lunedì 30 aprile 2007

Si va? Si va nell’Ulivo

LA BOLOGNA CHE VOGLIAMO

Si sono svolti, nello scorso fine settimana, i Congressi nazionali dei DS e della Margherita. La grande partecipazione al Congresso nazionale dei DS, al quale sono stato presente all’interno di una delegazione dell’ “Associazione della Sinistra per il Partito Democratico”, indica che, nonostante le difficoltà, ci sono le forze per andare avanti, portare a compimento il progetto di un nuovo e unito Partito dell’Ulivo.
Era appena finita la relazione del Segretario Piero Fassino, che una frecciata mi raggiungeva.
Mi ha fatto un po’ male. Cosa? Una battutaccia rivoltami-a denti stretti- da un parlamentare con il quale ho condiviso molti anni di battaglie nella Sinistra del partito. Mi ha detto: “Come mai Fassino non ti cita?” Voleva dire: perchè non cita la nostra associazione, i “Sinistri” che ci stanno, che vogliono impegnarsi nel nuovo partito. “Ha citato tutti, persino Sc......o, e te non ti ha citato!”
Hai! Hai! Superata la malignità, ho riflettuto. Certo chi non segue Mussi, chi non vuole la responsabilità di fare un nuovo partitino, l’ennesimo, non può però sfuggire dal dubbio- che so essere di molti- circa il carattere del nuovo grande partito. Sarà ancora una forza di sinistra? Sarà laico? Sarà, sarà sarà..... In realtà, a voler ascoltare, nelle parole del Segretario, come sempre molto serio ed impegnato, si poteva ascoltare il netto ribadimento della collocazione internazionale del PD, a Sinistra e non al centro.
Così pure il richiamo alla centralità del mondo del lavoro, al ruolo delle sue organizzazioni, in primo luogo la CGIL. Di tutto questo i giornali non hanno parlato. Hanno preferito, quasi tutti, anche quelli amici, parlare di come - dietro le quinte - si affilavano le spade di latta della politica di palazzo.
Ma sono state invece parole importanti. Chi è a Sinistra non soltanto può restare nell’Ulivo, a pieno titolo, ma ha una grande responsabilità, quella di non viversi come una nuova componente o corrente, l’ennesima, ma essere lievito e contribuire a portare avanti nuove idee. E’ fondamentale che si apra subito la fase costituente del Partito Democratico caratterizzata dall’apertura e da una nuova militanza, da un impegno nuovo. La cultura italiana, gli intellettuali devono sentire il proprio compito. Per questo abbiamo scelto di portare nei congressi di DS e Margherita ai quali abbiamo partecipato, temi come la laicità , concretizzata in proposte per l’integrazione nella scuola pubblica, la dignità e la sicurezza del lavoro, di straordinaria e drammatica attualità sociale ma ancora troppo fuori dalla politica, la battaglia per la messa al bando in tutto il mondo della pena di morte, dove la Sinistra deve essere più presente e non delegarla solo all’impegno pur lodevole dei Radicali ed all’azione internazionale del Governo. Io non ho voglia di sentire incrociare le spade delle piccole polemichette. Faccio parte di quella sinistra ingenua che non capisce come Mussi possa aiutare il Governo, contribuire a tenere salda la barra e non sbandare a destra, togliendo forze critiche all’Ulivo, andando a pescar voti- questo sarà- con ulteriori diatribe. Nati da un’esperienza, vasta e coinvolgente, a Bologna e nell’Emilia-Romagna, l’ Associazione nazionale si sta affacciando in molte regioni, con partecipanti vecchi e nuovi. Fra le dichiarazioni di sostegno più significative, concretizzate proprio nelle ore di Congresso quella di Giuliano Montaldo.
Ma, al di là dei grandi nomi, quello che mi piace di questa esperienza è che “vuole dare una mano”. Non abbiamo le orecchie foderate di prosciutto, l’antifona, quando c’è, la comprendiamo come tutti, ma guardiamo avanti. Non siamo in caccia di posti succulenti, e infatti non ce ne hanno dati. Noi siamo con la buona volontà del nostro popolo coraggioso dell’Ulivo. Quel popolo che è convinto che l’impegno e la partecipazione contino, anche quando, in tanti, i leaders, così li chiamano in Tv, sia che lo meritino, sia che no, si agitano come spaventapasseri. Siamo degli sciocchi, sono uno sciocco. Ma verrà presto, ancora una volta, il momento che senza “scempi” come noi, ed il loro lavorare, permettetemi di scriverlo, con abnegazione, i mille leaders non sapranno che fare e dove andare. In molti hanno pianto. Io pensando, e consolandomi con queste residue certezze, non ho pianto, ho tirato su la testa.
Non sono stato a Roma, fra gli amici della Margherita, ma guardando in Tv le facce della platea del loro congresso ho avuto l’impressione che molte fossero della stessa mia pasta. Anche molti di quei “baciapile” sono gente che vuole tirare la carretta. Ho visto molte facce di persone che sanno come va il mondo, ma, senza troppe illusioni, per carità, non vengono meno al proprio dovere. Quello di volerlo più giusto, migliore. Allora si va? Sì, si va!


