domenica 30 dicembre 2007

Auguri per il 2008. Bisogna che...

L'augurio è di un anno 2008 sereno e positivo




perchè sia possibile bisogna che
il lavoro conti di più



Davide Ferrari




Anche le mie luci spente alla mezzanotte del 31 Dicembre in adesione alla proposta diffusa da Articolo21 per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul tema della sicurezza del lavoro.
www.articolo21.info



www.davideferrari.org

domenica 23 dicembre 2007

Una strana lettera, figlia dell'antipolitica.

La società "Mina real estate" , che ritiene di non aver avuto risposte dall’amministrazione comunale di Bologna a proprie aspettative edilizie, ha inviato com’è noto una lettera ai dirigenti, ma anche e soprattutto ai consiglieri comunali, per invitarli a votare in modo conforme ai suoi desideri e alle sue opinioni, pena conseguenze di legge.
Questa "missiva" è un atto grave e irrituale. Non si è trattato di un materiale di documentazione, sia pure lobbistico, ma ha avuto l'aspetto di una strana diffida, comunque irricevibile.
Bisogna comprendere come una cosa simile sia potuta accadere, quale clima politico e anche "culturale" l’abbia suscitata.
Il punto sta qui.
Le ragioni ed i torti del costruttore non sono francamente, in questo momento, la cosa più rilevante.
Quello che è più significativo è che il portatore di un interesse privato si rivolga a coloro i quali sono stati eletti democraticamente da una città, quelli che Grillo chiama " i dipendenti dei cittadini", neppure con ordini di servizio ma con inviti a votare come loro prescrive l’avvocato della ditta, altrimenti…..
Evidentemente si ritiene che "dipendenti", i "politici" consiglieri debbano esserlo innanzitutto di alcuni cittadini, i soggetti dell’intrapresa economica, e, in tempi di precaria garanzia dei diritti del lavoro, convenga usare con loro maniere spicce.
Si chiarisce con fatti del genere quanti danni possa provocare l'attacco indiscriminato alla politica.
Un’offensiva che, da reali ragioni, quelle indicate, certo senza alcuna parsimonia, dai libri di Stella, di Salvi e Villone, di Travaglio e tanti altri,, è diventata via via una guerra all'autonomia delle istituzioni democratiche.
Quale autonomia possono avere, restiamo a Bologna, persone definite ogni giorno, da mesi, "cacciatori di gettoni, infingardi commissionari di consulenti fannulloni, accumulatori di doppi stipendi", eccetera eccetera ?
E allora, se autonomia non "possono avere", qualcuno ha pensato che è meglio ricordaglielo.
Abbiamo udito nei mesi scorsi parole diverse ma trasmesse sulla stessa lunghezza d’onda.
Pensiamo alla reazione indignata alle posizioni della Provincia sul progetto Romilia.
Si è arrivati a trattare un’amministrazione come un’ affamatrice del popolo.
E poiché l’erba dei campi agricoli non parla, ha pensato bene di restare muta, in difesa, anche gran parte della stessa politica e della società civile.
Sul metodo, insisto, non sul merito della vicenda, sulla quale è naturale che le opinioni si confrontino.
E oggi raggiungiamo una nuova tappa.
Può darsi che la società Mina sia stata solo più focosa di altri o malconsigliata, ma il perchè del suo agire è chiaro.
Non chiede giustizia o equanimità, come pure sostiene. No, intima alla politica di farsi da parte.
Ma in questo caso la politica altro non è che la responsabilità di governare, di rappresentare l'interesse pubblico e non quello, giusto o sbagliato che sia, di una sola impresa.
Bisogna riflettere, ma anche reagire. Mesi di veleni sull'attività politica e consiliare possono davvero favorire il degrado della funzione pubblica.
Non si può accettare che ogni volta l’asticella sia messa più in alto.
Non c’è colpa della politica, in democrazia, che giustifichi il prepotere di chi ha e quindi vuol comandare.

Da L'Unità, 21 Dicembre 2007

sabato 15 dicembre 2007

Bilancio del Comune di Bologna. Il 2008

Bilancio del Comune di Bologna.
Un contributo.

L’accordo, recentissimo, sugli indirizzi di Bilancio del Comune per il 2008 fra l’Amministrazione ed i sindacali confederali è molto positivo ed accentua il carattere sociale delle scelte di Bologna.
Quali ?


ENTRATE

Partiamo dalle entrate, perché ormai quasi solo di queste si scrive e si informa sui giornali e le Tv.
Non sono mancati interventi fortemente polemici, di Galletti, di Bignami e di altri consiglieri del centrodestra. L’On. Galletti, persona per altro competente, ha pubblicato, tempo addietro, addirittura un libro bianco, con prefazione dell’On. Casini. La tesi è quella di supposto record nazionale di Bologna nell’aumento della pressione fiscale.
Ma non è così. Per quanto riguarda l’Irpef l’aliquota dell’addizionale comunale resta invariata sul livello dello 0,7%, con conferma dell’esenzione per tutti i circa 100.000 contribuenti che presentano un reddito annuo fino a 12.000 euro.
Sono bloccate le tariffe dei nidi d’infanzia, della refezione scolastica, dei servizi socio-assistenziali per anziani, minori e disabili e le tariffe del trasporto pubblico.
La generalizzazione dell’ Indicatore ISEE aumenterà ulteriormente l’equità e, dove già in essere, ha permesso l’esenzione totale o parziale di fasce ampie di famiglie.
Il blocco delle tariffe , con le scelte di conferma di questo Bilancio, è durato e durerà un mandato intero, dal 2004 al 2009.
Quando si chiede dov’è l’impronta sociale di un’ Amministrazione, ecco la risposta: è esattamente qui.
E’ strano : alcuni giornali hanno pubblicato tabelle dove alle tasse ed alle tariffe si sommano le multe (nel peso della pressione tributaria!!!!), e quel che è più bello dividendo il loro ammontare per il numero degli abitanti, quando ovviamente le pagherà chi ha commesso le infrazioni sanzionate.
So bene che le multe pesano, ma rilevo che, nel contempo nessuno ha ricordato la riduzione, sulla base della legge finanziaria 2008, dell’ICI per le circa 125.000 famiglie bolognesi proprietarie dell’abitazione in cui vivono. Ogni famiglia interessata risparmierà circa 90 euro.
Il risparmio complessivo delle famiglie sarà di circa 11 milioni di euro.
Viene poi confermata, come negli anni precedenti l’esenzione dall’ICI per gli immobili affittati a canone concordato.
Rispetto a quanto annunciato si riduce l’aumento della Tarsu dal 4 al 3 per cento, di cui l’ 1,8% è il puro, ed ottimistico, adeguamento all’inflazione.
L’aumento “netto”, per così dire, dell’1,2%, punta all’incremento della raccolta differenziata e al potenziamento della pulizia della città e in particolare dei portici.
Sulla base di questi provvedimenti si può quindi affermare che la pressione fiscale del Comune sulle famiglie con condizioni di vita medio-basse è stata ridotta e che questo impegno proseguirà fino alla fine del mandato.

SPESE

Le polemiche non hanno risparmiato le spese.
Si è parlato di incapacità a ridurle. Guardiamo ai fatti.
Il bilancio prevede invece un incremento della spesa moderato e mirato,
dato coerente con quello di tutto il mandato Cofferati.
Nel periodo 2004-2007 le spese correnti complessive sono aumentate di circa 30 milioni di euro, pari ad un incremento del 6%, allineato con l’inflazione.
Siamo davanti a un bilancio da 515 milioni di Euro, con un incremento di spesa pari a 18,8 ml. di Euro (+3,8 %).
Al netto di alcune componenti straordinarie, dovute alla nuova sede comunale, l’incremento di spesa rispetto al 2007 si riduce a 11,7 ml. di Euro (+2,4 %).
Qualcuno ha azzardato una avventurosa critica sul piano delle politiche del personale, parlando di immobilismo e auspicando insieme la fine del precariato e la diminuzione drastica degli occupati.
Come dire che si può legare un cane con una salsiccia.
Il personale invece non è aumentato ma si è combattuto il precariato.
Infatti l’Amministrazione ha utilizzato la nuova legislazione del Governo Prodi per ridurre il precariato, causato in Comune dal divieto ad assumere, durato anni. Nel 2007 185 lavoratori precari sono stati assunti stabilmente nel settore scolastico e 16 nel settore amministrativo. Nel 2008 avremo altri 104 stabilizzati.
Un risultato importate non solo per questi lavoratori ma per i servizi e la loro qualità.

INVESTIMENTI

Veniamo agli investimenti.
L’Amministrazione ha dimostrato una buona capacità di attivare
Il finanziamento degli investimenti di rilevanti dimensioni, pur
contenendo sensibilmente l’indebitamento.
Dall’inizio del mandato ad oggi l’Amministrazione ha finanziato in modo diretto investimenti per circa 305 milioni di euro e ha iniziato la realizzazione in project-financing di opere importanti.
Le voci più significative? La mobilità innanzitutto, per circa 62 milioni di euro, dall’inizio del mandato.
Ma è stato ed è forte l’investimento per le scuole, 38,4 milioni.
Altri due dati : l’incidenza dell’indebitamento del Comune di Bologna è, a fine 2007, dell’8,6%; con mutui a tasso fisso per il 76,2%. Solo il 23,8% a tasso variabile.
Per l’indebitamento Bologna è messa assai meglio della maggioranza dei Comuni di grandi dimensioni.
Quindi la città non si è fermata, molto si è realizzato e poco ci si è indebitati, nonostante gli anni di questo mandato abbiano visto una notevole riduzione dei trasferimenti statali.
Questa riduzione ed il persistere di criteri di assegnazione penalizzanti per il nostro Comune hanno causato problemi seri. L’aumento della
addizionale I.R.P.E.F. dallo 0,4% allo 0,7%, introdotto nel 2007, in larga parte si è reso necessario proprio per riequilibrare tale tendenza.
Galletti certo lo sa. Nella sua gestione l’aumento fu dello 0,4 e per problemi similari.
In sintesi l’Amministrazione governa bene. C’è poco da dire, se si guarda al Bilancio questo viene fuori.

PROSPETTIVE

Sarebbe bene allora discutere di più delle prospettive.
Il peso delle contravvenzioni tenderà a normalizzarsi, già lo si vede, se continuerà una chiara politica per la regolazione del traffico, che da certezza e notorietà alle regole. Sarà un bene. Anche questo fattore induce a pensare alla necessità, non solo per la giustizia e l’equità, di insistere nella lotta all’evasione fiscale.
Nel triennio 2005-2007 sono stati recuperati complessivamente circa 60 milioni di euro su tributi locali (I.C.I. e TA.R.S.U.) e su ammende per contravvenzioni non pagate entro i termini previsti.
Bisogna ragionare su come applicare l’addizionale IRPEF in modo da tenere conto delle difficoltà dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Bisogna anche riflettere su come razionalizzare tutte le voci di entrata, evitare ogni proliferazione di forme di contribuzione. Sulle spese, al di la di avvilenti polemiche sui costi della politica, vere quanto ipocrite e pochissimo rilevanti sui grandi numeri, le uniche proposte dell’opposizione, che ho letto riguardano dismissioni societarie. Tutto si può discutere. Ma il punto, difficile per tutti, è un altro. Anche senza considerare le risorse straordinarie necessarie alle grandi opere è il futuro di un Bilancio così impegnato per la città ed i servizi che va disegnato.
Bisogna fissare quote sostenibili di intervento diretto del Comune su voci determinanti dei servizi, da rendere però certe e meno esposte al precariato per un lunghissimo ciclo, e nello stesso tempo mettere in campo una collaborazione strategica con Stato e privato sociale che garantisca davvero standard di qualità a tutto un sistema di opportunità che sia molto più vasto di quelle direttamente erogate dal Comune.
Non è certo una novità, la direzione è già presa. Ma è urgente un “accordo generale”, un patto strategico a tutto campo, che permetta un consistente recupero di risorse e garantisca davvero qualità. Così il Comune sarà in grado di reggere garantendosi una funzione di promotore e verificatore di qualità.
Bologna, il suo Comune, dovrebbe agire come possedesse un marchio di qualità, assegnarlo a soggetti e imprese capaci e credibili, e difenderlo. La storia ce lo ha affidato, Le lotte ed il lavoro di generazioni di cittadini e di operatori dei servizi pubblici. Non basta agire caso per caso, foglia dopo foglia. E soprattutto non è accettabile che di fronte ad ogni problema di prospettiva gli interlocutori sociali si appannino scaricando tutto sul Comune (persino sulle Aldini è stato così).
Se si vuole bilancio in ordine e qualità serve un nuovo patto con la città e gli altri livelli istituzionali. Servono parole di verità e di prospettiva. Non le si avranno se non si difende, e con voce ferma, quanto, in questi anni di riavvio e insieme di preparazione, ha fatto la Giunta Cofferati.

