lunedì 18 dicembre 2006

Casa, ERP eccetera... (stenografico)

Consigliere FERRARI: Io ho chiesto di intervenire, Presidente, avendo ascoltato con molta attenzione gli interventi che mi hanno preceduto, intervento che durerà pochi minuti, per sollevare un punto al dibattito che consegno ai colleghi che abbiano l’intenzione e la cortesia di ascoltarmi. Quando si parla di edilizia a sostegno di condizioni di vita fondamentali, come appunto l’ERP, io credo che innanzitutto non andrebbe mai dimenticato che noi parliamo di qualcosa che non è sufficiente. Qualcuno forse pensava alla fine degli anni Ottanta che le modifiche negli assetti proprietari delle famiglie, l’espansione degli alloggi in proprietà, fenomeno così tipico del nostro Paese, non so quanto positivo, che nasce da particolarissime situazioni del nostro stato sociale, molto legato ai percorsi individuali o familiari, meno a provvidenze più organizzate e più strutturali. Ci ricordava qualcuno nel dibattito sulla Finanziaria la grande differenza su un welfare italiano che vede appunto tanti alloggi in proprietà e poi una condizione spaventosa di chi non può arrivarvi, rispetto al caso tedesco che vede invece collegato a tutta la tematica dei fondi pensione e della cogestione un enorme numero di alloggi a residenzialità protetta, incrementata, legata alle condizioni di lavoro. Bene, si poteva pensare che questa emergenza non sarebbe più stata tale, invece abbiamo visto che è andata crescendo. Noi abbiamo fatto come Commissione una serie di audizioni dove, anche con pareri diversi, è emerso questo dato anche rispetto a una città come Bologna. Innanzitutto senza dubbio per le condizioni anche particolari della nostra città, con le presenze di nuovi cittadini ma anche degli studenti, la superfeTtazione dei prezzi degli alloggi in affitto… tutto quello che sappiamo, l’enorme bolla speculativa che ha fatto gonfiare grandemente il valore degli alloggi in compravendita, tutto giusto. Ma io penso, colleghi, e vengo al punto che stiamo dibattendo oggi, che questa penuria… Perché di questo si tratta. Noi dobbiamo regolamentare, e lo facciamo, al meglio le nostre risorse, anche con meccanismi nati dall’esperienza, che l’Assessore ha illustrato con intelligenza come sempre, e con sapienza di governo; ma noi siamo portati a queste modifiche, a questi snellimenti procedurali, a questa regolamentazione più limpida perché, ripeto ancora, siamo in regime di penuria. E lo siamo – questo è il punto – perché sono cambiate le famiglie: la struttura che vede la sicurezza collegabile unicamente alla proprietà, la struttura familiare, non è più quella di 15 - 20 anni fa. E non c’è nulla da fare. Questo non tanto per le diversità di orientamento sessuale ma per le diversità dei ritmi dei cicli di vita, le diversità rispetto alla stabilizzazione dei matrimoni. Guardate, io pochi minuti fa leggevo questa statistica del Sole-24 Ore, che tra l’altro vede Bologna distinguersi positivamente, e un dato mi ha impressionato: può sembrare una banalità, non sembri un colpo basso, lo dico ai colleghi della Margherita, ma la provincia di Lodi è quella che ha – la vogliamo dire così? – la peggiore risultanza statistica rispetto al numero della popolazione. La provincia di Lodi, quella che ha la massima espansione nel nostro Paese di istituzioni culturali, sociali, ricreative e caritative ecclesiali. Fino a una pervasività… E’ una realtà che conosco molto bene perché vi ho lavorato: è una realtà dove davvero, ma positivamente, si vive in questo clima dove l’idealità, un riconoscimento comunitario così forte… Ebbene troviamo questo dato. Ecco allora che forse siamo in presenza di fenomeni certo non positivi, che non dobbiamo celebrare come fossero indici di per sé di libertà, perché una famiglia che rovina, una coppia che si divide, un’articolazione diversa nelle strutture familiari non è