lunedì 24 ottobre 2005

BOLOGNA: FERMARE L'ESCALATION DELLO SCONTRO CON RIFONDAZIONE

Una lettera di Ferrari

Lunedì 24 Ottobre 2005
Car* compagn*,
invio un testo tratto dal lancio DIRE che ha riportato una mia dichiarazione
di questa sera sulla giornata odierna in Consiglio ed in Piazza Maggiore.
Ovviamente il cronista mette in rilievo gli accenti polemici. E' normale.Per
quanto mi riguarda sono convinto che bisogna porre un freno ad una escalation
nel confronto politico sulla sicurezza che non può che produrre guasti politici
e sociali rilevanti.

Davide Ferrari

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COMUNE BOLOGNA. FERRARI: BASTA LITIGI, SERVE DIALOGO

QUESTA ESCALATION E' PERICOLOSA
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BOLOGNA- Una tensione politica e sociale "che non porta a niente di
buono". Per questo Davide Ferrari chiede al suo partito di "cessare tutte le
polemiche e lavorare per ricomporre".
Una presa di distanze, insomma, quella
del consigliere della Quercia, dalla scelta del suo capogruppo,
Claudio Merighi, che oggi in aula ha attaccato frontalmente
Rifondazione comunista per la sua politica dell'immigrazione e
per l'appoggio alle occupazioni.
Secondo Ferrari (ma cosi'
sembrano orientati a pensare anche altri consiglieri della
Quercia) e' col dialogo con la sinistra radicale che si esce
dall'impasse. "Sono convinto che proprio cosi' e non amplificando
gli attacchi reciproci, come invece mi pare si sia fatto oggi in
consiglio, da tutte le parti, si e' utili a sostenere il Sindaco
di Bologna, la sua giunta unitaria e l'alleanza larga che lo ha
eletto".
"Abbiamo avuto una giornata tesa, politicamente e socialmente-
tira a sera le somme Ferrari- temo che andare avanti cosi'
provochi una escalation nel confronto fra sinistra radicale,
pezzi di societa' reali, da un lato, e sindaco e tanti cittadini
preoccupati dal degrado, dall'altro". Un'escalation che "non
porta a niente di buono". Anzi puo' fare il gioco di chi vuole
tensione e vuole oscurare l'esperienza di governo importante che
Bologna sta facendo. In questo quadro, insiste Ferrari, bisogna
tornare al dialogo. "L'ho chiesto oggi alla riunione del gruppo
consiliare e torno a chiederlo, per quanto mi riguarda, al mio
partito al termine di questa giornata".

venerdì 7 ottobre 2005

Presentate le produzioni del Teatro del Navile.

Scene dal contemporaneo


Il teatro del Navile festeggia 20 anni di attività. Per celebrare l'importante anniversario, il teatro dà vita a un cartellone ricchissimo di titoli: trenta spettacoli per sessantasei giornate di replica.
Sempre molto vicino alle produzioni di autori bolognesi, di nascita o d'adozione (Davide Ferrari, Bruno Nataloni, Rito Pelusio, tra gli altri), il direttore artistico Nino Campisi spiega che «per sottolineare la centralità di questo teatro, fucina di nuovi attori e comici», è stata chiesto e ottenuta con successo, il patrocinio dell'associazione nazionale dei critici di teatro.
La grande attenzione ai giovani autori è del resto sottolineata dalle dodici novità assolute in programma, che si sposano molto bene con cinque recital poetici, sei spettacoli di teatro comico e tre nuove proposte di performance e concerti. Inoltre sono proposti importanti autori del teatro contemporaneo quali Luigi Lunari, Dorio Fo, Stefano Benni e Harold Pinter.
La programmazione prende il via questa sera con La signorina Papillon (nella foto una scena) di Benni, per la regìa di Angela Baviera, che sale in scena per 3 giorni al Navile.
La stessa Baviera ritornerà il week-end successivo,dal 4 ottobre, con Bestiario, storie d'amore e di coltello di Janna Carioli.
Ottobre proporrà poi Andrea Marzi, pesarese di nascita, già vincitore al Premio Recanati, in Amore e il resto del mondo dal 21 al 23 .
Il 28 tocca a Il movimento che ci vive accanto, poesie di Davide Ferrari, poeta, scrittore e saggista non che consigliere comunale. Il 29 e 30 Vri-il in concerto: si tratta di un trio bolognese che propone musica per campionatori, batteria synth, clarino, nastri, lamiere synth e voce.
Da segnalare dal 18 al 20 novembre, Nel nome del padre di Luigi Lunari, autore milanese che per più di vent' anni ha collaborato con Grassi e Strelher al Piccolo Teatro di Milano.
Lo spettacolo, con la regìa di Campisi (che dal 9 dicembre, per tre giorni, leggerà Pasolini su musiche originali di Giovanna Giovannini), è, come gli spettacoli citati fino ad ora, una produzione del Teatro Navile - Teatro Perché. Opera fortemente emotiva, viene riproposta come manifesto culturale del teatro d'autore. Il pretesto per affrontare il lavoro sull'attore viene proposto attraverso le vicende di Aldo Togliatti e Rosemary Kennedy, due figli schiacciati dalle personalità dei rispettivi padri.