Davide Ferrari

sabato 8 dicembre 2007

Consiglio comunale di Bologna. Un capogruppo "utile" per il PD.

Comune di Bologna.
Un capogruppo “utile”.
Articolo da L’Unità, 3 XII 2007

Unire è bello. Finalmente è nato il gruppo consiliare del Partito
Democratico nel Comune di Bologna.
E' il gruppo di gran lunga maggiore a Palazzo D'Accursio. Comprende persone di diverse generazioni (i giovani non sono numerosissimi ma non mancano), alcune personalità di assoluto rilievo accademico e professionale, molti consiglieri di esperienza e di provata competenza amministrativa.
Unire è difficile. Si proviene da realtà diverse e chiunque può ritenere di avere svolto un ruolo particolare, non riducibile e, naturalmente, temere che non venga inteso o raccolto il suo contributo.
Unire sarà forse ancora più difficile considerando il momento particolare che si attraversa. Il centrosinistra governa ad ogni livello istituzionale ma, l'alleanza dell'Unione che ha condotto alla vittoria sembra divisa, non episodicamente ma strutturalmente.
Non è sicuro l'esito normale del mandato, così come non è certo quello della legislatura.
In questo contesto siamo al primo ed importante atto formale: la nomina del capogruppo.
Basta guardare al quadro d'insieme, prima accennato, per comprendere quanto vadano chiarite antinomie importanti quali, vecchio/nuovo e continuità/discontinuità.
Com'è ovvio bisognerà lasciare indietro il vecchio e il continuo che siano disutili ed affermare l'utile e l'opportuno.
In primo luogo occorre confermare il principio di lealtà al Sindaco e alla Giunta.
Lealtà è una parola grossa? Guardiamo il calendario.
All'inizio di un mandato si può impostare una dialettica particolarmente propositiva, anche con larghi campi di autonomia da percorrere, per i consiglieri ed i gruppi consiliari. Ma quando si è alla vigilia, comunque, dell'ultimo tratto di strada, bisogna serrare le fila, favorire l'accelerarsi delle realizzazioni, portare a sintesi.
Ritengo francamente che non si sia fatto abbastanza, a tempo debito, per impostare una piena operatività dei consiglieri, è un limite che accusiamo, che non aiuta.
Ma oggi non serve una “visibilità” generica.
Attenzione: servirà una attività di tutti, molto intensa e ricca, direi quasi uno "scongelamento " di energie.
Ci vorrà molta libertà d’azione ma per seguire processi e pratiche, interventi e servizi, in diretto rapporto con gli assessori e la città, stando sul "territorio", come si usava dire.
E' questa la visibilità che ci vuole: allargare, o addirittura riprendere il rapporto con i cittadini.
Un capogruppo utile sarà allora chi sarà capace di adoperarsi per questo impegno di tutti, spesso minuto, che va infittito e coordinato.
Servirà allora rinunciare ad una intervista, ad un "colpetto di teatro", annullare distanze eccessive, per favorire non solo la collegialità ma prima di tutto il fatto che ognuno si senta all’opera.
Non si tratta di indicazioni moraleggianti. Chiunque ha svolto questo ruolo sa che il tempo non basta mai e bisogna scegliere. O imitare "la politica", con una pratica di dichiarazioni, o fare politica per la qualità del rapporto con i cittadini, con tutto il gruppo. Bisogna scegliere o un modello o l'altro. Non c'è il tempo materiale per seguire l'uno e l'altro.
“Lavorare assieme, togliersi le casacche delle squadre di provenienza”, in questi momenti tutti affermiamo banalità come queste.
In realtà la ricerca del pluralismo è un compito specifico del quale avere cura. La disparità organizzativa dei partiti confluenti, ma anche l’articolazione dei punti di vista, lo esigono con particolare nettezza.
Assumere queste pratiche sarebbe difficile per chiunque. Credo che impongano un cambio significativo di passo anche a chi sta conducendo una esperienza in corso e può essere ancora nominato come capogruppo, in un’occasione come questa. E in primo luogo occorrerà cercare la collaborazione di tutti. Scrivere “bisogna farsi aiutare” potrebbe far pensare a chissà quali pretese di controllo. No, il mandato, se viene dato, deve essere reale. Tuttavia il compito che ci sta di fronte è diverso da ciò che abbiamo alle spalle, ripeto, serviranno le forze di tutti, liberate da ogni timore di poter “volare”.

Animali? Come noi.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE DAVIDE FERRARI, IN INIZIO SEDUTA, SU: LA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALLA LAV E ALTRE
ASSOCIAZIONI SABATO PRIMO DICEMBRE 2007 PER UN NATALE DI PACE CON TUTTI I
VIVENTI, GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE SULLE CONDIZIONI DEGLI ANIMALI DA
ALLEVAMENTO.

"Ringrazio il Presidente, che ha letto il titolo che già illustra quasi integralmente l'intervento che voglio fare.
Mi è capitato di partecipare con soddisfazione e piena adesione ad una manifestazione che si è svolta il primo di questo mese, promossa dalla LAV , da altre associazioni animaliste e da associazioni che si impegnano per scelte alternative di alimentazione.
Un punto, tra i tanti di cui trattava il manifesto promotore, è per me di grandissimo rilievo ed importanza, quello che solleva il tema della condizione spaventosa con la quale il nostro sistema produttivo tratta e dispone della vita degli animali nella catena della produzione alimentare, in particolare negli allevamenti.
Io sono per un animalismo riformista e gradualista, ma che sui valori non intende transigere.
Gli allevamenti, che sono produttivi di conseguenze sanitarie gravissime e di diffusione di gravissime forme di nuove morbilità, sono ormai da porre all'attenzione dell’opinione pubblica anche da questo punto di vista, oltre che da quello più generale - e per me primario - della terribile crudeltà che in esse viene esercitata.
Questi temi, voglio dire, ancora oggi faticano ad entrare nella politica istituzionale, ma è un errore gravissimo che dimostra una volta di più l'incapacità di futuro che spesso tutti noi dimostriamo.
Da speranza invece che, non soltanto a questa sensibilità si affaccino sempre più persone che cercano, come, per esempio, è stato in quella manifestazione, di proporre forme di alimentazione del tutto alternative, ma anche persone che senza giungere al vegetarianesimo chiedono una diversa organizzazione della nostra catena alimentare ed è a queste in particolare che io intendo rivolgermi raccogliendo la loro sensibilità.
Sul terreno degli allevamenti le responsabilità pubbliche anche del nostro Comune sono rilevanti .
Auspico che insieme all'AUSL, il Comune di Bologna promuova un'agenda di cambiamento concreto delle cose, di riforma, quindi non di rifiuto generalizzato. Spetta anche a questo Consiglio comunale fare la sua parte. Ho voluto per questo motivo parlare oggi anche a testimonianza dell’ ottima e qualificata partecipazione che si è avuta nel pomeriggio dell'1, e anche dell'autorevolezza degli interventi che lì abbiamo potuto ascoltare."

Dal verbale del Consiglio comunale di Bologna di Lunedì 3 Dicembre 2007

venerdì 30 novembre 2007

IN NOME DEL "PROGRESSO".

Promossa dall'Associazione culture della Sinistra per il PD, nasce, a Bologna, una nuova rivista di politica e cultura

Venerdì 30 novembre è uscito il numero zero di "Il progresso d'Italia", rivista mensile di politica e cultura pubblicata a Bologna. Nell'editoriale, Davide Ferrari – coordinatore di un comitato di Direzione di cui fanno parte anche Enrico Ciciotti, docente all'Università Cattolica di Milano, e Carlo Galli, dell'Università di Bologna – nel soffermarsi sull'impegno del Partito Democratico per la riforma della politica e del sistema istituzionale del nostro Paese, sottolinea la necessità che si mantenga un'alleanza di governo tra tutte le componenti del centrosinistra e della sinistra.
Ad arricchire questa "anteprima" della nuova rivista ci sono, inoltre, il contributo di Giancarla Codrignani, che analizza la situazione del Pakistan e la recente sconfitta di Rigoberta Menchù in Guatemala, e interventi e saggi di Gianni Ghiselli, Carlo Mayr, Claudio Nunziata, Gregorio Scalise. Infine, il corsivo di "Fortecuore" e, in contro-copertina, le parole di Enzo Biagi – quelle pronunciate in occasione della chiusura censoria della trasmissione televisiva "Il fatto" – portano in primo piano il problema della libertà, e della qualità, della comunicazione di massa.
La parola "PER", che si ritrova nella testata de "Il progresso d'Italia", mette in evidenza la volontà di approfondire le ragioni della proposta invece di quelle della contrapposizione. La rivista è promossa dall'Associazione culture della Sinistra per il PD però, lungi dall'essere organo di stampa della nuova aggregazione politica, intende vivere di vita propria.
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sabato 24 novembre 2007

De Maria coordinatore del PD bolognese. Una cosa buona e giusta.

Associazione della Sinistra
per il Partito Democratico
A.S.P.D


Bologna 24 Novembre

NOTA STAMPA. De Maria coordinatore del PD. Una cosa buona e giusta.

Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell'ASPD, presente alla riunione dei "costituenti" bolognesi di questa mattina ha così commentato l'elezione di Andrea De Maria a coordinatore dei PD:

"De Maria è una persona seria ed unitaria. Ha ricevuto una larga fiducia ed è un bene per il nuovo partito a Bologna.
Le associazioni bolognesi nelle scorse settimane lo avevano auspicato ed è accaduto.
E' da considerare positiva la grande civiltà con la quale i delegati eletti nelle liste per Antonio La Forgia hanno motivato il loro dissenso costruttivo.
Ridotti, a leggere i numeri, e più che attesi, considerando la storia recente dei partiti ora confluiti nel PD, i voti negativi.
Sì, quello che più conta è che si sia fatta la cosa più "buona e giusta" e che si possa andare avanti con ragionevole fiducia".

Per ufficio stampa
M. Busi


www.sinistra.pd.it
info@sinistra.pd.it

L'Isola dei senza vergogna.

L'Italia che viviamo
di Davide Ferrari

Confesso: ho guardato spesso, negli anni scorsi l'Isola dei famosi. E quest'anno, più distratto, ho recentemente recuperato vedendomi, intera, una sua lunga puntata.
Ho letto poi una serie di servizi su "Di più TV" sull'argomento. Sono documentatissimo.
Tutti sanno che i realities sono quel che sono, ma qui si esagera.
Il Malgioglio dichiara che Manuela Villa vincerà perchè il padre Claudio dal cielo la sostiene per tacitare il suo complesso di colpa.
Sembra infatti che non volle riconoscerla.
Ma, se nei cieli hanno tanto potere, quanto lavoro dovrebbe avere il nonno di Osama Bin Laden? Perchè non interviene?
C'è poi un tizio, uno dei "non famosi", credo, dall'eloquio alla Toni Ucci e dalle parole particolarmente maligne.
Dallo studio una tizia spiega che Lui fa così perchè ha il difetto tipico della "romanità": è un "rosicone", accusa.
La romanità, dice proprio così.
Ed io che credevo che quel termine indicasse la civiltà dell'antica Roma.
Come sono arretrato!
Appare e scompare una sorta di zombie.
E' un ex palestrato, ci informa Platinette, che di sex simbol se ne intende.
Ora è macilento. Il suo volto scavato sembra quello di Mc queen-Papillon, prigioniero alla Cayenna.
Per fortuna quest'anno non c'è Maria Giovanna Elmi, giunta in passato, per la dieta isolana, alla rassomiglianza con le ottuagenarie streghe navajos che perseguitano spesso Tex Willer.
Il reality dove non si magna è davvero terribile.
Eppure per farlo sono disposti a tutto e piangono quando finalmente ci arrivano, tornando alla celebrità, come Ferrini.
Cecchi Paone forse è gay ma è antipatico lo stesso. Lo hanno eliminato senza pietà. Non c'è ancora un' "Isola dei boriosi".
Gli altri non li conosco, li vedo strisciare nel fango e parlare di cocco.
Non c'è un motivo per guardare, eppure si guarda.
Abatantuono , in un recente film -tristissimo e bello- di Pupi Avati ha impersonato un attore cinquantenne, stanco e malandato, che racconta alle figlie un suo tentativo di suicidio.
Fra le motivazioni quella di essere stato indotto ad umiliarsi fino a partecipare ad un reality ambientato nelle fogne.
La realtà supera l'iperbole del film. L'isola è ancor più sporchiccia e la Ventura, un tempo brava e vivace ragazzina, ora mostra la crudeltà di una guida turistica per viaggi in torpedone. Ha l'insistente spietatezza della coppia De Filippis-Costanzo, presi ambidue.
Eppur guardiamo.
Cosa ci attira? La mancanza di alternative non basta. La solitudine è una scusa, vera ma banale.
In realtà guardiamo perchè godiamo a non farci i c.... nostri.
I vicini ce lo impediscono con il loro mutismo, i colleghi di lavoro non comunicano, almeno quelli dell'Isola non hanno più segreti per noi.
Gli autori, per dir così, di questi programmi insistono a provocare negli schiavi dorati che sono nelle loro mani, come "i naufraghi", occasioni "curiose" di competizione e degradazione.
Sbagliano, il reality più amato sarebbe quello che ci mostrasse persone normalissime, in ognuna delle loro normali attività, purchè fossero davvero tutte.
Ricordate il film "Truman show"? Ci ha già dato la rotta.
Il mega reality lì descritto inseguiva un uomo dalla nascita, facendolo vivere in un mondo posticcio, perchè il pubblico potesse tenerlo in pugno, guardarlo in ogni suo istante di vita.
Forse avremo realities con meno bellone e atleti in disarmo ma in cambio ci verrà prossimamente denudata l'esistenza integrale di un protagonista, un uomo o una donna, senza più alcun diritto e senza altro scopo oltre quello di essere da noi osservato, come un giocattolo. Senza più alcuna umanità.
Senza vergogna.
Si può ancora dire? Si può ancora indignarsi, anche contro noi stessi, spettatori colpevoli? Sì, si deve.

venerdì 16 novembre 2007

Il caso Legge Finanziaria: rivolte contro l'equità?

