mercoledì 17 luglio 2002

Famiglie a Bologna: dal progetto alle proposte.

Il Gruppo due Torri ha avanzato, dopo il voto
in Consiglio Comunale che
sancì le famiglie cosiddette di fatto fra le
beneficiarie dell'edilizia
residenziale pubblica un progetto in dieci punti
per le famiglie bolognesi
(vedi: "vademecum per le famiglie" il Domani
venerdì 28 giugno 2002).
Ne è sortito un dibattito con operatori e
associazioni familiari.
Il Gruppo intende ora proporre tre iniziative -
quadro su famiglie, bambini
ed anziani per reagire alla mancanza di
iniziativa della Giunta,
salvaguardare e modernizzare la rete dei servizi
e delle opportunità.

Una proposte per le famiglie

Bologna continua a cambiare.
Vi sono state riprese della natalità, ma non
certo sufficienti a garantire
una naturale rinnovamento delle generazioni,
il numero delle persone
anziane è, fortunatamente, in continua
crescita e così pure la loro
percentuale sul totale dei cittadini.

Al di là delle dispute ideologiche, davvero
fuorvianti, cresce il numero di
persone che vivono sole e di famiglie
"nuove" rispetto la modello
tradizionale.

I figli permangono molto a lungo nella famiglia
di origine, sono rilevanti
le separazioni coniugali, aumentano le presenze
di immigrati organizzate in
famiglie e non solo in singoli lavoratori.

Questi cambiamenti mettono radici su un
tessuto economico e sociale che
rimane solido ma tutto ciò non impedisce
l'estendersi delle difficoltà
nella cura familiare e nell'integrazione
sociale e veri e propri fenomeni
di nuova povertà.

Nel Comune di Bologna "vive" un patrimonio
importante di servizi, di asili
nido, di scuole dell'infanzia, di scuole di
base e servizi per il diritto
allo studio e alla sua qualità.

I consultori familiari e i servizi socio
sanitari per l'infanzia hanno
svolto un importante ruolo di prevenzione e di
cura del disagio.

Da questa ricchezza di servizi e di
esperienze è necessario partire per
potenziare le politiche sociali con
l'obiettivo di sostenere la capacità
delle famiglie di prendersi cura delle persone,
sia nella prima fase della
loro vita sia quando si pongono problemi di
autonomia o vere e proprie
impossibilità a garantire l'autosufficienza.

C'è molto da fare e in questi tre anni la Giunta
ha sì garantito, incalzata
dalle Organizzazioni Sindacali e
dall'Opposizione livelli quantitativi
previsti nei servizi per gli anziani e
mantenuto, al ribasso i servizi
scolastici, ma poco o nulla si è fatto per
l'innovazione e la qualità.

Vogliamo mettere al centro l'importanza del
lavoro delle donne, su cui oggi
poggia la gran parte dell'onere nel "tenere
insieme" tutte le esigenze
familiari, conciliando i rapporti con i
figli, l'attenzione verso gli
anziani con i tempi della vita di ogni giorno,
del lavoro.

Occorre quindi promuovere, con i servizi e
oltre i servizi una cultura di
responsabilizzazione comune, degli uomini e delle
donne.

Servono quindi politiche familiari per
raggiungere precisi obiettivi:
- aiutare le famiglie unendo servizi alla persona
e sostegni economici;
- promuovere il diritto al lavoro delle donne e
favorire la conciliazione
tra lavoro e vita familiare a partire da una
politica degli orari davvero
flessibile;
- avvalersi della concertazione con le
parti sociali e promuovere un
associazionismo familiare nuovo e non ideologico;
- aiutare la famiglia nella cura e nella crescita
dei figli;
- aiutare la formazione di nuove famiglie da
parte dei giovani;
- aiutare le famiglie con persone non
autosufficienti;
- favorire l'integrazione delle famiglie di
persone immigrate;
- prevenire la violenza ed aiutare nelle
situazioni di conflitto sostenendo
donne e bambini vittime della violenza, senza
nascondere il problema - come
ha fatto la Giunta - dietro il fatto che tutti
possono essere vittime di
violenza.

Come?

Deve ampliarsi l'esperienza "un anno in
famiglia", che consiste
nell'integrazione del reddito per le madri
e/o padri che decidono di
avvalersi dell'aspettativa da lavoro dopo il
parto, mantenendo attivo il
servizio lattanti negli asili nido, non
contrapponendo l'assegno al nido,
dunque, ma puntando a raggiungere un maggior
numero di famiglie.

Vogliamo potenziare molto l'attività svolta nei
"centri per le famiglie" ed
in particolare i prestiti sull'onore, la
consulenza legale la mediazione
familiare, i corsi di sostegno ai genitori.

Vogliamo sostenere l'autorganizzazione delle
famiglie e valorizzare i
progetti delle associazioni del privato sociale.

La Giunta ha parlato sempre della necessità
di superare i servizi
privilegiando interventi di privati ma ha
del tutto trascurato la vera
risorsa "privata": la forza delle famiglie, la
loro volontà di organizzarsi
in rete di darsi mutuo aiuto.

Vogliamo rivedere drasticamente tutte le
politiche tariffarie a partire da
quella per gli asili per favorire le famiglie
con minori redditi e con più
di un figlio.

Oggi con l'ISEE, il cosiddetto redditometro, è
possibile.

La Giunta ha fatto sì qualche sconto nel nido ma
ha aumentato la tassazione
IRPEF: quello che si dà con una mano - da una
parte - lo si è ripreso con
tutte e due le mani - dall'altra.

Oltre all'edilizia pubblica e alla nuova
edilizia per canoni concordati è
necessario ed urgente aumentare le disponibilità
di alloggi per l'affitto,
riducendone drasticamente i canoni reali.

Si può fare con una nuova politica che
predisponga una forte offerta di
alloggi e di residenze, anche con tipologie
particolari per giovani coppie,
studenti e lavoratori immigrati.

Vogliamo istituire un osservatorio delle
famiglie che assicuri una
informazione costante sulla composizione, i
bisogni e le risorse reali che
si manifestano a Bologna.

Proponiamo che si realizzi un patto tra
Istituzioni e Organizzazioni
Imprenditoriali affinché le giovani donne,
madri potenziali, non vengano
rifiutate o marginalizzate dal mondo del lavoro.

Anche altre proposte, già avanzate dal Centro
Sinistra, a partire dal '99
vanno riprese, perché se ne comprende oggi
maggiormente l'urgenza.

Così è per la proposta di una rete di
iniziative di prevenzione e di
informazione, in particolare per le giovani
generazioni, per la salute, per
l'informazione sessuale, per prevenire l'aborto
e l'abbandono dei bambini
per incrementare e rilanciare scelte per l'affido
e l'adozione.

La difesa della legge 194 sulla maternità libera
e responsabile è un punto fermo.

Per noi essa deve accompagnarsi allo sviluppo di
un clima culturale volto a
promuovere politiche di sostegno alla
libertà di procreazione e alla maternità.

Il Domani, 17 Luglio 2002