lunedì 29 gennaio 2007

L’Italia che viviamo
di Davide Ferrari

Il congresso dei DS. La mia opinione

Com'è naturale, in molti, soprattutto iscritti ai DS ma anche qualche lettore di questa rubrica, mi chiedeno quale sia la proposta più convincente, per il Congresso dei Democratici di Sinistra, fra quelle presentate.
Non voglio sfuggire alla domanda.
Anche se devo innanzitutto dire che mi sento impegnato soprattutto nell’iniziativa che prende il nome di "Nell'Ulivo.Da Sinistra".
Non si tratta di una mozione.
Vogliamo fare sorgere una "Associazione nazionale della Sinistra per il Partito Democratico".
Non è quindi una aggregazione INTERNA ai DS.
Al contrario: l'obiettivo è quello di una Rete di iniziativa, composta da iscritti e non iscritti ai partiti, ed a tutti i partiti, dell'Ulivo.
Una associazione nazionale per l'Unità dell'Ulivo, per il Partito Democratico, che trova la sua specificità nella riaffermazione, attualizzati, dei valori della Sinistra: pace, internazionalismo, solidarietà e cambiamento sociale, sviluppo sostenibile, eguaglianza dei diritti e dei doveri.
E' una iniziativa particolare ed innovativa, dunque, che proprio per questo ha trovato, ad iniziare dai DS, molto interesse.
Ciò detto parteciperò, personalmente, al congresso e quindi sono andato formando una mia opinione.
Il punto centrale è l'affermazione, in questo quadro politico, dell'urgenza di portare avanti la ricomposizione dell'Ulivo in un unico soggetto politico.
Non condivido quindi i "noccioli" di proposte che richiedono o la negazione di questo obiettivo (Mozione Mussi-Salvi) o il suo approdo unicamente federativo, già sperimentato negativamente (Angius), o il suo rallentamento (Zani e Angius).
Apprezzo molto contributi di programma che le posizioni sopra indicate hanno richiamato, in particolare l'impegno per maggiori contenuti sociali (Mussi-Salvi), la laicità e il riferimento al socialismo europeo (Angius), l'avvertenza sulla necessità di allargare l'Ulivo (Zani).
Gli interventi del Segretario Fassino hanno però il pregio fondamentale di richiamare - unici - proprio il nocciolo del problema, il sostegno al governo ed all'Unione, la sua qualificazione riformatrice, l'urgenza di compiere la scelta unitaria nella quale ormai da anni e con forti ritardi e difficoltà i Ds sono impegnati.
La scelta che ritengo più opportuna è quindi quella di un voto e di un impegno sulla proposta del Segretario nazionale.
Questa scelta è un segno di RESPONSABILITA', non mi conduce ad arrendevolezza ma al contrario a dare un contributo ad una azione di rinnovamento.
Non saranno le posizioni burocratiche ad assicurare che si giunga al Partito Democratico. Servono nuovi impegni ed adesioni. Di questo Fassino pare fortemente convinto.
Non sarà una scelta facile o "comoda". Al contrario il congresso si annuncia difficile come tutta la fase politica.
Sono convinto che fare congressi tutti interni ai DS è già "perdere" il congresso.
Nel rispetto di chi mostra un dissenso di fondo bisogna impegnarsi per fare "congresso insieme" con tutti i cittadini dell'Ulivo, per far esprimere forze e persone nuove.
E’ questo il contenuto di una "LETTERA APERTA" delle associazioni del Tavolo dell’Ulivo di Bologna, presentata nei giorni scorsi ai partiti DS, Margherita e Repubblicani Europei, ed alla città.
La risposta dei Segretari dei partiti, De Maria, Monari, Ginocchietti è stata rapida e positiva.
Discutiamone con i cittadini, ora. Incontriamoci. Utilizziamo anche le lettere e-mail per un primo dibattito.
A prestissimo, ed in attesa di un riscontro da voi che leggete, un caro saluto.
davideferrari@yahoo.com
www.davideferrari.org

(da Free Press, La Tribuna)
Una prospettiva per gli istituti Aldini-Valeriani e Sirani.