DAVIDE FERRARI

giovedì 26 aprile 2007

Dopo i congressi. Il Partito Democratico e i movimenti.

I congressi di Firenze e Roma hanno appassionato e convinto.
Si avverte un clima diverso. Meno lontananza ed un interesse diffuso.
Non si placa tuttavia una insistita campagna mediatica contraria.
A ben vedere la causa non è nel dissenso a sinistra del nuovo partito.
Il PD può segnare una ripresa di ruolo della politica, e a molti non piace.
Fino a che il progetto del "Partito Democratico" poteva essere scambiato con la piattaforma per dividere il centrosinistra, e renderlo più condizionabile dall'economia e dai corporativismi, non sono mancati certi alleati.
Dopo il voto del 2006 è apparso evidente che la sua funzione, persino oggettivamente, è ben diversa.
Quella di ridare speranza a chi sente nemico il presente, non solo teme il futuro.
E, per dirla chiara, quella di sostenere un Governo che gioca una partita decisiva per l’Italia, e la cui maggioranza, certamente articolata, raccoglie tutte le sinistre.
Il PD nasce per garantirgli una immagine più nitida, unitaria, leggibile, non per ipotizzare alternative, tempi supplementari alla vecchia politica, conservatrice ed impotente.
Anche questo a qualcuno non piace.
E’ qui il motivo di una offensiva che prosegue, di un dare spazio unicamente ai dissensi: puntare a permettere solo la nascita di una forza azzoppata a sinistra, che eventualmente sia la salmeria di un nuovo centro, non il riferimento del cambiamento.
Bisogna prenderne atto. Oggi, all'inizio della fase costituente.
Non per commettere l'errore di non tenere conto delle forze in campo nella società italiana, comprese le sedi dell'economia.
Non per rinchiudersi, ma per aggregare, per chiamare a raccolta le realtà più vive e dinamiche dell'impresa e del lavoro, le grandi sorgenti.
A questo fine serve chiarezza sui tempi e sui contenuti.
Sui tempi: a metà del guado l'acqua è più alta e le correnti contrarie più forti. Bisogna accelerare il passo.
Fare bene, certamente, ma anche fare presto.
Sui contenuti: l'azione del Governo è una risorsa e l'alleanza dell'Unione non è una condanna.
Dall'intervento deciso per la dignità e la sicurezza del lavoro, alla politica internazionale di pace, per l'Onu ed i diritti umani in ogni parte del globo, ai Dico, alle recentissime scelte sull'integrazione del fenomeno migratorio, a beneficio dell'Italia: tutto dimostra che si può e si deve continuare.
Si può dichiarare con energia che una linea riformatrice è in campo. Ha l'ampiezza che è giusto avere, non è l'immagine in un caleidoscopio di decine di partiti e correnti.
Il consenso viene accompagnando l'azione di Governo con una salda iniziativa nella società.
Si potrebbe scoprire che, senza linguaggi biforcuti, si può convincere in più direzioni.
L’opinione pubblica ha meno certezze ed etichette di quanto si pensi.
Ha necessità solide non meno che orientamenti liquidi.
L'Italia del cambiamento può ritrovarsi e diventare una maggioranza più forte e convinta.
Non è facile ma "si può fare".
Si nota però uno iato, una separazione fra le aperture della relazione e delle conclusioni di Piero Fassino a Firenze, e una certa apnea, una debolezza nel prendere l’iniziativa, che si vede nel corpo dei partiti.
Alla base è comprensibile, ma va affrontata e “battuta”. Quei sentimenti di preoccupazione (Che fare adesso”? Con chi!? Con quali “direttive?) sono inevitabili ma vanno presto superati.
Al vertice, invece, essere in “stand by”, vuol dire riaprire il fuoco sulla leadership, azzerare tutto per non cambiare nulla.
No. Il mondo delle Associazioni, la società civile dell’Ulivo, soprattutto chi è in essa con il compito ambizioso di riferirsi alla storia della Sinistra, sente il bisogno di gruppi dirigenti protagonisti, nei partiti, a Roma e nei territori.
Sicuri del consenso registrato nei congressi, con la volontà di cercare assieme la conferma del consenso dei cittadini.
Ma è viva la società civile? Sono credibili le associazioni? Le loro truppe non sono ancora l’elenco dei popoli d’occidente e delle navi, che raccontò Omero, sono ancora limitate ma danno già un segnale. C'è un mondo che può fare la sua parte.

