martedì 16 gennaio 2007

Moschea a Bologna.No all'odio.

Lunedì 15 01 2007

MOSCHEA A BOLOGNA: UN FERMO NO AL REFERENDUM , A CAMPAGNE DI ODIO E DIVISIONE.
"Parlano di reciprocità per fare dell'Italia un reciproco dell'Arabia Saudita"


Nella seduta odierna il consigliere, responsabile cultura della segreteria regionale dei DS, è intervenuto sulla POLEMICA SULLA MOSCHEA A BOLOGNA.
Un intervento per dire un fermo NO alla grave ipotesi di un Referendum sulla Moschea.
Ferrari ha rivolto un monito al centrodestra a non aizzare momenti di tensione e di odio nella comunità bolognese ed ha difeso come scelta ed esigenza di governo quella annunciata dall’Ass. Merola nei giorni scorsi.
"Per un supposto diritto di reciprocità si fa di noi i reciproci di Riad" contro ogni principio della civiltà occidentale- ha affermato Ferrari..
Inviamo, in calce, il testo dell’intervento del Consigliere.
Per l’Ufficio stampa
M.B.

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Testo stenografico

Consigliere FERRARI:
Grazie, signor Presidente. Voglio essere chiaro e mi rivolgo ai colleghi del Centrodestra, a quelli presenti qui in questo Consiglio, ma anche alle loro direzioni politiche: attenzione, qualunque cosa uno pensi della vicenda della nuova localizzazione di una sede di culto per i cittadini islamici, non si giochi non si giochi la carta molto grave di un referendum, non la si giochi per debolezza, per ingordigia di facile consenso, magari per ipocrisia e strumentalità anche rispetto a quello che si è fatto quando si governava.
Un "Referendum" porrebbe, comunque lo si volesse presentare sotto il giudizio di alcuni, diritti che invece sono universali, che sono la base della società occidentale.
Se si scambia quella che può essere una giusta rivendicazione, e cioè che i nostri Governi, di qualunque segno, seguano con attenzione le sorti dei credenti, compresi i credenti cristiani di ogni denominazione e i credenti cattolici per primi, nella loro libertà di culto laddove soprattutto è messa in dubbio e negata in alcuni Paesi, non in tutti, a maggioranza islamica, se si scambia questo per un supposto diritto di reciprocità si fa di noi i reciproci di Riad.
Si riducono l’Italia e Roma al rango di una monarchia incostituzionale e tirannica, come quella saudita, che non a caso insieme a tanti altri diritti certo non concede quello alla libertà religiosa.
Se si fa questo si va a ledere un punto delicatissimo che in una società come la nostra, ormai multiculturale ma non pronta ad esserlo, vuole dire, ripeto, scambiare qualche facile applauso oggi con una situazione ingovernabile e ingestibile domani.
Fare così vuol dire mettere delle uova avvelenate nel nutrimento educativo della nostra gioventù, vuole dire dividere la città condominio per condominio, quartiere per quartiere e già vediamo gli esiti di queste operazioni divisorie.
Io vorrei, colleghi, che ognuno di noi pensasse che quanto è avvenuto recentemente in più di una città d’Italia, ha contorni ancora oscuri ma pure è avvenuto dopo un anno di campagna martellante, con dozzine di trasmissioni televisive sulla impossibilità di qualsiasi convivenza con l’Islam.
E’ vero o no? Vogliamo portare anche a Bologna questi livelli di conflittualità? Vogliamo aizzarli quando è così evidente che dopo l’apertura di un luogo di culto già avvenuto con la Giunta precedente - e bene si fece - si tratta unicamente di trovare una sede più adeguata, di rispondere nel modo migliore possibile, colleghi, ad una esigenza di governo.
Se davvero è una soluzione concreta che non si condivide, se questo è il punto si facciano proposte diverse, non si sollevi il referendum, contro una richiesta che è ineludibile.
Infine voglio dire qualcosa sul controllo delle risorse finanziarie che favoriscono queste nuove edificazioni di luoghi di culto.
E’ giusto, addirittura una voce autorevole del Governo italiano, come il Ministro Amato, lo ha detto qualche settimana fa, è giusto che il Governo, che la mano pubblica sappia anche per quali vie giungono i finanziamenti, soprattutto per nuovi insediamenti delle confessioni religiose.
Ma attenzione, è vero per tutte le religioni, e questo richiede l’accelerazione di istanze partecipative, la firma di Intese tra lo Stato e ogni confessione religiosa, a cominciare da quelle che da tempo lo attendono, come i Testimoni di Geova e le organizzazioni islamiche.
Io faccio parte di una minoranza religiosa, Presidente.
La nostra sede di culto esiste da più di 120 anni ma non credo che una sola pietra sarebbe stato possibile edificarla senza i finanziamenti dei fratelli inglesi e americani; credo che questo debba essere ancora oggi un vanto per quelle comunità e non ricordo una sola chiesa storica di tradizione protestante in Italia che non abbia una medesima condizione.
È stato un arricchimento o un impoverimento per la società italiana, questo finanziamento? È stato un grande arricchimento. Certo i fondi arrivavano per quello scopo e non per altro, ma appunto se si tratta di discutere e di controllare siamo tutti d’accordo, questo facciamo, non chiediamo, ripeto, con faciloneria e ipocrisia un assenso ad operazioni di diverso tipo, di divisione e di incitamento all’odio e allo scontro tra civiltà, perché in questa civiltà oggi dobbiamo tutti assieme vivere.