Intervento in Consiglio comunale, 29 Gennaio 2007

Consigliere Davide FERRARI:
Si tratta di uno di quegli argomenti che, chi da molti anni "milita" nel movimento, di persone e di idee, per la riforma della scuola, per la valorizzazione delle istituzioni scolastiche e qui a Bologna per l’ampliamento del ruolo, storicamente così rilevante, degli Istituti medi comunali non può non affrontare senza mescolare alcuni aspetti, vorrei dire, persino sentimentali a quelli più direttamente politici e programmatici.
Ho visto alcuni titoli di giornale, ho poi ascoltato la voce di alcuni colleghi molto preoccupati, gli insegnanti di quegli istituti e posso bene comprenderli.
Devo dire che anch’io condivido i motivi soprattutto di forte preoccupazione professionale, avendo proposto per molti anni una incisiva riqualificazione ed espansione dell’impegno del Comune di Bologna, sempre però con la grande avvertenza del nodo delle risorse e segnalando fin da un decennio fa il fatto che senza l’entrata in campo di altri soggetti - sia pubblici, lo Stato, sia privati - era impossibile pensare di mantenere quel livello di espansione e di qualificazione.
Oggi, tuttavia, vorrei ancora cercare di vedere quello che si può fare.
Non è detto, non deve essere detto, che, recuperando il meglio della progettualità che quegli istituti esprimono e anche quello che ha saputo esprimere negli anni - forse non negli ultimi anni - il dibattito sugli istituti medi comunali e la riforma della scuola, non sia possibile, trovare una bussola, un indirizzo che ci faccia fare alcuni passi in avanti.
Primo passo: io credo che sia molto molto importante il fatto di avere nello Stato oggi un’interlocuzione avanzata e positiva.
In altre passate occasioni quando si parlava di statizzare gli istituti comunali lo facevamo di fronte a una scuola senza riforma, una scuola bloccata, una scuola secondaria superiore assolutamente più indietro della prospettiva formativa che gli istituti medi comunali di Bologna offrivano.
Oggi la situazione è diversa: la prospettiva concreta che il governo indica è quella della realizzazione di poli formativi di eccellenza nell’istruzione tecnica superiore che vedano accanto agli istituti tecnici statali, recuperati nella loro vocazione - al di là della ridicola versione liceale dell’ex ministro Moratti - una articolata serie di servizi, come quelli che le Aldini già hanno, pensiamo alla Fondazione, al museo, allo "sportello lavoro".
Oggi quindi rivolgersi allo Stato non vuole dire tornare indietro, vuole dire inserirsi in un meccanismo di riforma che in qualche modo recupera un dibattito pluridecennale, nel quale più di una volta l’esperienza Aldini-Sirani è stata un punto di riferimento.
Io credo che questo sia un elemento da richiamare con forza.
Ma non basta dire soltanto "statizziamo"; proprio perché l’occasione è data da una riforma aperta della scuola statale e questa riforma prevede il ruolo delle comunità locali, io credo che sia molto importante recuperare il forte impegno della realtà locale bolognese: un ruolo innanzitutto della comunità docente e delle associazioni imprenditoriali, degli altri Enti locali.
Le risposte dal mondo dell’impresa furono avare quando, qualche mese fa, ci fu un dibattito sulla chiusura di alcune classi, ma oggi io penso che se si arriva ad un patto serio fra Stato, Regione e Comune che avvii la statizzazione ma però mantenga la pluralità dei servizi, compresi quelli in capo al Comune che prima ho ricordato, ci possa essere lo spazio in questo polo formativo, in questo "consorzio", per un intervento significativo delle forze produttive bolognesi.
Anzi vorrei quasi dire loro "se non ora quando?", dal momento che la proposta ad essi da fare non riguarderebbe più la gestione diretta di una scuola ma la compartecipazione, ovviamente anche finanziaria, di alcuni servizi, direttamente qualificanti rispetto alla realtà produttiva.
Questo credo che sia un punto essenziale.
Infine - non so se ho ancora un secondo, spero di sì, un secondo solo, ma è la cosa più importante – vorrei dire "attenzione" al patrimonio umano degli Istituti medi comunali.
Voglio ringraziare quei lavoratori del Comune, a cominciare dal preside Sedioli, come già lo scorso anno



il vicepreside Dall’Omo, i professori Brillante e Stagni e altri che via via vanno in pensione ma che io spero vengano fino in fondo ricompresi nell’itinerario di decisione di questa Amministrazione.
Voglio ringraziare particolarmente il dirigente prof. Giovanni Sedioli che ha compiuto una straordinaria esperienza che gli è riconosciuta dal mondo della scuola, anche a livello nazionale
Così pure dico: "attenzione": attenzione verso coloro che oggi lavorano, anche coloro che lavorano oggi e da tempo in una condizione di precariato. Sono una forza lavoro intellettuale qualificatissima, che ha completato sul campo il suo itinerario, in una scuola che funziona oggi, non solo funzionava ieri, e quindi è molto importante non lasciarsi trascinare da un discorso generico circa la dequalificazione degli Istituti.
Fino ad ora, nonostante tutto, si è stati in grado, pur con sofferenze, e alcuni tagli, di mantenere alta la qualità.
Quindi anche nella prospettiva di un passaggio graduale allo Stato è essenziale la valorizzazione della forza lavoro, compresa – perché è molto numerosa – la forza lavoro precaria attualmente presente nel ruolo dei docenti all’istituto Aldini Valeriani.
Perché altrimenti che cosa si passa, i muri?
Ecco, credo che questo sia un punto che ha un suo valore, che deve rientrare in un processo, ripeto, concertativo, come ho detto con le istituzioni ma anche coi lavoratori stessi e con le organizzazioni sindacali.
In sostanza: quando cominciò il dibattito sul sistema Aldini-Valeriani-Sirani, più di vent’anni fa, c’era allora l’assessore Cammelli, posso dire che il quadro era davvero molto diverso e forse di immediata e più comprensibile speranza, ma tutti i termini che allora vennero proposti possiamo io credo non dare per scontato che anche oggi non vengano - ripeto, con altre gestioni, con altre forme di direzione gestionale – ripresi e rilanciati, nell’attualità, nel quadro mutato della società bolognese e metropolitana ma senza rinunce alla progettualità ed allo strumento del sapere come leva del cambiamento e del progresso della nostra comunità.

sabato 20 gennaio 2007

Ulivo-verso il PD. Le associazioni chiedono un congresso aperto.

