giovedì 13 novembre 2003

Nassiriya. Il cordoglio, la richiesta di una svolta.

Comune di Bologna
Gruppo Due Torri-Ds

Strage di Nassiriya. Il cordoglio, la solidarietà, la
richiesta di una svolta.
Cosa può, cosa deve fare Bologna.

Si trasmette il testo stenografico dell'intervento di
Davide Ferrari, Capogruppo Due Torri-DS, nel Consiglio
Comunale di oggi.


INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA: SUI CADUTI A NASSIRIYA.
Consigliere FERRARI - Signor Presidente, signor
Vicepresidente, signor Sindaco, colleghi Consiglieri,
sì, è vero, innanzitutto è questo il momento del
cordoglio, in particolare per le vittime italiane, ma
per tutte le vittime, in particolare per il giovane
bolognese che è stato appena ricordato, ma per tutti i
giovani che sono morti in nome del nostro Paese, sotto
la nostra bandiera.
Anche per i civili italiani, di cui vogliamo ricordare
qui a Bologna, per aver avuto un ruolo e per essere
stati anche oggetto di una iniziativa, l’attività che
coinvolse proprio quei caduti, nella cooperazione, nel
portare giovani come Aladin e Sania a Bologna.
Sì, certo, questo è il momento del cordoglio, è il
momento della solidarietà all’Arma dei Carabinieri,
all’Esercito, agli altri Enti che sono rappresentati
da quei caduti.
Questa solidarietà non sarebbe vera se si fermasse
alle soglie della retorica.
E’ il momento di una solidarietà che indichi già un
orientamento; un orientamento la cui urgenza ci è
ancora più chiara oggi, in queste ore di dolore.
E’ necessaria una svolta; una svolta meditata ma anche
decisa, che faccia assumere al nostro Paese quella
funzione di pace autonoma che è necessaria perché
tutta l’Europa riacquisti ruolo e funzione e perché la
pace trovi sponde solide.
Non possiamo negare che questo atroce episodio di
terrorismo è avvenuto in un contesto inquietante, in
una esplosione ininterrotta che non ha permesso e non
permette a nessuno di dire che la guerra in Iraq è
finita.
Può darsi che non sia questo il momento di richiamare
le ragioni e i torti di quel conflitto; sul quale,
personalmente, e come gruppo Due Torri Democratici di
Sinistra, abbiamo espresso un giudizio inequivoco,
severissimo.
Ma quello che va fatto è esprimersi sul livello
attuale del conflitto; perché questo conflitto espone
il nostro Paese ed espone, come si è visto, delle vite
umane, delle persone che, in rappresentanza del nostro
Paese, sono là, sono in Iraq.
E’ necessario al più presto - oggi lo si riconosce
maggiormente - avviare una transizione che riporti un
Governo nelle mani dei governati; è necessario
togliere da ogni presenza militare un’aureola di
occupazione, per fargli prendere il ruolo, che sarà
tale solo allora e con la garanzia delle Nazioni
Unite, di presidio di un nuovo Governo iracheno.
Se non c’è questo, badate, si nasconde con la retorica
l’errore e si nasconde con la retorica il gravissimo
pericolo, sia quello politico e diplomatico, che
corre, con l’Europa, il nostro Paese, sia quello per
le vite umane, che corrono i nostri soldati e i nostri
civili; ed è una operazione intollerabile.
Ancora.
Io credo che sia necessario interrogarsi su un futuro
dove nulla in quella vasta area del mondo può essere
suddiviso.
Lo hanno detto, li abbiamo ascoltati credo tutti noi,
i Ministri di quasi tutti i Paesi presenti in
quell’area, interrogati dai nostri media e dai mezzi
di comunicazione internazionali.
Senza pace in Medio Oriente, come senza una nuova
transizione democratica e un nuovo Governo iracheno,
non sarà concluso mai quel conflitto.
E pace in Medio Oriente vuol dire affrontare e
risolvere con equanimità, senza scelte di parte, il
conflitto palestinese – israeliano, che da decenni è
una fonte primaria di tensione e di guerra.
Non si può voltare il viso dall’altra parte, credendo
che il ruolo dell’Italia sia coperto dalla politica e
dagli eserciti degli altri. Così non è, né umanamente
né politicamente.
E’ necessaria una nostra politica e una nostra forma
specifica di intervento, colleghi.
Invece, ancora queste parole non le abbiamo udite.