detto che sia un bene, anzi spesso è un male, però si tratta di fenomeni che sono tali e tali a noi di fronte, e che quindi implicano da un lato una politica molto articolata di espansione del mercato dell’affitto e dall’altro che cresca la quota di disponibilità di alloggi pubblici. Ma si dirà “non è questo il tema, noi stiamo parlando del regolamento di ciò che abbiamo”. Ma colleghi, io ho sentito tante voci critiche sugli strumenti finanziari governativi e su questo punto non ho sentito una grande animazione; forse è stato un errore, lo dico anche autocriticamente. Penso invece che a salvaguardia del mercato, a salvaguardia dell’articolazione come essa è della vita sociale e familiare odierna, anche in una città bella e ricca come Bologna, debba crescere il numero delle disponibilità - accanto a quello sotto altri strumenti, per carità - di alloggi di Residenza Pubblica. Ecco, allora vedete, giungo al punto, scusate la premessa che è quasi tutto l’intervento ma credo che non fosse peregrina: dico a tutti noi, a me per primo, non voglio fare il “Grillo parlante”, per carità, attenzione, perché se il punto è questo - e francamente, colleghi, credo difficile essere smentito - cioè che il punto quando si parla di ERP è che aumentato il fabbisogno e non siamo in grado di rispondere alle domande, attenzione perché se mandiamo segnali, qualunque essi siano, che invece ci sarebbe la possibilità ma qualcuno la nega perché pensa anche ad altri, è la fine, colleghi. E’ la fine di una possibilità di dare trasparenza e visibilità di governo a una politica sull’Edilizia Residenziale Pubblica. Questo mi interessa assai di più di una discussione molto difficile sul matrimonio costituzionale, sui nuovi generi di famiglie… cose importantissime e appassionanti, in cui io certamente sono per i diritti degli individui, ci mancherebbe altro, ma credo che il punto sia un altro. E cioè una responsabilità di governo impone – impone! - che venga evitato ad ogni costo l’agitarsi confuso di una nuova leggenda metropolitana: “ci sarebbero ma non ce li vogliono dare, li hanno altri prima di noi”. Non è così, colleghi. Non è così. Credo che questo punto sia molto forte rispetto alla questione degli immigrati, dove si connota immediatamente di tensioni sociali che ben possiamo comprendere, ma anche rispetto alla dialettica fra generazioni e forme di vita familiari, attenzione. Ecco, questo è un punto su cui va risposto. Penso invece che sarebbe molto interessante - e colgo l’occasione e mi riservo magari in altra sede di approfondire ma ci sono qui colleghi bravissimi, del mio Gruppo sicuramente ma anche di altri Gruppi, e termino su questo - vedere, perché pochi lo sanno, cosa già fa un Comune come Bologna a sostegno del matrimonio. Può darsi che non siamo abituati a scriverlo sui manifesti, può essere, ma guardate che se noi facessimo un elenco di tutti gli interventi sociali costruiti proprio col criterio dell’universalità del diritto e non della specificità, e proprio per questo mantenuti nonostante tutte le crisi finanziarie ancora forti a Bologna, avremmo di Bologna un’immagine che è fra le più rispondenti a quel dettato costituzionale di sostegno al matrimonio e alla vita familiare serena, fondamento della nostra Repubblica. Credo che questo sarebbe interessante andare a vederlo. Penso quindi che anche su questo terreno intanto per dirlo ai cittadini ma un domani anche laddove si rilevino davvero criticità, cioè a fronte non di penuria ma di possibilità reali di un investimento maggiore, sarebbe interessante assieme – è una proposta che faccio - andare appunto ad una verifica e magari intervenire ancora più nettamente a sostegno della figura familiare. Poche parole, colleghi, forse ingenue, ma se noi stiamo al merito sentiamo la responsabilità di governare, forse più fortemente che non se prendiamo diversamente questo punto.