Il caso Legge Finanziaria: rivolte contro l'equità?
scelte di politica economica e relazioni sociali.


a confronto sul tema

intervengono:
On. Laura Pennacchi
Guido Gambetta
Andrea De Maria
Marco Mazzoli

Presiede Gregorio Scalise
Incontro promosso dai firmatari del documento:
"Nell'Ulivo. Da Sinistra".

Giovedì 16 novembre 2007, alle ore 17,30
sala Londra dell'Hotel Europa
via Boldrini 11, Bologna

giovedì 15 novembre 2007

Ricordo di Don Benzi. (Stenografico)

Intervento in Consigflio comunale, inizio seduta.
Consigliere FERRARI

Cercherò di rispettare l’invito che Ella, signor Presidente, mi ha rivolto, anche perché questo intervento è stato accettato fuori tempo massimo, credo per rispetto alla persona a cui è dedicato. Mi è capitato di parlare pesso con Don Oreste Benzi, sia per motivi diversi, sia per motivi istituzionali, sia anche per motivi personali. Io credo di dover dire poche parole, ma quindi molto sentite. Penso anch’io, è già stato ricordato che il punto di fondo sia quello dell’amore per la persona, attenzione però, perché l’amore per la persona - siamo in un’aula istituzionale, non importa chi ha fede e non ha fede - però ho sentito molti riferimenti alla fede, me ne sia permesso una, non significa la proclamazione dei valori, magari usati come corpo contundente contro gli altri, no. Significa tutto il contrario, e c’è una precisa istruzione su questo, significa fare passi nella direzione di colui che ti vuole deviare anche con la violenza dalla tua direzione e dalla tua vita. La condivisione è l’amore per la persona, non la proclamazione che sempre sa di ipocrisia della propria superiore modalità ideologica. C’era un punto di distanza con Don Oreste, non sembrava giusto, non comprendeva le tematiche che, per far presto, io definirei della riduzione del danno, non le comprendeva, e non le comprendeva perché riteneva che la base di tutti i suoi interventi di carità fosse la salvaguardia integrale della dignità della persona e quindi qualunque cosa che desse per scontato una riduzione, sia pure utile a fare passi avanti, di questa visione integrale della dignità della persona dal tossicodipendente, alla prostituta, veniva visto con difficoltà, persino con sospetto. Mi è capitato però di ragionare su questo punto, di aver compreso una cosa, forse anche di aver detto qualcosa di utile, insomma, chi con lui è stato tanto impegnato su questo piano di iniziative e cioè che è vero che ogni qualvolta la politica, l’istituzione che è chiamata per forza di cose a scegliere il male minore, per fare il bene, abbandona il senso di un fine, di una trasformazione, di un possibile riscatto generale dell’uomo, ebbene, anche questa riduzione del male suona falsa, suona provvisoria. Ma così pure, ma così pure chiunque, magari un sacerdote, vuole impegnarsi per strappare il meglio dall’anima di una persona, l’oscuro per riportarlo in luce, deve sapere valorizzare ogni momento di luce, anche passare da una sostanza all’altra, anche ridurre le ore della vendita del proprio corpo, anche fare passi sbagliati, ma meno gravi e mortali di altri ai quali si era condannati. La carità quale fatto concreto, quando i valori non sono proclamati ma si basano sull’amore della persona è qualunque atto fondamentale, un terreno nel quale si lascia qualcosa, ma si prende molto e molto si cambia e grazie anche all’incontro con uomini come Don Oreste Benzi che questo alle volte è dato davvero di farlo, potendo quindi crescere molto come uomini e come persone impegnate nella nostra società. Non cito oltre esempi su Bologna, perché l’hanno già fatto i Colleghi, chiedo scusa al Presidente, a cui su questo titolo mi ero incaricato di rivolgere la domanda per questo intervento. Il ricordo non può che essere generale, quanto tanto e generale e importante ed amata la figura come quella di Don Oreste.

giovedì 1 novembre 2007

Un saggio sulla didattica della poesia pubblicato nei "Quaderni di cultura del Galvani"

I QUADERNI DI CULTURA DEL GALVANI 
RIVISTA SEMESTRALE 
ANNO 14– nuova serie numero 1 – 2007-2008 
INDICE 

Il Liceo Galvani si confronta con il mondo universitario , Sofia Gallo 

COLLOQUI SUL CLASSICO: SECONDA SERIE 
Premesse per una didattica della poesia. Appunti poco popolari di un poeta, Davide Ferrari 
Medioevo passato, presente, futuro, Rolando Dondarini 
La via della seta, Bianca Patocchi 
Espressioni memorabili e durature nella tragedia greca, Renzo Tosi 
Homines, dum docent discunt (Seneca). Semper homo bonus tiro est (Marziale), Giovanni Ghiselli 

GIORNATA DI STUDIO SUL MITO DEL BRAVO ITALIANO Presentazione Il fascismo italiano, i fascismi europei e il nazismo. Le responsabilità dell’Italia nella destabilizzazione e nella repressione nell’area dei Balcani, Enzo Collotti 
Il razzismo del buon italiano: l’esperienza coloniale, Gianluca Gabrielli 
Usi e abusi del mito e della demitizzazione. Qualche esempio, Domenico Giusti 

Bibliografia 

mercoledì 31 ottobre 2007

Associazione della Sinistra per il Partito Democratico
ASPD

Aderiamo volentieri all'iniziativa spontanea ed autogestita in difesa del Governo e per rispettare il patto che ha dato vita all'Unione (vedi sotto n.d.r).
Rispetto del programma e lealtà verso l'azione di governo, ci paiono oggi assolutamente necessari, per motivi etici, senza dubbio, ma anche per evidenti motivi politici.
L'Unione non è soltanto "condannata a stare insieme in questa legislatura".
Evitare che la competizione e la concorrenza fra le forze politiche della coalizione degeneri in una divisione profonda e irrimediabile è una necessità di oggi e di domani.
Se si dimostra che tutto il centro-sinistra non può comunque stare insieme e parlare all'Italia, non vi saranno orizzonti più riformatori ma il ritorno della Destra.
Questa semplice verità interpella sia il PD, su cui troppo spesso in solitudine pesa l'onere della mediazione, sia le forze minori di centro e di sinistra.
Saremo presenti per questi motivi a Bologna e nelle altre città alle iniziative che si stanno organizzando.

Davide Ferrari
coordinatore nazionale ASPD
www.sinistra.pd.it

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wlombardia wrote:
A DIFESA DEL GOVERNO PRODI

Giovedì 1 Novembre 2007 dalle ore 10 alle 13
in Via Quattro Novembre, angolo D’Azeglio,
Prodi-Point in difesa del Governo Prodi

Noi Ulivisti e democratici non possiamo assistere con indifferenza alle varie "congiure" che in questi giorni si stanno perpetrando contro il Governo guidato da Romano Prodi.
Noi riteniamo che il Governo in carica stia lavorando molto bene, avendo adottato dei provvedimenti tesi a favorire lo sviluppo del "sistema Italia".
In tale contesto reputiamo utile sottolineare che per la prima volta sono state realmente adottate misure a favore delle classi sociali più deboli, quali pensionati a basso reddito e precari, avendo nel contempo messo in campo una seria, profonda ed indispensabile azione di risanamento delle condizioni economico-finanziarie del Paese.
Essendo il "cantiere" del Governo Prodi pieno di iniziative tese a completare il programma, definito e sottoscritto da tutta l'Unione, noi chiediamo, in nome del Popolo dell'Ulivo, che questo Governo duri fino al termine della legislatura, appoggiato con coerenza e lealtà da tutti i partiti dell'Unione.
Per questo hanno ricevuto i nostri voti, non per altro.
Forti di queste convinzioni, nei primi giorni di novembre, promuoviamo nelle diverse città del Paese una raccolta di adesioni - sulle piazze o attraverso il web - a sostegno di questo messaggio, che verrà poi inviato ai Leader delle forze di maggioranza.
Per aderire, inviare una email a: adifesadelgoverno@libero.it
Oppure Firma al Tavolo del Prodi Point

Per conoscere le prime adesioni pervenute: www.welfareitalia.it

lunedì 29 ottobre 2007

Orti e anziani, per una città giovane

La Bologna che vogliamo
di Davide Ferrari


Sono un migliaio gli anziani che coltivano, a Bologna, un orto in concessione dal comune.
E' una realtà nota e apprezzata, che, tuttavia, si sente un poco trascurata.
Eppure è importante, lo riconoscono il Comune di Bologna ed i Presidenti dei Quartieri.
Un recente questionario del Coordinamento provinciale centri Sociali anziani e Orti ( che è parte dell'Associazione nazionale ANCESCAO) permette di capire meglio le caratteristiche delle tante persone impegnate.
Hanno risposto alle domande di ANCESCAO 486 uomini e 111 donne.
La prima generazione di "ortisti" venne formata soprattutto da ex-contadini, e ancora oggi circa il 30% dei partecipanti dichiara di coltivare il proprio orto per mantenere un legame con il proprio passato.
Via via negli anni sono arrivate altre persone ed oggi circa il 60% dichiara di fare questa attività unicamente per passatempo.
Molti hanno l'orto da meno di dieci anni. Si affaccia anche qualche laureato volonteroso.
In sostanza ai "veterani" si sono affiancate nuove leve, più cittadine.
Questa esperienza non è in crisi. Molti vogliono iniziarla. anzi il problema è quello che potrebbe nascere da un assottigliamento degli appezzamenti.
Infatti un calo del numero di orti a volte può derivare da un'altra destinazione del territorio, per nuovi parchi o nuovi interventi per la viabilità.
Potrebbe essere l'occasione per ridisegnare la mappa dei terreni, rendere più fruibili i campicelli, scegliendo il modello migliore, non troppo grande, di 70-80 orti per localizzazione.
Ma questo tarda ad avvenire, e Ancescao deve sollecitare l'assegnazione di nuove aree.
Che fare poi, che prospettive dare al servizio? L'associazione degli "ortolani" chiede una maggiore cura nel divulgare la propria attività ed un coinvolgimento maggiore.
Forse sono maturi i tempi per estendere esperienze già in essere, per esempio quelle di Borgo Panigale, che prevedono la gestione di spazi verdi comuni da parte di chi ne coltiva una parte adiacente, o comunque vicina.
Pensiamoci.
Tutti abbiamo un giardinetto sotto casa, spesso lo vediamo riempito da bottiglie e cocci, di cartoni per la pizza o residui canini.
L'educazione non abbonda.
Probabilmente occorre recintare e vigilare di più.
Lo deve fare il Comune ma molto possono fare, assicurando una gestione sociale, gruppi di anziani, dei quali "quelli degli orti" potrebbero essere la componente essenziale.
Chi ama la natura può estendere il suo amore fino ad un territorio comune come il verde pubblico e collaborare ad educare le giovani generazioni ad un maggior rispetto.
Tutti sappiamo quanto ce ne sarebbe bisogno!!.
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Scrivete a davideferrari@yahoo.com,
visitate il sito www.davideferrari.org

venerdì 12 ottobre 2007

“Ci vuole un po’ di Primavera”. Presentato a Bologna "Il progresso d'Italia".