Benedetta Cucci
da Il Resto del Carlino, 7 Ottobre 2005

venerdì 10 giugno 2005

Il Referendum e dopo.

Il Referendum e dopo. La politica di fronte all'integralismo e alla
grande pluralità delle convinzioni etiche e delle appartenenze
religiose.

Di Davide Ferrari


Il voto referendario è alle porte. La tensione fra laici e cattolici
è salita e sta salendo, nonostante la giustificata prudenza del
gruppo dirigente referendario, ed in particolare dei Ds. Si cerca di
stare al merito e di non fare salire una febbre che potrebbe
indebolire il nostro paese, non solo la coalizione di centrosinistra.
Il punto è che, proprio per evitare di passare dalla difesa della
laicità all'anticlericalismo, è necessario affrontare questioni
grandi, di merito, sul rapporto fra religione, fede , stato e società
civile, sempre finora rinviate o eluse dalla Sinistra.
C'è una strada maestra che permette di affrontare i temi senza
ripetere vecchi luoghi comuni.
L`Italia è ormai un paese, e non solo per la presenza di nuovi
cittadini di altre fedi, dove il Cattolicesimo è vicino a perdere un
ruolo di rappresentanza esclusiva, e forse persino di salda
padronanza sulla maggioranza, delle appartenenze di fede.
E' anche da qui che traggono motivo le forti tendenze integriste,
l'assalto alla politica che il Cardinale Ruini rivendica
costantemente.
"D'ora in poi bisogna abituarsi al fatto che la Chiesa parlerà a voce
alta" dice il Cardinale.
Ma quando si alza la voce è perchè il proprio parlare è più debole,
meno condiviso.
Questo "complesso di perdita della maggioranza", specchio di un
fenomeno reale, è evidente anche nella scelta dell'astensione.
Ma per tutta la società italiana un fenomeno così importate, lo
smarrimento della centralità assoluta del cattolicesimo, non può
essere in alcun modo valutato con leggerezza.
Le religioni sono l'asse identitario principale di una nazione, il
compromesso fra dogmatica e civiltà che ogni società raggiunge al
proprio interno, quando salta, richiede un nuovo esplicito
equilibrio, pena la disgregazione del patto di convivenza,
della "costituzione" intellettuale e comportamentale.
Non si può passare da un compromesso fra lo Stato e UNA confessione,
assolutamente prevalente, al puro laicismo, alla semplice
suddivisione rigida fra ciò che è Stato e cio' che è Chiesa.
Occorre una nuova mediazione, che rafforzi il contenuto laico di
garanzia della Stato, ma che sia capace di includere anche le nuove e
rilevanti presenze confessionali, talvolta certamente non meno
aggressive e problematiche di quella cattolica dell'epoca di
Ratzinger.

Non è una questione solo di prospettiva. Influisce anche sulla
valutazione delle implicazioni del Referendum.

Le principali Chiese ed organizzazioni ecclesiali non cattoliche, che
presentano una grane varietà di posizioni etiche, si sono divise fra
la comune denuncia dell'invadenza cattolica e la tentazione di
ritrarsi dallo scontro di allontanarsi ancora di più dalla sfera
pubblica.
La prima cosa è, a mio avviso, del tutto giustificata ma potrebbe
portare a nuovi conflitti e divisioni confessionali nel nostro paese,
la seconda è assai negativa e si somma , non si sottrae, al
protagonismo sui fondamentali dell'episcopato cattolico
nell'indebolire la possibilità della politica pubblica di favorire la
fattiva e collaborativa convivenza fra diversi .
La parte laica e particolarmente la sinistra può dare un contributo
per affrontare il problema, ponendo, anche con i propri atteggiamenti
in queste ore, qualche base per un discorso che in futuro sarà di
necessità sempre più ampio.
Presentiamo alcuni punti di orientamento.