I DS e La Margherita hanno scelto insieme, ora devono essere accompagnati dalla scesa in campo di altre diffuse energie.
Nell'anno 2002, quando l'opposizione culturale e sociale al berlusconismo, fu capace di "scuotere l'albero", ridiede coraggio all'Ulivo e contribuì a mettere le premesse della vittoria del 2006, si mostrò la realtà dei cosiddetti "ceti riflessivi", di una società civile capace di dimostrare la propria forza.
Una soggettività democratica esigente e radicale, ma unitaria.
Sono gli stessi che, in larga misura, hanno determinato la bella affermazione
nel Referendum per la difesa della Costituzione.
Sono convito che i "riflessivi" stiano ancora riflettendo. Senza ironia. Non va confuso, è vero, con l’interezza di una linea politica maggioritaria, ma il loro portato, la loro identità di valori, la loro voglia di impegno sono decisivi per il Partito Democratico, per tutto il centrosinistra.
E grande, insostituibile, è il contributo che bisogna sollecitare dal mondo dei lavori, e del sindacato.
A momenti di iperpoliticizzazione sembra subentrata, qui, una attesa che però non è silenzio, è richiesta di risposte, innanzitutto ai “democratici” , alla parte maggiore dell’alleanza di progresso..
Bisogna reagire di fronte a chi vuol spendere la forza dell’opinione civile raccogliendone solo i quadri di una sconfitta già pensata come inevitabile, radicalizzandoli, portandoli a nuovi partitini minoritari.
Ma bisogna reagire anche di fronte a chi pensa di poterne fare a meno.
Non ci sottovalutate. Sarebbe un errore dalle conseguenze lunghe. Abbiamo tutta l’intenzione di non farvelo commettere.

Davide Ferrari , Fabio Zanzotto
dell’Associazione della Sinistra per il Partito Democratico
www.sinistra.pd.it

mercoledì 25 aprile 2007

Gramsci 70 anni dalla morte: idee vive

Associazione della Sinistra
per il Partito Democratico

Nota stampa

Roma 23 Aprile 2007
Gramsci 70 anni dalla morte: idee vive
Un classico del pensiero mondiale. "Ha insegnato il dovere di impegnarsi ed il coraggio di innovare".
Manifestazione dell'ASPD.

Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell'Associazione è intervenuto , questa mattina a Firenze ad un incontro promosso per discutere sulle identità e culture della Sinistra.
E' stata l'occasione per ricordare e attualizzare la figura di Antonio Gramsci
nel 70° anniversario della morte.(27 Aprile 1937).

"Antonio Gramsci è figura più grande delle stesse vicende politiche, pure rilevantissime per la storia d’Italia, delle quali è stato protagonista.
E’ ormai riconosciuto come un classico del pensiero filosofico e politico, in tutto il mondo.
Tuttavia due sue scelte, di ricerca e di vita, paiono oggi particolarmente attuali.
La prima è quella che ha insegnato la necessità di prendere parte, di impegnarsi.
L’intellettuale non può restare distante dalla vita politica del suo paese, dal mondo nel quale vive e dal quale il suo pensiero trae alimento.
La seconda è invece quella del coraggio dell’innovazione.
Il coraggio che Gramsci ebbe, con i giovani della sua generazione, di opporsi al fascismo in nome di una cultura nuova, che non ripetesse i riti ormai logori del positivismo e di un progressismo illusorio dei quali la sinistra del suo tempo era ancora prigioniera.
E il medesimo coraggio lo ebbe nel riflettere sulla sconfitta di quella generazione iniziando a scrivere, dal carcere, della lunga ed articolata lotta per la democrazia come sostanza del socialismo.
Per questo non è indebito ricordarlo oggi anche in una sede politica come la nostra. Per questo Gramsci ci parla ancora oggi, con idee vive. Si è ironizzato anche troppo sul Pantheon del Partito Democratico. A me piace dire che dobbiamo portare con noi il suo coraggio nel Partito da costruire".

martedì 24 aprile 2007

Distacco di Angius: un errore grave.

