lunedì 11 dicembre 2006

Teheran e l'olocausto. No al negazionismo.

12 dicembre 2006 BOZZA

Consigliere FERRARI: Grazie, signor Presidente. Ho chiesto di intervenire perché intendevo da un lato – e questo è, credo, un sentimento molto diffuso, certamente bene al di là in questo Consiglio della mia persona – esprimere l’indignata protesta contro il titolo, le intenzioni politiche, le partecipazioni annunciate e che si stanno svolgendo, il quadro istituzionale, gli intendimenti generali del Paese proponente il convegno di sostanziale negazione dell’Olocausto che si sta svolgendo a Teheran. Sono sicuro che questi sentimenti sono diffusi e quindi sicuramente in tante forme anche in queste ore, immagino, voci anche più autorevoli della mia interverranno. Volevo però approfittare di questi pochi minuti per dire due cose, anche come cittadino di una città che ha avuto delle vittime e che, io credo vada ricordato anche questo, pur avendo avuto alcuni esempi mirabili di opposizione al nazifascismo su questo tema non è stata, come non è stata tutta l’Italia, in grado di opporsi e di evitare l’Olocausto. Questa credo che debba essere assunta come una responsabilità collettiva e invece così non è nella cultura e nella vita politica e istituzionale del nostro Paese. Anche per questo titolo negativo, per così dire, volevo fare due affermazioni molto brevemente, i minuti sono pochi. La prima è la gravità in sé del dubbio che viene posto. Sembra volersi dire “se guardiamo con occhio globale, universale l’atteggiamento che magari in Europa o in Occidente si ha avuto” – e, aggiungere io, ahimè quanto tardivo e ancora limitato – “di condanna dell’Olocausto, beh, acquista un’altra realtà, è visto diversamente in India, in Cina, in Iran”, questo si vuol dire. Beh, io vorrei ricordare come la gravità assoluta di queste affermazioni debba però indurci tutti i giorni della nostra vita anche a considerare assolutamente negative anche altre cose, per esempio la proliferazione dell’uso del termine “genocidio”, la proliferazione dei momenti istituzionali di ricordo… No, no, non tutte le tragedie sono identiche. Che proprio nel cuore dell’Occidente, nel cuore e nel cervello della Nazione forse più avanzata allora tecnologicamente e fra le più avanzate culturalmente, nel punto più alto dello sviluppo culturale dell’uomo si siano progettati il rastrellamento, la caccia, l’eliminazione fisica di ogni respiro di uomo, donna e bambino di un popolo con cui si conviveva da centinaia e centinaia di anni e che questo sia avvenuto in tanti popoli contermini, con adesione, sostegno e addirittura feste celebrative - perché questa è la verità – parla alle coscienze di tutti gli uomini del mondo, di tutte le donne del mondo, in qualunque emisfero essi abitino. E proprio se si vuole che mai - e purtroppo mai vi è la sicurezza in questo senso – si possano ripetere razzismi e cacce all’uomo, l’importanza assoluta, irripetibile ed universale della condanna della Shoah va ribadita con la massima fermezza. Altre considerazioni le farò altrove, i minuti sono terminati; voglio esprimere la mia piena solidarietà - che però è persino poco, perché in questo caso la solidarietà la dovremmo a noi stessi come uomini colpiti da fatti così gravi ed indecenti – alla comunità ebraica bolognese e ad ogni suo componente.