1)Non si può delegare il contenuto etico alle religioni, la loro
pluralità non lo consente e non lo consente l'accelerarsi delle
identità a fronte della perdita di contenuti comuni prevalenti.

2) Non potrà e non dovrà essere la politica a supplire, elaborando
proprie etiche fondamentali. Tentazione che oggi sembra lontanissima
ma potrebbe tornare a galla, a fronte dell'offensiva integralista.

3) Occorrono luoghi e momenti di confronto, nella società, ma anche
nelle istituzioni. Luoghi sostenuti da una volontà di rispetto per l'
uguaglianza dei cittadini e dei loro percorsi che solo la dimensione
pubblica può garantire. E' in questa garanzia, che deve essere
affermata con chiarezza senza alcun cedimento, attivamente con la
promozione sociale e istituzionale -ripeto- del dialogo,che si può
identificare un compito primario della politica oggi.

4) A questi luoghi andrà affidato una sorta di lavoro preparatorio
per risposte pubbliche su temi come la bioetica, ma anche
l'educazione, il rapporto fra calendario personale e calendario
sociale, fra festa e lavoro, fra dovere civico e libertà personale.

Carlo Flamigni parla da anni, con intelligenza e lungimiranza, della
necessità di creare "isole dove confrontarsi fra stranieri morali".
Intendo esattamente questo. Non si potrà restare solo sulla retrovia
del confronto intellettuale, occorrerà arrivare alla frontiera di
nuove mediazioni istituzionali

Cominciamo dal Referendum. Niente guerre, evitare toni di generico
antioscurantismo, ma preannunciare che comunque vada, e deve andare
bene, per il Sì, per `interesse generale, non si scantonerà più, non
si metteranno più ai margini questioni così rilevanti per poter
vivere assieme.
Servono "compromessi" per garantire un futuro comune, non più silenzi
per raccogliere consenso.

Da "Il domani" 10 Giugno 2005

mercoledì 1 giugno 2005

RIPARTIRE DALL'UNIONE, A BOLOGNA E A ROMA.

Le divisioni e le difficoltà nel centro-sinistra a Roma ed a Bologna
hanno cause e manifestazioni differenti.
Ma potrebbe essere identica la strada maestra per uscirne.
E' necessario mettere al primo posto il rafforzamento, ideale
politico e programmatico di ciò che si è convenuto chiamare "Unione".
Della coalizione larga, voglio dire, di ciò che davvero è chiamato
alla prova elettorale, di ciò che ci darà la vittoria o la sconfitta.
Il presente ed il futuro della Federazione Riformista sono importanti
per tutti ma è stato un errore scambiarli con la costruzione salda
dell'insieme dell'alleanza.
Si è fatta confusione agli occhi della opinione pubblica e dei
militanti.
Ed oggi, che la Federazione è in forte empasse per la scelta della
Margherita, sembra in crisi drammatica tutto il centro-sinistra.
Si deve evitare che così sia.
Mettendo al primo posto la scrittura di un vero programma comune di
tutta l'Unione, credibile e di governo.
Fare dell'Unione la sede del programma è importante anche per avere
più occhi su un paese impoveritio ed insicuro che chiede un vero
cambiamento.Sarà inevitabile andare oltre, se non in direzione
contraria,in alcuni casi, a quella compresenza di liberismo e
solidarietà su cui pure tutti abbiamo ragionato per anni.

