venerdì 26 luglio 2002

"Un grande Ulivo". Ferrari intervistato dal Domani.

INTERVISTA A DAVIDE
FERRARI, PUBBLICATA DA " IL DOMANI",
VENERDÌ 26 LUGLIO.

…………………………………………………………………………………………………………
SI CONCLUDE L'ANNO POLITICO, QUAL È IL SUO GIUDIZIO DI
SINTESI ?


Bisogna mettere in primo piano due fatti:
Il primo ha una grande valenza nazionale ma è stato vissuto a
Bologna con una forza peculiare ,
, che non è stata ancora
valutata.
Parlo dei grandi movimenti per i diritti.
Questi movimenti si sono intrecciati, inevitabilmente,
con un risveglio forte della critica anche a come
Bologna è governata.
Una critica esigente e motivata che ha richiesto una
svolta anche all'opposizione.


Il secondo fatto ?


Riguarda il campo del centrodestra, il Sindaco, la sua
posizione politica.
Mi pare chiaro che, salendo la temperatura del
confronto e approfondendosi la crisi del proprio
consenso, Guazzaloca sia stato indotto- da un lato- a
rendere evidente la propria appartenenza allo
schieramento che lo ha eletto (pensiamo all'intervento
che ha svolto al Congresso di An ma anche con alla
ritirata sui finanziamenti al TPO).


Quindi in sintesi?


Siamo in una situazione nuova, di più acuti contrasti
e di urgenza nuova della politica.
Più lotte, quindi ?
Proprio l'acuirsi dei problemi richiede risposte alte
e consapevoli. Non si conducono battaglie senza un
progetto, non si fonda un progetto se non con lo
stimolo di un conflitto a cui partecipare fino in
fondo.


Quale progetto, allora?


Tutti capiscono che dobbiamo allargare le alleanze
politiche e sociali del centrosinistra.
In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il
rapporto con quella grande maggioranza di lavoratori
di età diverse, molti i giovani, e di cittadini che
hanno manifestato in ogni occasione in questo anno di
fuoco la propria volontà di avere e di esercitare
diritti.
Sono convinto che molte delle componenti sociali più
dinamiche delle nuove generazioni di Bologna, quelle
che ritroveremo parte dirigente, nel lavoro e nelle
professioni, domani, sono oggi tra i protagonisti di
quelle manifestazioni.
C'è-anche in questi giovani- una forza unitaria che
può rimettere in carreggiata le cose, sospingere
l'opposizione a ritrovare un'unità vera e forte, di
prospettiva e di azioni.


Non si tratta, soprattutto a Bologna, di fare
propaganda. Bisogna, dall'opposizione, porre il tema
di un'alternativa.
Il centrodestra non ha cura della qualità dello
sviluppo e della valorizzazione delle persone.
Ma senza innovazione si deprimono proprio quei
distretti economici e sociali, come quelli emiliani e
bolognesi, fatti di imprese medie e di un artigianato
diffuso, che vincono sulla competitività.
Certamente non basta loro risparmiare sulla forza
lavoro per competere.
Sta a noi dimostrare che è possibile una politica
diversa, la proposta di uno sviluppo e di un lavoro
adeguato e alla qualità e al sapere che già
appartengono alle persone che vivono nella nostra
realtà.
A loro, se lavoratori, non basta un lavoro 'purché
sia', e, se imprenditori, non basta pensare di
determinare le dimensioni della propria impresa con le
proprie sole capacità e terminarla con la propria età
di vita lavorativa.
La sfida è già qualitativamente più alta.
La Giunta e la Maggioranza che governano Bologna
dichiaravano di volere una nuova alleanza per lo
sviluppo basata sulla rappresentanza diretta delle
forze produttive.
Ma questa alleanza dei cosiddetti poteri forti, in
realtà a Bologna, non ha chiuso il suo cerchio.
Tutta la città, anche i suoi punti di eccellenza,
richiedeva e richiede scelte lungimiranti per lo
sviluppo.
E allora c'è ancora spazio per una politica più grande
e perciò stesso più rispettosa della città e dei
cittadini.