Nota stampa.
 
Bologna, 20 gennaio
 
Le
ASSOCIAZIONI del Tavolo dell'ULIVO di Bologna
presentano la loro lettera aperta ai partiti ed alla città:
"CONGRESSI DAVVERO APERTI AI CITTADINI"
"FARE PRATICA DI UN GRANDE PARTITO DEMOCRATICO GIA' NEI CONGRESSI"

 
Le associazioni uliviste di Bologna ora
chiedono ai partiti coinvolti nel processo di formazione del
Partito democratico congressi "aperti".
Presentata questa mattina, in una conferenza stampa a Palazzo D'Accursio dagli
esponenti della decina di realta' del Tavolo dell'Ulivo per il
partito democratico, una lettera rivolta ai vertici di Ds,
Margherita e Repubblicani europei e ai cittadini.
"Congressi aperti non vuol dire che non si rispetta la democrazia
interna- spiega il consigliere comunale Davide Ferrari, di ("Nell’Ulivo,.Da Sinistra")- ma
c'e' anche il resto della citta', ci sono centinaia e centinaia
di persone pronte se le si chiama".
"Non siano una sede
chiusa di conta interna", scandisce Luigi Mariucci,
La nascita del Pd, si legge
nel testo, "non puo' essere bloccata dalle mille diatribe
interne, ma deve ritrovare un profondo respiro ideale e una forte
capacita' di mobilitazione dei cittadini". E i temi di
discussione "non vanno utilizzati strumentalmente come clave per
percuotere le ragioni culturali altrui e rimanere fermi".
Una strigliata insomma della "base" ulivista che chiede di
essere coinvolta nella stagione dei congressi che si sta aprendo.
Esempio: al Reno hanno
praticamente gia' costituito una sezione del Pd e ieri sera
un'assemblea nella sede del quartiere con i segretari provinciali
Andrea De Maria, Marco Monari e Sergio Ginocchietti ha
registrato il tutto esaurito: 200 persone.
"Abbiamo inviato il nostro documento
anche al presidente del Consiglio, che ci ha risposto con una
bella lettera", racconta Meris Melotti. 
E Bonaga (sezione "zero" del Pd): "Non e' vero che a
Bologna non ci si e' mossi. Non nascera' a Bologna il corpo del
Pd, ma almeno u n pezzettino di anima si'".
Il nuovo soggetto politico, spiegano gli ulivisti alla
conferenza stampa convocata questa mattina a Palazzo D'Accursio,
e' il primo passo da fare: dei dettagli, come l'adesione al Pse
considerata indispensabile da Zani, si discutera' poi. "Tutte le
difficolta' possono essere usate o come strumenti per far
impantanare il processo oppure possono essere superate
discutendone, per questo serve un Partito democratico",
sintetizza Mariucci. Per cominciare, i cittadini pro-ulivo,
interni od esterni ai partiti, vogliono avere voce in capitolo
nei congressi di Ds, Margherita e Repubblicani. "La costruzione
del Partito democratico deve attraversare i loro prossimi
congressi, non solo come proposta politica, ma come stile e
metodo di lavoro e discussione comune", si legge ancora nella
missiva.
Alla domanda se si prevedono fuoriuscite dal partito dei DS questa la risposta di Davide Ferrari:
"Se la partecipazione al congresso sarà vasta non ci saranno diaspore. Nessun politico vuole restare dove non vede un ambito, un futuro per le proprie posizioni. Fare congressi aperti servirà anche alle minoranze. Costruirà sedi ampie dove è importante per tutti restare".
Fra  gli intervenuti anche Rossella Lama, dell'"appello dei lavoratori per il PD",Giorgio Festi, già sovrintendente del Teatro Comunale, Serse Soverini dell'Associazione nazionale per il Partito Democratico, Stefano Bacchelli di Libertà e giustizia, l'esponente cattolico Domenico Cella,ed il poeta Gregorio Scalise.

La proposta delle associazioni del Tavolo dell'Ulivo.

Nota stampa.

