistra? Sarà laico? Sarà, sarà sarà..... In realtà, a voler ascoltare, nelle parole del Segretario, come sempre molto serio ed impegnato, si poteva ascoltare il netto ribadimento della collocazione internazionale del PD, a Sinistra e non al centro.
Così pure il richiamo alla centralità del mondo del lavoro, al ruolo delle sue organizzazioni, in primo luogo la CGIL. Di tutto questo i giornali non hanno parlato. Hanno preferito, quasi tutti, anche quelli amici, parlare di come - dietro le quinte - si affilavano le spade di latta della politica di palazzo.
Ma sono state invece parole importanti. Chi è a Sinistra non soltanto può restare nell’Ulivo, a pieno titolo, ma ha una grande responsabilità, quella di non viversi come una nuova componente o corrente, l’ennesima, ma essere lievito e contribuire a portare avanti nuove idee. E’ fondamentale che si apra subito la fase costituente del Partito Democratico caratterizzata dall’apertura e da una nuova militanza, da un impegno nuovo. La cultura italiana, gli intellettuali devono sentire il proprio compito. Per questo abbiamo scelto di portare nei congressi di DS e Margherita ai quali abbiamo partecipato, temi come la laicità , concretizzata in proposte per l’integrazione nella scuola pubblica, la dignità e la sicurezza del lavoro, di straordinaria e drammatica attualità sociale ma ancora troppo fuori dalla politica, la battaglia per la messa al bando in tutto il mondo della pena di morte, dove la Sinistra deve essere più presente e non delegarla solo all’impegno pur lodevole dei Radicali ed all’azione internazionale del Governo. Io non ho voglia di sentire incrociare le spade delle piccole polemichette. Faccio parte di quella sinistra ingenua che non capisce come Mussi possa aiutare il Governo, contribuire a tenere salda la barra e non sbandare a destra, togliendo forze critiche all’Ulivo, andando a pescar voti- questo sarà- con ulteriori diatribe. Nati da un’esperienza, vasta e coinvolgente, a Bologna e nell’Emilia-Romagna, l’ Associazione nazionale si sta affacciando in molte regioni, con partecipanti vecchi e nuovi. Fra le dichiarazioni di sostegno più significative, concretizzate proprio nelle ore di Congresso quella di Giuliano Montaldo.
Ma, al di là dei grandi nomi, quello che mi piace di questa esperienza è che “vuole dare una mano”. Non abbiamo le orecchie foderate di prosciutto, l’antifona, quando c’è, la comprendiamo come tutti, ma guardiamo avanti. Non siamo in caccia di posti succulenti, e infatti non ce ne hanno dati. Noi siamo con la buona volontà del nostro popolo coraggioso dell’Ulivo. Quel popolo che è convinto che l’impegno e la partecipazione contino, anche quando, in tanti, i leaders, così li chiamano in Tv, sia che lo meritino, sia che no, si agitano come spaventapasseri. Siamo degli sciocchi, sono uno sciocco. Ma verrà presto, ancora una volta, il momento che senza “scempi” come noi, ed il loro lavorare, permettetemi di scriverlo, con abnegazione, i mille leaders non sapranno che fare e dove andare. In molti hanno pianto. Io pensando, e consolandomi con queste residue certezze, non ho pianto, ho tirato su la testa.
Non sono stato a Roma, fra gli amici della Margherita, ma guardando in Tv le facce della platea del loro congresso ho avuto l’impressione che molte fossero della stessa mia pasta. Anche molti di quei “baciapile” sono gente che vuole tirare la carretta. Ho visto molte facce di persone che sanno come va il mondo, ma, senza troppe illusioni, per carità, non vengono meno al proprio dovere. Quello di volerlo più giusto, migliore. Allora si va? Sì, si va!


DAVIDE FERRARI