Ma non ha pesato anche la volontà di Guazzaloca di
ricercare il pragmatismo "di servire la città senza
dirigerla" come ha dichiarato all'inizio del mandato ?


No. Il problema è che ha mostrato i suoi limiti l'asse
sul quale Guazzaloca si è finora retto.
"Saremo continuisti -affermava- sui servizi e invece
saremo innovativi sulle infrastrutture".
Ebbene, sulle infrastrutture: oggi nessuno, oltre la
Giunta, giura più sulle capacità salvifiche del
piccolo metrò progettato.
Per quanto riguarda i servizi, sono proprio i
cambiamenti della città portano ad aumentare le
richieste di protezione, di coesione.
Ma i servizi costano e la Finanziaria di Berlusconi e
Tremonti impone esternalizzazioni obbligate e più
ancora il degrado dei servizi, che sono poi anche
imprese, lavoro, professionalità, ricchezza, creano
valore e Guazzaloca non ha fatto nulla contro questa
politica.


Quale l'alternativa ?


Bologna o punta sul futuro, sui giovani, sulle
produzioni avanzate, sulla cultura, o decade
inesorabilmente.
Bologna ha bisogno di una nuova stagione di libertà,
nella vita familiare e quotidiana, nel lavoro,
garantite proprio dalla rete di sicurezza di servizi,
rinnovati ed allargati.
Il governo pubblico di una grande città ha oggi più
responsabilità.
Per continuare a mantenere lo standard dei servizi
non basterà decidere che cosa esternalizzare e che
cosa conservare.
No. Bisognerà chiamare la città a investire
socialmente di più sui servizi tenendo, in ogni grande
comparto, una quota di gestione pubblica di alta
qualità, come misura e verifica dell' efficacia
dell'intero sistema, e chiamando i privati a una forte
collaborazione integrativa, dichiaratamente
integrativa, non sostitutiva e concorrenziale con il
pubblico.
Ci sono, nei servizi, mercati nuovi da creare, non
spoglie da spartire.
Anche per fondare mercati sociali nuovi, per creare
nuovi servizi, i "non forti", che in realtà sono a
Bologna ceti vasti, ricchi di capacità e formazione,
possono saldare alleanze diverse da quelle che sono
date per scontate dal 28 di giugno del 1999.


Si è riacceso anche il dibattito a Bologna nell'Ulivo
e sull'Ulivo, cosa ne pensa?


Si è risvegliata Bologna, non possiamo ricominciare le
dispute interne al sistema dato delle forze politiche.
Se si vuole partire dall'elaborazione di un progetto
non ha davvero nessuna importanza riaprire la
questione di chi conduce il gioco, fra DS e
Margherita.
E' chiaro che nessuno basta a se stesso.
Non si può contrapporre la rinascita dell'Ulivo
all'allargamento dell'alleanza a Rifondazione e altre
forze.
Allora, se riunire il nucleo del vecchio Ulivo non
porta da nessuna parte è però necessario arrivare per
gradi ad una alleanza che abbia una vera
contaminazione delle culture al suo interno e luoghi
condivisi di azione, non solo i partiti attuali.
In sostanza la" federazione dei riformisti" da un lato
e un centrosinistra a due gambe, i moderati e gli
antagonisti, dall'altro, mi sembrano entrambi progetti
senza ossigeno.
Ci vuole una nuova alleanza, non più accordicchi e
desistenze.
Su un programma più coraggioso di quello della
stagione dell'Ulivo ma con il metodo costituente che
gli fu proprio.


Qualcuno lo chiama il grande Ulivo, Cofferati, anche
lei ?


Non ci arriveremo in un giorno.
Oggi sono ancora larghe le distanze, non solo con i
movimenti e Rifondazione, soprattutto con la "sinistra
delle persone", con le parti più attive e giovani
della nostra società, ma bisogna arrivarci.
Aprire il più possibile Il cantiere per vincere a
Bologna, non rinchiudendosi in tavoli e gruppi dei
soli partiti, può essere una tappa di grande
significato.

mercoledì 17 luglio 2002

Per le bambine e i bambini di Bologna: di nuovo e finalmente.