Bologna, 20 gennaio

Le ASSOCIAZIONI del Tavolo dell'ULIVO di Bologna
presentano la loro lettera aperta ai partiti ed alla città:
"CONGRESSI DAVVERO APERTI AI CITTADINI"
"FARE PRATICA DI UN GRANDE PARTITO DEMOCRATICO GIA' NEI CONGRESSI"

Le associazioni uliviste di Bologna chiedono ai partiti coinvolti nel processo di formazione delPartito democratico congressi "aperti".
Presentata questa mattina, in una conferenza stampa a Palazzo D'Accursio, dagli esponenti della decina di realta' del Tavolo dell'Ulivo per il partito democratico, una lettera rivolta ai vertici di Ds, Margherita e Repubblicani europei e ai cittadini.
"Congressi aperti non vuol dire che non si rispetta la democrazia interna- spiega il consigliere comunale Davide Ferrari, (di "Nell’Ulivo.Da Sinistra")- ma che oltre alle posizioni interne c'e' anche il resto della citta', ci sono centinaia e centinaia di persone pronte se le si chiama".
"Non siano una sede chiusa di conta interna", scandisce Luigi Mariucci,
La nascita del Pd, si legge nel testo, "non puo' essere bloccata dalle mille diatribe interne, ma deve ritrovare un profondo respiro ideale e una fortecapacita' di mobilitazione dei cittadini".
E i temi di discussione "non vanno utilizzati strumentalmente come clave per percuotere le ragioni culturali altrui e rimanere fermi".
Una strigliata insomma della "base" ulivista che chiede di essere coinvolta nella stagione dei congressi che si sta aprendo.
Esempio: al Reno hanno praticamente gia' costituito una sezione del Pd e ieri sera un'assemblea nella sede del quartiere con i segretari provinciali Andrea De Maria, Marco Monari e Sergio Ginocchietti ha registrato il tutto esaurito: 200 persone."Abbiamo inviato il nostro documento anche al presidente del Consiglio, che ci ha risposto con una bella lettera", racconta Meris Melotti.
E Bonaga (sezione "zero" del Pd): "Non e' vero che a Bologna non ci si e' mossi. Non nascera' a Bologna il corpo del Pd, ma almeno un pezzettino di anima si'".
Il nuovo soggetto politico, spiegano gli ulivisti alla conferenza stampa convocata questa mattina a Palazzo D'Accursio, e' il primo passo da fare. Tutte le difficolta' possono essere usate o come strumenti per far impantanare il processo oppure possono essere superate discutendone, per questo serve un Partito democratico", sintetizza Mariucci.
Per cominciare, i cittadini pro-ulivo, interni od esterni ai partiti, vogliono avere voce in capitolo nei congressi di Ds, Margherita e Repubblicani.
"La costruzione del Partito democratico deve attraversare i loro prossimi congressi, non solo come proposta politica, ma come stile e metodo di lavoro e discussione comune", si legge ancora nella missiva.
Alla domanda se si prevedono fuoriuscite dal partito dei DS questa la risposta di Davide Ferrari:
"Se la partecipazione al congresso sarà vasta non ci saranno diaspore. Nessun politico vuole restare dove non vede un ambito, un futuro per le proprie posizioni. Fare congressi aperti servirà anche alle minoranze. Costruirà sedi ampie dove è importante per tutti restare".
Fra gli intervenuti anche Rossella Lama, dell' "appello dei lavoratori per il PD", Giorgio Festi, già sovrintendente del Teatro Comunale, Serse Soverini dell'Associazione nazionale per il Partito Democratico, ed il poeta Gregorio Scalise.

giovedì 18 gennaio 2007

Nota stampa
Bologna, 18 gennaio 2007


Intervista di Ingrao su "la Stampa".
Bene il NO di Gianguido Naldi. Ma ora ci vuole un chiarimento definitivo.


"Ho letto con piacere la dichiarazione di Gianguido Naldi, consigliere comunale di Bologna, su quanto affermato dall'On. Ingrao oggi su La Stampa.
Da mesi sto ripetendo, e con me molti amici e compagni, che i DS devono e possono arrivare tutti, sia pure con pareri diversi, all'appuntamento con la nascita del nuovo partito democratico.
In ogni caso servirà nella casa più importante dello schieramento progressista una forte e propositiva sinistra.
E' su questo che, la scorsa estate, ho "rotto" con le posizioni di Mussi e Salvi.
Fa bene oggi Naldi a replicare a Ingrao che chiede proprio il contrario ("Si separino i sinistri dai moderati" dice l'anziano leader").
Ma posizioni personali ormai, alla vigilia del Congresso dei DS, devono avere una sanzione da parte delle aree, sono Mussi e Salvie stando alle ultime dichiarazioni anche Angius e Zani, che devono dare un chiarimento definitivo.
Sarà possibile convivere domani? E' una necessità ed
è' il mio obiettivo.
Se si pensa di sì bisogna dirlo a chiare lettere, oggi.
Vorrebbe dire non demonizzare più la prospettiva del Partito Democratico. Un passo in avanti. Altrimenti valgono le parole dette dai compagni Mussi e Salvi fino a ieri. E cioè che non si vuole e non si vorrà convivere".


Davide Ferrari
della Segreteria regionale DS Emilia-Romagna

.............
www.davideferrari.org

martedì 16 gennaio 2007

Moschea a Bologna.No all'odio.