Speriamo che maturino, a livello parlamentare, giorno
dopo giorno, partendo dalla riflessione e dal dolore
che ci sono oggi imposte; ma ancora non le abbiamo
udite. Abbiamo udito invece alcune frasi generiche e
abbiamo udito, purtroppo, anche rivendicazioni
politiche e continuismi che, francamente, di fronte a
un fatto di questa gravità, suonano quantomeno
inadeguate.
No, ci vuole una svolta, ci vuole una svolta profonda.
Ci vuole una politica. Oggi non c’è!
Cosa può fare Bologna?
Bologna certamente può e deve ricordare, già lo diceva
chi mi ha preceduto, con segni visibili e tangibili
chi è caduto, proveniente dalla nostra città.
Così, come d’altra parte, io direi, però, colleghi,
tutti i caduti di questa orribile giornata, tutte le
vittime. Non metterei una specificità, almeno come
primo atto di intitolazione. Potranno poi essercene
successivi e studiare quali anche istituzioni possano
meglio rispondere a questa necessità; ma non basta.
Vedete, quando, nel pieno dell’esplosione della
partecipazione ma anche della acutissima polemica
sull’intervento o meno in Iraq, noi abbiamo svolto,
come Gruppi di opposizione, tutti i Gruppi, il gruppo
DS, il gruppo Margherita, il gruppo Rifondazione, il
gruppo Verde, il gruppo Consigliere indipendente
Sabbi, dell’Italia dei Valori, abbiamo svolto una
assemblea in questa sede, proprio in quest’aula,
abbiamo presentato una serie di proposte, certamente
iniziali, colleghi, certamente iniziali, ma una città
come Bologna ha una sua specifica funzione per la
pace.
Provo a ricordarne i titoli. Cosa sappiamo noi
dell’attuale situazione in Iraq e della vita di ogni
giorno dei nostri soldati? Cosa sappiamo noi della
necessità di cooperazione internazionale nelle città
dove per esempio la nostra forza militare ha agito?
Quali iniziative, ambasciate di pace, iniziative di
solidarietà e fraternità che portino domani a
gemellaggi, abbiamo intraprese? C’è un know how, in
questo Comune, che attende solo di essere utilizzato;
ci sono competenze, intelligenze e conoscenze molto
forti. Non possiamo restare fermi. Dobbiamo associare
l’intitolazione, il ricordo, il cordoglio
all’iniziativa.
Vedete, qualche giorno fa, mai parole furono - credo -
più inopportune, un esponente del nostro Governo, ma
non voglio nominarlo, ha citato, fra le spese inutili,
l’Ambasciata del Comune di Roma a Gerusalemme. Passate
poche ore, tutti noi siamo precipitati nel centro
della più grave crisi che il nostro mondo vive. Siamo
tutti chiamati, ognuno nel proprio ruolo, ma come
soggetti istituzionali, come cittadini impegnati nella
politica e nelle istituzioni, a non voltare la testa
dall’altra parte.
Ecco, allora, la domanda, e anche prime risposte su
cosa può fare Bologna, è una domanda urgentissima.
Faremo seguire ai titoli iniziative precise di
proposta politica e programmatica. Già lo abbiamo
fatto, l’ho ricordato nel momento in cui questa scelta
si avvicinò. Infine, colleghi, una parola sulla unità
delle istituzioni.
E’ evidente che l’analisi ci può dividere. Insisto,
forse addirittura deve separare responsabilità e punti
di vista, quando essi sono obiettivamente diversi. Può
riguadagnarsi un punto di valore reale l’unità delle
istituzioni, se è fatta promotrice di iniziative
concrete di solidarietà e di dialogo. Se esse verranno
raccolte, eventualmente presentate, da chiunque esse
verranno, le valuteremo senza alcun pregiudizio e con
una assoluta volontà di testimonianza comune. Vada
ancora una volta a conclusione, così come ho già
richiamato all’inizio, il nostro abbraccio fraterno a
tutte le famiglie dei nostri caduti e in particolare
vada un saluto ai loro figli; ai figli vada la
certezza che tutto il popolo di questa città riconosce
nei loro padri i loro rappresentanti, coloro che hanno
pagato, per tutti, scelte – ripeto – che, al di là
della condivisione, sono state fatte una volta
assunte, da un militare o da un civile, nel nome della
nostra patria.

lunedì 10 novembre 2003

Ugo La Malfa, uomo di Sinistra

Ugo La Malfa è stato, per tutta la vita, un uomo di
Sinistra.