Associazione della Sinistra
per il Partito Democratico


Nota stampa

Bologna, 24 Aprile 2007

Distacco di Angius: un errore grave.
Stare da Sinistra nell'Ulivo è possibile e necessario.
Accelerare la fase costituente per aggregare e interrompere diaspora.

"La scelta del Sen. Angius, che stimiamo, di lasciare i Ds per non partecipare alla costruzione del PD è un errore grave"
Dichiarano così Davide Ferrari, consigliere comunale di Bologna, e Fabio Zanzotto, dell'Accademia di Brera di Milano, del coordinamento nazionale dell'ASPD.
"Non entriamo nel merito del dibattito interno ai partiti dell'Ulivo, ma chi ha posizioni più di Sinistra deve dare il suo contributo per ancorare il nascente Partito Democratico su temi come la pace e la politica internazionale, il lavoro ed i diritti della persona.
Così si contribuisce a rendere più forte tutta la coalizione, oggi troppo divisa, che regge il Governo Prodi.
Se non lo si fa si indebolisce non solo il PD ma tutta l'Unione.
Ci sono centinaia di migliaia di militanti ed elettori dell'Ulivo che vogliono posizioni nette, ma sui contenuti, non sulla astratta geometria degli schieramenti interni.
Questi cittadini vogliono partecipare e non dividere.
E' oggi ancor più urgente avviare con la massima rapidità la fase costituente per aggregare e non proseguire in una diaspora francamente negativa"

domenica 22 aprile 2007

Il confine della vita.

L'ass.ne Poesia ad altra voce
presenta:
Il confine della vita.
Eutanasia, accanimento terapeutico, testamento biologico. Riflessioni e performance artistiche.

Giovedi' 26 Aprile, ore 21,30
c/ La Linea ,piazza Re Enzo 1/h, Palazzo Re Enzo
 
Prima parte della serata:
Incontro con Carlo Flamigni (Università di Bologna, comitato nazionale di bioetica) ,
Giovanni Sicuranza (medico legale, UAAR ),
Davide Ferrari (Università di Bolzano) .
Moderatrice Marta Pompei.

Gli attori Sergio Dell'Aquila e Giuliana Sciaboni leggono testi di Piergiorgio Welby.

martedì 10 aprile 2007

L' Unità scrive................

E a sinistra si ode una voce. Una voce che non si accoda al "coro degli scontenti di mestiere", come spiega il consigliere copmunale Davide Ferrari, e che ricorda le enormi possibilità del dialogo come metodo in politica.
Che, dunque, ai protagonisti delle recenti polemiche nel centrosinistra dice: la Giunta ha tutte le possibilità di arrivare bene alle prossime elezioni, perchè "Cofferati gode ancora di un largo consenso, chi come noi sta in mezzo alla gente lo sa", assicura Laura Renzoni Governatori, docente all'Alma Mater di Bologna.
Insomma si può recuperare". Detto questo, scegliere la via del dialogo significa anche "non liquidare il dissenso, ma valutarlo come disagio per risposte che ancora non sono arrivate. Ferrari e Governatori sono tra le voci dell'"Associazione della Sinistra per il Partito Democratico".
Un gruppo che nasce per fare valere nel PD che verrà i valori storici della Sinistra, a cominciare da quelli "principe" della laicità e della dignità del lavoro.
"Bisogna uscire da un vortice di dichiarazioni, di accuse e contraccuse, tutto interno alla politica, e tornare alle caratteristiche originarie dell'Ulivo, che ha saputo tenere insieme radicalità e unitarietà", ragiona Ferrari.
E questo è possibile se ci si concentra sulla società civile, sulle associazioni che già sono state fondamentali in tante occasioni "ricordo quella, aggiunge Ferrari-per noi fondamentale-della battaglia del referendum per difendere la Costituzione".
E' quella l'occasione in cui l'idea di un progetto diverso e unitario, da Sinistra.
Oggi l'Associazione conta 300 adesioni a Bologna, 2 mila a livello nazionale.
Vi sono impegnati nomi come Giancarla Codrignani, Giorgio Festi, Gregorio Scalise, Marco Mazzoli, dell'Università Cattolica e Fabio Zanzotto, dell'Accademia di Brera.
Il gruppo porta avanti tre campagne (per una scuola laica che valorizzi le esperienze di integrazione multiculturale, per la sicurezza e la dignità del lavoro, contro la pena di morte per una vera giustizia internazionale).
All' ultimo incontro-a Bologna-sul programma del PD si presentano in 150, in dialogo con Roberto Montanari e Roberto Gualtieri, .
Si sente portavoce di quei cittadini dell'Ulivo, che "hanno un orientamento netto sulla laicità, e credono, insieme, nella politica come dialogo".
Un dialogo, e un'unità, che a Bologna " non possono essere messi sotto attacco da divisioni interne".
Per Ferrari i voti contro De Maria all'ultimo congresso e le critiche degli ex-assessori a Copfferati sono due iniziative, "una disdicevole, l'altra sorprendente".
"Il segretario ha comunque una maggioranza significativa e porta avanti una linea di confronto con la società civile e con il resto della coalizione che ci trova concordi".
Quanto a Cofferati, l'invito è a preoccuparsi non tanto dei critici come gli ex-amministrtatori, quanto della società civile, "e' questa la vera urgenza. C'è un numero significativo di bolognesi che vuole impegnarsi-sottolinea Ferrari- e il Comune ha la responsabilità di cogliere questo fatto".
Guai a giocare al massacro: "La prima critica che oggi un gruppo che lavora e ascolta il mondo della cultura e degli intellettuali come il nostro può fare è all'ideologia dello sconfittismo".
Anche per Renzoni "alimentare ulteriori divisioni non serve al PD".
E' vero, ammette, che "la Giunta sembra un po' lontana dalla città", che c'è una scarsa consultazione dei cittadini, eccezion fatta per esperienze come quella per il nuovo piano urbanistico.
Ma per vincere nel 2009 si può "recuperare il dialogo come metodo. Bologna è una città dai bisogni articolati, la sua composizione demografica sta cambiando. Gli amministratori dovrebbero farsi vedere di più ai supermercati, sui bus, a teatro e al cinema, in piazza.
Sono questi, come altri, i luoghi dove i bolognesi manifestano le loro opinioni. Raccogliendo e rispondendo a queste la preoccupazione per il 'salotto', che sono pochissima cosa, potrà essere dimenticata".
Tratto da l'Unità 10 04 2007