"Il progresso d’Italia"
mensile di politica e cultura

Associazione della Sinistra
per il Partito democratico ASPD

Bologna, 12 ottobre 2007
NOTA STAMPA

-“Ci vuole un po’ di Primavera”. Presentato a Bologna un nuovo giornale.-


Davide Ferrari, dell’università di Bolzano, Laura Renzoni Governatori, dell’università di Bologna e gli scrittori Gregorio Scalise e Giuseppe D’Agata hanno presentato oggi, nel Salone della Federazione dei DS in via Beverara, un nuovo giornale.
La testata “Il progresso d’Italia”, riprende il nome mitico del giornale di Renata Viganò, che a Bologna rappresento la primavera dell’impegno degli intellettuali dopo la resistenza.
“Anche oggi ci vuole un po’ di Primavera, contenuti , ideali e valori forti e caratterizzati”- ha detto Ferrari- “non basta la buona volontà e la capacità burocratica per dare vita ad un partito grande e maggioritario come vuole essere il Partito Democratico”.
Scalise e D’Agata hanno ribadito il Punto: “Bisogna mettere insieme culture gloriose ma differenti e tutte da ripensare di fronte al nuovo”.
L’ordine internazionale, insidiato dalle guerre e dalla decadenza dell’idea stessa del valore dei diritti della persona, il lavoro, colpito dalla precarietà e dall’insicurezza, su questi temi, er gli intellettuali de “Il progresso”, serve dibattito e proposta, non propaganda.
Il progresso d’Italia, con un prestigioso comitato di Direzione, dove spiccano, oltre ai citati, Giancarla Codrignani, Claudio Nunziata, Carlo Galli e gli economisti Enrico Ciciotti e Marco Mazzoli, vuole presentare una messe di contributi, nati da diverse esperienze e generazioni.
Ferrari, rispondendo alle domande dei giornalisti ha tracciato la “piccola road map” dell’ambiziosa iniziativa editoriale.
Oggi, oltre ad un primo Quaderno che rifà il punto sul rapporto fra Sinistra e PD, un NUMERO 0 formato, con originalità da un manifesto bifronte, dove ad un’immagine di particolare bellezza elaborata da un disegno di Henry Moore, si accompagna un testo di presentazione, al quale seguiranno 4 numeri mensili e a Febbraio la volontà è quella di diventare un settimanale.
La diffusione sarà nelle principali catene librarie italiane e affidata anche ad una campagna “militante” di abbonamenti da parte dei nuclei dell’associazione presente in ogni regione d’Italia.
“Ci occuperemo molto di Bologna, - ha aggiunto Ferrari- una città dove troppo poco si parla dei progetti importanti che pure si stanno portando avanti.
Il dibattito è tutto sulle polemiche quotidiane mentre noi presenteremo inserti a tema, dall’urbanistica alla riforma della pubblica amministrazione e la scuola con una ricerca approfondita sulle tematiche”.
Andrea De Maria, segretario dei DS, è intervenuto, ricordando “il valore del contributo che l’Associazione ASPD che oggi da’ vita al giornale, ha già fornito nel percorso costituente del PD” .
“Abbiamo bisogno dell’impegno libero di tanti intellettuali, di diverse discipline, come coloro che fondano “Il progresso d’Italia” per andare avanti, per dare pluralismo e credibilità al nuovo partito”- ha concluso De Maria.

Per segreteria
Barbara Cologna
info@sinistra.pd.it

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Schema per edizione di:
“Il progresso d’Italia”
mensile di politica e cultura

Comitato di direzione
Davide Ferrari, Enrico Ciciotti, Giancarla Codrignani, Giuseppe D’Agata, Carlo Galli, Laura Renzoni Governatori, Marco Mazzoli, Massimo Meliconi, Tullia Moretto, Claudio Nunziata, Etienne Salvadore, Gregorio Scalise, Fabio Zanzotto

Responsabile
Remigio Barbieri

Redazione
via A. Murri 44 , 40137 Bologna
ilprogressoditalia@yahoo.it (diventerà redazione@ilprogressoditalia.net)
diventerà www.ilprogressoditalia.net

Promozione di
Associazione della Sinistra per il Partito Democratico

Segreteria di redazione
Barbara Cologna

Numeri speciali in programma
1 numero zero - manifesto
(11 Ottobre)
TITOLO PARTICOLARE:
“XIV OTTOBRE: fai una cosa in più”

Edizione mensile da Novembre
20 Novembre
Pag 48
Formato a fascicolo con punto metallico
Euro 15
Distribuzione nelle principali catene librarie e presso i nuclei dell’ASPD

Distribuzione base 7000 copie
2000 copie a invio postale gratuito, su richiesta a Circoli, Istituti e realtà associative in cambio con altre riviste




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Contenuti
Temi elettivi in parole chiave:
partito democratico sinistra europa interdipendenza
lavoro sicurezza del lavoro
pace ambiente diritti umani contro la pena di morte generazioni
cultura letteratura arti associazione città Bologna

Schema del sommario base

La nota
Breve di orientamento 3000 battute anonima e relativa alle posizioni sui principali temi di attualità

L’intervista
Con personalità della politica e della cultura, in stretto rapporto con i temi scelti dalla nota.

La cronaca della politica
Aggiornamenti, prese di posizione e dibattiti sugli avvenimenti politici

La cronaca della società
Monitoraggio del mondo dell’associazionismo, del volontariato del sindacato, presentazione di esperienze e buone pratiche

La cronaca della cultura
Descrizione e commento degli avvenimenti culturali, proposte tematiche e programmatiche di politica culturale

I testi
Contributi di 8000 battute di saggisti e ricercatori

La cronaca del web
Rubrica di abstracts di convegni e materiale grigio di politica, economia e cultura con relative sitografie

martedì 2 ottobre 2007

Antifascismo. Approvato odg di Ferrari in Consiglio comunale.

Consiglio comunale di Bologna
il consigliere


Ieri, Lunedì 1 Ottobre, è stato approvato in Consiglio comunale il seguente ordine del giorno, primo firmatario Davide Ferrari.

Il Consiglio comunale di Bologna,
considerando con particolare preoccupazione
il ripetersi di episodi di violenza e di minaccia, rivendicati in nome
dell'ideologia nazifascista, e, in questo quadro,
le minaccie giunte alla persona del Presidente dell'ANPI bolognese
William Michelini
gli rinnova
la propria solidarietà politica ed umana
ed esprime
la propria ferma volontà di operare per l'isolamento, la prevenzione e la repressione di ogni fenomeno di violenza, di recrudescenza di ideologie di contenuto antidemocratico, fascista, razzista ed antisemita.

Davide Ferrari
Roberto Panzacchi
Carlo Monaco
Claudio Merighi
Giovanni M.Mazzanti
Maurizia Migliori
e altri

P. Ufficio stampa
M.Busi

domenica 23 settembre 2007

Si è conclusa Casadeipensieri2007.Intervista a Davide Ferrari

«QUALITÀ E POPOLO»
A questo deve puntare l’intellettuale, oggi: a stimolare un pensiero alto e comunicarlo alla gente. Ne è convinto Davide Ferrari “anima” della Casa dei Pensieri. Che invece registra silenzio, isolamento degli intellettuali.
«Si è affievolita la nostra voce», dice; l’etica del singolo è relegata in un angolo, non viene più dichiarata perché «manca la speranza che sia possibile il cambiamento». Un silenzio, quello degli intellettuali, che diventa assordante in questi giorni, in cui si parla della moschea. «Al di là delle scelte, ovviamente di mediazione, che un’amministrazione fa, un intellettuale dovrebbe prendere la parola per reagire ai sentimenti di paura, che determinano la xenofobia». Ma ciò non accadde. «Non ho sentito intervenire nessuno in questi giorni - sottolinea Ferrari - ma è importante reagire, rispondere, altrimenti degrada la coscienza democratica. È una cosa in cui credo profondamente.Da vent’anni l’obiettivo di fare cultura, anche in mezzo al "rumore e alle crescentine" della Festa dell’Unità, è proprio quello di andare tra la gente e scommettere sulla speranza».
Per questo, e in virtù della grande esperienza maturata, la Casa dei Pensieri, associazione, nata in seno alle Feste dell’Unità, vuole mettere a disposizione il suo patrimonio, ancor più di quanto non abbia fatto fino ad ora, per tutto l'anno, nella città. Un patrimonio che ha significato trasformare - in modo pionieristico a livello nazionale - le presentazioni dei libri in momenti alti di riflessione sui grandi temi del passato e dell’attualità, sui cambiamenti sociali. Tutto questo facendo interagire il libro con le performances, la musica, le altre arti.
"Guarderemo a Bologna, spiega Ferrari, organizzando grandi occasioni di confronto con la cultura mobile, calda, quella che si sta formando, sempre con la volontà di incontrare momenti popolari». Ferrari pensa ai Quartieri, dove già la Casa dei Pensieri è arrivata con iniziative insolite, da Mozart a "Totò e Pasolini", e dove più forte è il bisogno di una presenza culturale . Ma non solo. «Sarebbe importante sfidare i giorni del calendario, tentare i periodi in cui la vita in città si rarefa come Agosto,quando la solitudine ed il degrado sono più avvertiti». "Sembriamo dei missionari? Forse un poco lo siamo". L’obiettivo è quello di «tenere viva una fiaccola di forte volontà etica», seguire le orme di Pasolini e di Paolo Volponi, al quale è dedicata la targa che ogni anno viene assegnata dalla Casa dei Pensieri ad un intellettuale illustre.
Ed è sulla "nazionale" di quest'anno, promossa mentre si procede alla costituzione del Partito democratico, che Ferrari si sofferma: «Abbiamo avuto molti ospiti,che ringrazio, e quattro sono stati gli appuntamenti focali di quest’anno. L'apertura dedicata a Primo Levi e al tema della dignità e della libertà dell'uomo, garantita dalla ragione e dall'intelligenza. E poi quelli, indimenticabili, con Mario Monicelli (che ha ricevuto la targa Volponi), Frank Mc Court ed Edgar Morin: una serata unica con un grande testimone della cultura europea, che ci ha fatto riflettere sul cambiamento sociale ancora necessario dopo la fine delfe grande rivoluzioni». Una festa riuscita, secondo Ferrari, quella di quest’anno, che ha saputo rispondere al momento «delicatissimo» di passaggio, grazie al «buon senso» e alla «capacità di ideare» che è così tipica del popolo dei volontari del Parco Nord.

Chiara Affronte, Unità 22 Settembre 2007

venerdì 3 agosto 2007

Ferrari: "Di Pietro, un brutto tentativo".

ROMA. Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell’Associazione della Sinistra per il Partito Democratico critica il tentativo del ministro Antonio Di Pietro di candidarsi alla segreteria del Pd e i suoi commenti dopo l’esclusione.

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“Trovo legittimo - ha detto Ferrari - che si candidino a fare il segretario tutti coloro che ‘amano’ o apprezzano il progetto del nuovo Partito Democratico. Di Pietro, ancor più di Pannella, dimostra invece un atteggiamento tutt’altro che ‘friendly’. Non solo non ha sciolto il suo movimento, e, d’altra parte, ha criticato il Pd ad ‘ogni piè sospinto’, ma anche nel commentare la sua esclusione, con dovizia di manchettes sulla stampa quotidiana, mi pare faccia prevalere una polemica astiosa. Il suo tentativo di candidatura mi sembra quindi, tutto considerato, un brutto tentativo. Ma se è così perchè portarlo avanti? Non è un bene, fra partiti alleati, inseguire visibilità e distinzione ad ogni costo”.

1 Agosto 2007

venerdì 27 luglio 2007

Raisi torna al "culturame".

Risposta di Ferrari all'attacco fatto oggi in Consiglio dall'On. Raisi all'indirizzo del Prof. Carlo Galli.

"L'On Raisi ha usato in Consiglio toni duri e ornati di riferimenti personali contro il Prof. Galli.
Mi stupisco ogni volta di come un politico esperto e giustamente ambizioso come lui ricada in stereotipi da anni '50..
Oggi abbiamo visto tornare in campo gli attacchi al "culturame" di scelbiana memoria.
Mi sarei augurato che la giornata che ha visto il voto positivo sul garante non vedesse episodi così sgradevoli."