A Bologna, in queste settimane, ha tenuto banco un altro difficile
confronto.
Quello tra il Sindaco e Rifondazione.
Non sta in me ipotizzare i terreni concreti di un nuovo dialogo, per
la quale mi pare si sia già al lavoro responsabilmente.
Ma occorre dire che il terreno del confronto va spostato,
radicalmente.
Deve riprendere operativitivà la grande alleanza che ha portato alla
vittoria del Giugno 2004.
L'Unione, dunque,anche a Bologna, ancora più larga qui perchè aperta
ai movimenti.
Se il confronto è politico non può che essere quella la sede.
La "Politica", se va in apnea nelle sue acque, ritorna fuori altrove,
direttamente nella sede consiliare e amministrativa, dove invece non
può che finire per trovarsi poco a suo agio.
Far vivere l'Unione, ogni giorno, a Bologna, è importante per due
questioni dirimenti.
A)Reggere la prova del governo, che vuol dire individuare assieme
l'ordine di priorità nei problemi e renderne partecipi tutti i
bolognesi.
Ad esempio: è importante salvaguardare i diritti alla dignità dei
nomadi e dei rifugiati come è altrettanto importante affrontare il
degrado che colpisce i ceti fra più popolari.Non meno, non più.
Il bandolo non sta solo nella legalità e nella forma.
Sta nella analisi esatta delle priorità, nella capacità di percepire
assieme il senso delle cose per agire e sostenere l'azione
amministrativa con il consenso.
Altrimenti il consenso si trova per via ideologica e così il dissenso
che si radicalizza.
B)Non può essere solo il Comune di fronte ai cittadini.
Un altro problema, il conflitto in seno al popolo fra chi vuole
riposare e chi vuole vivere la notte,lo esemplifica chiaramente.
Apparentemente banale è il segno di una città divisa, per generazioni
e per stili di vita. Guai a volerne rappresentare una parte sola,
frazionando la rappresentanza fra chi fa "cin cin" e chi
si "indigna". Non si troverà mai l'oggettività dall'alto di una
azione solo amministrativa. Occorre creare tavoli di confronto
sociale, seguire insieme i contenuti e la realizzazione effettiva
dell'azione amministrativa.
E' un compito difficile farlo anche per una alleanza così estesa come
quella che si era ritrovata attorno a Sergio Cofferati.
Ma e' farsesco pensare di poterne fare a meno.
Per questo oggi ognuno deve fare un passo per uscire dalla trappola
di cercare visibilità allontanandosi dal progetto comune.
No, oggi la parola d'ordine, che deve però valere per tutti,
è "insieme".


Davide Ferrari
Consigliere comunale.

Da "l'Unità", 1 Giugno 2005

venerdì 25 febbraio 2005

Casa cambiare è stato un Bene Davide Ferrari*

di Davide Ferrari

Una cosa sola, ma precisa, si può e si deve dire fin d'ora sulla vicenda delle assegnazioni delle case pubbliche. Si deve dire che cambiare è stato un bene, come ha fatto la nuova Giunta di Cofferati, passando ad un ruolo maggiore dei tecnici comunali. Personalmente ho sempre pensato, ieri dall'opposizione e oggi dalla maggioranza, che questa fosse la giusta direzione. Leggo che, anche chi difende - in modo del tutto comprensibile - il proprio operato nei passati lavori della Commissione casa, sottolinea le responsabilità dell'apparato tecnico nel selezionare le domande. Bene. Ancor più giusto allora, se già in parte così avveniva, passare ad una totale responsabilità tecnica. I consiglieri comunali hanno molti altri modi per svolgere un lavoro proficuo sul serio problema della casa.
Non mi pare sufficiente, per cambiare opinione, l'argomento che viene talvolta portato di un ruolo promotivo dei rapporti fra istituzioni e cittadini svolto dai rappresentanti politici grazie a strumenti quali, appunto, la commissione casa, nel modello precedente.
Certamente fare relazione, raccogliere i bisogni, incanalare proteste e opinioni, sono compiti importantissimi dei consiglieri comunali, ma non appena li si traduce nella creazione di tanti cataloghi di fatti personali si possono indurre rischi.
Chi seleziona le priorità sociali individuali delle quali occuparsi?
E poi, non si determina forse che per avere riconosciute le proprie bisogna condividere anche quelle degli altri ?
E' il rischio - che io considero serio - di una pratica consociativa che, anche quando sia svolta con le migliori intenzioni non è mai positiva, non fa chiarezza, opacizza l'immagine delle istituzioni.
Su questi temi deve approfondirsi il dibattito, individuando, con serenità, senza polemiche colpevolizzanti divisive e controproducenti, anche altri luoghi e fattispecie dove serve cambiare.

20 febbraio 2005
L'Unità, pubblicato nell'edizione di Bologna (pagina 1)

mercoledì 9 febbraio 2005

Congresso naz. DS. Si' all'odg Ferrari sulla sicurezza del lavoro.