Lo si deve affermare non soltanto per le innumerevoli
definizioni di sé e della propria esperienza politica
che lo stesso La Malfa ha fornito.

Va, infatti, ricordato che egli inseriva il suo
pensiero e la missione della sua guida dei
Repubblicani Italiani all’interno del difficile
compito di trasformare la Sinistra, per trasformare,
nella democrazia, l’Italia.

Questo è vero ma non basta. Il contenuto del pensiero
lamalfiano sui rapporti fra Stato ed Economia e fra
Economia e Società disegnano il profilo di un uomo di
sinistra.

Oggi sembrerebbe inevitabile attestare La Malfa
unicamente sul versante liberal-democratico,
eventualmente disputando sui gradi di radicalità e
quindi sulla collocazione più vicina o più lontana dal
centro-sinistra o dal centro-destra.

Ma non è così. Il pensiero repubblicano di La Malfa è
anche un crogiolo di elementi diversi dalla
riproposizione della tradizione liberale.

Innanzitutto il senso dello Stato è in lui talmente
prevalente da impedire ogni visione riduttiva della
funzione pubblica.

La critica al dirigismo della Sinistra della sua epoca
non era in La Malfa semplicemente in nome del
liberalismo, ma nel segno di una ricerca sulle forme
più adeguate di programmazione dei fatti
economico-sociali, a monte, non a valle, dei processi
reali di produzione e di consumo.

Com’è distante tutto ciò dalla sfrenato consenso al
mercato che ha dominato e contraddistinto gli ultimi
25 anni, in Italia come nel mondo.

Ma anche il merito della proposta di programmazione di
La Malfa era rivolto a una concezione matura del
Keynesismo, con il primato della piena occupazione,
dei consumi collettivi e soprattutto con l’attenzione
colta, così rara in Italia in ogni schieramento, alle
necessità oggettive, strutturali di riforma. Il tramite
per questi obiettivi era, per La Malfa, la leva pubblica
per qualificare e estendere il corso naturale
dell’economia italiana, fragile anche nello sviluppo.

C’è poi da ricordare quali furono gli altri terreni
di distinzione fra La Malfa e la sua proposta , il suo
Partito e le altre forze, ben più grandi, ben più
estese, della dialettica politica della prima
Repubblica.

Una distinzione e una autonomia difese rigidamente e
con coraggio, ma senza minoritarismi e con il rispetto
profondo verso i grandi partiti di massa concepiti non
come le salmerie e la sequela di minoranze di eletti
ma come depositari di un sapere articolato, massivo e
tendenzialmente progressivo.

A quali contenuti,guardò, dunque, su quali terreni si esercitò,
altri, rispetto al fulcro dell’interesse lamalfiano, l’economia
appunto e la programmazione?

Innanzitutto la scuola, dove la difesa intransigente
della laicità dell’educazione pubblica si univa alla
rivendicazione di un accesso sempre più largo delle
classi popolari ai diversi successivi gradi di
istruzione. L' attenzione alla qualità degli studi e
il rifiuto di compromessi corporativi
sull’allargamento del numero dei docenti, non deve far
dimenticare che l’obiettivo restò sempre, per La
Malfa, una buona scuola pubblica per tutti e non per
pochi.

La scelta della laicità ha trovato nella cultura
repubblicana, da Mazzini a La Malfa, una radice
peculiare nel nostro paese, non riducibile né al
socialismo marxista o riformista né al radicalesimo e
al liberalismo.

Ricapitolando: Stato, a garanzia dei diritti e dei
doveri, responsabilità, insieme a libertà,
intelligente intransigenza, socialità e
partecipazione: fra queste parole chiave è corso un
cammino che ha molto seminato.

E’ un cammino non semplice per la Sinistra di oggi ma
alla Sinistra appartiene e a lei spetta rivendicarlo e
farsene carico.