Partito Democratico.Si vota il 14 Ottobre. Le mie idee

Si vota il XIV Ottobre. Per la prima volta in Italia vengono chiamati i cittadini a costruire un nuovo grande partito.
Una sfida bella, ma tutt’altro che facile.
E’ stata giusta la decisione di proporre al voto anche la scelta del segretario nazionale. Serve un punto di riferimento forte e visibile.
Veltroni si è assunto una grande responsabilità. Ha messo in campo una proposta che mi convince. Giungono a candidarsi, ora, altre personalità autorevoli. E’ un arrichimento, tanto più se sapranno esprimere piattaforme ricche di proposte e realmente differenziate.
E' stato giusto decidere di dare un indirizzo anche al partito nei territori e affidare al voto anche l'elezione dei segretari regionali.
Si è detto, comprensibilmente, che si è trattato di una decisione federalista.
Lo confesso: credo molto in un ruolo dell’Emilia-Romagna, ma non sono convinto di una inossidabile diversità emiliana.
Soprattutto se male intesa, quasi fosse la forza per spingere sull'acceleratore di una redistribuzione degli assetti di potere interni al partito.
Invece il federalismo è un valore proprio in quanto è necessario per affrontare i problemi seri, anche gravi, che abbiamo di fronte, nelle nostre comunità.
Al candidato a Segretario regionale, Caronna, se confermerà, come auguro, la propria disponibilità, chiedo la volontà di guidare la costruzione di un partito forte e presente, che nasca per affrontare anche qui, in Emilia, le stesse grandi questioni che la sinistra ed il centrosinistra, forze di governo, hanno di fronte ovunque.
Così la crisi ambientale, in rapido acuirsi (siamo alla vigilia di una carenza strutturale di acqua e energia), la crisi sociale (in città di piena occupazione convivono due mondi del lavoro opposti, uno senza garanzie), una immigrazione che ha cambiato la nostra vita e suscita paure, cui bisogna rispondere con la massima concretezza, ma che è, tuttavia, innanzitutto un banco di prova politico e culturale di primaria importanza.
Come stiamo reggendo l'impatto dell'arrivo di tanti giovani che sono innanzitutto dei lavoratori? Sapremo valorizzare la loro presenza nelle nostre città abitate da anziani e da giovani spesso lontani, per studio,per necessità, talvolta anche per scelta dal “lavoro produttivo”?
Ecco i problemi.
Fanno tremare le vene ai polsi ma anche fanno scorrere un poco di sangue in vene stanche.
Il XIV Ottobre andranno a votare migliaia e migliaia di cittadini soltanto se sapremo chiedere loro un sostegno, una mano, idee, per occuparci di come risolvere i problemi che ci rendono incerti e insicuri.
Qui è il punto. Non nella chiamata al voto per trovare i nomi di una "classe dirigente". Termine, quest'ultimo, ormai superatissimo, in tempi di rifiuto violento delle "caste della politica".
Il PD nasce bene se chiama alla responsabilità sulle grandi “cose” concrete.
I Forum tematici che si stanno organizzando potrebbero -avanzo una idea - articolarsi in vere e proprie “giornate nazionali”, dando vita, qui in Emilia, a decine e decine di iniziative, anche minute, nei luoghi di lavoro e di aggregazione.
L'Emilia-Romagna, e forse solo lei, può portare il peso di una grande esperienza di governo, in corso: pensiamo al nuovo Piano Territoriale della Regione e al Piano strutturale del Comune di Bologna. La nostra regione non è ne' il granaio per eserciti romani, ne' la dispensa riempita per resistere, soli, nel proprio feudo.
Così nascera una forza importante, non non per "fare propaganda", cosa inutile, alla nostra azione di governo regionale e locale, ma per sostenerla davvero, dimostrando il suo impegno sui punti più difficili e acuti.
Guidare un partito nuovo è' un compito difficile che non si può fare da soli ma richiede un insieme di dirigenti. A cominciare dai Segretari dei territori provinciali, le "Federazioni", che devono avere mandato da una analoga e rapida elezione diretta di tutto il corpo del partito. Altrettanto importante è il “lavoro nelle istituzioni”. E’ urgentissimo costruire gruppi unici del Partito Democratico, dove ogni valore ed ogni tradizione politica possano essere riconosciuti.
E serve un impegno dell'Associazionismo politico, così peculiare nella nostra regione e che non merita esami del pedigree quali quelli subiti nei mesi scorsi. La voglia di esserci c'è. Va riconosciuta e incoraggiata.
In conclusione: votare in molti il XIV Ottobre non è assolutamente scontato, neanche qui. Ci riusciremo se chiederemo ai cittadini “democratici”, non una delega, ma di fare un passo avanti insieme. Magari per molti, giovani, il primo, di un lungo cammino.

Davide Ferrari
Comitato promotore del PD di Bologna.

giovedì 19 luglio 2007

"Amianto: promuovere un censimento"

Consiglio comunale di Bologna, Davide Ferrari : "Bologna Amianto: promuovere un censimento volontario dell'amianto nell'edilizia privata. Una proposta concreta."

Intevenendo questa mattina nella commissione Sanità del Consiglio comunale di Bologna, Davide Ferrari ha proposto che, a partire daslla nostra città, che già ha svolto un ruolo nella difficile opera di bonifica delle presenze dell'amianto, si promuova un censimento dell'amianto anche nell'edilizia privata.
"Il rischio di tumori - ha detto Ferrari- non solo del polmone ma anche di altri organi, è molto alto. Bisogna prevenire oltrechè bonificare.
Sapere di avere il problema in casa è già fare prevenzione.
Chiedere ai cittadini di autocerficare, su base volontaria, la presenza dell'amianto nelle proprie abititazioni e di notificarlo al Comune ed alla AUSL è importante.
Certo servono leggi e risorse. Ma quello che qui propongo si può fare subito.
Un censimento volontario, a questo penso, avrebbe il valore di una inchiesta sociale su vasta scala, di una significativa opera di prevenzione ed educazione alla salute"

L'Ufficio stampa
Bo. 19 Luglio 2007

lunedì 9 luglio 2007

L'intervento sul Bilancio consuntivo del Comune di Bologna

Consiglio comunale di Bologna
Data Seduta: 22/06/2007

Argomento:
O.D.G. N. 140 - APPROVAZIONE DEL CONTO CONSUNTIVO DELL'ESERCIZIO 2006 DEL| COMUNE.
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Consigliere Davide FERRARI,
Grazie, signor Presidente. Ho seguito l'iter di presentazione del conto consuntivo. Questa mattina abbiamo avuto ulteriore occasione, nella Seconda Commissione, la Commissione Bilancio, riguardante in particolare l'utilizzo delle risorse avanzate, che mi pare abbia chiarito, abbia permesso un chiarimento utile, mettendo in rilievo la congruità di una scelta di impegno di risorse che sono non disponibili ciclicamente nelle nostre casse, rivolgendole anche, in maniera rilevante, all'accantonamento per la copertura dell'eventuale obbligato pagamento che ci deriva dalla nota vicenda Seabo.
Mi pare, e non è quindi la mia una risposta all'onorevole Galletti, il quale, un esperto di grande valore, ha avanzato una strategia completamente diversa; mi limito, però, a dire che mi è sembrato, come Consigliere, nel partecipare oggi ai lavori della Commissione, che sia emersa l'assoluta limpidezza di questa scelta. Avrei, ad occhio, qualche dubbio su una scelta totalmente opposta, che peraltro non è emersa in Commissione, quale, per esempio, quella di un immediato versamento, però - ripeto - non mi sento in grado, come dire?, di avere degli strumenti così forti per dire un no.
Sto al dato politico: ho avuto un confronto, quest'altra proposta non era emersa e il confronto ha permesso in Commissione di chiarire la giustezza della scelta che l'Assessore ha dichiarato e che poi i tecnici, in particolar il dottor Bigi, hanno argomentato.
Penso, quindi, che, con tutta serenità, possiamo predisporci a dare un giudizio favorevole su quella scelta.
Poi, ripeto, il dibattito è sempre benvenuto, anche all'ultimo istante e, ripeto, una voce esperta si ascolta sempre volentieri.
Ma noi qui dobbiamo esprimere un nostro giudizio e sugli strumenti consiliari che ci sono stati dati mi pare che possiamo non avere ragionevoli dubbi nell'esprimere un giudizio positivo.
Questo sul punto che ho sentito qui risollevato.
Ma più in generale, invece, per quanto riguarda il consuntivo, il rendiconto per l'esercizio 2006, mi limito ad alcune considerazioni, se volete più di ordine politico.
La prima considerazione è questa: c'è una forte continuità nell'impegno ai servizi, spesa sociale, e anche per interventi che orientino da un lato la qualità della vita, allargandone le possibilità, e dall'altro anche l'ammodernamento economico della città, che è così caratteristica di Bologna e che io trovo totalmente confermata al momento del risultato materiale che qui siamo chiamati a giudicare. Guardate, lo dico anche ad alcuni colleghi della nostra maggioranza: guardate che questo non è mica scontato. Non è scontato.
Io mi trovo a fare un'esperienza professionale che mi consente di verificare lo stato del dibattito all'interno degli enti locali, anche nella nostra Regione e anche in qualche modo di mettere qualche volta allo specchio i Sindaci ed i principali dirigenti dei Comuni e delle Province della nostra Regione e di avvertire così il senso non più solo di uno scricchiolio, ma di qualcosa di più, cioè del farsi strada della convinzione di una impossibilità pratica ad operare su scelte di indirizzo generali e fondamentali, su una visione complessiva della comunità che ci si trova ad amministrare.
È molto forte, è molto diffuso questo senso di impotenza e noto che sulle grandi partite, ultima tutta la vicenda della pianificazione strutturale, urbanistica, ma anche sulle partite dei nodi di sviluppo di eccellenza, dove pure abbiamo ritardi, è vero, sulla partita del rapporto pubblico e privato, ebbene, proprio su questi temi, cioè sul compromesso oggi possibile nella gestione tra intervento sociale ed intervento pubblico, io vedo, ricevo richieste, costantemente il Comune di Bologna è considerato un punto di riferimento.
Eppure ogni giorno a seguire il dibattito consiliare, e spesso anche la stampa, apparirebbero soltanto problemi e difficoltà; sembrerebbe di essere rappresentanti noi consiglieri di una città in rivolta e disorientata, senza alcuna scelta amministrativa coerente.
Quale il perché di questa distanza, da dove origina? Bisogna chiederselo, perché è un problema politico rilevante.
Dobbiamo forse pensare così: chi sta peggio guarda chi sta un po' meno peggio, cos'altro potrebbe fare? Mentre i cittadini, esigenti per lunga pratica di eccellenza, sono immediatamente più critici, percepiscono sulla loro pelle le difficoltà.
Io penso sarebbe una visione un po' ingenerosa.
Io credo che dobbiamo fare uno sforzo per mettere in rilievo le costanti, le invarianti della scelta che il Comune di Bologna ha fatto nelle sue varie stagioni su come intendere il ruolo dell'ente locale.
Dobbiamo metterlo maggiormente in rilievo.
D'altra parte, almeno per quanto riguarda le aziende partecipate, una vicenda importante, che va inserita in questo quadro di interventismo positivo e non ideologico dell'ente locale rispetto alla società, ho udito poco fa il consigliere Galletti, parlo dell'onorevole Galletti, parlare di fierezza, di attenzione che deve prevenire a prescindere dalla parte politica.
Benissimo, io dico, allarghiamo il discorso e mettiamo tutti assieme, se è possibile, con più nettezza in rilievo le costanti fondamentali delle scelte che questo Comune ha compiuto e compie.
Certo, gli strumenti si modificano, ma il senso è quello di un intervento costante nella società civile bolognese, nel corpo della comunità bolognese per garantire una nuova stagione di sviluppo equilibrato, di programmazione, di riferimento certo flessibile, certo interpretativo delle istanze autonome della società, ma pure di riferimento al mantenimento di punti di coesione sociale, eguaglianza nelle opportunità, in sostanza l'identità di questa città.
Voglio fare un esempio. Ho assistito a due recenti Commissioni. Una sui servizi nido, laddove una scelta, sicuramente discutibile, fatta però per ridurre gli esborsi finanziari e in qualche modo mettere a registro il tema delle supplenze, delle sostituzioni, è stata presentata, devo dire non da tutti i genitori, da tutti i plessi presenti, come il segno di un abbandono.
Poi guardiamo le cifre al consuntivo e vediamo l'impegno per l'infanzia, è un impegno straordinario, che vede ancora questa realtà fra i punti di più forte esposizione che abbiamo nel continente, e questo a fronte - lo sappiamo - di riduzioni progressive dell'intervento disponibile di risorse disponibili per gli enti locali, che è andato maturando nell'ultimo decennio soprattutto. Allora qual è il punto? Il punto è che anche gli elementi di frizione qualitativa dovrebbero essere messi di rilievo, che è sacrosanto mettere in rilievo quando ci sono. Io, per esempio, sto all'esempio, ritengo un po' discutibile che ogni giorno, ogni mattina bisogna fare un conto per programmare le supplenze. Penso che bisognerebbe passare da un dato, come dire?, di pura disponibilità ad un dato, per esempio, di medietà, piuttosto che quello di riconteggio quotidiano.
Certamente è solo un esempio. Però anche gli elementi di frizione tra ciò che si vuole e ciò che si ha dovrebbe essere nostro comune interesse riportarli in progetto per salvare il nucleo fondamentale, che è quello che vede l'identità di un ente locale forte che si preoccupa della città, che sceglie di continuare ad intervenire, che non si ritira dai problemi della sua comunità. E guardate che il punto dell'accettare il ritiro è quello di cui discutono dirigenti di Comuni importanti anche nella nostra realtà, Sindaci di Comuni importanti anche nella nostra realtà, a fronte delle difficoltà sociali, istituzionali e finanziarie.
Per questo si guarda ancora a Bologna. Per questo si guarda ancora a Bologna e si guarderà a questo consuntivo, tecnicamente, ma anche politicamente, e non solo perché da lontano l'erba del vicino sembra più verde, ma perché ci cercheranno risposte, se ne troveranno di giuste, altre da rivedere ma comunque importanti.
A quella domanda, cioè,”possiamo ancora essere una forza in campo per lo sviluppo del Paese?”, che si pone una classe dirigente vasta, quella dei responsabili degli Enti Locali, che ha ancora in mano una carta decisiva per riprendere il cammino in Italia, ma che sappiamo con quali difficoltà si confronta.
Ho visto anche in questo medesimo frangente, Sindaci del centrodestra, anche di realtà importanti, realtà civiche del centrodestra, che si pongono le medesime domande.
Io credo che questo sia un elemento da rilevare.
Altro esempio: abbiamo fatto proprio ieri, una Commissione sul nodo del sistema Adini-Valeriani. Io sento a questo proposito forte l'urgenza dell'ora.
Abbiamo ascoltato delle parole chiare dell'assessore regionale, che ha presentato la strategia dei poli di eccellenza, un sistema che, senza scardinare l'unitarietà dell'istruzione secondaria superiore, riprende con forza, unendo risorse statali, tradizione degli enti locali, e orientamento della Regione, le vocazioni ad essere più direttamente al servizio del mondo produttivo di alcuni poli di eccellenza del sistema educativo.Bene.
È sul come farlo che noi dobbiamo interrogarci, lavorare e prendere, e verificare, ma è importante che comunque si sia mantenuto, fino all'oggi, e ne troviamo precisa evidenza e anche onerosa evidenza, in questo Conto consuntivo, un impegno del Comune di Bologna per salvaguardare un'esperienza che oggi va traghettata verso un altro tipo di strutturazione gestionale, che è stata ed è oggi un servizio per un'area economica istituzionale molto più vasta. Sarebbe stato interessante, nel momento in cui il Comune di Bologna conferma questo impegno e cerca di spingere, spesso troppo solo, per una modifica gestionale che renda compatibile con il mantenimento in vita dei servizi educativi, di orientamento e di formazione professionale, irrilevabili, sarebbe interesse di tutta la città portare su questa discussione, chiamare a raccolta le energie economiche.
Qui, nel nostro Cvonsiglio comunale, siedono importanti dirigenti di settori della vita economica associata bolognese, li ho visti interessati, ma poi, quando siamo andati al punto, la polemica è rimasta ferma.
Non abbiamo visto uno sforzo coeso della società bolognese per reagire, per considerare, appunto, come cosa propria la gestione comune delle fasi di passaggio, senza nessuna dismissione degli obiettivi di qualità, da una gestione di diretto intervento ad una gestione istituzionale differente.
E’ un tema che ritroviamo in tutti i campi.
Mi sembra che sia qualcosa che non riguarda solo i tecnici.
Invece troppo spesso, nel nostro dibattito ci si ferma alle polemiche. Qualcuno, più a sinistra, assume la rappresentanza del personale in transito, qualcunaltro, più di destra, se è bravo, guarda le cedole di borsa, di Hera per esempio, come vanno, e se non è bravo si disinteressa del tutto.
Ma è possibile che noi ci fermiamo qui, è possibile che il nostro dibattito si fermi qui?
Io penso di no. Io credo che, essendo noi cittadini e avendo noi goduto della fortuna di essere cittadini di Bologna, una città così innervata dall'intervento pubblico, positivo, in una stagione come questa - che non è aperta da oggi – segnata della totale trasformazione degli strumenti per garantire una nuova fase all'indirizzo pubblico della nostra società, insomma, dobbiamo sentirci tutti impegnati a verificare le scelte e garantire i migliori risultati.
Io penso a processi di aggregazione della rappresentanza delle imprese, che hanno una rilevanza politica, con i quali a me piacerebbe interloquire anche in altra sede. L’unificazione della rappresentanza, per esempio, delle imprese bolognesi di Confindustria e API, che mi sembra un momento importante, che io mi auguro possa garantire all'ente locale un'interlocuzione coerente, forte.
Spesso parliamo delle fondazioni bancarie un po' come di casse, ma c'è da elaborare una progettualità di lungo periodo comunque, che, appunto, smobilizzi quelle risorse che d'altra parte sono anch'esse, in tutto e per tutto, non solo per obbligo di spesa, ma come frutto del risparmio sociale, risorse pubbliche.
Poi c'è da ripensare a un ruolo rinnovato, ma sempre molto importante della rappresentanza dei lavoratori, che sempre più unisca nell'identità confederale l'elemento del lavoro all'elemento dell'essere consumatori, unione che deve portare al concetto dei pieni diritti di cittadinanza, e quindi ad un sempre maggiore interesse per la progettualità, per la definizione di uno schema che ci consenta un futuro di intervento pubblico che sia garanzia democratica nella nostra vita sociale. Insomma, queste le grandi questioni che io ho accennato in maniera generica, senza dubbio, ma con profonda convinzione, e mi auguro che abbiamo anche altyre occasioni per riprenderle.
Visto che non sempre, purtroppo, sono validi allo scopo i momenti del consuntivo e questo è molto grave, perché così dovrebbe essere, mentre di solito invece quel po' di interesse che ancora c'è sul contenuto si concentra, chissà perché, nei momenti del bilancio preventivo.
Un momento molto importante, lo comprendo bene, perché momento nel quale la rappresentanza che, in quanto rappresentanza, è rappresentanza di qualcosa, di interessi di persone in carne e ossa, si esercita talvolta persino da parte di ogni consigliere nel verificare se c'è questa o quella posta di investimento, questa o quella posta di bilancio.
Ma, tuttavia, dovrebbe esssere il momento della conclusione, del giudizio da dare su un anno di attività, che dovrebbe spingere ad un esercizio maggiore del ruolo dei consiglieri.
Io ho richiamato, il dovere di studiare e valutare cosa si sta facendo, con serietà, conti alla mano, in forma interrogativa, in forma metodologica, però consiste proprio in questo la nostra capacità di esprimere una rappresentanza di interessi generali.
Infine mi sento, da consigliere, mi pare esprimendo una opinione condivisa dal Consiglio, così è sempre stato, di dichiarare un ringraziamento ai nostri dirigenti, a tutti i lavoratori degli apparati coinvolti, che rappresentano sempre una sicurezza nella mutevolezza spesso degli orientamenti, almeno di quelli sociali, una garanzia per tutto il nostro comune e per la sua identità e figurazione anche verso i cittadini.
Ecco, sarebbe bello, insomma, che noi sapessimo portare - concludo - a maggiore evidenza i punti di fondo, di identità, e su quelli chiamare a nuova appartenenza la nostra società bolognese. Ci sarebbe spazio ugualmente per ciascuno, per ogni parte politica di disegnarsi con le forme più acuminate, le tendenze più esplicite, ma all'interno del medesimo senso di comunità. Credo che un consuntivo a questo debba servire, perché si richiama al senso generale del lavoro che è stato svolto.