La sinistra che resterà nel PD: "Basta col gioco al massacro dello sconfittismo e delle divisioni".Ferrari e Renzoni Governatori su "L'Unità"

E a sinistra si ode una voce. Una voce che non si accoda al "coro degli scontenti di mestiere", come spiega il consigliere copmunale Davide Ferrari, e che ricorda le enormi possibilità del dialogo come metodo in politica.
Che, dunque, ai protagonisti delle recenti polemiche nel centrosinistra dice: la Giunta ha tutte le possibilità di arrivare bene alle prossime elezioni, perchè "Cofferati gode ancora di un largo consenso, chi come noi sta in mezzo alla gente lo sa", assicura Laura Renzoni Governatori, docente all'Alma Mater di Bologna.

Insomma si può recuperare". Detto questo, scegliere la via del dialogo significa anche "non liquidare il dissenso, ma valutarlo come disagio per risposte che ancora non sono arrivate. Ferrari e Governatori sono tra le voci dell'"Associazione della Sinistra per il Partito Democratico".
Un gruppo che nasce per fare valere nel PD che verrà i valori storici della Sinistra, a cominciare da quelli "principe" della laicità e della dignità del lavoro.
"Bisogna uscire da un vortice di dichiarazioni, di accuse e contraccuse, tutto interno alla politica, e tornare alle caratteristiche originarie dell'Ulivo, che ha saputo tenere insieme radicalità e unitarietà", ragiona Ferrari.

E questo è possibile se ci si concentra sulla società civile, sulle associazioni che già sono state fondamentali in tante occasioni "ricordo quella, aggiunge Ferrari-per noi fondamentale-della battaglia del referendum per difendere la Costituzione".
E' quella l'occasione in cui l'idea di un progetto diverso e unitario, da Sinistra.