Lunedì 15 01 2007

MOSCHEA A BOLOGNA: UN FERMO NO AL REFERENDUM , A CAMPAGNE DI ODIO E DIVISIONE.
"Parlano di reciprocità per fare dell'Italia un reciproco dell'Arabia Saudita"


Nella seduta odierna il consigliere, responsabile cultura della segreteria regionale dei DS, è intervenuto sulla POLEMICA SULLA MOSCHEA A BOLOGNA.
Un intervento per dire un fermo NO alla grave ipotesi di un Referendum sulla Moschea.
Ferrari ha rivolto un monito al centrodestra a non aizzare momenti di tensione e di odio nella comunità bolognese ed ha difeso come scelta ed esigenza di governo quella annunciata dall’Ass. Merola nei giorni scorsi.
"Per un supposto diritto di reciprocità si fa di noi i reciproci di Riad" contro ogni principio della civiltà occidentale- ha affermato Ferrari..
Inviamo, in calce, il testo dell’intervento del Consigliere.
Per l’Ufficio stampa
M.B.

.......................................................
Testo stenografico

Consigliere FERRARI:
Grazie, signor Presidente. Voglio essere chiaro e mi rivolgo ai colleghi del Centrodestra, a quelli presenti qui in questo Consiglio, ma anche alle loro direzioni politiche: attenzione, qualunque cosa uno pensi della vicenda della nuova localizzazione di una sede di culto per i cittadini islamici, non si giochi non si giochi la carta molto grave di un referendum, non la si giochi per debolezza, per ingordigia di facile consenso, magari per ipocrisia e strumentalità anche rispetto a quello che si è fatto quando si governava.
Un "Referendum" porrebbe, comunque lo si volesse presentare sotto il giudizio di alcuni, diritti che invece sono universali, che sono la base della società occidentale.
Se si scambia quella che può essere una giusta rivendicazione, e cioè che i nostri Governi, di qualunque segno, seguano con attenzione le sorti dei credenti, compresi i credenti cristiani di ogni denominazione e i credenti cattolici per primi, nella loro libertà di culto laddove soprattutto è messa in dubbio e negata in alcuni Paesi, non in tutti, a maggioranza islamica, se si scambia questo per un supposto diritto di reciprocità si fa di noi i reciproci di Riad.
Si riducono l’Italia e Roma al rango di una monarchia incostituzionale e tirannica, come quella saudita, che non a caso insieme a tanti altri diritti certo non concede quello alla libertà religiosa.
Se si fa questo si va a ledere un punto delicatissimo che in una società come la nostra, ormai multiculturale ma non pronta ad esserlo, vuole dire, ripeto, scambiare qualche facile applauso oggi con una situazione ingovernabile e ingestibile domani.
Fare così vuol dire mettere delle uova avvelenate nel nutrimento educativo della nostra gioventù, vuole dire dividere la città condominio per condominio, quartiere per quartiere e già vediamo gli esiti di queste operazioni divisorie.
Io vorrei, colleghi, che ognuno di noi pensasse che quanto è avvenuto recentemente in più di una città d’Italia, ha contorni ancora oscuri ma pure è avvenuto dopo un anno di campagna martellante, con dozzine di trasmissioni televisive sulla impossibilità di qualsiasi convivenza con l’Islam.
E’ vero o no? Vogliamo portare anche a Bologna questi livelli di conflittualità? Vogliamo aizzarli quando è così evidente che dopo l’apertura di un luogo di culto già avvenuto con la Giunta precedente - e bene si fece - si tratta unicamente di trovare una sede più adeguata, di rispondere nel modo migliore possibile, colleghi, ad una esigenza di governo.
Se davvero è una soluzione concreta che non si condivide, se questo è il punto si facciano proposte diverse, non si sollevi il referendum, contro una richiesta che è ineludibile.
Infine voglio dire qualcosa sul controllo delle risorse finanziarie che favoriscono queste nuove edificazioni di luoghi di culto.
E’ giusto, addirittura una voce autorevole del Governo italiano, come il Ministro Amato, lo ha detto qualche settimana fa, è giusto che il Governo, che la mano pubblica sappia anche per quali vie giungono i finanziamenti, soprattutto per nuovi insediamenti delle confessioni religiose.
Ma attenzione, è vero per tutte le religioni, e questo richiede l’accelerazione di istanze partecipative, la firma di Intese tra lo Stato e ogni confessione religiosa, a cominciare da quelle che da tempo lo attendono, come i Testimoni di Geova e le organizzazioni islamiche.
Io faccio parte di una minoranza religiosa, Presidente.
La nostra sede di culto esiste da più di 120 anni ma non credo che una sola pietra sarebbe stato possibile edificarla senza i finanziamenti dei fratelli inglesi e americani; credo che questo debba essere ancora oggi un vanto per quelle comunità e non ricordo una sola chiesa storica di tradizione protestante in Italia che non abbia una medesima condizione.
È stato un arricchimento o un impoverimento per la società italiana, questo finanziamento? È stato un grande arricchimento. Certo i fondi arrivavano per quello scopo e non per altro, ma appunto se si tratta di discutere e di controllare siamo tutti d’accordo, questo facciamo, non chiediamo, ripeto, con faciloneria e ipocrisia un assenso ad operazioni di diverso tipo, di divisione e di incitamento all’odio e allo scontro tra civiltà, perché in questa civiltà oggi dobbiamo tutti assieme vivere.