giovedì 7 giugno 2007

Società civile, culture: facciamo il punto sul PD.

Associazione della Sinistra
per il Partito Democratico

Bologna Giovedì 7 Giugno 2007
sala Londra,
Hotel Europa, via Boldrini 11, Bologna
 
 
Società civile, culture:
facciamo il punto sul Partito Democratico


Incontro

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Saranno presenti:

Luca Alessandrini, Gian Mario Anselmi, Augusto Barbera, Leonardo
Barcelo, Nuccio Bellodi, Stefano Benassi, Stefano Bonaga, Matteo Bortolotti, Stefano Caliandro, Stefano Canestrari, Giovanna Cantoni De Sabbata, Rocco Cardamone, Giorgio Celli, Otello Ciavatti, Giancarla Codrignani,  Alberto Cossarini, Andrea Cotti, Giuseppe D'Agata, Piero Dall'Occa, Chiara Degli Esposti, Giovanni De Rose, Elisa Ercolessi, Rosanna Facchini, Carla Faralli, Mario Federici, Davide Ferrari, Giorgio Festi, Rita Finzi, Marcello Fois, Carlo Galli, Guido Gambetta, Gianni Ghiselli, Tommaso F.Giupponi, Roberto Grandi, Laura Grassi, Giacomo Manzoli, Luigi Mariucci , Eugenio Mastrorocco, Umberto Mazzone, Marco Mazzoli, Massimo Meliconi, Stefano Mingardi, Piero Mioli, Andrea Morrone, Paolo Orioli, Cosimo Orsillo, Vera Ottani, Marilena Pillati, Giuseppe Pinelli, Francesca Puglisi, Laura Renzoni Governatori, Werter Romani,Gregorio Scalise, Giovanni Sedioli, Serse Soverini, Paolo Staffiere, Siriana Suprani, Diletta Tega, Walter Tega, Micol Tuzi.
 
Intervengono:
Andrea De Maria
Gianluca Benamati
INVITO

martedì 29 maggio 2007

Bologna 1977. La cultura, dopo.

Associazione culturale "La casa dei pensieri"
Fondata nel 1987. Da una idea di Paolo Volponi


Casadeipensieri

Primavera-Estate 2007

"Bologna 1977. La cultura, dopo"
Arti, musica, letteratura, comunicazione,
i percorsi dopo il '77

 
Festa dell'Unità
in via Due Madonne, a Bologna.

martedì 29 maggio, alle ore 21

 
Intervengono:

Claudio Lolli,
Andrea Morini,
Enrico Palandri,
Gregorio Scalise,
Giancarlo Ambrogio Vitali,

Presiede:
Davide Ferrari


Il '77 dopo trenta anni, non per rievocare, non per giudicare.
il punto in quest'occasione è quello dell'arte, della musica, della letteratura e della produzione comunicativa: come mutarono dopo il '77, come la generazione protagonista di quel movimento ha segnato la cultura italiana contemporanea.
 
 
INVITO

venerdì 25 maggio 2007

“E’ la natura che vi condanna”

Una sentenza, quella dell’avvocato Foschini(V.Presidente del Consiglio comunale di Bologna, di Forza Italia, ndr) rivolta ai Gay, sulla quale è difficile non consentire.
La natura, è vero, non è democratica. Così come ha messo al mondo Don Giovanni Tenorio e, per fortuna, l’On. Franco Grillini, così ha prodotto Rita Levi Montalcini ed il medesimo Foschini. Quale ingiustizia!
Da sempre, da Sparta a Saint-Just, gl’ideologi egualitari, sia di Destra che di Sinistra, provano a lottare contro la natura. In generale costringendo i seguaci a una divisa. Per questo l’imperatore Ming, del pianeta Mongo di Flash Gordon, costringeva tutti a raparsi a zero perchè non si notasse la sua gialla calvizie.
Allora ha ragione Foschini, è meglio arrendersi alla naturalità?
Ma, ahinoi, la storia è andata avanti. Non siamo più nudi di fronte alle intemperie, non siamo senza difesa di fronte alla bizzarria della Natura. Alla calvizie si rimedia con un trapianto, come ha fatto il Ming di Arcore. Così come lo stesso imperatore nostrano ha dimostrato che bastano due tacchi nascosti nella tomaia e la statura inadeguata è esorcizzata. “Più protesi per tutti!”.
Ci fu un tempo nel quale Vescovi battaglieri e predicatori itineranti cercarono, senza successo, di impedire l’uso dell’anestetico ai cavadenti perchè il dolore è nell’ordine delle cose e sarebbe stato sovversivo cercare di attenuarlo.
”E’ causa di dolore il nascimento”, così la Bibbia.
E ancora stenta a diffondersi l’epidurale. Chissà perchè. Meno letta la Bibbia che ricorda le prime medicine ed insegna ad alleviare le sofferenze.
”I poveri saranno sempre con voi”, dice il Signor Gesù Cristo, e, invece di trarne spunto, come i tanti Don Bosco, per una carità inesausta, qualche polemista paolotto dell’ottocento, ma anche le suorine che mi ebbero scolaro negli anni ’60, ne ricavavano l’insegnamento che cercare di vincere la povertà è andar contro l’ordine stabilito dell’universo. Questione di punti di vista.
L’idea che l’uomo sia solo figlio della Natura e che tutto ciò che lo allontana da lei è male, è un bizzarro ragionamento, durissimo a morire.
Provarono a coniugarlo anche gli ecologi fondamentalisti di moda qualche decennio fa. Siccome non risultavano ancora rinoceronti gay o zanzare lesbiche, pareva loro opportuno che i diversi fra gli umani fossero più condiscendenti al gusto dei più. Confesso che quando mi parlano di comunità contraddistinte dal rifiuto della luce elettrica, dal riso bollito e dall’artigianato alternativo, provo,assieme ad una viva simpatia, un’irresistibile desiderio di un taxi e di un Mc Donald.
D’altra parte decidere cosa è davvero innaturale è difficilissimo. Ognuno è incline a dire normali le proprie abitudini ed a inorridire di quelle altrui. Con i punkkabbestia socializziamo tutti con difficoltà, riconosciamolo, ma sugli usi sessuali ci si divide.
Forza Italia tollera la diversità quando è mediatica, nei giurati di qualche reality di Mediaset, anche se a stretto contatto con aspiranti divetti, ma la vorrebbe lontana dalle anagrafi e dagli stati di famiglia. Insomma: se serve all’audience sì, se allontana la preferenza no.
Più che “Todo modo”, il motto sembra essere “Tutto fa brodo”.
Si dice: “non parliamo di voi, ma dei figli”. Non devono nascere figli da gay. E quelli che già sono nati, figli di un uomo o di una donna omosessuali, che ne facciamo? Li cancelliamo, li affidiamo a qualche accogliente famiglia normale? Come i figli degli squartati dai militari nazisti in Argentina, adottati poi da caritatevoli famigliuole bene. Ricordo, sull’alpe di Praly, sopra Pinerolo, nell’aspra montagna valdese, la sagoma di un prete. Sì proprio uno di quelli con la tonaca nera, lunga e lisa. Un uomo solitario, fra tanti protestanti, fierissimo del suo cattolicesimo, più di Nereo Rocco.
Uno che si sentiva carico del peso della responsabilità del mondo. Del mondo così com’è, con la natura, e gli uomini che nulla ne capiscono. Un sacerdote dall’aria mite e dalla fede durissima. Don Barbero, il prete che - lo accusarono - sposava i gay.
E’ vero: anche lo scandalo turba e può far danno. Ma molto cambia con i tempi, ed è facile immaginare che un giorno esempi come questi saranno preziosi.
Diamoci, tutti, una via d’uscita da queste brutte giornate. Ricordiamo che uno scontro sulla dignità delle persone, una divisione, non si dimenticano per mille anni.

