venerdì 26 luglio 2002

"Un grande Ulivo". Ferrari intervistato dal Domani.

INTERVISTA A DAVIDE
FERRARI, PUBBLICATA DA " IL DOMANI",
VENERDÌ 26 LUGLIO.

…………………………………………………………………………………………………………
SI CONCLUDE L'ANNO POLITICO, QUAL È IL SUO GIUDIZIO DI
SINTESI ?


Bisogna mettere in primo piano due fatti:
Il primo ha una grande valenza nazionale ma è stato vissuto a
Bologna con una forza peculiare ,
, che non è stata ancora
valutata.
Parlo dei grandi movimenti per i diritti.
Questi movimenti si sono intrecciati, inevitabilmente,
con un risveglio forte della critica anche a come
Bologna è governata.
Una critica esigente e motivata che ha richiesto una
svolta anche all'opposizione.


Il secondo fatto ?


Riguarda il campo del centrodestra, il Sindaco, la sua
posizione politica.
Mi pare chiaro che, salendo la temperatura del
confronto e approfondendosi la crisi del proprio
consenso, Guazzaloca sia stato indotto- da un lato- a
rendere evidente la propria appartenenza allo
schieramento che lo ha eletto (pensiamo all'intervento
che ha svolto al Congresso di An ma anche con alla
ritirata sui finanziamenti al TPO).


Quindi in sintesi?


Siamo in una situazione nuova, di più acuti contrasti
e di urgenza nuova della politica.
Più lotte, quindi ?
Proprio l'acuirsi dei problemi richiede risposte alte
e consapevoli. Non si conducono battaglie senza un
progetto, non si fonda un progetto se non con lo
stimolo di un conflitto a cui partecipare fino in
fondo.


Quale progetto, allora?


Tutti capiscono che dobbiamo allargare le alleanze
politiche e sociali del centrosinistra.
In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il
rapporto con quella grande maggioranza di lavoratori
di età diverse, molti i giovani, e di cittadini che
hanno manifestato in ogni occasione in questo anno di
fuoco la propria volontà di avere e di esercitare
diritti.
Sono convinto che molte delle componenti sociali più
dinamiche delle nuove generazioni di Bologna, quelle
che ritroveremo parte dirigente, nel lavoro e nelle
professioni, domani, sono oggi tra i protagonisti di
quelle manifestazioni.
C'è-anche in questi giovani- una forza unitaria che
può rimettere in carreggiata le cose, sospingere
l'opposizione a ritrovare un'unità vera e forte, di
prospettiva e di azioni.


Non si tratta, soprattutto a Bologna, di fare
propaganda. Bisogna, dall'opposizione, porre il tema
di un'alternativa.
Il centrodestra non ha cura della qualità dello
sviluppo e della valorizzazione delle persone.
Ma senza innovazione si deprimono proprio quei
distretti economici e sociali, come quelli emiliani e
bolognesi, fatti di imprese medie e di un artigianato
diffuso, che vincono sulla competitività.
Certamente non basta loro risparmiare sulla forza
lavoro per competere.
Sta a noi dimostrare che è possibile una politica
diversa, la proposta di uno sviluppo e di un lavoro
adeguato e alla qualità e al sapere che già
appartengono alle persone che vivono nella nostra
realtà.
A loro, se lavoratori, non basta un lavoro 'purché
sia', e, se imprenditori, non basta pensare di
determinare le dimensioni della propria impresa con le
proprie sole capacità e terminarla con la propria età
di vita lavorativa.
La sfida è già qualitativamente più alta.
La Giunta e la Maggioranza che governano Bologna
dichiaravano di volere una nuova alleanza per lo
sviluppo basata sulla rappresentanza diretta delle
forze produttive.
Ma questa alleanza dei cosiddetti poteri forti, in
realtà a Bologna, non ha chiuso il suo cerchio.
Tutta la città, anche i suoi punti di eccellenza,
richiedeva e richiede scelte lungimiranti per lo
sviluppo.
E allora c'è ancora spazio per una politica più grande
e perciò stesso più rispettosa della città e dei
cittadini.