Ricordo del poeta e critico d'arte Alessandro Parronchi

Intervento in Consiglio comunale, Lunedì 8 gennaio 2007

Consigliere FERRARI:
Grazie, signor
Presidente. Ho ritenuto importante
ricordare qui Alessandro Parronchi d'intesa con
un gruppo di amici e
letterati bolognesi, perchè alle volte la veneranda
età - è morto Alessandro
Parronchi a 92 anni il 6 di gennaio - non aiuta a
ricordare tutti i contributi di una vita.
Ci si abitua ad avere sempre un punto di
riferimento e oggi Parronchi manca
certamente alla sua Firenze che proprio in
questi momenti, con la presenza commossa
dell'Amministrazione comunale, del
Sindaco e del Presidente della Regione lo sta
ricordando, ma anche all'intera Italia, e anche ad una
città come Bologna, amata, vicina e a lui amica.
Un ricordo breve, ma non per
questo meno intenso, questo vorrebbe essere il
mio, perchè con Carlo
Betocchi, con Piero Bigongiari, con Mario Luzzi
ma anche per altri versi
per l' attività critica con Carlo Bo,
Alessandro Parronchi è stato il
protagonista di quel periodo in cui il tentativo che
poi fu detto da Flora dell'ermetismo era
innanzitutto rivolto utilizzare la specificità della parola
poetica contro la parola
retorica dei regimi totalitari, che Parronchi fu
tra i più avvertiti della
sua generazione a rifiutare e a condannare. Non quindi,
come qualcuno ha scritto in questi giorni la volontà
di ritirarsi in una torre
senza contatti altri che non con la intima forza
della poesia.
La sua attività quindi è di
quelle epoche ma è proseguita dal dopoguerra
fino ad oggi con una produzione inesausta e
sempre ricca, fino a raccolte di versi che hanno
superato la soglia del nuovo millennio.
I premi ricevuti da Parronchi furono numerosissimi,
sia per l'attività di ricercatore e di studioso
in particolare di storia dell'arte, come
dirò tra breve, ma anche e soprattutto come
autore e come poeta, fino al recente premio
Dino Campana per l'opera complessiva di una
vita, preceduto l'anno prima dal Librex Eugenio
Montale. Sì, Parronchi fuanche un uomo legato
alla dimensione classica ed inarrivabile, quasi etica
in questa sua specificità, della parola ma anche
dell'immagine. I suoi studi
su Donatello e su Michelangelo sono molto
ricordati ma più di tutti io
penso resterà il famoso studio sulla cosiddetta
"dolce prospettiva" doveper la prima volta si
cercava di indagare l'arte anche con la forza
specifica del gusto estetico della poesia, senza
quindi rinnegarla, senza volerla sostituire
ad un'attività scientifica, ma facendone uno strumento
di comprensione e di insegnamento.
In questo Parronchi fu consapevolmente, pur
essendo così lontano da quelle
avanguardie che hanno segnato il '900, un
protagonista anche del tentativo
di miscelare, di contaminare le arti e
la letteratura. Per questo
il suo interesse anche da vegliardo fu
ricchissimo e costante per tutti i
tentativi di nuova utilità della parola. Da qui
la sua amicizia con Edoardo Sanguineti e con
tanti altri poeti protagonisti
dagli anni '60 in poi proprio di quella ricerca
che ha teso ad allargare la forza della parola.
Era un uomo molto amato e molto stimato, che ha
saputo andare oltre unagenerazione per viverne tante.
E' importante io penso anche da questo punto di
vista, che il ricordo del suo esempio vada ricordato.

lunedì 8 gennaio 2007

Ricordo di Alessandro Parronchi (Stenografico)

