domenica 1 agosto 2004

I giovani e Bologna.

"Giovani e città. Andare oltre le polemiche.Riaprire "il libro delle
cose da fare."

Iniziano i temporali estivi della politica locale.
Quelle manifestazioni meteorologiche che alcuni mezzi di
informazione, certamente rilevanti e professionali, vorrebberro
scagliare contro l'attuale Governo della città.
Di volta in volta si riscopre, dopo esattamente cinque anni, che
esiste il problema dei nomadi e dell'immigrazione clandestina, o che
ci sono importanti realtà associative che forse, "chissà", la nuova
giunta vorrebbe azzerare.
Ma i temporali passano presto e, in quest'epoca di "effetto serra",
sono più i tuoni che "altro".
E' già evidente che la Giunta affronterà, ad esempio, il tema della
convenzione con l'Agio, e della Montagnola, con equilibrio e con la
prudenza che deriva dalla volontà di ascolto.
Vorrei però approfittare della vicenda per tentare di andare oltre,
rivolgendomi a chi ha la responsabilità di governare ma anche, perchè
no?, all'opposizione e soprattutto alla società bolognese che credo
interessata.
Il vero problema, parlando dei giovani, dei luoghi che l'Ente
pubblico e le associazioni, loro propongono è il grande valore ma
purtroppo la perdurante scarsità del totale delle esperienze in atto.
il Comune di Bologna investe molto per la scuola, oltre il 13 per
cento del bilancio, ricordo a memoria, ma molto va alle primissime
età.
E' giusto, giustissimo, ma l'età del massimo rischio, della
accelerata evoluzione, l'adolescenza, è troppo poco coperta.
E' rilevantissimo l'investimento per le scuole medie superiori
comunali, gli Istituti Aldini Valeriani Sirani, ma qui parliamo
d'altro.
Parliamo della solitudine di ragazze e ragazzi che non hanno, fuori
dalla scuola alcun luogo dove cresdere con pari di età, di territori
senza giovani, di famiglie sempre più divise e inospiti.
In queste condizioni, con scarsissima socializzazione, si attende
l'età dell'approccio alla selezione negli studi ed al lavoro precario
e non garantito.
Non c'è da meravigliarsi se il disagio cresce, anche se da molti anni
non fa più notizia.
Occorrerebbe invece di alimentare polemiche, unire le forze, tutte le
forze che vogliono perseguire finalità pubbliche, in grandi progetti
integrati, non "chiavi in mano" ad un unico gruppo di proponenti, per
presentare opportunità nello sport, nella cura della preparazione
scolastica, nell'educazione alla salute ed alla sicurezza, nella
possibilità di fare arte e di esprimersi.
Ed anche di stare insieme senza dover fare per forza qualcosa ogni
minuto.
Il mondo cattolico, l'associazionismo sportivo nato dalla sinistra,
solo per citare due realtà senza voler far torto ad altri, hanno
certamente moltissimo da dire e sperimentate capacità organizzative,
ma altrettanto importanti sono le scuole pubbliche, che oggi hanno
più autonomia e devono essere il centro di progetti per ragazzi che
non vogliano essere velleitari o a "circuito chiuso".
Le scuole, nonostante Moratti, possono fare oggi, insieme
all'associazionismo quello che ieri, prima delle riforme di
Berlinguer, non potevano.Bisogna che gli enti locali lo comprendano.

Soprattutto sarebbe importante essere leali fino in fondo con lo
scopo che si vuole perseguire.
Ho scritto sopra di "grandi progetti" ma, se l'obiettivo è una
crescita sana e libera dei giovani, bisogna puntare su ogni
esperienza che favorisca l'autogestione e la libertà dei soggetti,
sia dei ragazzi che degli operatori.
Va riaperto, in modo nuovo, tutto il libro dei Centri giovanili dei
Quartieri, imparando da quelle realtà che sono prosperate anche nella
crisi di questi anni.
Le grandi realtà associative vanno coinvolte in una logica nuova,
perchè mettano la loro forza a disposizione di momenti di libertà e
di pluralità.
Puntando anche sulla proliferazione di piccole buone cose, vere e
diffuse.
Veder realizzare, dove c' è solo cemento, una pista per skates
autocostruita, veder nascere un gruppo per la "leggere insieme"
poesia e narrativa, in una biblioteca di un liceo prima abbandonata,
veder pulito un angolo dei nostri tanti spazi verdi, quelli più
piccoli ma di grande valore, grazie ad una presa in caricodi
responsabilità che coinvolga ragazzi.
Sono queste le piccole cose che danno forza ad una città che meriti
il nome e la storia di Bologna.

Davide Ferrari

da L'Unità, 31 Luglio 2004