PER LE BAMBINE E I BAMBINI, A BOLOGNA, DI NUOVO E
FINALMENTE.

-da Il Domani 17 Luglio 2002


Il Sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca,
aveva preso ad esempio del
"inconcludenza" della sinistra e dell'Ulivo le
proposte di fare di Bologna
una città per le bambine e i bambini.


Queste affermazioni, di particolare
inadeguatezza sono state alla base di
tre anni persi nelle politiche per
l'infanzia e l'età evolutiva per la
città di Bologna.


Certo a Bologna esiste e si è mantenuta una
consolidata rete di servizi
educativi per l'infanzia.


Si è mantenuta anche e soprattutto
per una iniziativa forte
dell'opposizione, sociale e politica, che è
riuscita con una vasta
iniziativa, i diecimila no al "progetto Pannuti"
ad impedire, fin dall'anno
2002 una sciagurata scelta della Giunta che
voleva chiudere un terzo delle
scuole comunali dell'infanzia per
"riconvertire" la spesa tutta a favore
delle scuole private.


In compenso però se le scuole hanno resistito
è mancata una politica più
vasta capace di connettere attenzione ai
bambini con incentivi alla
rinatalità responsabile.


Oggi si torna sempre più a parlare (vedi i
programmi alla Montagnola e
Piazza San Francesco) di città di bambini.


Non si può però restare a singoli episodi.


Vogliamo costruire una città sempre più amica
dei bambini, delle bambine e
degli adolescenti, progettando un ambiente
urbano sicuro, con spazio e
tempo per il gioco libero e per la vita di
relazione, anche attraverso
un'integrazione delle politiche dei trasporti,
dello sport, dei servizi,
dell'istruzione e del commercio.


Non si tratta solo di migliorare la vita dei
bambini e delle bambine:


- vogliamo fare il possibile per far crescere
oggi nei più piccoli una
cultura che li renda domani adulti più sensibili,
attenti ai grandi temi
della convivenza, dell'ambiente, della cura della
città, delle relazioni
uomo-donna e delle culture diverse.


E' un obiettivo da perseguire con slancio e
fantasia; è la garanzia di
maggiore vivibilità della città e di
possibilità di scambio tra le
generazioni.


Questo era il programma del Centro ? Sinistra per
Bologna, lo riconfermiamo
volendogli dare nuova centralità e forza.



Proponiamo nuovamente l'istituzione di un vero e
proprio "Progetto Bambine
e Bambini", che richieda una specifica
attenzione alla Giunta ed al
Consiglio Comunale affinché ogni ambito
dell'Amministrazione venga
sensibilizzato alla valorizzazione dell'infanzia,
con precisi investimenti.


Questi gli obiettivi che vogliamo conseguire:
- nidi e servizi integrativi: non basta più
sfiorare la soglia del 30%
dell'utenza potenziale, bisogna raggiungere una
quota più vasta di bambini
da zero a tre anni, perché nessuna famiglia resti
senza risposta.
- La rete degli asili va potenziata in
particolare nei Quartieri dove si
addensano le liste di attesa (centro storico,
Navile e Savena).
- Bisogna aprire servizi educativi presso
alcuni luoghi di lavoro, a
partire da grandi aziende pubbliche come il
Comune, la Regione, la
Provincia, l'Università e il servizio
ospedaliero, con la garanzia della
qualità da parte dell'Amministrazione comunale e
del suo servizio ? nidi.
- Bisogna organizzare l'offerta di forme
diversificate di aiuto
domiciliare e di Quartiere, formando personale
adeguato.


Queste scelte assieme all'assegno per il primo
anno in famiglia non possono
essere intese come alternative al nido ? così
come propongono gli assessori
Pannuti e Galletti, per i quali la spesa
per gli asili nido è
"insostenibile ed ingiusta".