$$Consigliere FERRARI$$%%Grazie, signor Presidente. Ho ritenuto importante ricordare qui Alessandro Parronchi d’intesa con un gruppo di amici e letterati bolognesi, ricordo Niva Lorenzini, Eugenio Mastrorocco, Gregorio Scalise ed altri, perché alle volte la veneranda età - è morto Alessandro Parronchi a 92 anni il 6 di gennaio - non aiuta a ricordare tutti i contributi di una vita, ci si abitua ad avere sempre un punto di riferimento e quando manca certamente alla sua Firenze che proprio in questi momenti, con la presenza commossa dell’Amministrazione comunale, del Sindaco e del Presidente della Regione lo sta ricordando, ma anche all’intera Italia; belle le parole del presidente Napolitano e anche ad una città amata, vicina e amica come Bologna. Un ricordo breve ma non per questo meno intenso, questo vorrebbe essere il mio, perché con Carlo Betocchi, con Piero Bigongiari, con Mario Luzzi ma anche per altri versi per l’attività critica con Carlo Bo, Alessandro Parronchi è stato il protagonista soprattutto come poeta di quel periodo in cui il tentativo che poi fu detto da flora dell’ermetismo era innanzitutto non tanto come qualcuno ha scritto in questi giorni la volontà di ritirarsi in una torre senza contatti altri che non con la intima forza della poesia, ma viceversa per utilizzare la specificità della parola poetica contro la parola retorica dei regimi totalitari, che Parronchi fu tra i più avvertiti della sua generazione a rifiutare e a condannare. La sua attività quindi è di quelle epoche ma è proseguita dal dopoguerra fino ad oggi con una produzione inesausta e sempre ricca, fino a raccolte di versi che hanno superato la soglia del nuovo millennio. I premi furono numerosissimi, sia per l’attività di ricercatore e di studioso anche di storia dell’arte, come dirò tra breve, ma anche e soprattutto come autore e come poeta, fino a raggiungere al recente premio Dino Campana per l’opera complessiva di una vita, preceduto l’anno prima dal Librex Eugenio Montale. Sì, Parronchi fu anche un uomo legato alla dimensione classica ed inarrivabile, quasi etica in questa sua specificità della parola ma anche dell’immagine. I suoi studi su Donatello e su Michelangelo sono molto ricordati ma più di tutti io penso resterà il famoso studio sulla cosiddetta “dolce prospettiva” dove per la prima volta si cercava di indagare l’arte anche con la forza specifica del gusto estetico della poesia, senza quindi rinnegarla, senza metterla a fianco di un’attività scientifica, ma facendone uno strumento. In questo Parronchi fu consapevolmente, pur essendo così lontano da quelle avanguardie che hanno segnato il ‘900, un protagonista anche del tentativo di miscelamento, di contaminazione tra le arti e la letteratura. Per questo il suo interesse anche da vegliardo fu ricchissimo e costante per tutti i tentativi di nuova utilità della parola. Da qui la sua amicizia con Edoardo Sanguinetti e con tanti altri poeti protagonisti dagli anni ’60 in poi proprio di quella ricerca che ha teso ad allargare la forza della parola. Era un uomo molto amato e molto stimato, che ha saputo andare oltre una generazione per viverne tante. È importante io penso da questo punto di vista, che il ricordo di un esempio vada citato.%%

giovedì 4 gennaio 2007

Sull'incontro Cofferati - OO.SS su Sala Borsa.

"Considero molto positivo lo svolgimento e l'esito dell'incontro fra il Sindaco di Bologna ed i Sindacati su sala Borsa" - ha dichiarato Davide Ferrari, responsabile Cultura della Segreteria regionale dei DS
"La Giunta attuale non ha responsabilità sulla crisi Bellentani ed invece presenterà in tempi brevi un progetto credibile e concreto per unire ad uno sviluppo delle funzioni culturali pubbliche, legate al grande polo bibliotecario, una presenza di attività che arricchisca il carattere multiservizio della struttura.
I lavoratori di Sala Borsa sono una risorsa importante, la loro professionalità anche se acquisita in una esperienza lavorativa in una impresa privata sono un patrimonio della vita culturale della città.
Occorre dunque trovare una strada per la loro salvaguardia.
viceversa, com'è evidente, scambiare ruoli e responsabilità , come in parecchi si sono esercitati a fare nelle scorse giornate, ed anche oggi, non porta da nessuna parte."

Bologna, 4 gennaio 2007

mercoledì 3 gennaio 2007

Sala Borsa. Serve una prospettiva concreta.

Comune di Bologna
Il consigliere Davide Ferrari

Nota sull'assemblea aperta promossa dai lavoratori di Sala Borsa.

Ho partecipato come molti cittadini all'assemblea di oggi in solidarietà con i lavoratori della Sala Borsa.
Qualunque soluzione dovrà tenere conto di queste persone, della loro esperienza e professionalità.
L'incontro fra le OO:SS ed il Comune sarà il momento da cui partire per trovare una soluzione concreta e positiva.
Non condivido invece la sottovalutazione circa le responsabilità della Giunta precedente che ho ascoltato nelle parole di alcuni intervenuti.
anzi la considero incomprensibile.
Proprio una privatizzazione sbagliata di spazi culturali, senza un progetto economico adeguato ci portato alla crisi di oggi.
Le argomentazioni di Monaco, poi, che cita "a scapocchia" un corsivo di un amico scrittore, sono davvero curiose: sembrano quelle di Berlusconi sui bolognesi che rifiutavano di andare all'Iper di Casalecchio per militanza.
L'idea, davvero ridicola, è quella di vedere la città come una caserma comunista, irregimentata e pecorona.
E questi signori dicono di amare Bologna.
La verità è che hanno governato male, sono stati degli incapaci, hanno pensato che la biblioteca non avesse utenti ed invece non ha retto la loro
programmazione commerciale.

Tutto ciò è alle nostre spalle, è vero, ma se non si capisce perchè siamo arrivati alla crisi non si sarà capaci di trovare una nuova prospettiva.