Cari amici,

sono lieto di comunicare che al Congresso nazionale dei Democratici di Sinistra , svoltosi lo scorso fine settimana a Roma, è stato approvato l'Ordine del giorno per un maggior impegno per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Trasmetto il testo ed un ringraziamento sia a chi mi ha consentito, con i suoi consigli, di redigerlo e presentarlo, in particolare Gino Rubini della CGIL Emilia-Romagna, sia ai tanti fra voi che mi hanno sostenuto nell'iniziativa, con lettere e partecipazioni alle iniziative di presentazione.
Un cordiale saluto,
Davide Ferrari
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Una proposta ai DS e alla Alleanza democratica

Per la sicurezza sul lavoro, per tutte e tutti.
Un altro lavoro, un altro ambiente, contro la strage dei senza diritti.





C’è una guerra non dichiarata.

Ogni anno produce, in Italia, centinaia di morti e migliaia di feriti.

Ogni anno, infatti, sono elevatissimi i numeri degli infortuni sul lavoro, dei morti, dei feriti e dei pazienti per incidenti e/o malattie professionali.

L’Italia è il quarto paese in Europa per infortuni mortali, nonostante la ristrutturazione dell’apparato industriale e produttivo che ha eliminato o spostato all’estero alcuni dei processi storicamente più nocivi.

Negli ultimi 5 anni ci sono stati in media oltre 1.300 morti sul lavoro ufficiali l’anno (più circa 300 per malattie professionali) e circa 1 milione di infortuni ufficiali.

Nel perdurare di un inaccettabile gravità e frequenza di infortuni che riguardano tutti i lavoratori, la percentuale di quelli subiti da extra-comunitari è quasi il triplo della loro incidenza sulla forza lavoro.

Non solo, la mancata prevenzione nei luoghi di lavoro ha un costo valutato dall’Inail in oltre 28 miliardi di euro l’anno.

La causa è nel modello di sviluppo.

Le forme accentuate di precarizzazione,flessibilità e intensificazione dei ritmi di lavoro sono tra le nuove ragioni di infortunio.

In particolare la pressione per l’abbassamento del costo del lavoro si traduce in una riduzione delle tutele antinfortunistiche e della prevenzione.

La salute dei lavoratori è inoltre minacciata non solo dal permanere delle "vecchie" nocività ma dall’insorgere di nuove forme di attacco alla salute connesse con le nuove tecnologie informatiche, chimiche e nuove modalità di organizzazione del lavoro.

Convivono vecchie e nuove nocività.

In conseguenza di ciò, tutte le politiche, del lavoro e per il lavoro, per l’innovazione, per l’istruzione e la formazione continua e tutti i sistemi, pensionistici, assicurativi, socio-sanitari e socio-assistenziali devono essere riviste.

Bisogna incrementarle e riorientarle in modo integrato e coerente per far fronte e governare i processi di cambiamento, salvaguardando i valori universali che caratterizzano le nostre società.



E fra le cause della specifica gravità del fenomeno, in Italia, permane la presenza nel mercato di vaste aree di illegalità e di vera e propria criminalità.

Anche per questo è utile e positiva la proposta dell’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta,

cui stanno lavorando parlamentari ed esponenti della cultura giuridica italiana.

L' impegno politico, oggi di opposizione e domani di governo, su questo tema è della massima urgenza.

Non mancano i riferimenti strategici che possono orientarlo.

A livello mondiale, l’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro) si è data come obbiettivo primario dei prossimi anni l’Agenda per l' "Accesso, per ogni uomo ed ogni donna, ad un "lavoro dignitoso".

"Decent work" è l’espressione che riassume i fondamenti che caratterizzano le politiche dell’Oil: la libertà, l’equità, la sicurezza e appunto la dignità del lavoro.

E, nell’Agenda, un posto prioritario occupano la salvaguardia e la promozione della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori.

In Europa sia l’enunciazione delle politiche sia, soprattutto, la loro integrazione e traduzione in atti normativi e programmatici ben precisi sono ormai ad un livello avanzato.

Servono certamente, a livello europeo, politiche integrate per rendere credibili gli obiettivi strategici della Ue, definiti dal vertice di Lisbona del 2000 e da quello recente di Salonicco (2003):

e fra essi, con l'occupazione e la lotta all'esclusione sociale, "garantire un lavoro in luoghi sani e sicuri".



Ma è L'Italia di Berlusconi che ha navigato in direzione del tutto contraria.

