domenica 27 agosto 2000

Festa naz. Unità 2000. Dibattito con Bersani.

Davide Ferrari presiede l'incontro con Pierluigi Bersani ed altri alla Festa Nazionale dell'Unità di Bologna del 2000.
Da Radio Radicale la registrazione, cui si può accedere dal link sottostante.


mercoledì 2 agosto 2000

Addio Centi agitatore di poesia

La Repubblica. 02 agosto 2000 — BOLOGNA

Si è spento domenica scorsa, nella casa di famiglia all'Aquila, Gilberto Centi. Aveva 53 anni; due anni fa era stato colpito da un male incurabile. Gilberto Centi viveva a Bologna dal '68, scriveva sulle pagine dell'Unità e di "Zero in condotta", ma il suo vero lavoro era quello di «agitatore di poesia». Scriveva lui stesso poesia, ma quel che soprattutto gli piaceva fare, ed era l'unico a compierlo con tanto accanimento, era indagare la poesia degli altri, era scovarla, portarla alla superficie della città, farla ascoltare al Link, all'osteria del Montesino e farla leggere, darne nomi e testimonianza. Ha lasciato, oltre a un'infinità di articoli, due antologie, due censimenti in realtà, dei poeti a Bologna. Pubblicò il primo nel 1991, "Bologna e i suoi poeti", curato assieme a Carla Castelli: raccoglieva 253 poeti. Ne curò una seconda edizione, con l'editrice Pendragon, nel 1997, "Voci di poesia. Rassegna dei poeti contemporanei a Bologna": raccoglieva 286 poeti. Molti «sommersi», molti «inediti», alcuni noti, certi notissimi: Stefano Benni, Alessandra Berardi, Franco Berardi, Giorgio Celli, Davide Ferrari, Salvatore Jemma, Claudio Lolli, Fabrizio Lombardo, Roberto Roversi, Gregorio Scalise, Giancarlo Sissa~ I loro testi pubblicati accanto ad absolute beginners. Programmaticamente, Centi non esercitava nessuna selezione. O meglio, selezionava i testi, ma non i poeti. La poesia era, ai suoi occhi, comunque documento e forse profezia di una realtà urbana, sociale, esistenziale, era materiale di indagine ed essa stessa indagine. Dunque gli piaceva conoscere, esplorare e catalogare. Ha avuto in Roberto Roversi il suo maestro. Ha trovato sodali in miriadi di associazioni e circoli di poesia. Si chiedeva: «Ma a che serve scrivere?». E nel '91, nell'introduzione al suo censimento, aveva suggerito la risposta che diede Jean Ricardou all'analogo interrogativo di Sartre, «a cosa serve la letteratura di fornte a un bambino che muore di fame?». «La letteratura aveva replicato Ricardou è lo strumento indispensabile per renderci attenti alla morte di quel bambino. Essa crea lo spazio dentro il quale la morte per fame di quel bambino è uno scandalo. Dà senso a quella morte». Nella poesia di Bologna, ai cui confini aveva circoscritto la sua indagine, Centi cercava la risonanza e il senso di una città che definiva opulenta, pigra, rassicurante, feroce. E i poeti? Generalmente considerati «inservibili», diceva. Ma il tempo aggiungeva si sa, rende giustizia. - BRUNELLA TORRESIN