Sono invece servizi che possono "liberare"
i nidi da una richiesta
insostenibile, e solo qualora essi sorgano
esattamente là dove vi sono
bisogni specifici delle famiglie, disegnati
sui loro orari e sulle loro
necessità.



SCUOLE MATERNE:


Anche per quest'anno vi sarà un aumento dei posti
"statali", ma per effetto
della legge finanziaria sono gli ultimi posti
"sicuri".


In più: essi sono garantiti soltanto
perché avanza una politica
dell'autorità scolastica tesa a "raschiare il
fondo del barile", mettendo
tutti gli insegnanti nelle sezioni e nelle
classi, tagliando tutti i
progetti di qualità.


Si delinea così, dal 2003, una vera e propria
"crisi della scuola", anche a
Bologna.


Il Comune deve prepararsi, oltre a chiedere
una drastica inversione di
tendenza nella politica antisociale del Governo
Berlusconi.


Bisogna concertare, a livello metropolitano,
la nascita di nuovi servizi
scolastici, mettendo assieme Comuni,
cooperazione educativa e
associazionismo familiare.


Oltre alla scuola la città.




Vogliamo garantire pari opportunità per tutti
i bambini, le bambine, gli
adolescenti.


È importante la realizzazione di percorsi
sicuri casa-scuola in cui i
bambini siano liberi di muoversi,
finanziando i progetti già esistenti
lasciati dalla Giunta ai margini del Piano del
Traffico.


Per questo è necessario moderare il
traffico e realizzare nuove piste
ciclabili, avere una segnaletica a misura di
bambino, un arredo urbano e
stradale che tenga conto delle esigenze dei
pedoni.


Tutto il contrario di quanto ha fatto la
Giunta che punta ancora
all'affermazione della centralità ideologica
dell'automobile.


Si parla di alberi solo per tagliarli, per la
Giunta, noi vogliamo invece
che sia garantita la cura di una rete di
aree verdi intorno ai luoghi
frequentati maggiormente dall'infanzia.


Si è fatta strada, in questi anni l'idea di
contratti di cura, nei quali
Enti privati, sponsorizzano aree verdi.


Noi vogliamo che siano coinvolti i cittadini, e
non espropriati.


La collaborazione pubblico e privato va bene
se parte dalle famiglie con
esperienze di progettazione e gestione da parte
dei bambini, delle bambine,
degli adolescenti e degli adulti di aree
verdi, cortili scolastici,
riqualificando tali aree.


Vogliamo spazi in cui bambini possano
trovarsi con persone di altre
generazioni, cambiando per questo anche la
politica per la cultura per
avere musei, mostre, teatri adeguati ai più
piccoli.



Su tutte queste proposte insiste il Gruppo Due
Torri.


Il richiamo è alla proposta di città
educativa, come venne avanzata da
studiosi come Antonio Faeti e Franco Frabboni.


Non è Accademia, nei giorni in cui Bologna vede
le scale mobili e i servizi
di ristorazione veloce invadere la Biblioteca dei
Ragazzi di Sala Borsa.


Proprio la Sala Borsa, un grande luogo pensato
per congiungere la cultura
antica e moderna, tutte le generazioni, nel
centro della città rischia così
di diventare il segno di una minorità della
cultura e di una marginalità
dei bambini.


Per questo la battaglia per le famiglie e per
l'infanzia è riiniziata in
Consiglio Comunale, proprio dalla Sala Borsa.

Famiglie a Bologna: dal progetto alle proposte.

Il Gruppo due Torri ha avanzato, dopo il voto
in Consiglio Comunale che
sancì le famiglie cosiddette di fatto fra le
beneficiarie dell'edilizia
residenziale pubblica un progetto in dieci punti
per le famiglie bolognesi
(vedi: "vademecum per le famiglie" il Domani
venerdì 28 giugno 2002).
Ne è sortito un dibattito con operatori e
associazioni familiari.
Il Gruppo intende ora proporre tre iniziative -
quadro su famiglie, bambini
ed anziani per reagire alla mancanza di
iniziativa della Giunta,
salvaguardare e modernizzare la rete dei servizi
e delle opportunità.