Davide Ferrari
Unità 24 maggio 2007
www.davideferrari.org

sabato 19 maggio 2007

"Non capisco Rosy Bindi"

ROMA. Nel merito della dichiarazione di oggi (18 Maggio 2007) del Ministro Rosy Bindi sulla necessità di chiudere i giornali esistenti e/o fare una “nuova testata” come organo del Partito Democratico, Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell’associazione “Sinistra per il PD” esprime il suo dissenso.
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“Non capisco Rosy Bindi. – afferma Ferrari - Come già quando dichiarò a proposito delle sedi (vendere quelle dei Ds e comprarne di nuove, ndr) mi pare che, anche per quanto riguarda il quotidiano l’Unità, il nostro ministro faccia prevalere la logica della sottrazione a quella dell'addizione. Non sono sicuro che serva un organo ufficiale. Mi pare una logica un pò vecchia. In ogni caso crediamo che non debba morire nulla ma si debbano cercare forme di comunicazione larghe e innovative. Ci piacerebbe, - conclude il coordinatore dell’associazione - lavorando in un’associazione di cittadini con molti giovani, che si pensasse a come realizzare un grande portale del PD nell’Internet, piuttosto che prefigurare chiusure e dispersione di patrimoni di credibilità e di democrazia”.

(da www.pupia.tv)

Una missione laica per il PD

La questione della laicità dello Stato e delle forme della presenza dei cattolici nella vita politica si è riaperta in modo dirompente.
Vi sono cause di ampia portata. Sono note ma non è inutile provare a citarle.
Innanzitutto la crisi delle ideologie narrative, delle loro definizioni del progresso, che riporta i corollari ideologici delle fedi in primo piano, apparentemente senza contendenti e comunque senza più il senso di un limite imposto loro dall'evoluzione storica.
Ma anche il sempre più marcato pluralismo delle scelte di fede e dei comportamenti etici sembra spingere la Chiesa cattolica, soprattutto nei paesi di più solida o quasi esclusiva presenza, ad una battaglia aspra per la difesa delle aree di egemonia.
In Italia questi fenomeni convivono, com'è evidente, con vicende più ravvicinate: la scomparsa della Democrazia Cristiana e la fine, in un sistema bipolarista di un "centro" dove, naturaliter, possano confluire le adesioni e le scelte di militanza della parte dell'opinione cattolica più influenzata dalle gerarchie e dalla struttura di appartenenza della Chiesa.
Una situazione dove il crinale delle maggioranze sembra impossibile da varcare senza la conquista del voto cattolico più organizzato.
In questo quadro, dove ogni compromesso sembra rotto per sempre, o destinato a rompersi, cerca di realizzarsi un processo di modernizzazione della politica, il Partito Democratico, che scommette su un confronto che non si radicalizzi su visioni generali e contrapposte della società e della vita.
Il PD può "farcela"? Può proporre , e imporre, dialogo e collaborazione a chi punta sulla globalità, sull'interezza delle scelte?
Se ogni volta dovesse risolversi come Sabato 12 Maggio, il pessimismo sarebbe più che giustificato.
Ma l'unità della Repubblica non può reggere la prova di un confronto di civiltà al proprio interno.
Devono essere messe ben in chiaro le conseguenze che produrrebbe: il blocco dell'integrazione dei migranti, l'approfondirsi della diversità fra Nord e Sud, fra città e provincia, fra le generazioni, oltre che fra le diverse scelte di vita.
E' evidente che occorre reagire, invertire il processo in corso, proporre all'Italia strade diverse. Innanzitutto riferite al senso di responsabilità.
Il PD può diventare l'unica grande forza capace di fare il primo passo in questa direzione. La sua missione è di rivolgersi all'opinione pubblica, a tutti i cittadini di buona volontà, per rifiutare lo scontro. Proporre una politica che sia garante della serenità pubblica, dell'avanzamento dei diritti, del senso dei doveri, della possibilità di far crescere, insieme, la Repubblica. Proprio i suoi caratteri plurali, e quindi laici, possono trasformarsi in fattore di costruttività positiva. Il Partito Democratico può essere un'ancora nelle tempeste delle guerre di identità, nel gioco tragico delle reciproche esclusioni e delegittimazioni.
Ma non è per nulla scontato che questo accada, e soprattutto non è qualcosa che si può ottenere senza una franca battaglia politica.
In primo luogo per rivolgersi a tutti gli italiani, bisogna definire il proprio "spazio politico", il proprio campo di proposta.
A tutte le tradizioni che stanno dando vita al partito , da qualunque esperienza politica provengano, spetta il compito di contribuire con fermezza, a viso aperto, a questo chiarimento.
Una chiarezza alla quale è ancor più necessario contribuiscano, proprio ora, all'inizio del percorso, i cattolici democratici che credono al PD.
Una clericalizzazione della politica non può essere la linea di nessuno che ambisca a determinare l'asse politico del PD, che senza laicità non può avere senso.
Al contempo, è necessario che la sinistra laica che crede nel Partito Democratico affermi una propria visione, autonoma da chi crede, con o senza strumentalizzazioni, nella priorità della risposta "colpo su colpo".
Non si tratta di una competitività sportiva: il terreno su cui misurarsi è quello delle argomentazioni. In sintesi: il PD "s'ha da fare", anche perché i rischi di esplosione identitaria si potrebbero fare di giorno in giorno più gravi. Il PD deve parlare, e per primo, oltre che ascoltare con pazienza le manifestazioni altrui. Deve parlare con una gamma di voci compatibili, maggioritarie, perché responsabili, capaci di farsi riconoscere e scegliere. L'Italia più grande è quella che vuole rispetto per tutti, che non crede alle scomuniche, ma che non sottovaluta il fenomeno religioso. Gli italiani che, o con "sapientia cordis", con "la sapienza del cuore", o con l'intelligenza, con la capacità di capire la realtà, vogliono, ad esempio, che una famiglia stabile sia la possibilità data a tutti, anche se dandole nomi diversi, sono la vera maggioranza che molti vorrebbero silenziosa. A noi apparire credibili, dare loro fiducia perché riprendano la parola.


Giancarla Codrignani
Davide Ferrari

mercoledì 9 maggio 2007

Non tutta la Sinistra è contro il Partito Democratico


“Diciamo a Mussi: migliaia di compagni della Sinistra hanno scelto di restare nell’Ulivo e saranno forza di dialogo e unità”. Lo afferma Davide Ferrari, coordinatore nazionale dell’associazione “Sinistra per il PD”, all’indomani della fondazione, a Roma, del movimento “Sinistra Democratica” degli ex diessini Mussi e Angius.

“Abbiamo il massimo rispetto per tutti i compagni che hanno sancito a Roma la loro scelta, - continua Ferrari - che d’altra parte abbiamo considerato inevitabile per loro da tempo, e proprio per questo motivo chi di noi è iscritto ai Ds decise di non sottoscrivere le mozioni di minoranza. Una scelta che ci ha portato con tanti altri compagni non iscritti a nessun partito a promuovere una nuova associazione che è per il PD, per farlo nascere nel migliore dei modi con dentro anche le culture della Sinistra. Chi come noi ritiene un dovere restare nell'Ulivo si impegnerà perché tutto il centrosinistra sia unito nel sostegno al Governo e cambiare il paese. Per questi obiettivi, è bene ricordarlo, un grande numero di compagne e compagni provenienti dalle esperienze della Sinistra dei Ds di questi anni, dal Correntone in poi, è oggi ancora all'interno dell'Ulivo e intende provare a fare il nuovo Partito Democratico”. Ferrari conclude: “E’ una scelta di migliaia di persone e rappresenta una forza per il dialogo e l'unità, una ricchezza per tutti, non solo per il PD”.

da PUPIA TV, di Redazione del 7/05/2007 in Politica

domenica 6 maggio 2007

"Sinistra per il PD": "Diciamo a Mussi, migliaia di compagni della Sinistra hanno scelto di restare nell'Ulivo. Saranno forza di dialogo e unità"

Associazione della Sinistra
per il Partito democratico

NOTA STAMPA
Roma, 05, 05, 2007


L'Associazione, che rimanendo nell'Ulivo vuole rappresentare le ragioni della Sinistra del riformismo nel Partito Democratico è coordinata nazionalmente da Davide Ferrari.
Questa la dichiarazione da lui rilasciata oggi, in occasione della fondazione a Roma di "Sinistra Democratica" (Mussi e Angius).

" Abbiamo il massimo rispetto per tutti i compagni che sanciscono oggi a Roma la loro scelta, che d'altra parte abbiamo considerato inevitabile per loro da tempo, e proprio per questo motivo chi di noi è iscritto ai DS decise di non sottoscrivere le mozioni di minoranza.
Una scelta che ci ha portato con tanti altri compagni non iscritti a nessun partito a promuovere una nuova associazione che è per il PD, per farlo nascere nel migliore dei modi con dentro anche le culture della Sinistra.
Chi come noi ritiene un dovere restare nell'Ulivo si impegnerà perchè tutto il centrosinistra sia unito nel sostegno al Governo e cambiare il paese.
Per questi obiettivi, è bene ricordarlo, un grande numero di compagne e compagni provenienti dalle esperienze della Sinistra dei Ds di questi anni, dal Correntone in poi, è oggi ancora all'interno dell'Ulivo e intende provare a fare il nuovo Partito Democratico.
E' una scelta di migliaia di persone e rappresenta una forza per il dialogo e l'unità, una ricchezza per tutti, non solo per il PD"

mercoledì 2 maggio 2007

"Quello che non c’è più. Cose piccole, grandi cose"

LA BOLOGNA CHE VOGLIAMO


Mi ricordo...mi ricordo che quando ero bambino in via Santo Stefano, dalla parte sinistra, a venire dalla porta verso il centro, quella con il portico più deserto c’erano tante buche di calzolai.
Cos’erano? Provate ancora a camminare sotto quei portici. Se state in pizzo sulla strada, sotto i vostri piedi vedrete delle lastre di ferro. Quelle lastre un tempo, ogni mattina, si aprivano e diventavano il tetto di piccoli “uffici”, grandi quanto un’ogiva di sputnik. Dentro ognuna, un calzolaio curvo a battere le suole e attorno a portata di mano, “ricambi” e attrezzi. La buca era alta come l’uomo seduto.
Se si alzava usciva dal “negozio”. Un lavoro miserrimo, ma, com’è noto, utilissimo. Mia nonna li conosceva quasi tutti, uno per uno. Eravamo nel 64. Forse nel ’65. Poi in pochi anni sono spariti. Oggi morirebbero avvelenati, prima che dal puzzo delle colle, dai gas delle auto e dei bus. Ma allora ce n’erano meno, oppure si sopportava di più. E’ strano, quando ne parlo nessuno, neanche i “vecchi”, si ricorda di questi calzolai. Li avrò sognati.