Scritto in occasione del convegno sulla figura di Ugo La Malfa,a Palazzo d'Accursio.

venerdì 7 novembre 2003

Non facciamogli distruggere la scuola Davide Ferrari

Si è svolta, nella serata di mercoledì 5 novembre, alla sala Farnese di Palazzo d'Accursio, una affollatissima audizione, promossa dal gruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna. Il tema: «Per la scuola, per la cultura. Un futuro per le aule didattiche, per i servizi educativi del Comune». Ha presieduto Sandra Soster, sono intervenuti Luigi Guerra, Paola Sarti, Franco Frabboni, Brunella Puppoli, Rolando Dondarini, Claudio Cattini, Norma Cagnina, Rosanna Facchini, Maria Grazia Contini, Tiziana Musi, Fulvio Ramponi e Giuliana Balboni. Pubblichiamo una sintesi della relazione introduttiva di Davide Ferrari, capogruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna. La grande partecipazione, la presenza di numerosi docenti di più facoltà universitarie, di tanti insegnanti e dirigenti scolastici, di operatori culturali e sociali, di molti genitori, dimostra che non è in gioco solo una questione settoriale, riguardante le condizioni di lavoro di una categoria, che vanno per altro pienamente rispettate, e non gettate, con arroganza, nell'incertezza. E' in questione il presente ed il futuro di servizi importanti per la città, per la qualità delle scuole di Bologna e della sua vita culturale. Le aule didattiche decentrate nei musei, nelle istituzioni culturali, l'intervento per l'integrazione dei diversamente abili, i servizi educativi territoriali (ludoteche, punti lettura, centri di psicomotricità), sono un patrimonio consolidato. Bologna ha fatto scuola. Sono molte le città che dall'esperienza bolognese hanno imparato e sono andate avanti. Oggi Guazzaloca e Pannuti invece vogliono tornare indietro. Si vuole fare una «riconversione all'incontrario, vent'anni dopo», degli insegnanti, facendoli tornare ad essere personale tendenzialmente in esubero, che interviene senza propria progettualità, «dove serve». Si vuole un «passo del gambero» nell'impegno del Comune per la scuola e la cultura, si propone un'ottica solo burocratica, senza idee e senza alcun senso della responsabilità di dover contribuire alla qualità dell'insegnamento e della scuola per i bambini ed i ragazzi. Le aule didattiche nei luoghi della cultura devono non solo proseguire ma estendersi ad un complesso di interventi, nei luoghi della città: a) del lavoro e della ricerca, b) della multiculturalità, della democrazia, del diritto, c) della viva produzione di cultura. L'obiettivo deve essere quello di rendere leggibile ai ragazzi tutta la città come un libro aperto. E non si devono fermare gli interventi solo alla scuola di base, bisogna pensare ad un circuito di nuove esperienze nella scuola secondaria, di conoscenza dei saperi «caldi» delle attività produttive, come della ricerca e dell'Università, come dell'arte, e di primo orientamento verso il lavoro, pensate e anche realizzate con le scuole ed il loro personale docente. Per le aule, per l'handicap, per i Servizi educativi territoriali è necessario promuovere, nelle forme più adatte ad ogni diversa realtà, l'autonomia e la progettazione e programmazione didattica. E' un problema aperto per ogni intervento scolastico comunale. Bisogna garantire l'autonomia del lavoro intellettuale. E' importante riproporre il Collegio docenti delle aule, così come valorizzare la presenza degli insegnanti comunali del settore handicap, negli organi collegiali delle scuole e prevedere forme di raccordo cittadine. Invece di sottrarre lo statuto di docenti a chi lavora per il Comune bisogna sempre più proiettare nell'insieme del mondo dell'insegnamento la loro attività e fondare nella collaborazione fra Comune e scuole autonome della città il futuro degli interventi, per espanderli oggi e assicurarli domani, anche quando il Comune non avrà più il suo personale. L'assessore Pannuti propone una scuola povera, dove nei nidi e nelle materne si aumenta il numero dei bambini per sezione, dove la scuola superiore è marginalizzata e non curata, dove appunto i servizi per la cultura e l'integrazione sono un surplus da normalizzare. Una politica sorda, che non ascolta e si traveste da pura amministrazione, che insegue le sentenze di tribunale. Noi dobbiamo proporre una scuola ricca, ascoltata da una buona politica che la rispetti e la promuova.

Davide Ferrari
7 novembre 2003
da L'Unità, pubblicato nell'edizione di Bologna (pagina 2)

giovedì 6 novembre 2003

Sul caso CAAB.

Trasmettiamo il testo di un intervento pubblicato su
"il Domani di Bologna", Domenica 7 dicembre 2003.