Oggi l'Associazione conta 300 adesioni a Bologna, 2 mila a livello nazionale.
Vi sono impegnati nomi come Giancarla Codrignani, Giorgio Festi, Gregorio Scalise, Marco Mazzoli, dell'Università Cattolica e Fabio Zanzotto, dell'Accademia di Brera.
Il gruppo porta avanti tre campagne (per una scuola laica che valorizzi le esperienze di integrazione multiculturale, per la sicurezza e la dignità del lavoro, contro la pena di morte per una vera giustizia internazionale).
All' ultimo incontro-a Bologna-sul programma del PD si presentano in 150, in dialogo con Roberto Montanari e Roberto Gualtieri, .
Si sente portavoce di quei cittadini dell'Ulivo, che "hanno un orientamento netto sulla laicità, e credono, insieme, nella politica come dialogo".
Un dialogo, e un'unità, che a Bologna " non possono essere messi sotto attacco da divisioni interne".
Per Ferrari i voti contro De Maria all'ultimo congresso e le critiche degli ex-assessori a Copfferati sono due iniziative, "una disdicevole, l'altra sorprendente".
"Il segretario ha comunque una maggioranza significativa e porta avanti una linea di confronto con la società civile e con il resto della coalizione che ci trova concordi".
Quanto a Cofferati, l'invito è a preoccuparsi non tanto dei critici come gli ex-amministrtatori, quanto della società civile, "e' questa la vera urgenza. C'è un numero significativo di bolognesi che vuole impegnarsi-sottolinea Ferrari- e il Comune ha la responsabilità di cogliere questo fatto".
Guai a giocare al massacro: "La prima critica che oggi un gruppo che lavora e ascolta il mondo della cultura e degli intellettuali come il nostro può fare è all'ideologia dello sconfittismo".
Anche per Renzoni "alimentare ulteriori divisioni non serve al PD".
E' vero, ammette, che "la Giunta sembra un po' lontana dalla città", che c'è una scarsa consultazione dei cittadini, eccezion fatta per esperienze come quella per il nuovo piano urbanistico.
Ma per vincere nel 2009 si può "recuperare il dialogo come metodo. Bologna è una città dai bisogni articolati, la sua composizione demografica sta cambiando. Gli amministratori dovrebbero farsi vedere di più ai supermercati, sui bus, a teatro e al cinema, in piazza.
Sono questi, come altri, i luoghi dove i bolognesi manifestano le loro opinioni. Raccogliendo e rispondendo a queste la preoccupazione per il 'salotto', che sono pochissima cosa, potrà essere dimenticata".

Tratto da l'Unità 10 04 2007

www.sinistra.pd.it

martedì 3 aprile 2007

La Bologna che vogliamo
di Davide Ferrari


I DS di Bologna. Note dal congresso.