Una proposte per le famiglie

Bologna continua a cambiare.
Vi sono state riprese della natalità, ma non
certo sufficienti a garantire
una naturale rinnovamento delle generazioni,
il numero delle persone
anziane è, fortunatamente, in continua
crescita e così pure la loro
percentuale sul totale dei cittadini.

Al di là delle dispute ideologiche, davvero
fuorvianti, cresce il numero di
persone che vivono sole e di famiglie
"nuove" rispetto la modello
tradizionale.

I figli permangono molto a lungo nella famiglia
di origine, sono rilevanti
le separazioni coniugali, aumentano le presenze
di immigrati organizzate in
famiglie e non solo in singoli lavoratori.

Questi cambiamenti mettono radici su un
tessuto economico e sociale che
rimane solido ma tutto ciò non impedisce
l'estendersi delle difficoltà
nella cura familiare e nell'integrazione
sociale e veri e propri fenomeni
di nuova povertà.

Nel Comune di Bologna "vive" un patrimonio
importante di servizi, di asili
nido, di scuole dell'infanzia, di scuole di
base e servizi per il diritto
allo studio e alla sua qualità.

I consultori familiari e i servizi socio
sanitari per l'infanzia hanno
svolto un importante ruolo di prevenzione e di
cura del disagio.

Da questa ricchezza di servizi e di
esperienze è necessario partire per
potenziare le politiche sociali con
l'obiettivo di sostenere la capacità
delle famiglie di prendersi cura delle persone,
sia nella prima fase della
loro vita sia quando si pongono problemi di
autonomia o vere e proprie
impossibilità a garantire l'autosufficienza.

C'è molto da fare e in questi tre anni la Giunta
ha sì garantito, incalzata
dalle Organizzazioni Sindacali e
dall'Opposizione livelli quantitativi
previsti nei servizi per gli anziani e
mantenuto, al ribasso i servizi
scolastici, ma poco o nulla si è fatto per
l'innovazione e la qualità.

Vogliamo mettere al centro l'importanza del
lavoro delle donne, su cui oggi
poggia la gran parte dell'onere nel "tenere
insieme" tutte le esigenze
familiari, conciliando i rapporti con i
figli, l'attenzione verso gli
anziani con i tempi della vita di ogni giorno,
del lavoro.

Occorre quindi promuovere, con i servizi e
oltre i servizi una cultura di
responsabilizzazione comune, degli uomini e delle
donne.

Servono quindi politiche familiari per
raggiungere precisi obiettivi:
- aiutare le famiglie unendo servizi alla persona
e sostegni economici;
- promuovere il diritto al lavoro delle donne e
favorire la conciliazione
tra lavoro e vita familiare a partire da una
politica degli orari davvero
flessibile;
- avvalersi della concertazione con le
parti sociali e promuovere un
associazionismo familiare nuovo e non ideologico;
- aiutare la famiglia nella cura e nella crescita
dei figli;
- aiutare la formazione di nuove famiglie da
parte dei giovani;
- aiutare le famiglie con persone non
autosufficienti;
- favorire l'integrazione delle famiglie di
persone immigrate;
- prevenire la violenza ed aiutare nelle
situazioni di conflitto sostenendo
donne e bambini vittime della violenza, senza
nascondere il problema - come
ha fatto la Giunta - dietro il fatto che tutti
possono essere vittime di
violenza.

Come?

Deve ampliarsi l'esperienza "un anno in
famiglia", che consiste
nell'integrazione del reddito per le madri
e/o padri che decidono di
avvalersi dell'aspettativa da lavoro dopo il
parto, mantenendo attivo il
servizio lattanti negli asili nido, non
contrapponendo l'assegno al nido,
dunque, ma puntando a raggiungere un maggior
numero di famiglie.