"I problemi si affrontano con professionalità e non
con le polemiche sui giornali" ha dichiarato ieri il
Presidente Sangalli a proposito della discussione che
lo scambio azionario fra Comune e Camera di Commercio
ha suscitato.
Proprio per queste intenzioni, di ciò posso scrivere,
l'opposizione ,ha sollevato e solleverà, in Consiglio comunale,
temi concreti e centrali.
Certamente suscita forti interrogativi l'effetto di
questa iniziativa sul CAAB medesimo, (non si sa
infatti se, e soprattutto come, vi porterà risorse per
chiudere la sua vicenda, mettendo in salvaguardia il
mercato).
Certamente la Giunta di Palazzo d'Accursio ha,
comunque, il dovere di presentare in Consiglio una sua
valutazione sulle ricadute che il salvataggio Caab,
che si affronta dopo quattro anni di ritardi e
negazioni, avrà sul bilancio del Comune,e di chiarirlo
prima che parta la discussione e vi sia il voto sul
Bilancio comunale.
Ma l'accento va posto anche sugli altri oggetti dello
scambio:la Fiera e l'Aeroporto.
Il Comune rischia di vedere un indebolimento del
proprio ruolo in due infrastrutture fondamentali di
Bologna.
Questo duplice risultato, a saldo negativo per il
Comune, si è voluto ottenere a pochi mesi dal voto e
senza alcuna considerazione della posizione
istituzionale di Regione e Provincia.
Da qui la nostra contrarietà che si è subito espressa
e chiarita nel richiedere una svolta nelle politiche
istituzionali del Comune, verso l'intesa e non nella
via dello scontro continuo con la programmazione
proposta su scala regionale e provinciale,
nell'interesse innanzitutto di Bologna.
Mi pare che questo punto di vista si stia facendo
strada anche negli interventi di autorevoli
commentatori.
Per la Fiera e l'Aeroporto dare più forza e
competitività a Bologna richiede una forte
integrazione a scala regionale.
Bologna diventa "una capitale", una città che conta,
se lavora insieme ad un territorio molto vasto,
diventando così , come si dice, la "porta d'accesso"
allo sviluppo di qualità, per un'intera area economica
e sociale d'Italia e d'Europa.
In primo luogo bisogna continuare a connettersi con un
territorio grande che va da Bologna al mare, come le
scelte, non di oggi, dell'Università, e la nascita di
Hera, con le società romagnole, già indicano.
Così non bisogna pensare lo sviluppo della Fiera in
concorrenza con altri poli regionali, (il "pallino" di
quell'Assessore, Raisi,che sui temi cruciali dello
sviluppo è sempre assente), ma unire le forze.
Per l'aeroporto la scelta di Forlì sta funzionando e
indica la strada giusta.
La strada di una forte crescita, sia nelle dimensioni
di traffico, che non può avvenire nell'area bolognese,
comunque sottoposta a limiti ambientali e geografici,
che nelle tecnologie, per ridurre e rendere
sostenibili i costi sul piano della vivibilità del
territorio.
Il presidende Alberto Clò ha presentato nella sede
della Commissione consiliare del Comune un consuntivo
positivo che però richiede una forte interfaccia
pubblica per andare avanti e cogliere tutte le
potenzialità.
Investimenti sulla mobilità,viaria e ferroviaria,
verifica dell'impatto urbano, politiche di attrazione
e marketing territoriale.
Già nei documenti di Bilancio presentati dalla Giunta
Guazzaloca non vi è nessuna traccia di queste scelte,
e domani, il risultato dello scambio azionario
potrebbe essere quello di rafforzare il quadro di un
ritiro dalle responsabilità del ruolo pubblico.
Mi ha colpito l'affermazione del Prof Clo' in
Commissione: "Sab non è stata coinvolta
nell'operazione "scambio".
E' vero che Clò ha correttamente chiarito che
l'azienda ha dei propri limiti, delle funzioni sue
proprie, e che lo scambio è materia di scelte
strategiche degli azionisti.
Ma è ben curiosa una operazione che si presenta come
centrale e che viene intrapresa senza e contro
Provincia e Regione e senza consultazione con la
società di gestione.
Anche le linee per il nuovo piano Strutturale del
Comune destano forti perplessità al riguardo.
La linea 2 della Metropolitana voleva essere la
risposta di Guazzaloca ad una parte delle questioni
che prima abbiamo riassunto, ma nessuno sa se, con i
costi di impianto e gestione che presenta, davvero
pribitivi, sarà mai realizzata, ed è già ampiamente
passata in secondo piano nelle stesse presentazioni
del Metrò da parte della Giunta.
Sembra invece sempre più utilizzata come motivazione
di uno sviluppo insediativo edilizio che, oltre
l'aeroporto, si diriga verso Calderara di Reno.
E'già accaduto a Bologna, per i limiti delle stesse
amministrazioni del passato, che previsioni di
strumenti di mobilità non si siano realizzate e invece
l'espansione di fabbricati lungo le linee previste
con nuove infrastrutture, invece sì, e
considerevolmente.
Ciò che era limite ed errore, oggi diventa, in qualche
modo, un obiettivo consapevole.
Bologna non ha bisogno di questo.
Ha necessità di un grande sistema regionale
aeroportuale, che, con altre strutture medie del
paese, conquisti quote di mercato e porti a Bologna
investimenti e persone e consenta all'economia
bolognese di espandersi con facilità verso altri
territori, altri scali.
La professionalità politica questo dovrebbe garantire
all'economia, nessuna delega, nessuna chiusura
municipalistica, sostegno e indirizzi comuni per la
crescita e la qualità.
La trasparenza nei processi di decisione e sugli
obiettivi che si perseguono e il pieno rispetto e
coinvolgimento di tutta la patnership istituzionale
sono le condizioni per cambiare passo, per non fare
altri errori.

