lunedì 10 novembre 2003

Ugo La Malfa, uomo di Sinistra

Ugo La Malfa è stato, per tutta la vita, un uomo di
Sinistra.

Lo si deve affermare non soltanto per le innumerevoli
definizioni di sé e della propria esperienza politica
che lo stesso La Malfa ha fornito.

Va, infatti, ricordato che egli inseriva il suo
pensiero e la missione della sua guida dei
Repubblicani Italiani all’interno del difficile
compito di trasformare la Sinistra, per trasformare,
nella democrazia, l’Italia.

Questo è vero ma non basta. Il contenuto del pensiero
lamalfiano sui rapporti fra Stato ed Economia e fra
Economia e Società disegnano il profilo di un uomo di
sinistra.

Oggi sembrerebbe inevitabile attestare La Malfa
unicamente sul versante liberal-democratico,
eventualmente disputando sui gradi di radicalità e
quindi sulla collocazione più vicina o più lontana dal
centro-sinistra o dal centro-destra.

Ma non è così. Il pensiero repubblicano di La Malfa è
anche un crogiolo di elementi diversi dalla
riproposizione della tradizione liberale.

Innanzitutto il senso dello Stato è in lui talmente
prevalente da impedire ogni visione riduttiva della
funzione pubblica.

La critica al dirigismo della Sinistra della sua epoca
non era in La Malfa semplicemente in nome del
liberalismo, ma nel segno di una ricerca sulle forme
più adeguate di programmazione dei fatti
economico-sociali, a monte, non a valle, dei processi
reali di produzione e di consumo.

Com’è distante tutto ciò dalla sfrenato consenso al
mercato che ha dominato e contraddistinto gli ultimi
25 anni, in Italia come nel mondo.

Ma anche il merito della proposta di programmazione di
La Malfa era rivolto a una concezione matura del
Keynesismo, con il primato della piena occupazione,
dei consumi collettivi e soprattutto con l’attenzione
colta, così rara in Italia in ogni schieramento, alle
necessità oggettive, strutturali di riforma. Il tramite
per questi obiettivi era, per La Malfa, la leva pubblica
per qualificare e estendere il corso naturale
dell’economia italiana, fragile anche nello sviluppo.

C’è poi da ricordare quali furono gli altri terreni
di distinzione fra La Malfa e la sua proposta , il suo
Partito e le altre forze, ben più grandi, ben più
estese, della dialettica politica della prima
Repubblica.

Una distinzione e una autonomia difese rigidamente e
con coraggio, ma senza minoritarismi e con il rispetto
profondo verso i grandi partiti di massa concepiti non
come le salmerie e la sequela di minoranze di eletti
ma come depositari di un sapere articolato, massivo e
tendenzialmente progressivo.

A quali contenuti,guardò, dunque, su quali terreni si esercitò,
altri, rispetto al fulcro dell’interesse lamalfiano, l’economia
appunto e la programmazione?

Innanzitutto la scuola, dove la difesa intransigente
della laicità dell’educazione pubblica si univa alla
rivendicazione di un accesso sempre più largo delle
classi popolari ai diversi successivi gradi di
istruzione. L' attenzione alla qualità degli studi e
il rifiuto di compromessi corporativi
sull’allargamento del numero dei docenti, non deve far
dimenticare che l’obiettivo restò sempre, per La
Malfa, una buona scuola pubblica per tutti e non per
pochi.

La scelta della laicità ha trovato nella cultura
repubblicana, da Mazzini a La Malfa, una radice
peculiare nel nostro paese, non riducibile né al
socialismo marxista o riformista né al radicalesimo e
al liberalismo.

Ricapitolando: Stato, a garanzia dei diritti e dei
doveri, responsabilità, insieme a libertà,
intelligente intransigenza, socialità e
partecipazione: fra queste parole chiave è corso un
cammino che ha molto seminato.

E’ un cammino non semplice per la Sinistra di oggi ma
alla Sinistra appartiene e a lei spetta rivendicarlo e
farsene carico.

Scritto in occasione del convegno sulla figura di Ugo La Malfa,a Palazzo d'Accursio.