Vogliamo potenziare molto l'attività svolta nei
"centri per le famiglie" ed
in particolare i prestiti sull'onore, la
consulenza legale la mediazione
familiare, i corsi di sostegno ai genitori.

Vogliamo sostenere l'autorganizzazione delle
famiglie e valorizzare i
progetti delle associazioni del privato sociale.

La Giunta ha parlato sempre della necessità
di superare i servizi
privilegiando interventi di privati ma ha
del tutto trascurato la vera
risorsa "privata": la forza delle famiglie, la
loro volontà di organizzarsi
in rete di darsi mutuo aiuto.

Vogliamo rivedere drasticamente tutte le
politiche tariffarie a partire da
quella per gli asili per favorire le famiglie
con minori redditi e con più
di un figlio.

Oggi con l'ISEE, il cosiddetto redditometro, è
possibile.

La Giunta ha fatto sì qualche sconto nel nido ma
ha aumentato la tassazione
IRPEF: quello che si dà con una mano - da una
parte - lo si è ripreso con
tutte e due le mani - dall'altra.

Oltre all'edilizia pubblica e alla nuova
edilizia per canoni concordati è
necessario ed urgente aumentare le disponibilità
di alloggi per l'affitto,
riducendone drasticamente i canoni reali.

Si può fare con una nuova politica che
predisponga una forte offerta di
alloggi e di residenze, anche con tipologie
particolari per giovani coppie,
studenti e lavoratori immigrati.

Vogliamo istituire un osservatorio delle
famiglie che assicuri una
informazione costante sulla composizione, i
bisogni e le risorse reali che
si manifestano a Bologna.

Proponiamo che si realizzi un patto tra
Istituzioni e Organizzazioni
Imprenditoriali affinché le giovani donne,
madri potenziali, non vengano
rifiutate o marginalizzate dal mondo del lavoro.

Anche altre proposte, già avanzate dal Centro
Sinistra, a partire dal '99
vanno riprese, perché se ne comprende oggi
maggiormente l'urgenza.

Così è per la proposta di una rete di
iniziative di prevenzione e di
informazione, in particolare per le giovani
generazioni, per la salute, per
l'informazione sessuale, per prevenire l'aborto
e l'abbandono dei bambini
per incrementare e rilanciare scelte per l'affido
e l'adozione.

La difesa della legge 194 sulla maternità libera
e responsabile è un punto fermo.

Per noi essa deve accompagnarsi allo sviluppo di
un clima culturale volto a
promuovere politiche di sostegno alla
libertà di procreazione e alla maternità.

Il Domani, 17 Luglio 2002

mercoledì 10 luglio 2002

Dieci punti per discutere di famiglie.

Dieci punti per discutere di famiglie.