Avanzo alcune idee:
a) serve più spazio alla biblioteca, sia per ragazzi e cittadini che, soprattutto, per studenti.
Le tecnologie si sono evolute in questi diecio anni e si evolvono continuamente ma l'idea di fare della Piazza coperta un'agorà telematica di studio, di accesso ad archivi della cultura in produzione resta validissima e deve essere ripresa.
Un archivio della produzione letteraria, riproposto oggi da Tassinari, è una buona idea e potrebbe essere inserito in questo progetto più ampio.
Sic stantibus rebus sono invece contrario a creare una nuova Istituzione a partecipazione pubblica per la gestione di Sala Borsa. La rete delle Istituzioni cittadini, molto ricca di idee, ha già enormi debolezze finanziarie ed il sistema non reggerebbe una nuova entrata di trali proporzioni.
A meno che l'Università e la Regione non decidessero un investimento strutturale ingente.
Il Comune di Bologna non può assumersi credibilmente un onere simile.

b)Gli spazi commerciali dovranno vedere una gestione molto più snella ed efficente.
Serve una patnership privata, scelta nel mondo librario, con alle spalle una forza propria ed una esperienza gestionale sufficiente.
Non sarà facile avere un partner di queste caratteristiche. Sono stati persi molti anni nel quale è anche cambiato il mercato dell'offerta dei libri a Bologna.
Ma si può tentare.

Sono queste idee personalissime. Se qualcuno ne ha di migliori le può avanzare ma ricordando sempre che non andranno creati altri fallimenti e altri lavoratori incerti del proprio futuro

Bologna 3 Dicembre 2007
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www.davideferrari.org

Esecuzione di Saddam. La nostra condanna

“Nell’Ulivo. Da Sinistra”
Una iniziativa per l'unità


Rifiutiamo la pena di morte, chiediamo all’Italia di tradurre in una iniziativa ONU di moratoria la condanna che una larghissima parte delle forze politiche del nostro paese ha ribadito in queste ore.
Una valutazione politica rafforza le nostre forti convinzioni ideali.
L’impiccagione di Saddam Hussein non è, come si è affermato a Washington, un atto costruttivo da parte di un nuovo e solido potere che si fa forte della propria autorevolezza, un gesto-sia pure crudele- di autonomia di un nuovo potere democratico che vuole legittimarsi.
Già le infinite irregolarità del processo, svoltosi fra soppressioni di difensori ed avvicendamento politico di giudici, avevano molto indebolito il dato positivo del processo ad una dittatura, oggi la sua conclusione drastica e velocissima, impedisce possano svolgersi altri procedimenti di grande significato analitico sulla storia dell’Iraq e dei suoi rapporti con le grandi potenze mondiali.
L’esecuzione non ha dimostrato che il diritto subentra alla violenza ed al sopruso ma che, al contrario, un potere debole e basato su una rappresentanza che resta divisa, per religioni, etnie e perfino per bande, compie un atto che rischia di fare eguagliare agli occhi di grande parte del mondo tirannia e democrazia e non favorisce alcuna maggiore certezza e sicurezza al martoriato paese iracheno.
Debbono fare riflettere anche le modalità dell’atto, la loro tragica inadeguatezza persino formale, il luogo del macabro evento, la data incurante della sensibilità religiosa, gli insulti personali al condannato e le esclamazioni al leader sciita Moqtada Al Sadr.
Così appare sconcertante l’incapacità- dimostrata proprio da parte di un governo sostenuto così fortemente dalle maggiori potenze occidentali- di cogliere responsabilmente i nuovi pericoli della situazione medio orientale che vede, da un lato, la questione iraniana, il nucleare e le minacce ad Israele del premier Amadinejad, e dall’altro la crisi libanese e la difficilissima situazione del popolo palestinese alle soglie di un conflitto fra le sue maggior forze politiche e sociali.
Una situazione drammatica dove l’occidente dovrebbe fare tutto tranne che rafforzare gli interlocutori dell’attuale leadership dell’Iran e promuovere tensioni.
Tutto induce a condannare gli esecutori ed a coprire le enormi responsabilità del condannato.
Un uomo finito torna tragico protagonista della storia, gli attori di una rinascita divengono anche oggi, ancora una volta, dopo anni dalla fine ufficiale della guerra e dopo elezioni, figure minuscole di vendetta e divisione.
Grandissime e molto gravi sono le responsabilità della politica del Governo del Presidente Bush, l’avvelenamento e la divisione portata dalla guerra preventiva e dal disprezzo delle istanze sovranazionali non cessano di dare nuovi frutti.
La strada della vera nascita di nuove istituzioni dell’Iraq, il più possibile unitarie ed egualitarie nei diritti da garantire a tutti i cittadini, con la presenza di garanzia delle Nazioni Unite e non più l’occupazione militare, è oggi lontana ma sempre più appare l’unica capace di chiudere la guerra e avviare la ricostruzione e contribuire alla ricerca della pace e della stabilità di una così grande e centrale parte del mondo.

Bologna, 1 gennaio 2007

Leggi i documenti e le iniziative di "Nell'Ulivo. Da Sinistra" nel sito:
www.impegnonuovo.eu