Ma non ha pesato anche la volontà di Guazzaloca di
ricercare il pragmatismo "di servire la città senza
dirigerla" come ha dichiarato all'inizio del mandato ?


No. Il problema è che ha mostrato i suoi limiti l'asse
sul quale Guazzaloca si è finora retto.
"Saremo continuisti -affermava- sui servizi e invece
saremo innovativi sulle infrastrutture".
Ebbene, sulle infrastrutture: oggi nessuno, oltre la
Giunta, giura più sulle capacità salvifiche del
piccolo metrò progettato.
Per quanto riguarda i servizi, sono proprio i
cambiamenti della città portano ad aumentare le
richieste di protezione, di coesione.
Ma i servizi costano e la Finanziaria di Berlusconi e
Tremonti impone esternalizzazioni obbligate e più
ancora il degrado dei servizi, che sono poi anche
imprese, lavoro, professionalità, ricchezza, creano
valore e Guazzaloca non ha fatto nulla contro questa
politica.


Quale l'alternativa ?


Bologna o punta sul futuro, sui giovani, sulle
produzioni avanzate, sulla cultura, o decade
inesorabilmente.
Bologna ha bisogno di una nuova stagione di libertà,
nella vita familiare e quotidiana, nel lavoro,
garantite proprio dalla rete di sicurezza di servizi,
rinnovati ed allargati.
Il governo pubblico di una grande città ha oggi più
responsabilità.
Per continuare a mantenere lo standard dei servizi
non basterà decidere che cosa esternalizzare e che
cosa conservare.
No. Bisognerà chiamare la città a investire
socialmente di più sui servizi tenendo, in ogni grande
comparto, una quota di gestione pubblica di alta
qualità, come misura e verifica dell' efficacia
dell'intero sistema, e chiamando i privati a una forte
collaborazione integrativa, dichiaratamente
integrativa, non sostitutiva e concorrenziale con il
pubblico.
Ci sono, nei servizi, mercati nuovi da creare, non
spoglie da spartire.
Anche per fondare mercati sociali nuovi, per creare
nuovi servizi, i "non forti", che in realtà sono a
Bologna ceti vasti, ricchi di capacità e formazione,
possono saldare alleanze diverse da quelle che sono
date per scontate dal 28 di giugno del 1999.


Si è riacceso anche il dibattito a Bologna nell'Ulivo
e sull'Ulivo, cosa ne pensa?


Si è risvegliata Bologna, non possiamo ricominciare le
dispute interne al sistema dato delle forze politiche.
Se si vuole partire dall'elaborazione di un progetto
non ha davvero nessuna importanza riaprire la
questione di chi conduce il gioco, fra DS e
Margherita.
E' chiaro che nessuno basta a se stesso.
Non si può contrapporre la rinascita dell'Ulivo
all'allargamento dell'alleanza a Rifondazione e altre
forze.
Allora, se riunire il nucleo del vecchio Ulivo non
porta da nessuna parte è però necessario arrivare per
gradi ad una alleanza che abbia una vera
contaminazione delle culture al suo interno e luoghi
condivisi di azione, non solo i partiti attuali.
In sostanza la" federazione dei riformisti" da un lato
e un centrosinistra a due gambe, i moderati e gli
antagonisti, dall'altro, mi sembrano entrambi progetti
senza ossigeno.
Ci vuole una nuova alleanza, non più accordicchi e
desistenze.
Su un programma più coraggioso di quello della
stagione dell'Ulivo ma con il metodo costituente che
gli fu proprio.


Qualcuno lo chiama il grande Ulivo, Cofferati, anche
lei ?


Non ci arriveremo in un giorno.
Oggi sono ancora larghe le distanze, non solo con i
movimenti e Rifondazione, soprattutto con la "sinistra
delle persone", con le parti più attive e giovani
della nostra società, ma bisogna arrivarci.
Aprire il più possibile Il cantiere per vincere a
Bologna, non rinchiudendosi in tavoli e gruppi dei
soli partiti, può essere una tappa di grande
significato.