Ho partecipato lo scorso fine settimana al congresso dei DS di Bologna.
Sono andato a questo appuntamento contento della grande partecipazione registrata nei congressi di sezioni e anche per il risultato.
In questo momento, con il governo Prodi appeso al filo ad ogni votazione ci vuole unità. Prima di ogni altra cosa. Poi si vedrà.
Sono intervenuto, ho parlato con tanti delegati, di età, esperienza, condizione lavorativa diversa, mi è sembrato che, nonostante tutto, prevalessero di gran lunga la serenità, la voglia di confermare l'impegno e il senso di responsabilità.
Mi sono commosso anch'io ascoltando l'intervento di Katia Zanotti che, in lacrime, annunciava la prossima separazione dal partito.
Katia non è solo una dirigente stimata, di lungo corso e di capacità, è una figura di donna, figlia di una famiglia comunista, che rappresenta -come poche- il senso di una continuità ininterrotta. Per questo è molto amata e stimata.
Mentre tutti la salutavano, mi sono avvicinato a lei dopo il suo intervento e le ho detto "Io oggi non ti saluto. Voglio salutarti per ultimo".
La frase, me ne accorgo ora, poteva avere diversi significati ma Katia ha capito benissimo. Si è alzata dalla sua poltroncina in platea e mi ha abbracciato.
Volevo dirle che ancora mi rifiuto di considerare inevitabile questa separazione.
Ne sono convinto. Se, nel dare vita al nuovo Partito Democratico, DS e Margherita, con le numerose Associazioni già convinte, sapranno rivolgersi e coinvolgere tutti gli elettori dell'Ulivo che vanno ben oltre le loro forze, sono certo che anche molti che oggi dicono di voler fare un altro partito (un altro!!!!!) si potranno ricredere senza abiure.
Troveranno un campo grande dove fare politica per e con i cittadini.
Anche molte preoccupazioni su un Ulivo piccolo, poco laico, troppo moderato, verranno superate dai fatti, perchè il popolo dell'Ulivo è grande, laico e vuole il progresso ed il bene dell'Italia.
Fare il Partito Democratico in tanti, oltre i partiti , è la miglior garanzia contro ideologismi, rissosità, scissioni.
Queste riguardano la vita interna dei partiti, assai meno interessano chi vuole assicurare al nostro paese un buon futuro, salvandolo dall'ignoranza, dalla paura dagli interessi e dalle furbizie di chi oltre al potere del denaro vorrebbe di nuovo avere anche il potere sulla cosa pubblica.
Ho apprezzato molti interventi, altri meno, naturalmente, sono stato colpito dal grande numero di giovani e trentenni fra i delegati.
E' così in tutta Italia: soprattutto fra i giovanissimi ci sono fermenti nuovi, dopo l'apnea degli anni del liberismo e del disincanto.
Il segretario Andrea De Maria, sempre presente, attento e cortese, una persona all'arrovescio rispetto al ritratto preconfezionato del politico che abbiamo in mente, mi è sembrato l'immagine e una realtà di questo "andare avanti".
Tutto bene, dunque?
Quando sono stali letti i risultati del voto, dall'espressione del "segreto dell'urna" è venuto fuori, purtroppo anche dell'altro.
Oltre al voto dei delegati contrari al Partito Democratico, un certo numero di NO è venuto a galla. NO al Segretario e forse No a tante altre cose.
Non mi ha stupito del tutto. Il momento è serio ed importante. Fare un nuovo partito e soprattutto volerlo fare in modo nuovo, con più partecipazione e democrazia, mette a rischio favori consolidati e ruoli, eterni o recenti.
Subito si è scatenata, nei giornali, la caccia ai NO ed alle loro motivazioni.
Per ora mi vengono in mente tre cose da scrivere, poche ma da affermare con energia.
Innanzitutto il Segretario è stato eletto da molto più del 70% dei delegati.
Non siamo in Bulgaria ed una maggioranza così solida ha tutto il diritto che la sua "linea", il suo modo di dirigere, improntato all'unità di tutto il centrosinistra vada avanti senza rallentamenti e legature. Non solo, se davvero sotto giudizio è stato, questa volta, direttamente il Segretario, allora, se i numeri hanno valore, bisogna dire che ha passato con forza la prova del voto.
In secondo luogo il dissenso è sempre legittimo e comunque è un fatto. Non bisogna scervellarsi sulle cause ma continuare a far discutere e lavorare assieme tutte le risorse umane dei DS bolognesi, che sono tante.
Se chi non è d'accordo troverà il coraggio di esprimersi apertamente potrà farsi ascoltare e contribuire a fare ancora meglio.
Altrimenti è giusto che "un trappolone"-così si usa chiamare il tentativo di "impallinare" con il voto segreto, resti un episodio-significativo- ma che non può diventare una proposta, non può pretendere di fermare o far deviare chi ha la responsabilità di garantire una rotta.
Infine, di fronte a tanti commenti, più o meno autorevoli ed informati, del seguente tenore: "E' stato il partito del Sindaco", "No, è stato il partito che è avverso al Sindaco", sono convinto bisogna dire, con parole ferme, che ognuno ha i suoi ruoli. La lealtà verso chi ha compiti di governo nelle istituzioni deve essere sempre forte, senza tentennamenti, sia nei confronti di Romano Prodi-a Roma-, che nei confronti di Sergio Cofferati-in città.
Ma non è questa- a pro o a contro- l'unica misura.
Un partito, ed il nuovo Partito Democratico ancor più, ha compiti più vasti, di elaborazione, proposta, ascolto e rapporto con i cittadini.
Un partito dimezzato- il sogno di certi untorelli- la politica dimezzata ridotta a cosche e cordate non è mai piaciuta ma oggi non sarebbe tollerata.
Al lavoro, al lavoro! Quando si lavora non si ha il tempo per far danni con un gruppo di NO, oppure per chiaccherare all'infinito sui retroscena.
Il congresso ha vissuto lacrime e "trappole" ma anche tanto, tanto altro.
Al lavoro, con la sana attitudine dei bolognesi, vecchi e di nuovo conio.

lunedì 2 aprile 2007

Per un programma del PD:

Associazione della Sinistra
per il Partito democratico
 
 
"A confronto
per un programma del PD:
fra identità e concretezza"
 
Primo seminario
 
Lunedì 2 Aprile, ore 20,30
Bologna, via Galliera 25 /a, sala Passepartout
 
In dialogo con
 
Roberto Gualtieri
Fondazione Istituto Gramsci, Roma
 
e
 
Roberto Montanari
Segretario regionale dei DS, Emilia-Romagna
 
intervengono:
 
On. Donata Lenzi
Ulivo, Camera dei deputati
 
Bruno Pizzica
Segretario SPI CGIL Bologna


Laura Renzoni Governatori
Università di Bologna
 

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La Bologna che vogliamo
di Davide Ferrari


Una bella notizia, quando tutto sembra nero.