Saggio pubblicato su "Il Domani di Bologna"
Giugno 2002


1. La Costituzione della Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio(art.27). Anche alla base di questa formulazione vi fu una continua mediazione fra la cultura dei comunisti italiani e la prevalente impostazione dei cristiani di ispirazione democratica, Ma vi è anche l'articolo 2 che riconosce e promuove le formazioni intermedie fra Stato ed individui che siano capaci di promuovere solidarietà. Il buon senso, il rispetto per le persone e per l'evoluzione storica della nostra società induce a concludere che, se la Costituzione intende favorire la famiglia e distinguere fra la famiglia fondata sul matrimonio e le altre forme di convivenza, queste trovano tuttavia anch'esse una tutela costituzionale. Quindi un principio utile è quello di rifiutare interpretazioni ideologiche della Costituzione e favorire una evoluzione della legge, del diritto, e della politica che sia rivolta alla comprensione e all'aiuto non alla condanna e alla discriminazione. Essere per la famiglia vuol dire mettere in rilievo soprattutto il "per", piuttosto che ciò che andrebbe sottratto alle politiche familiari perché rivolto a modelli familiari differenti dal matrimonio. Per amare e difendere la famiglia bisogna impostare, dunque, anche a livello locale politiche attive e positive, che l'aiutino a vivere concretamente, a rafforzarsi nella libertà e nella responsabilità dei suoi componenti.
2. In tanti lamentano il declino della famiglia, il suo ridursi a nuclei anagrafici sempre più ristretti, fino ad individuare una tendenza, che sarebbe frutto della modernità, a dissolvere la famiglia nella solitudine o, ed è quello che è ritenuto peggio, nella promiscuità e nella infecondità. Molti problemi esistono. Tuttavia ritengo che il fenomeno più importante, che è davvero curioso che sia così nascosto e privo di riconoscimenti, è che "la famiglia ha vinto". Voglio dire che modelli di vita, che per millenni sono stati molto diffusi per il peso della povertà oppure tendenze, più recenti, sviluppate a fronte di istanze di libertà e di autodeterminazione della persona, sembrano tutte ricomporsi, in qualche modo, in una "ricerca della vita familiare". D'altra parte è questo il fondamento oggettivo delle polemiche sulle "famiglie di fatto". Gli individui vogliono misurare la diversità dei propri percorsi, che è pure considerata un diritto irrinunciabile, con la "prova della famiglia, della vita familiare". Davvero non comprendo come non sia salutata come cosa straordinariamente positiva la volontà di fare famiglia, di stabilizzare legami, qualunque siano i generi e le generazioni coinvolte. In realtà la cosiddetta famiglia borghese, solida ma non patriarcale, con i coniugi avviati a maggiore parità, con bambini e anziani assistiti ed educati ma in condizioni tali da garantire un uso più libero del tempo di ognuno, da privilegio di pochissimi è diventato, con luci e ombre una aspirazione ed anche una possibilità per la quasi universalità della società italiana. Se questo è vero derivano conseguenze e responsabilità importanti per la politica, proviamo a considerarla.
3. Bisogna fare molto per le famiglie, perché molti, sempre di più vogliono "essere famiglia". Anche a Bologna. La politica e l'Amministrazione deve agire su tutti i punti di crisi della vita quotidiana di una famiglia, del suo formarsi, del suo mantenersi, del suo evolversi secondo il tempo.
4. Formare una famiglia. Il problema più sentito anche dai bolognesi è quello della casa. (Vedi articolo di C.Merighi). E' del tutto sbagliato inseguire il mito della casa in proprietà come unica risposta. Accanto ad un forte nucleo di proprietà diffusa incrementare con tutte le forme, le possibilità in affitto è necessario per dare flessibilità e libertà, anche dal punto di vista delle stesse tipologie di appartamento, per una vita familiare che trovi i suoi spazi, nella giovinezza della coppia, poi nel ricongiungimento con i genitori più anziani, e soprattutto nell'allargarsi fecondo con le nascite.
5. Mantenere serena e viva una famiglia.Servizi educativi e scuole adeguate e flessibili, di buona qualità sono necessari, sempre di più, non solo per permettere il lavoro di entrambi i coniugi ma, in primo luogo, per alleviare e qualificare i compiti di cura. Per essere più "genitori", più vicini ai figli bisogna avere la possibilità di esserlo per un "tempo sostenibile", che ponga la genitorialità al centro della vita ma non in alternativa alla vita delle persone - genitori. Sono convinto che questo aspetto sia altrettanto importante, per le conseguenze nei rapporti fra le generazioni, del valore educativo - che va comunque sempre ribadito - dei servizi e delle scuole per l'infanzia e l'età evolutiva.