In Italia le politiche del Governo e gli interventi sui sistemi di welfare negano in radice uno sviluppo economico e sociale basato sulla qualità, sull’innovazione e sull’estensione a tutti di un lavoro nella sicurezza.



Il Congresso dei DS impegna il partito

ad una forte battaglia contro gli intendimenti del Governo. Il Governo intende modificare il quadro dei diritti alla sicurezza oggi definito.

Vuole operare su salute e sicurezza sul lavoro-così dichiara-con la "determinazione di misure tecniche e amministrative di prevenzione" che siano in primo luogo "compatibili con le caratteristiche gestionali e organizzative delle imprese" e forme di vigilanza attenuate, non "repressive e sanzionatorie".



In sostanza il progetto del governo alleggerisce drasticamente gli obblighi e le responsabilità delle imprese secondo il principio del primato degli interessi economici immediati dell’azienda rispetto al diritto alla salute dei lavoratori.



Il governo, mentre a parole declama l’impegno per una maggiore "responsabilità sociale dell’impresa", nei fatti, con le due deleghe richieste al Parlamento su ambiente e su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e con l’intervento sul mercato del lavoro derivante dalla legge 30/03, svincola l’impresa da ogni responsabilità circa le conseguenze sociali e di sicurezza del suo operato.



Questi interventi sono la negazione stessa dell’idea di sviluppo sostenibile e danno via libera alla parte più retriva del mondo imprenditoriale, a chi continua a ritenere l’impegno per l’ambiente e la sicurezza solo un onere che riduce il profitto e danneggia la competitività.

Sono scelte molto gravi che vanno sconfitte.

La nostra Italia deve essere diversa.

Nel programma di governo dell’"Alleanza democratica" deve essere contenuto l’obiettivo della "salute e sicurezza del lavoro per tutti e per tutte".

Bisogna agire contestualmente su più terreni, integrando le diverse politiche e rendendo coerenti le normative, gli assetti istituzionali, le scelte organizzative e le relazioni sociali.



Insieme ai NO vanno affermate le ragioni positive di un’idea di sviluppo intrinsecamente sicuro per i lavoratori e per i cittadini, assumendo il principio di precauzione come fondamento dell’agire dell’impresa a partire dai luoghi di lavoro, e colmando le inadempienze normative e nella vigilanza.

Sul piano legislativo i Ds e tutta la coalizione di centrosinistra, nella prospettiva di migliorare e favorire una reale applicazione delle normative sulla sicurezza del lavoro, devono mettere al centro l'impegno per il rafforzamento dei diritti del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (di seguito RLS).

Così occorre introdurre nei capitolati per le gare di appalto l' individuazione dei costi per la sicurezza, e una disciplina di figure quali il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) e il consulente esterno alla sicurezza, che ne stabilisca requisiti professionali .

Su questo punto, come sulla necessità di superare le pratiche di gare d'appalto al massimo ribasso, vanno seguite le indicazioni contenute in recenti sentenze della Corte di Giustizia europea.

Il lavoro di riforma parlamentare, la mobilitazione politica e sociale possono concorrere a creare una situazione nuova dove si realizzi un controllo sugli appalti, contrattuale e ispettivo.

Bisogna realizzare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano Sanitario Nazionale e assicurare appropriati ed omogenei livelli essenziali di assistenza collettiva.

Vi è quindi l’esigenza di un riordino dell’assetto istituzionale, che assicuri sia a livello centrale che periferico il necessario grado di coordinamento, quanto ad obiettivi , competenze e responsabilità. Bisogna riordinare gli istituti operanti nel campo della sicurezza del lavoro valorizzando, nella loro riorganizzazione, il ruolo della ricerca applicata per assicurare alla prevenzione un supporto di alto livello scientifico.



E' necessario attuare la riforma dell’INAIL alla luce delle importanti novità introdotte dal d.lgs.n.38/2000 e promuovere una forte iniziativa perchè l’Inail riconosca le nuove malattie professionali, ma, nello stesso tempo occorre verificare la reale capacità dell’Istituto di dare attuazione agli impegni proposti in un positivo rapporto con le parti sociali.

I fondi stanziati per una politica premiante le imprese disponibili ad interventi per la sicurezza devono essere indirizzati non solo per finanziare progetti mirati, e verificabili, ma anche per promuovere il sistema di rappresentanza e di relazioni incentrato sulla figura del RLS-RLST e sugli organismi paritetici.