Ogni giorno il livello sale.
Di cosa giudicate voi.
Nei bar, nei ristoranti, nei negozi, le frasi di odio che sentiamo sono quasi le uniche e, comunque, restano sempre senza replica, senza contraddittorio.
Contro gli zingari, gli arabi, i negri, i gay, e via via anche contro i meno distanti, contro quelli del Sud ma anche quelli del Nord, contro chi non fa nulla, contro chi fa troppo, contro chi è troppo diverso, contro chi è troppo uguale.
“Li brucerei tutti”: è il ritornello degli sfoghi. Non molto di meglio.
Non parliamo poi di come si parla della politica, anzi dei “politici”, come si dice oggi, come se si dovesse trattare sempre di persone e mai di idee e contenuti.
“Sono tutti eguali”, vale a dire “marci”: è l’altro ritornello, un po’ ipocrita, e che, in realtà, nasconde quasi sempre un altro pensiero.
“Si stava meglio quando si stava peggio” e quindi “tanto vale stare con i peggiori, chissà che non siano cattivi soprattutto con chi ci da fastidio”, questo il vero retro-pensiero.
E’ maggioranza? Non so, certo lo sembra.
Ci sono mille ragioni perchè il livello della m…. salga, ogni giorno.
Ma la ragione più forte è la paura. Del futuro e del presente.
I problemi veri, l’ambiente che muore, il degrado, il lavoro che non vale nulla, nessuno sembra credere che possano essere affrontati e allora tanto vale prendersela con chi sta male, ma a diverso modo, accanto a noi, nel bus o nella via.
Facciamo un po’ tutti come i polli di Renzo.
Quelli che, nei “Promessi sposi” di Manzoni, si beccavano tra loro mentre stavano a testa in giù nelle mani di chi era per tirargli il collo.
Crediamo di essere più furbi, noi poveri piccoli del mondo, se invece di guardare ai potenti, guardiamo a testa bassa, e a “bocca larga”, chi ci sta accanto, troppo accanto, fino a farci sentire il suo fiato.
La paura non rende più intelligenti, però, tanto meno più furbi.
In questo quadro, che è proprio così, anche a Bologna, figuratevi come può essere a Roma, o a Napoli, o -per altri versi- a Varese, a Treviso, a Brescia, ogni buona notizia sembra una favola.
Cos’è buono, in un mondo così?
Un tempo avrei senz’altro detto: “qualcosa che sia di Sinistra”.
Oggi, che pure ho le stesse idee di ieri -e non le cambierò mai- mi rispondo diversamente:
“E’ buono tutto ciò che unisce”.
Solo l’unità-quando non è contro ma per qualcosa- è un bene, sia nella famiglia, sia nella società , sia nella politica.
Pensateci. Il “diavolo”, per chi ci crede, la “cattiveria” per tutti gli altri, ci vuole divisi e quindi buoni solo a odiare, a brontolare, carne qualunque per qualunque avventura.
Ecco allora che, comunque la pensiamo, quando in una casa qualsiasi si sceglie l’unità, o per lo meno quello che si spera voglia dire unità, è un bene per tutti.
Ecco la notizia, allora.
Dopo, e nonostante, mesi di bombardamento dei mezzi di informazione, tutti tesi a dimostrare che a Sinistra c’è solo rissa, dissenso e sconforto, nei congressi di sezione bolognesi dei Democratici di Sinistra, in questo mese di Marzo, hanno partecipato e votato molti uomini e molte donne in più di altre volte e, in moltissimi hanno scelto l’ipotesi del “Partito Democratico”.
Sono state più di cinquemilacinquecento persone e con una prevalenza dell’88% circa, hanno optato per la “mozione Fassino”, così si chiama nel gergo congressuale.
Bella o brutta che sia, per una ipotesi di unità.
Rispetto per tutte le idee diverse e ascolto di molte loro vere ragioni, certamente, soprattutto quando c’è tanto ancora da discutere e soprattutto da fare.
Ma questa è una bella notizia.
State attenti: vi diranno che è solo conformismo di vecchietti cammellati, ma non è vero.
E’ andata così perché quasi tutti, pur con tanti dubbi e magoni, abbiamo voluto reagire, sperare ancora, provare a rimetterci in campo, anche quando - come era per me- si veniva da scelte diverse.
“O cittadino che passi per la via”-recitava una vecchia cantilena-“fermati un poco e…”
E-aggiungo io- pensa che, anche se non ne sai nulla di questo partito e di questi congressi, anche se magari la pensi all’opposto, a destra o a sinistra, questa è una bella cosa anche per te.