6. Una famiglia dalle tante età. Va favorita la convivenza, che deve essere una libera scelta, delle tre età, fanciullezza, maturità e anzianità in una famiglia. Servono spazi, lo abbiamo detto, servizi per l'infanzia e, appunto, una gamma plurale di servizi per gli anziani. La prevenzione prima della cura, la cura è quindi il mantenimento del domicilio proprio prima del ricovero e dall'allontanamento dalla famiglia. Può essere questa la catena delle priorità per una compresenza delle generazioni che porti esperienza, saperi, gioia.
7. La famiglia come luogo, essa stessa, di servizio, di cura, di educazione, di benessere. La priorità di queste funzioni della famiglia deve indurre a realizzare un mix fra politiche di sostegno fiscale e di rimborso economico con politiche di incremento dei servizi pubblici. Il punto di equilibrio non può essere basato solo sulle esigenze di risparmiare spesa pubblica, scaricando quindi sulla famiglia maggiori oneri, magari più monetizzati. In questo modo si indeboliscono, in primo luogo i processi di formazione di nuove famiglie e, comunque, si riducono le possibilità di libertà. Bisogna invece cercare di scegliere,in ogni occasione, la misura più adatta alla famiglia, che non sempre è un servizio disponibile all'esterno.
8. Una famiglia di cittadini. Aiutare fiscalmente la famiglia, affiancarle servizi, entrambe queste scelte e soprattutto un loro positivo equilibrio richiede la considerazione della famiglia come luogo di condivisione delle scelte, di prova della libertà, di assunzione di doveri oltre che di esercizio dei diritti. L'insieme di questi elementi fa assomigliare quanto è richiesto alla famiglia ad un vero e proprio concetto di cittadinanza. Non basta più dire che la famiglia è il nucleo della società. L'aumentare inevitabile dei momenti di confronto fra Stato e istituzioni, da una parte, e famiglie, dall'altra, richiede che si debba anche dire come la famiglia può essere davvero punto di riferimento per tutta la società e per la sua sfera pubblica istituzionale. Acquista quindi una nuova importanza l'insieme delle tematiche legate ai ruoli familiari, che sono state avanzate nel tempo dal movimento delle donne, e che oggi si ripropongono, spesso, per altra via. Una famiglia autoritaria, oberata da compiti che non ha scelto, condizionata da figli che non riescono a prendere una propria strada autonoma è un soggetto di welfare inaffidabile, è un punto di sussidiarietà insufficiente, è una debolezza per la società pubblica.
9. Una famiglia per proteggere e superare la paura. La famiglia è un ambito importante anche per definire obiettivi e possibilità delle politiche di sicurezza. Se affrontate individualmente le cause di disagio e di sofferenza di fronte al crimine appaiono ancora più gravi e inaffrontabili. Esse infatti non sono le medesime per un uomo o per una donna, per una anziano o per un giovane. Chiamare le famiglie al confronto, non davanti ad "un" crimine "un" rischio, ma per affrontare i problemi di sicurezza di un territorio è necessario per amalgamare i punti di vista, indirizzare l'azione pubblica, superare la paura.
10. La famiglia nelle nuove condizioni del lavoro. Se è del tutto illusorio pensare di fare carico alla famiglia delle insicurezze dovute al cambiamento del mercato del lavoro è però decisivo sostenere i percorsi di educazione dei figli, di formazione e riqualificazione degli adulti che passano anche dentro la famiglia e dentro le sue scemlte, le sue "priorità di bilancio", La Famiglia aiuta a "sostenere"la flessibilità, sia con risorse economiche, sia nel fornire tempo. Anche questo peso è oggi redistribuito in modo ineguale, a danno dei soggetti femminili, delle donne ed anche delle ragazze. Una politica che aiuti le famiglie, "con prestiti pubblici", ma anche sociali, di tempo e di denaro per favorire il lavoro dei suoi membri e la sua qualità è molto opportuna, deve diventare un obiettivo, sempre più importante, di un welfare rinnovato, perché la flessibilità del lavoro non sia solo un inganno ed un maggiore sfruttamento.

Questi dieci punti non sono una proposta politica. E' evidente. Vorrebbero però rappresentare una base per riflettere e costruire una proposta politica. Ad essi vogliamo aggiungere, e cominciamo a farlo, oggi qui in questo giornale, una analisi sui dati della realtà bolognese e su alcune battaglie aperte sul fronte delle opportunità e dei servizi, che stiamo conducendo nel Comune di Bologna.
Tutti i materiali per arrivare, anche su questo punto, ad una proposta, vincente per il 2004.
Vincente perché vicina alle persone, alla vita quotidiana.


Davide Ferrari