I Ds devono impegnare i propri amministratori affinchè le Regioni diano piena funzionalità ai servizi di prevenzione e vigilanza.



Si tratta di rafforzare la presenza e la disponibilità di risorse umane e finanziarie dei dipartimenti per la prevenzione delle Ausl, garantendone la capillare presenza su tutto il territorio.



Bisogna operare anche sul versante della qualificazione delle imprese, per limitare gli infortuni e le irregolarità, in particolare nel settore delle costruzioni.

E' positiva la proposta di prevedere una 'patente' da rilasciare all'imprenditore edile, come ha recentemente affermato la Fillea-CGIL.



Con un meccanismo a punti, infatti, si potrebbe arrivare al ritiro del permesso di condurre un'attività edile per quell'imprenditore che commette irregolarità.

Questa come altre proposte e provvedimenti mette in luce la necessità di fare passi avanti verso un meccanismo di responsabilità sociale dell'impresa.Cosi come si fa conl’ innovazione e il rafforzamento delle forme di certificazione di qualità nel Sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, tramite le quali l’azienda possa accedere con un punteggio di favore a benefici e appalti pubblici, fino a giungere progressivamente all'introduzione generalizzata del marchio di qualità sociale.



E’ necessaria una presa di posizione contro alcune norme della proposta di direttiva europea relativa ai servizi nel mercato interno dell'Unione.

Sulla base di questa direttiva le imprese di un altro stato potranno lavorare in Italia applicando le norme legislative e la contrattazione del Paese di origine. L'Italia, quindi, non potrà fare nessun tipo di controllo sulla regolarità delle assunzioni e sui trattamenti retributivi, con conseguenze negative sia sulla regolarità sia sulla leale concorrenza. Per questo occorre sostenere la richiesta sindacale circa la sottoscrizione di un avviso comune da far valere nelle sedi istituzionali dell'Unione europea.



Servono poi reali ed efficaci tutele per chi e’ gia’ stato vittima di infortunio.Sono alcune migliaia le persone che ogni anno vengono ad essere gravemente invalidate.E decine di migliaia a subire danni comunque permanenti.

Su questo problema insistono diverse proposte alle quali occorre dare attenzione e sostegno.

Fra queste il progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’ANMIL.

Si richiama l'obiettivo di una ampia riforma dell’assicurazione del rischio lavorativo, per dare piena efficacia legislativa al principio della completa presa in carico del lavoratore rispetto ai rischi professionali.

Va ricostruita una coerenza complessiva di sistema, oggi venuta meno, per avere una risposta positiva all'infortunio, nelle varie fasi, dalle prestazioni terapeutiche e riabilitative, al reinserimento sociale e professionale, alle forme eque di indennizzo e di rendita.



A tutela del bene comune e fondamentale del patrimonio di salute dei cittadini, si considera l’assicurazione del rischio lavorativo come una assicurazione generale, da estendersi a tutti, lavoratori privati e pubblici, civili e militari – naturalmente con la necessaria flessibilità gestionale.



Deve essere assicurata più attenzione ai familiari superstiti con interventi immediati per alleviare il loro disagio, soprattutto verso i giovani. Oggi non è così. Passa troppo tempo prima che sia garantita una rendita ai superstiti(mediamente 14 mesi) durante il quale la famiglia della vittima rimane senza risorse.



In sintesi: la battaglia per la prevenzione degli incidenti sul lavoro, per un ambiente di lavoro e di impiego più sicuro e salubre, deve riunificare la lotta alle nocività del lavoro, per la prevenzione, per la solidarietà alle persone colpite ed ai loro famigliari, con la rivendicazione di una salvaguardia generale dell’ambiente.

Non è possibile difendere la salute sul posto di lavoro e, nel contempo, lasciare che i danni ambientali, prodotti da questo tipo di sviluppo, si diffondano e si aggravino.

Il partito deve riprendere una lotta per l’ambiente in senso generale per cambiare il "come" si produce ed anche mettere in discussione "cosa" si deve produrre.



Non si tratta solo di imporre minore nocività ma di perseguire un modello di sviluppo che minimizzi l’irreversibilità e i costi dei danni ambientali, unificando sostenibilità ambientale a sostenibilità sociale, coscienza della responsabilità dell’uomo verso la natura e coscienza della centralità del lavoro nella società.