Mi ricordo.....mi ricordo che mio padre mi portava a vedere le formelle in arenaria sulle colonne del Palazzo del Podestà. Ognuna è diversa. Sono 2999. Ogni quadrato un fiore di pietra e, in mezzo, sulla prima colonna, verso Piazza Nettuno, la formella a rettangolo, con i bassorilievi di Re Enzo, già mangiati dal tempo, ma allora ancora visibili. Oggi non si vede quasi niente. Anzi non si vede proprio niente. Un anno con l’inquinamento che abbiamo sfarina l’arenaria come un secolo. Pochi giorni fa mia figlia, con l’aiuto di una vecchia foto fatta dal nonno, l’ha individuata. Quella dove si vedeva Re Enzo nascosto nella gerla di un fornaio, mentre tenta la fuga. La sua fuga, dal palazzotto dove i bolognesi lo tennero tutta la vita, dopo Fossalta, quell’evasione che una donna impedì gridando, dopo aver scorto, dall’alto di una finestra, i suoi capelli biondi brillare in mezzo ai pani. Oggi il disegno della pietra è nell’aria, in mille grani di polvere. La sua fuga è riuscita, finalmente.

Mi ricordo....mi ricordo quando nell’insegna color bronzo del Museo Morandi, in alto a lato della porta dell’ascensore di palazzo d’Accursio, quello fra i due cortili, le viti che lo infiggono nel muro erano quattro. Da molti anni sono rimaste in tre. Il “cartello” di metallo è abbastanza solido da non “ballare”, ma tant’è quella vite manca. Quando è venuto in visita il Presidente Napolitano sono stati messi i tappeti rossi sullo scalone “dei cavalli” ed è stato ripitturato attorno all’ascensore. Era la volta buona per piantare la vite mancante. Niente. Il particolare è sfuggito. Pochi giorni fa è stata sostituita l’intera cabina dell’elevatore. Ora è nuova fiammante.
Ma la vite ancora manca. Chissà: forse il buchetto vuoto, dove andrebbe avvitata, è scaramantico, come i macachi di Gibilterra. Fin quando esisteranno, Albione regnerà sullo scoglio. Fin quando la vite mancherà il Palazzo prospererà. Chissà!


DAVIDE FERRARI

lunedì 30 aprile 2007

Si va? Si va nell’Ulivo

LA BOLOGNA CHE VOGLIAMO

Si sono svolti, nello scorso fine settimana, i Congressi nazionali dei DS e della Margherita. La grande partecipazione al Congresso nazionale dei DS, al quale sono stato presente all’interno di una delegazione dell’ “Associazione della Sinistra per il Partito Democratico”, indica che, nonostante le difficoltà, ci sono le forze per andare avanti, portare a compimento il progetto di un nuovo e unito Partito dell’Ulivo.
Era appena finita la relazione del Segretario Piero Fassino, che una frecciata mi raggiungeva.
Mi ha fatto un po’ male. Cosa? Una battutaccia rivoltami-a denti stretti- da un parlamentare con il quale ho condiviso molti anni di battaglie nella Sinistra del partito. Mi ha detto: “Come mai Fassino non ti cita?” Voleva dire: perchè non cita la nostra associazione, i “Sinistri” che ci stanno, che vogliono impegnarsi nel nuovo partito. “Ha citato tutti, persino Sc......o, e te non ti ha citato!”
Hai! Hai! Superata la malignità, ho riflettuto. Certo chi non segue Mussi, chi non vuole la responsabilità di fare un nuovo partitino, l’ennesimo, non può però sfuggire dal dubbio- che so essere di molti- circa il carattere del nuovo grande partito. Sarà ancora una forza di sinistra? Sarà laico? Sarà, sarà sarà..... In realtà, a voler ascoltare, nelle parole del Segretario, come sempre molto serio ed impegnato, si poteva ascoltare il netto ribadimento della collocazione internazionale del PD, a Sinistra e non al centro.
Così pure il richiamo alla centralità del mondo del lavoro, al ruolo delle sue organizzazioni, in primo luogo la CGIL. Di tutto questo i giornali non hanno parlato. Hanno preferito, quasi tutti, anche quelli amici, parlare di come - dietro le quinte - si affilavano le spade di latta della politica di palazzo.
Ma sono state invece parole importanti. Chi è a Sinistra non soltanto può restare nell’Ulivo, a pieno titolo, ma ha una grande responsabilità, quella di non viversi come una nuova componente o corrente, l’ennesima, ma essere lievito e contribuire a portare avanti nuove idee. E’ fondamentale che si apra subito la fase costituente del Partito Democratico caratterizzata dall’apertura e da una nuova militanza, da un impegno nuovo. La cultura italiana, gli intellettuali devono sentire il proprio compito. Per questo abbiamo scelto di portare nei congressi di DS e Margherita ai quali abbiamo partecipato, temi come la laicità , concretizzata in proposte per l’integrazione nella scuola pubblica, la dignità e la sicurezza del lavoro, di straordinaria e drammatica attualità sociale ma ancora troppo fuori dalla politica, la battaglia per la messa al bando in tutto il mondo della pena di morte, dove la Sinistra deve essere più presente e non delegarla solo all’impegno pur lodevole dei Radicali ed all’azione internazionale del Governo. Io non ho voglia di sentire incrociare le spade delle piccole polemichette. Faccio parte di quella sinistra ingenua che non capisce come Mussi possa aiutare il Governo, contribuire a tenere salda la barra e non sbandare a destra, togliendo forze critiche all’Ulivo, andando a pescar voti- questo sarà- con ulteriori diatribe. Nati da un’esperienza, vasta e coinvolgente, a Bologna e nell’Emilia-Romagna, l’ Associazione nazionale si sta affacciando in molte regioni, con partecipanti vecchi e nuovi. Fra le dichiarazioni di sostegno più significative, concretizzate proprio nelle ore di Congresso quella di Giuliano Montaldo.
Ma, al di là dei grandi nomi, quello che mi piace di questa esperienza è che “vuole dare una mano”. Non abbiamo le orecchie foderate di prosciutto, l’antifona, quando c’è, la comprendiamo come tutti, ma guardiamo avanti. Non siamo in caccia di posti succulenti, e infatti non ce ne hanno dati. Noi siamo con la buona volontà del nostro popolo coraggioso dell’Ulivo. Quel popolo che è convinto che l’impegno e la partecipazione contino, anche quando, in tanti, i leaders, così li chiamano in Tv, sia che lo meritino, sia che no, si agitano come spaventapasseri. Siamo degli sciocchi, sono uno sciocco. Ma verrà presto, ancora una volta, il momento che senza “scempi” come noi, ed il loro lavorare, permettetemi di scriverlo, con abnegazione, i mille leaders non sapranno che fare e dove andare. In molti hanno pianto. Io pensando, e consolandomi con queste residue certezze, non ho pianto, ho tirato su la testa.
Non sono stato a Roma, fra gli amici della Margherita, ma guardando in Tv le facce della platea del loro congresso ho avuto l’impressione che molte fossero della stessa mia pasta. Anche molti di quei “baciapile” sono gente che vuole tirare la carretta. Ho visto molte facce di persone che sanno come va il mondo, ma, senza troppe illusioni, per carità, non vengono meno al proprio dovere. Quello di volerlo più giusto, migliore. Allora si va? Sì, si va!


DAVIDE FERRARI

giovedì 26 aprile 2007

Dopo i congressi. Il Partito Democratico e i movimenti.

I congressi di Firenze e Roma hanno appassionato e convinto.
Si avverte un clima diverso. Meno lontananza ed un interesse diffuso.
Non si placa tuttavia una insistita campagna mediatica contraria.
A ben vedere la causa non è nel dissenso a sinistra del nuovo partito.
Il PD può segnare una ripresa di ruolo della politica, e a molti non piace.
Fino a che il progetto del "Partito Democratico" poteva essere scambiato con la piattaforma per dividere il centrosinistra, e renderlo più condizionabile dall'economia e dai corporativismi, non sono mancati certi alleati.
Dopo il voto del 2006 è apparso evidente che la sua funzione, persino oggettivamente, è ben diversa.
Quella di ridare speranza a chi sente nemico il presente, non solo teme il futuro.
E, per dirla chiara, quella di sostenere un Governo che gioca una partita decisiva per l’Italia, e la cui maggioranza, certamente articolata, raccoglie tutte le sinistre.
Il PD nasce per garantirgli una immagine più nitida, unitaria, leggibile, non per ipotizzare alternative, tempi supplementari alla vecchia politica, conservatrice ed impotente.
Anche questo a qualcuno non piace.
E’ qui il motivo di una offensiva che prosegue, di un dare spazio unicamente ai dissensi: puntare a permettere solo la nascita di una forza azzoppata a sinistra, che eventualmente sia la salmeria di un nuovo centro, non il riferimento del cambiamento.
Bisogna prenderne atto. Oggi, all'inizio della fase costituente.
Non per commettere l'errore di non tenere conto delle forze in campo nella società italiana, comprese le sedi dell'economia.
Non per rinchiudersi, ma per aggregare, per chiamare a raccolta le realtà più vive e dinamiche dell'impresa e del lavoro, le grandi sorgenti.
A questo fine serve chiarezza sui tempi e sui contenuti.
Sui tempi: a metà del guado l'acqua è più alta e le correnti contrarie più forti. Bisogna accelerare il passo.
Fare bene, certamente, ma anche fare presto.
Sui contenuti: l'azione del Governo è una risorsa e l'alleanza dell'Unione non è una condanna.
Dall'intervento deciso per la dignità e la sicurezza del lavoro, alla politica internazionale di pace, per l'Onu ed i diritti umani in ogni parte del globo, ai Dico, alle recentissime scelte sull'integrazione del fenomeno migratorio, a beneficio dell'Italia: tutto dimostra che si può e si deve continuare.
Si può dichiarare con energia che una linea riformatrice è in campo. Ha l'ampiezza che è giusto avere, non è l'immagine in un caleidoscopio di decine di partiti e correnti.
Il consenso viene accompagnando l'azione di Governo con una salda iniziativa nella società.
Si potrebbe scoprire che, senza linguaggi biforcuti, si può convincere in più direzioni.
L’opinione pubblica ha meno certezze ed etichette di quanto si pensi.
Ha necessità solide non meno che orientamenti liquidi.
L'Italia del cambiamento può ritrovarsi e diventare una maggioranza più forte e convinta.
Non è facile ma "si può fare".
Si nota però uno iato, una separazione fra le aperture della relazione e delle conclusioni di Piero Fassino a Firenze, e una certa apnea, una debolezza nel prendere l’iniziativa, che si vede nel corpo dei partiti.
Alla base è comprensibile, ma va affrontata e “battuta”. Quei sentimenti di preoccupazione (Che fare adesso”? Con chi!? Con quali “direttive?) sono inevitabili ma vanno presto superati.
Al vertice, invece, essere in “stand by”, vuol dire riaprire il fuoco sulla leadership, azzerare tutto per non cambiare nulla.
No. Il mondo delle Associazioni, la società civile dell’Ulivo, soprattutto chi è in essa con il compito ambizioso di riferirsi alla storia della Sinistra, sente il bisogno di gruppi dirigenti protagonisti, nei partiti, a Roma e nei territori.
Sicuri del consenso registrato nei congressi, con la volontà di cercare assieme la conferma del consenso dei cittadini.
Ma è viva la società civile? Sono credibili le associazioni? Le loro truppe non sono ancora l’elenco dei popoli d’occidente e delle navi, che raccontò Omero, sono ancora limitate ma danno già un segnale. C'è un mondo che può fare la sua parte.

I DS e La Margherita hanno scelto insieme, ora devono essere accompagnati dalla scesa in campo di altre diffuse energie.
Nell'anno 2002, quando l'opposizione culturale e sociale al berlusconismo, fu capace di "scuotere l'albero", ridiede coraggio all'Ulivo e contribuì a mettere le premesse della vittoria del 2006, si mostrò la realtà dei cosiddetti "ceti riflessivi", di una società civile capace di dimostrare la propria forza.
Una soggettività democratica esigente e radicale, ma unitaria.
Sono gli stessi che, in larga misura, hanno determinato la bella affermazione
nel Referendum per la difesa della Costituzione.
Sono convito che i "riflessivi" stiano ancora riflettendo. Senza ironia. Non va confuso, è vero, con l’interezza di una linea politica maggioritaria, ma il loro portato, la loro identità di valori, la loro voglia di impegno sono decisivi per il Partito Democratico, per tutto il centrosinistra.
E grande, insostituibile, è il contributo che bisogna sollecitare dal mondo dei lavori, e del sindacato.
A momenti di iperpoliticizzazione sembra subentrata, qui, una attesa che però non è silenzio, è richiesta di risposte, innanzitutto ai “democratici” , alla parte maggiore dell’alleanza di progresso..
Bisogna reagire di fronte a chi vuol spendere la forza dell’opinione civile raccogliendone solo i quadri di una sconfitta già pensata come inevitabile, radicalizzandoli, portandoli a nuovi partitini minoritari.
Ma bisogna reagire anche di fronte a chi pensa di poterne fare a meno.
Non ci sottovalutate. Sarebbe un errore dalle conseguenze lunghe. Abbiamo tutta l’intenzione di non farvelo commettere.

Davide Ferrari , Fabio Zanzotto
dell’Associazione della Sinistra per il Partito Democratico
www.sinistra.pd.it