Davide Ferrari

Il Domani di Bologna, 7 Dicembre 2003

mercoledì 5 novembre 2003

Un metro' insostenibile

Comune di Bologna
Gruppo Due Torri-Ds
Il capogruppo

NOTA STAMPA
PIANO ECONOMICO DEL METRO.
Sottostimati i costi e sovrastimati i ricavi.
L'insostenibilità del progetto di Guazzaloca.


E' stato presentato questo pomeriggio, nella
commissione bilancio del Comune, il Piano economico
per la Linea 1 del progetto di Metropolitana.
Leggendo con attenzione i dati e ascoltando le
relazioni dell'Ass. pellizzer e del Dott. Marchesini,
si comprende:
-1 non sono stati considerati, fra i costi di gestione
della metropolitana, una volta che fosse realizzata,
le spese per il personale di sicurezza: non è un
dettaglio, in linee simili, in altri paesi europei, si
è verificato che tali costi rappresentano la grande
parte del totale;
-2 la domanda di metro, vale a dire il numero di
passeggeri ipotizzati, oltre 40 milioni l'anno nel
2010 e addirittura quasi 60 milioni nel 2039, che la
Giunta prevede è evidentemente molto sovrastimata;
alla base di queste cifre viene citato il numero di
passeggeri oggi trasportati da lineee ATC che passano
per il percorso FIERA-STAZIONE-STAVECO che farà la
linea 1, ma queste linee ATC fanno percorsi molto più
lunghi e quindi più che indicare il bacino di utenza
del futuro metro sono le CONCORRENTI del metro;
-nello stesso bilancio, davvero ottimistico, che la
Giunta propone vi sono almeno 5 anni di grandissima
sofferenza finanziaria per il Comune (2005-2010) per i
quali nulla si dice di come sarà possibile per il
Bilancio del Comune fare fronte ai costi, si tratta
più o meno dell'intero prossimo MANDATO
AMMINISTRATIVO: una eredità molto molto pesante!

Infine Pellizzzer ha dichiarato che la dubbia
legittimità della delibera di finanziamento del CIPE,
in presenza di parere della Regione Emilia-Romagna
critico, non fermerà la Giunta Guazzaloca.
In sostanza si vuole procedere al di fuori di una
seria concertazione con le altre istituzioni su un
progetto del quale sono note le gravi manchevolezze
dal punto di vista trasportistico e del quale, da
oggi, appaiono chiarissimi anche i costi non
sostenibili.

Davide Ferrari

martedì 4 novembre 2003

"PER LA SCUOLA, PER LA CULTURA."

"PER LA SCUOLA, PER LA CULTURA."
UN FUTURO PER LE AULE DIDATTICHE DECENTRATE,
PER I SERVIZI COMUNALI EDUCATIVI


5 novembre 2003, Mercoledì;
Cappella Farnese di Palazzo D'Accursio,
Piazza Maggiore 6, Bologna
con inizio alle ore 20,30.

Gli interventi educativi per la cultura e l'integrazione, per i nuovi
linguaggi che il Comune promuove sono importanti per la città.
Gli insegnanti che con il loro lavoro garantiscono, ormai
da molti anni, uno dei migliori servizi per aprire il
mondo della cultura alle scuole e per fare cultura
nell'integrazione.
L'integrazione delle diverse abilità, della
differenza di tradizione, lingua, provenienza,
livello di apprendimendo, contesto socio-culturale.

Introduzione di DAVIDE FERRARI, capogruppo Due Torri-DS.
con FRANCO FRABBONI, ROBERTO GRANDI, LUIGI GUERRA,
intervengono:
MARIA GRAZIA CONTINI, ROLANDO DONDARINI, ROSANNA FACCHINI,
ANTONIO GENOVESE,DINO GIOVANNINI,
NARA ORSI, FULVIO RAMPONI.

Presiede
SANDRA SOSTER,
responsabile "Risorsa Scuola"-Ds


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Gruppo Due Torri-Ds
051 203214
e-mail duetorri@comune.bologna.it

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sabato 1 novembre 2003

Cantieri a prova di disabile

> La Bologna che vogliamo

> Cantieri a prova di disabile, e rispetto per tutti.

> In Consiglio comunale abbiamo recentemente promosso
> una importante audizione con cittadine e cittadini
> non
> vedenti.
> I risultati sono stati purtroppo sconfortanti. I non
> vedenti lamentano giustamente che la loro mobilità e
> autosufficienza sono gravemente limitate
> dall'esplodere di un traffico senza regole e senza
> rispetto per nessuno.
> Hanno descritto con parole vivaci, che fanno
> riflettere, come l'inquinamento sonoro impedisca
> loro
> l'attraversamento stradale in sicurezza, laddove -
> come quasi dappertutto - non vi sono segnalazioni
> acustiche ai semafori.
> Ci hanno ricordato quanto sia importante per loro,
> potere ritrovare gli odori dei diversi negozi per
> orientarsi, e invece la "puzza" dei gas di scarico
> annulla tutto, oltre a toglierci la salute.
> Sono stati messi in evidenza i tanti comportamenti
> scorretti che nessuno sanziona, come l'occupazione
> dei
> marciapiedi con le auto, o con oggetti ostruenti, e
> ancora il "malvezzo" di fare gimkane con i motorini
> e le biciclette sotto i portici.
> La qualita' di vita di tutti i 'diversamente
> abili' a Bologna, per quanto riguarda la mobilità,
> e'peggiorata.
> E' venuta in chiaro una verità di fondo: bisogna
> rendersi conto che rispondere alle esigenze di chi
> non vede o di chi ha altre difficoltà particolari non è
> soltanto un dovere di solidarietà, vuole dire
> intervenire perchè la citta' sia migliore per tutti.
> Per questo motivo ho proposto che fin dalla prossima
> seduta della commissione mobilità del Comune
> tutti i consiglieri, senza distinzione di
> parte, promuovano un indirizzo alla Giunta perchè vi
> sia una vera e propria svolta.
> Tutti i lavori di manutenzione urbana debbono essere
> fatti eseguire consultandosi con le associazioni del
> mondo dell'handicap.
> Bisogna far sì che ogni cantiere per il rifacimento
> di strade e marciapiedi realizzi opere che rispettino
> uno standard adeguato al soddisfacimento delle esigenze
> delle persone con 'diversa abilita'.
> Nello stesso tempo bisogna finalmente costruire
> percorsi guidati 'sicuri' e eliminare la foresta di
> pali e cartelli che ostruisce i marciapiedi.
> Soprattutto è opportuno, anzi necessario, tornare a
> far rispettare le regole ed a educare ad un
> comportamento corretto tutti, in particolare chi è
> alla guida di un mezzo.
> C'è chi ha voluto far credere che Bologna fosse un
> "territorio libero", dove alle auto tutto potesse
> essere permesso.
> Ma l'ingorgo non è libertà. Non è libertà
> l'inquinamento, così come non lo è l'insicurezza.
> Non lo sono per i piu' deboli, che hanno visto
> deprimere vita e vivibilita'. Ma ugualmente non lo
> sono per chi, come noi, può credere di essere più
> forte o più fortunato.